Tolstaja

E su una pagina del proprio diario Sof’ja Tolstaja, moglie di Lev Nikolàevič Tolstoj, scriveva che nella sua anima stava avvenendo una battaglia fra il desiderio ardente di andare a Pietroburgo a sentire Wagner e altri concerti e il timore di dare un dispiacere a Lev Nikolaevič e di sentirsi questo dispiacere sulla coscienza. Quella notte aveva pianto a causa di quella pesante sensazione di mancanza di libertà che gravava sempre più su di lei. Di fatto, naturalmente, era libera. Aveva soldi, cavalli, vestiti, tutto: avrebbe potuto fare le valigie, salire in carrozza e andare. Era libera di leggere le bozze, di comprare le mele per L. N., di cucire i vestiti per Saša e le camicie per il marito, di fotografarlo in tutte le pose, di ordinare il pranzo, di sbrigare le faccende di tutta la famiglia; era libera di mangiare, di dormire, di tacere e di rassegnarsi. Ma non era libera di pensare a modo suo, di amare quello e quelli che sceglieva lei stessa, di andare dove le interessava e dove si sentiva spiritualmente a proprio agio; non era libera di occuparsi di musica, non era libera di cacciar fuori dalla propria casa quelle innumerevoli persone inutili, noiose e spesso molto cattive e di ricevere persone buone, piene di talento, intelligenti e interessanti. In casa loro non avevano bisogno di persone simili: con cui bisognava misurarsi e porsi su un piano di parità, mentre lì si amava stare in posizione di superiorità e insegnare… E per lei la vita era poco allegra, difficile… Ma poi scrive che non aveva usato la parola giusta: «allegria». Che non aveva bisogno di quello. Aveva bisogno di vivere una vita ricca di contenuto, tranquilla, e invece viveva nervosamente, con difficoltà e in modo vuoto.

Così scriveva su una pagina del proprio diario Sof’ja Tolstaja, moglie di Lev Nikolàevič Tolstoj, l’8 marzo del 1898.


L'articolo Tolstaja proviene da marco manicardi.

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Published on March 08, 2019 04:49
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