L’ex cinema Apollo e la Lucrezia Borgia de noantri…


E’ inutile girarci attorno: la vicenda del Cinema Teatro Apollo è una perfetta metafora di come Roma sia entrata in tilt negli ultimi anni.


La sua vicenda comincia a fine Ottocento, in quella che era piazza Guglielmo Pepe, dove Giuseppe Jovinelli e Concetta Calabrese fecero costruire per vari anni dei baracconi ad uso teatro in legno; per molto tempo questa piazza era stata un importante luogo di incontro ed intrattenimento. I continui rischi di incendio però, a cui erano sottoposte queste strutture, portarono Giuseppe Jovinelli alla decisione di costruire il suo primo teatro in muratura, il teatro Jovinelli (oggi Ambra Jovinelli) inaugurato nel 1909.


Pochi anni dopo, nel 1917, fece costruire un altro teatro, il Politeama Margherita (oggi ex cinema Apollo) adiacente al teatro Jovinelli. Il progetto per questo nuovo teatro venne affidato all’ingegner Luigi Federico Bobini e venne costruito all’angolo tra via Cairoli e viale Principessa Margherita (l’attuale via Giovanni Giolitti), realizzando uno dei gioielli del liberty romani.


L’ingresso principale era situato proprio all’angolo e doveva essere maggiormente segnalato da una cupola soprastante il vestibolo circolare che in corso d’opera non venne più realizzata. Il teatro, dalla struttura in cemento armato, conteneva più di duemila posti a sedere nella sua platea ovale.


Venne inaugurato nel 1918 con uno spettacolo di varietà a carattere popolare, vi recitarono Petrolini, Cacini, Totò e Aldo Fabrizi e dagli anni Cinquanta cominciò a svolgere la funzione di cinema con il nome di “Apollo”. Per un certo periodo fu anche un cinema a luci rosse, il “Pussycat”.


A fine anni Novanta, però, il cinema porno cominciò a non tirare più: per cui, per tornare a guadagnare, la proprietà decise di trasformarlo in una sala Bingo; la notizia provocò una rivolta da parte degli abitanti del Rione, che, appoggiati da intellettuali e artisti, convinsero il sindaco Veltroni a comprare, per una cifra pari a 3 milioni di euro, lo stabile.


Poco dopo, sempre Veltroni bandì una gara internazionale per trasformare l’Apolllo in centro culturale. Il progetto prevedeva la creazione di un cinema multietnico, per proiettare pellicole in tutte le lingue e di tutte le culture dell’Esquilino e altre attività tra cui bar e negozi. La gara venne vinta dalla Calendula, un’associazione temporanea di imprese che si fece carico dei lavori e che si impegnò a pagare 138 mila euro l’anno di affitto al Campidoglio.


Però, per cominciare i lavori, si attesero il parere della Sovraintendenza, che, come suo solito, se la prese alquanto comodo, dando qualche segno di vita a fine 2007; nel frattempo Veltroni, convinto di fare polpette di Berlusconi, si dimise in anticipo rispetto alla scadenza naturale.


Dopo il commissariamento, arrivò Alemanno, che tutto pensava, tranne che a valorizzare l’Apollo. L’accordo con la Calendula fu rinegoziato, a suo favore, con la durata della concessione allungata a trenta anni e l’affitto ridotto a a 50 mila euro l’anno, a partire dal nono anno. Ma anche questo accordo andò a peripatetiche; per cui la Calendula, per cercare di sollecitare il Campidoglio, fece intervenire anche la CNA, la confederazione degli artigiani. Ma pure la CNA dopo alcuni tentativi abbandonò il campo. Tutto

finì con il solito ricorso al Tar dove i privati accusarono il Comune di essersi disinteressato e il Campidoglio replicò dicendo che i privati cercavano solo di spuntare offerte migliori.


Ai tempi del sindaco marziano, la questione, con la vittoria del Comune nella causa, sembrò essere sbloccata; ma stavolta, furono le tendenze suicide del PD romano a mandare tutto a ramengo. Così venne il turno della Raggi, la quale dinanzi alla parola Cultura non metterà certo mano alla pistola, ma di sicuro diviene cieca, sorda e muta.


Non solo ignorò gli appelli e i progetti di tanti artisti e intellettuali romani, che proponevano di trasformare l’Apollo nella Casa dell’Arte di Strada, non solo non mise in sicurezza la struttura di fronte ai primi crolli, ma sentendosi la reincarnazione di Lucrezia Borgia, dinanzi alla segnalazione del pericolo amianto, ha fatto spallucce.


La sindaca Raggi ha infatti scritto, nero su bianco, che il Campidoglio è al corrente almeno dal gennaio 2017 del fatto che, vista la situazione di pericolo rilevata dal Centro di Riferimento Regionale Amianto – Dipartimento Prevenzione della ASL di Viterbo, lo stabile dell’ex Cinema Apollo è sottoposto a sequestro conservativo disposto dalla Procura della Repubblica e affidato dal Tribunale in custodia giudiziale al Direttore del Dipartimento Patrimonio di Roma Capitale. È passato un anno e mezzo da allora e fregandosene, tanto, avrà forse pensato, visti i risultati elettorali in zona, i tumori è assai probabile vengano a elettori del PD, non ha preso alcun provvedimento a tutela della salute pubblica.


Ma i cittadini di via Giolitti e dell’Esquilino, dinanzi a tanta ignavia, non si sono arresi: vi è una petizione on line per chiedere al Campidoglio di bonificare l’area e venerdì 8 giugno, alle otto di mattina, vi sarà una manifestazione di protesta…

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Published on June 04, 2018 13:06
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Alessio Brugnoli
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