Omaggio a Sant’Elia
Antonio Sant’Elia è stato qualcosa di più di un architetto: ha costruito un immaginario che, complice i fumetti, le illustrazioni e il cinema ci portiamo dietro da un secolo… Tutte le volte che nella nostra mente pensiamo alla città del futuro, sia questo trionfale, inquieto o decadente, non possiamo non confrontarci con le sue utopie.
Ogni ulteriore commento, da parte mia, è di troppo… E’ meglio quindi lasciare spazio alle sue parole e al frutto delle sue immagini.
L’architettura futurista è l’architettura del calcolo, dell’audacia temeraria e della semplicità; l’architettura del cemento armato, del ferro, del vetro, del cartone, della fibra tessile e di tutti quei surrogati del legno, della pietra e del mattone che permettono di ottenere il massimo della elasticità e della leggerezza
Per architettura si deve intendere lo sforzo di armonizzare con libertà e con grande audacia, l’ambiente con l’uomo, cioè rendere il mondo delle cose una proiezione diretta del mondo dello spirito
Sentiamo di non essere più gli uomini delle cattedrali, dei palazzi, degli arengari; ma dei grandi alberghi, delle stazioni ferroviarie, delle strade immense, dei porti colossali, dei mercati coperti, delle gallerie luminose, dei rettifili, degli sventramenti salutari. Noi dobbiamo inventare e rifabbricare la città futurista simile ad un immenso cantiere tumultuante, agile, mobile, dinamico in ogni sua parte e la casa futurista simile ad una macchina gigantesca. La casa di cemento, di vetro, di ferro….. deve essere sull’orlo di un abisso tumultuante: la strada si sprofonderà nella terra per parecchi piani, che accoglieranno il traffico metropolitano e saranno congiunti, per i transiti necessari, da passerelle meccaniche e da velocissimi tapis roulant
Da un’architettura così concepita non può nascere nessuna abitudine plastica e lineare, perché i caratteri fondamentali dell’architettura futurista saranno la caducità e la transitorietà. Le case dureranno meno di noi. Ogni generazione dovrà fabbricarsi la sua città. Questo costante rinnovamento dell’ambiente architettino contribuirà alla vittoria del Futurismo, che già si afferma con le parole in libertà, il dinamismo plastico, la musica senza quadratura e l’arte dei rumori, per il quale lottiamo senza tregua contro la vigliaccheria passatista
Dopo tali visioni, mi fa sorridere il fatto che Sant’Elia sia più moderno dei nostri amministratori grillini, i quali, nel ripensare Roma, hanno rinunciato alla sfida del Futuro, per rimanere schiavi di un passato asfissiante
Alessio Brugnoli's Blog

