La trasmutazione degli alberi




Ero la casa grigia, l’antenato, l’Appennino.Castagno chino alle stagioni pelle primitiva, corteccia, spinache penetra e resiste nelle guerre.Ero la te bambina, dietro il campo dei morti.La foglia sulla testa o nel paniere -secolare e lenta la mia tribù parlavasollevava le radici quasi a cingerti, solitaria.
Un giorno mi sono incamminato –era il tempo dell’albero sognatoquando l’albero dettava le mappe agli animali.Sono sceso a valle, perché vivere è trasmutare, trovare l’altrosull’argine del fiume. Difendere.
Il mio tronco dall’acqua fluiscescurisce di rami e di schiume.Dentro me hanno piume la pietrao l’onda nero-argento della trota.Non temere se il posto è sconosciutocome ogni cosa viva torna bosco.Le prede. Le ceneri. Le strade. E tu.Sanguina dalla corteccia, seccatinel terreno, applicasulle ferite un estratto d’ontano.Quando gli occhi si stregano impara a vedere la riva con la mano.

Baggio, 14 dicembre 2018, Il Viaggio dell’Eroe 


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Published on December 16, 2018 14:08
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