La Sonata del Flauto
Sarò sciocco, ma per me l’inizio dell’estate comincia con la prima sonata in piazza de Le danze di Piazza Vittorio. Perché, appena sento suonare la prima nota e vedo accennare il primo passo di danza, mi sembra che il tempo si sia fermato. Chiudo gli occhi e mi illudo di provare le stesse sensazioni dell’ultimo giorno di scuola.
L’improvviso sapore della libertà. il piacere di godersi il tramonto, l’ebbrezza del sogno che tutto sia possibile, la gioia di rivedere dopo lunghi mesi i vecchi amici. In poche parole, tutto ciò che aiuta a sentirsi vivi.
Perché in fondo, più invecchio, più divento scemo… Oppure, do sempre più ragione a Calvino
In certi momenti mi sembrava che il mondo stesse diventando tutto di pietra: una lenta pietrificazione più o meno avanzata a seconda delle persone e dei luoghi, ma che non risparmiava nessun aspetto della vita. Era come se nessuno potesse sfuggire allo sguardo inesorabile della Medusa. L’unico eroe capace di tagliare la testa della Medusa è Perseo, che vola coi sandali alati, Perseo che non rivolge il suo sguardo sul volto della Gorgone ma solo sulla sua immagine riflessa nello scudo di bronzo.
Ecco che Perseo mi viene in soccorso anche in questo momento, mentre mi sentivo già catturare dalla morsa di pietra, come mi succede ogni volta che tento una rievocazione storico-autobiografica. Meglio lasciare che il mio discorso si componga con le immagini della mitologia. Per tagliare la testa di Medusa senza lasciarsi pietrificare, Perseo si sostiene su ciò che vi è di più leggero, i venti e le nuvole; e spinge il suo sguardo su ciò che può rivelarglisi solo in una visione indiretta, in un’immagine catturata da uno specchio
Perché la danza e la musica ci liberano dal peso del nostro quotidiano. Tutto le catene che ci costruiamo, i finti idoli che ci adattiamo, per pigrizia e convenienza, ad adorare, le maschere che siamo costretti a indossare, si mostrano per ciò che sono: polveri vaghe e impalpabili, tenute assieme e rese pesanti dalle nostre insicurezze e paure.
Ed è specchio di noi stessi: liberandoci di tutte queste inutili infrastruttura, riscopriamo noi stessi e la nostra natura, che troppo spesso ci atterrisce: danzando, la abbracciamo, accettandola con tutti i suoi limiti e debolezze, ricostruendo la sua armonia perduta, in cui innocenza ed esperienza si abbracciano
E affidarsi all’altro, accettando il rischio e la sfida della fiducia, affinché si possa, assieme, come diceva il buon Blake
Vedere un Mondo in un granello di sabbia,
E un Cielo in un fiore selvatico,
Tenere l’Infinito nel cavo della mano
E l’Eternità in un’ora.
E per finire, un canto forse banale e che ha poco a che vedere con la musica popolare, ma che mi emoziona ogni volta che l’ascolto… Perché la leggerezza non è una via di fuga, ma una spada affilata con cui combattere Medusa, il Potere ipocrita ed egoista, che ci spinge a vedere nel debole un nemico,lusingando con parole velenose la nostra parte peggiore.
Un battaglia, per difendere il Bello e il Buono forse destinata alla sconfitta, tanti cadono, prima di Perseo, ma che, anche nel suo fallire, ci rende più umani
Alessio Brugnoli's Blog

