IL MAGO DI GOXIAN (favola coreana buddista - V parte)






Parabola Quarta


1) Dove si parla della della luce e degli scheletri
Un giorno Paolo Nah si recò di nuovo sulla montagna per pregare e per cinque ore restò immobile. Per cinque ore aspettò la luce. Finalmente alla quinta ora fu avvolto da una nube di luce. Lì rimase al centro di questa nube che lo coprì agli occhi del mondo. Il suo corpo si fece di luce e si svuotò della carne: la sua pelle, le sue ossa, il suo sangue scomparvero, e fu solo sagoma di luce.
Mentre era in preghiera e fattosi luce, decine di scheletri, venuti da chissà dove, cominciarono ad avanzarsi verso di lui. Questi scheletri parevano avere emozioni. Parevano provare piacere per quella luce.
Allora Paolo aprì gli occhi e li puntò verso una determinata regione del cielo. In quella regione si formò come una strada di luce che portava verso quel punto dove Paolo aveva diretto il suo sguardo.
Gli scheletri in quello stesso attimo si diressero verso quella scia di luce e rapiti dalla luce medesima fuggirono rapidi lungo quella striscia, sù, verso quel punto.
D’improvviso gli scheletri si moltiplicarono e furono migliaia e migliaia cosicché quella strada non bastava più per trasportarli tutti. Allora Paolo puntò gli occhi verso un’altra direzione celeste e si aprì una strada nuova e subito gli scheletri in fila puntarono su quella, ma di nuovo, d’improvviso come prima, si moltiplicarono a migliaia. Così Paolo misericordioso gli aprì un’altra fuga verso il cielo. Ma ogni volta che ne apriva una subito non bastava, perché gli scheletri si moltiplicavano all’infinito. E Paolo guardò in tutte le direzioni della volta celeste e a tutti cominciò a regalare luce, a tutti quelli che si avvicinavano a lui.
Gli scheletri tendevano le mani e, ricevuta la luce da Paolo, sparivano nello stesso modo in cui erano comparsi.
Con un sorriso pieno d’amore e misericordia per tre giorni e tre notti Paolo rimase in quella nube avvolto.
All’alba del quarto giorno la nube scomparve e Paolo riprese il suo corpo di carne. Cominciò a scendere la montagna. Era freddissimo e dovunque era gelato, e tremava e batteva i denti, ed era anche debolissimo per la fame.
Ma come diceva sempre Paolo il regno di Dio qui in terra è una condizione del cuore. Così pensò che non era poi freddo come sembrava. E a poco a poco il suo corpo si fece di nuovo di luce e un calore grande lo colse durante tutta la discesa della montagna.
Paolo mi ha anche raccontato che dal cielo piovve improvvisamente acqua di mare, lungo il cammino. E bagnava continuamente il suo corpo, di nuovo fattosi di luce.
Quando mi raccontato questo fatto giuro di essere rimasto, direi, più che perplesso.
Paolo però con grande semplicità mi ha detto: "Perché non mi credi? Già Samyong De Sa, un monaco buddista vissuto 500 anni fa, ha avuto la stessa esperienza. Samyong De Sa organizzava la resistenza contro le incursioni giapponesi. E addestrava i monaci alle arti marziali. Quando fu catturato dai giapponesi, fu chiuso, vivo, in un forno. Si accese il fuoco. Si aspettò. Alla fine, si aprì di nuovo il forno, per prenderne i resti carbonizzati. Ma quando si aprì il forno si trovò Samyong De Sa completamente congelato. E ai suoi carnefici, aprendo gli occhi, disse - Perché in questo luogo è così freddo? -
"Vedi" mi disse Paolo raccontandomi questo aneddoto "il regno di Dio è soprattutto una condizione del cuore, in vita.
Una volta fu trovato uno morto congelato in una cella frigorifera. Ma perché era morto congelato? Per una condizione del cuore.
Si scoprì infatti che la spina della cella era staccata, e dentro la cella c’erano sì e no 16 gradi. Ma lui si era convinto di dover morire, perché uno che rimane chiuso in una cella frigorifera non può che morire congelato."
2) Dove si parla che Dio punirà ogni tre o quattro generazioni
Spesso Paolo a Seoul si recava nelle case dei fedeli per officiare la messa.
Una volta era in una casa e davanti a lui era riunita tutta la famiglia.
Paolo notò che non c’erano bambini.

"La messa è la presenza del cuore puro di Gesù. Perché qui non ci sono bambini?"
"Loro sono molto rumorosi" gli fu risposto.
"Loro hanno il cuore più puro degli adulti", continuò Paolo. "Gesù celebra la messa tramite il corpo del sacerdote verso Dio padre. Chiamateli dunque!"

Furono fatti entrare: ma quelli erano due piccoli demòni, che correvano a destra e a sinistra e facevano un grande confusione.
Allora Paolo mandò la luce, la luce dell’anima, su uno di loro e quello subito si addormentò. Mandò poi la luce sull’altro. Ma quando la luce lo raggiunse, Paolo vide lo scheletro del bambino. Questi subito si fermò, e poi vòlto ai genitori cominciò a urlare: "Ho sangue, ho sangue all’alluce!"
Ma non era vero.
I genitori gli guardarono il piede e non c’era sangue per niente. Ma il bimbo insisteva a dire che aveva il sangue. Così alla fine, come nella storia del piccolo pastore che gridava sempre "Al lupo! Al lupo!", nessuno gli badò più e il bambino imbronciato se ne andò fuori, di nuovo a giocare.

"Perché" gli chiesi "secondo te se n’è andato? C’era forse in lui un demonio, che quando hai mandato la luce il bambino ha cominciato a dire la bugia del sangue perché non voleva essere cacciato da quel corpo, a causa della tua luce?"
"No!" mi ha risposto " In lui c’era il germe di una malattia. Dio nell’Esodo dice ‘Punirò ogni tre o quattro generazioni ’".
"Come tu credi che Dio possa punire così, con una malattia, un bambino!" gli ho risposto quasi disperato.
"No! L’uomo non è uguale al diavolo! Quello che è scritto nell’Esodo, vuol dire che una malattia si genera in una stirpe ogni tre o quattro generazioni: E’ una forma mentale che si tramanda di generazione in generazione e che alla fine mutatasi in malattia colpirà un membro di quella stirpe.
Se in una famiglia la madre è malinconica, ad esempio, anche il figlio sarà malinconico. E così il figlio del figlio, e così il figlio del figlio del figlio... finché la malinconia da forma mentale non si trasformerà in una malattia polmonare in uno dei discendenti.
Se nella famiglia si soffre di arrabbiature continue un figlio sicuramente soffrirà di fegato. Nel bambino ho visto il germe della malattia ereditaria ma non posso dire se si attuerà. Nella bugìa lui ha espresso quella preoccupazione incombente"

Io ho guardato Paolo. La certezza del volto con cui mi ha spiegato tutto ciò. In un mondo in cui di certo non rimane più che la fede.

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Published on December 04, 2017 01:53
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