Tim, il web e noi, trent’anni dopo

Come un odore che squarcia il labirinto della memoria, i distratti omaggi ai trent’anni del Web e alle intuizioni di Tim Berners Lee ( ❤ ) ci sbattono in faccia il sudore delle nostre migliori energie giovanili, l’entusiasmo delle prime illuminazioni professionali, i grandi sogni che hanno plasmato un’immaginazione poco più che adolescente.





Quello che molti di noi sono oggi, nonostante il peso delle disillusioni e la fatica della complessità, si nutre ancora dei frutti di quel potente senso di possibilità, dell’inebriante sensazione di riavvio del sistema operativo della società, che a lungo ispirò gli spiriti più liberi e indipendenti, quelli che non avevano niente da perdere e nessuna rendita di posizione. Nerd ad alto senso civico, che oggi in gran parte si aggirano confusi e irrisolti in una crisi di mezza età che è personale e generazionale assieme.





Il ragno geneticamente modificato che voleva ridisegnare la circolazione della conoscenza ci morse ragazzini. Sentimmo crescere in noi missione e superpoteri. Trent’anni dopo ci risvegliamo Don Chisciotte più che Spiderman, quiescenti missionari con sussulti di sdegno per lo spreco di intelligenza collettiva al cozzare di un’epoca che non riesce a morire contro un’altra che non riesce a nascere.





“Trent’anni fa” fa sembrare ieri dannatamente lontano.





[Bonus track con dedica a Franco Fileni: “C’è questo Mosaic che sembra interessante”]







(L’originale, con discussione a seguire, sta su Facebook.)


L'articolo Tim, il web e noi, trent’anni dopo proviene da Sergio Maistrello.



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Published on March 12, 2019 16:09
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