Certosini

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Visitando il Museo delle terme di Diocleziano, all’improvviso ci si trova davanti il chiostro grande dell’antica certosa, che occupa il corpo centrale dell’antico tepidarium, dove i monaci ebbero le loro celle.


Tra una statua romana e l’altra, all’improvviso ci trova davanti una strana porta; da una parte, un’anta reale, una tavola di legno dipinta a trompe-l’oeil, con colori a olio, il cui lato interno, è decorato con scomparti che ospitano gli oggetti tipici di una cella certosina. Dall’altra, l’ingresso illusorio a una cella, con il ritratto di un monaco, in compagnia di un gatto.


Si comincia da un teschio ed un crocifisso, in riferimento alla meditazione sulla morte ed alla riflessione sulla passione di Cristo, per passare poi, nello scomparto successivo, al rosario, strumento di preghiera, la candela fumante, l’umile aiuto per le preghiere notturne, la clessidra, simbolo dello scorrere del tempo, i pennini ed il calamaio, elencati nella dotazione personale del monaco certosino nelle Consuetudines Cartusiae di Guigo:


« Ad scribendum vero, scriptorium, pennas, cretam, pumices duos, cornua duo, scalpellum unum …»


L’occhio poi cade su un cilicio ed un paio di occhiali da lettura “pince- nez”, elementi che fanno riferimento alla penitenza e l’amore per lo studio, testimoniati anche dalla rappresentazione dei libri, il Vecchio e Nuovo Testamento, le Consuetudines Guigonis, la regola dei certosini e le Institutiones coenobiorum di Giovanni Cassiano, e del cibo povero e spartano del monaco, costituito da pane e ortaggi. Infine, una cesta piena di legna, per far ardere nelle stufe a legna della propria celle per riscaldarsi.


Chi è il monaco: ci vuole occhi e mente acuta, come Sherlock Holmes, per comprendere gli indizi sparsi nell’opera, per identificare il soggetto.


Sul foglietto che regge con la mano sinistra c’è scritto:


Erudi filium tuum et refrigerabit te et dabit delicias animae tuae


Proverb. XXIX. 17.


che tradotto in italiano fa


Correggi il figlio e ti farà contento e ti procurerà consolazioni.


Proverbi 29:17


mentre con la destra indica il ritratto del papa Clemente IV,Gui Foucois, uomo austero, dal pessimo carattere, nemico giurato degli Svevi e amico di San Tommaso d’Aquino. Elementi che permettono di identificare la figura rappresentata in suo padre, Pierre Foucois, già noto avvocato e famoso giudice al servizio del conte Raimondo V di Tolosa. Egli alla morte della moglie, decise di optare per la vita monastica ed entrare nei certosini della Grande Chartreuse, dove morì e fu sepolto nel 1210.


Ma chi è l’autore di questo rebus ? Si tratta di Filippo Balbi, personalità alquanto peculiare: uomo dalle posizioni artistiche e politiche assai conservatrici, era filo papalino e finanziò la guerriglia partigiana contro i Savoia nel Sud Italia, dopo il 1861, all’improvviso era travolto da un furor arcimboldesco, che gli faceva creare delle opere eccentriche, bizzarre e surreali.


Un esempio è la “la testa anatomica”, realizzata nel 1854 ed esposta nel 1855 all’Esposizione Universale di Parigi, un viso composta da un intreccio di decine di corpi


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Oppure straordinari lavori nella Certosa di Trivulsi a cominciare dal ritratto in trompe l’oeil di Fra Benedetto Ricciardi, il monaco speziale dell’epoca, che sembra uscire da una porta, per salutarci sorridendo.


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Per poi proseguire nel ritratto del dispensiere, Fra Michelangelo, che appare nel dipinto con un volto rubicondo contornato da una barba bruna, mentre sorregge una brocca di rame chiaro riferimento alla sua attività nella comunità monastica.


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O pavimento musivo, con una enorme clessidra alata inscritta in un cerchio, attorno alla quale sono disposti i nomi delle virtù umane (ma non solo teologiche): costanza, saggezza, moderazione, verità, sincerità, obbedienza, pazienza, compassione, perseveranza, fedeltà, perfezione, rettitudine. Al centro, la scritta “Memini, volat irreparabile tempus” (“Ricorda, il tempo vola irreparabilmente”). Esternamente, sfere e cuori concentrici, in bianco e rosso. oppure la sua peculiare interpretazione del quadrato magico del Sator


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O infine la sua Allegoria dell’Abbondanza e dell’Avarizia, con le sue feroci caricature dei difetti umani


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Published on April 05, 2019 13:02
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Alessio Brugnoli
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