Sabatina e un figlio santo

All’epoca a Montelupo esistevano tre cinema. Due si trovavano in via Baccio da Montelupo, quella che da Corso Giuseppe Garibaldi sale su al castello. Il primo locato subito all’inizio della salita era il cinema teatro Risorti, dopo una trentina di metri si trovava un altro cinema più moderno, il cinema Mignon, che era il cinema della parrocchia ed era adiacente alla chiesa.
L’altro cinema, il terzo, era situato all’angolo fra Corso Giuseppe Garibaldi e via Nuova ed era il cinema Canneri. La vera competizione avveniva fra il Canneri e il Risorti, che si combattevano a colpi di ultime uscite e di film più commerciali. Al Mignon non andava quasi mai nessuno, un po’ a causa della programmazione, tutti film vecchi e poco interessanti, un po’ per il fatto che Montelupo era un comune rosso, retto da comunisti, per cui la maggioranza della popolazione evitava la parte cattolica e democristiana del paese.
In estate i tre cinema chiudevano e se ne aprivano due all’aperto, uno in un grande giardino all’interno della cinta muraria antica di via Giro delle Mura e un altro nella pista da ballo di un bar all’aperto, il Gallerini, nel Viale Umberto I che in estate diventava un luogo di passeggio e ritrovo dopo cena, soprattuto nei fine settimana.
Sabatina era andata qualche volta in estate al cinema dal Gallerini, prima con Lidia ma dopo che aveva rotto con lei aveva portato con sé Fabrizio. L’ultimo film però che avevano visto insieme era stato un disastro. Era un film su Ercole. Durante una scena in cui Ercole scocca una freccia con l’arco Fabrizio si era impaurito e aveva cominciato a piangere urlare. Aveva dovuto abbandonare il film perché Fabrizo urlava e piangeva che pareva impazzito.
Fu un trauma. Un trauma che si portò dietro per anni per lo meno fino a dodici anni, che rappresentò lo spartiacque fra il mondo felice e quello infelice in cui entrò e non ne uscì più, fu il divisorio fra la certezza nell’esistenza di Dio che Sabatina gli aveva inculcato e i dubbi che lo perseguitarono fino a cinquanta anni quando perse la fede per sempre.
- Un santo! Un santo! Bisogna farlo prete, assolutamente. Ha imparato tutte le preghiere in latino. Le ha imparate subito e le sa tutte a memoria - disse la madre superiora a Sabatina quando andò a riprendere Fabrizio al termine del ritiro spirituale in preparazione alla comunione - Dovete darci il permesso di mandarlo in seminario. Parlerò io con il rettore, lo accetteranno subito.
Sabatina fu sorpresa. Non conosceva questo lato di Fabrizio. Per lei era sempre stato un ragazzo ribelle che mal tollerava le imposizioni. Tante volte lo aveva preso a scapaccioni perché non dava retta. E ora le parole della madre superiora...Fu comunque lusingata all‘idea di avere un figlio prete. Nella famiglia da cui veniva c‘era sempre stato un forte rispetto per i preti. La loro casa a Setteprati era stata un luogo di passaggio obbligato per tutti i frati da cerca che negli anni a cavallo fra le due guerre animavano la campagna alla ricerca di offerte per i loro conventi. A tutti davano qualcosa, a nessuno di loro negavano aiuto. Soprattutto lo zio Foffo, manifestava il massimo rispetto per i religiosi.
Quindi quel trasporto della religiosa trasportò anche Sabatina e le accese il fervore religioso sopito.
Un figlio prete…Fabrizio prete. Fu un‘idea a cui mai aveva pensato ma che le piacque.
- Devo parlare con suo padre. Ma non sarà facile…lui ha altre idee...
E infatti Sabatina non sbagliava.
Published on December 10, 2018 06:20
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