Uno sguardo a Plutone
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Anche se l’interesse americano per Plutone risulta essere più frutto di orgoglio nazionale, essendo questo pianeta nano stato scoperto dal loro connazionale Clyde William Tombaugh, se a Palermo si ragionasse così, via Maqueda sarebbe piena di negozi e b&b intitolati a Cerere Ferdinandea, senza dubbio alcuno la sonda New Horizons ci ha permesso di guardare quel corpo celeste sotto una nuova luce e capire tante cose sulla struttura della periferia del sistema solare.
Prima del suo viaggio, sapevamo come Plutone avesse un diametro di circa 2200 km, almeno cinque lune, con Caronte la più grande e Stige, Notte, Cerbero e Idra a fare da comparse, un’atmosfera tenue e una superficie rossastra, che ipotizzavamo essere composta di metano, azoto e monossido di carbonio, e forse una calotta polare. Il che a dire il vero, era assai di più di quanto si sapesse ai tempi in cui io poltrivo sui banchi di scuola.
New Horizons ha permesso, in maniera alquanto inaspettata, di scoprire un corpo celeste ben più complesso e attivo di quanto sospettassimo.
Per prima cosa, abbiamo avuto la conferma dell’esistenza di questa benedetta atmosfera, che però si comporta in maniera ben diversa da quanto sospettassimo: arriva all’altitudine di un centinaio di Km e pur avendo pochissime nubi, è costituita da decine di strati concentrici di foschia, una sorta di Val Padana cosmica.
Pur avendo una pressione atmosfera ridicola, 11 microbar, il suo tasso di perdita, ossia la sua percentuale di dispersione nello spazio, che dovrebbe essere altissima, è analogo a quello terrestre e non se ne capisce bene il motivo.
Plutone in teoria dovrebbe essere senza atmosfera, ma dei nostri modelli matematici se ne frega altamente, avendone una di uno splendido azzurro, con un cielo che ricorda il nostro.
Seconda cosa, abbiamo scoperto come Plutone sia lievemente più grande di quanto avessimo stimato, con un diametro di 2375 Km. Il che significa, essendo nota con certezza la massa, come la sua densità sia minore del previsto: per cui è probabile come sia costituito da un nucleo roccioso, circondato a centinaia di km di profondità, quando temperatura e pressione raggiungono il punto di fusione dell’acqua, da un immenso oceano, su cui galleggia un mantello di ghiaccio d’acqua, su cui è poggiata una sottile crosta di ghiaccio d’azoto.
Una crosta del genere, però, avrebbe dovuto avere una superficie liscia come una pista di pattinaggio: però New Horizons ha mostrato qualcosa di ben differente.
Una superficie tormentata, piena di montagne più alte delle nostre Alpi, con calotte di neve di metano, di terreni caotici e scarpate, vulcani di ghiaccio, all’equatore migliaia di pozze di idrocarburi liquidi, persino una pianura, dedicata alla Sputnik, grande quanto Spagna e Italia messe assieme. Tutta questa complessità è indipendente dal bombardamento meteoritico, per cui, Plutone deve essere geologicamente vivo e con u
nucleo caldo, anche se non abbiamo chiaro quale possano essere le fonti di energia che alimentano questi continui cambiamenti
In più le tracce di canali di drenaggio e di laghi congelati, fa pensare come in passato la pressione atmosferica doveva essere ben più elevata di quella di Marte.
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Inoltre, sempre grazie a New Horizons, abbiamo idee un poco più chiare sui suoi satelliti: abbiamo scoperto come Caronte, pur non avendo atmosfera ed essendo geologicamente morto, subito dopo la sua formazione, 4 miliardi di anni fa sia stato iperattivo, dando origine a vaste pianure ghiacciate, a canyon che farebbero invidia a quello della Morte Nera e montagne varie.
Abbiamo scoperto l’esistenza di una calotta polare rosso sangue: il che ci permette di spiegare che fine abbia fatto parte dell’atmosfera di Plutone. Un qualche cataclisma l’ha fatta depositare nei poli del suo satellite, dove gli ultravioletti hanno trasformato il metano e l’azoto in idrocarburi di quel colore.
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Parlando dei satelliti minori, sappiamo come siano contemporanei di Caronte, generati dallo stesso cataclisma cosmico che coinvolse Plutone quattro miliardi d’anni fa e che la loro presenza forse distrusse gli anelli che circondavano il pianeta nato, nei suoi tempi primordiali.
Abbiamo scoperto infine che, per colpa del balletto gravitazionale tra Plutone e Caronte, mancano della sincronizzazione tra rotazione e rivoluzione orbitale, tipica dei satelliti dei giganti gassosi, il che potrebbe rendere il sistema orbitale instabile…
Così raccolti questi dati e migliaia di altri, che saranno esaminati nei prossimi anni, New Horizons è pronti per il nuovo viaggio, dedicato alla fascia di Kuiper…
Alessio Brugnoli's Blog

