Isole di felicità (Laimės salos) - Rūta ritrova la felicità

Da giorni sentiva il mondo felice che si era costruito sfaldarsi, decomporsi e quasi svanire.
La mattina si svegliava in preda al panico le pareva che il suo corpo non esistesse. Allora si toccava il volto, le orecchie le labbra e il naso e trovava conferma alla sua esistenza. Tuttavia continuava a sentirsi insostanziale.
Quando camminava per la strada evitava di calpestare le grate dei tombini perché temeva che a causa della sua insostanzialità potesse scivolare attraverso le feritoie e finire nella fogna.
Sul filobus si era convinta che la sua carne si sciogliesse e rimanesse solo una pozzanghera di lei sul sedile.
La cosa più atroce era il pensiero che fra lei e la plastica del sedile non vi fosse differenza.
Aveva perso fede in quella felicità che si era costruita faticosamente giorno dopo giorno e quel panico angoscioso cresceva in modo esponenziale, accelerato come vivesse di vita propria.
Di nuovo incontrò Inga in un caffè.
L'aveva chiamata durante il lavoro.
- Inga ho bisogno di vederti
- Rūta hai la voce triste. Che succede?
- Giorni strani Inga. Giorni che mi perdo. Non ho più direzione. Ho paura di scomparire
Sì incontrarono al nuovo caffè in Vokiečių gatvė. Piccolino ma accogliente quattro tavoli in tutto.
Rūta era voluta andare lí perché l'atmosfera era positiva e i colori dell'arredamento confermavano una luce morbida che la distendeva. Lí sentiva di poter trovare aiuto al suo smarrimento. Trovare un supporto esterno per ricreare la felicità a cui amava consegnarsi in passato. Quelle piccole isole che la sostenevano al dolore di vivere. Dalla solitudine e di vivere. E ora dalla paura di perdersi.
Entrò finalmente Inga. Stranamente quasi in orario.
Entrò con quell'aria sfacciata di chi si sente a posto con il mondo, di chi è ben radicato nel mondo e non dubita nemmeno per un momento di esserci. Una specie di immortalità la sua.
- Rūta. ..
- Inga. ...
- Rūta credevo di trovarti peggio....dalla tua voce al telefono...era orribile. Mi hai fatto paura
- Mi ha rinfrescato essere qui. Mi distende qui...e volevo vederti...solo vederti mi trasmette sicurezza...quella che sempre mi manca
- Non sapevo che la mia visione fosse terapeutica - e rise forte in quella maniera esagerata che era la sua vita.
Il suono della risata di Inga restaurò e ripiantò nel mondo Rūta. Prese a sentire che fra lei e la plastica della sedia gli universi erano separati. Erano due cose distintr e non vi era possibilità di equivocarsi, finalmente.
L'atmosfera del caffè e la risata di Inga le avevano dato sufficienti informazioni. La sua isola di felicità non era solo opera sua come aveva creduto. Doveva connettersi a altri felici se voleva essere felice.
- Hai fatto altre foto Rūta?
- No, ma se vado in Italia ne farò
- Vai in Italia?
- Vorrei
- A me non piace l'Italia
- A me sí...ma ti capisco è un paese che ami o odo. ..molto lituani sono come te, anche Marijonas
odiava l'Italia ma da dopo che sta con la sua nuova compagna vi è già andato tre volte. Ora ha detto
che gli piace molto...ha cambiato idea - e rise Rūta questa volta
Inga non poté resistere a vedere il volto trasformato di Rūta
- Che bello vederti ridere. E' una gioia immensa per me. Sentirti al telefono con quella voce...
In quel mentre si aprì la porta che si portò dentro una folata di gelo. Era - 25 fuori.
Entrò un gruppo di italiani chiassosi. Dovevano essere del sud a giudicare dall'accento.
Vi erano due bambini nel gruppo che presero a strillare. Ma non disturbavano Rūta. Anzi la resero ancora più allegra.
Amava quel caffè di Vokiečių gatvė, ci stava bene ogni volta che veniva. E tuttavia non ricordava mai il nome.
Era un’ isola di felicità più grande della sua e aumentava esponenziale il piacere di esservi.
Inga ancora rideva nonostante le urla dei bambini e l'ultimo refolo di gelo che perdurava nell'aria.
- Oh! - le sfuggì dalle labbra, ma non era un lamento
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Published on December 28, 2017 05:51
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