Splinder
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Tipic opera con due marchi: Splinder in Italia e Motive negli Usa, vanta 320mila utenti registrati, poco più dei creatori dei diversi blog, 5,2 milioni di visitatori unici mensili e 35 milioni di pagine sfogliate sul web al mese. Ma nonostante questi dati roboanti, Tipic ha chiuso l’ultimo esercizio (ad aprile) con un fatturato di soli 90mila euro e un risultato netto in pareggio. In pratica ogni utente registrato ha finora generato ricavi per 0,28 euro all’anno. Sono poco di più i ricavi medi per blog: 0,40 euro all’anno. Dada ha accettato di pagare Tipic 50 volte il fatturato, è cioè 14 euro per ogni registrato e 20 euro per blog. Google ha comprato YouTube a 23 dollari ad utente.
Azzardo o scommessa vincente? E’ presto per dirlo. Le idee sulla carta non mancano, ma le incognite neppure
E’ un appunto che ho trovato in una vecchia cartella, tratto da un articolo, di cui però non ricordo la fonte. Parlava di Splinder, che, a mio avviso, rappresenta una della tante occasione perdute dell’IT in Italia.
Quando è nato, era una soluzione innovativa, per due aspetti, di cui all’epoca non ce ne rendevamo conto: l’avere integrato due piattaforme differenti, l’instant messaging con il blog e per avere creato una community: idee che erano alla base dei social network.
Solo che, come spesso succede da noi, i nostri genialoidi manager non sono riusciti a sfruttarli a pieno: non hanno trovato un modello di business efficace, non hanno puntato sull’innovazione e non hanno dato, nonostante vi fossero tutte le premesse, un respiro globale all’iniziativa.
Così Splinder, che era una soluzione ibrida, invece di espandersi, è stato cannibalizzato dai social network e dalle piattaforme di blogging che nel frattempo, si erano evolute. Ora, fino a qui ha parlato Brugnoli… Ora lascio al parola ad Alessio, che in fondo, è stato nel 2001 uno dei primi utenti.
Forse perché avevo sedici anni di meno sul groppone ed ero giovane, scemo e caro agli dei, ricordo con tanta piacere l’esperienza: scrivendo boiate su brugnols.splinder.com mi sono fatto le ossa come scrittore, ho ampliato i miei interessi, ho conosciuto tante persone che mi hanno arricchito l’anima.
Ho rimorchiato, fatto amicizia, impelagato in imprese assurde, come provare a fondare avanguardie: senza Splinder ad esempio, non avrei mai conosciuto Sandro Battisti e non mi sarebbe mai venuto in mente di scrivere fantascienza o non avrei mai avvicinato al mondo artistico.
La grande forze e follia di quella community, diciamola tutta, era la capacità di passare dal virtuale al reale. Mi ricordo come, senza alcun problema, decine di sconosciuti, accomunati dal fatto che si leggessero e commentassero i post a vicenda, partissero per cene, gite, viaggi.
Perché, in fondo, tutti noi avevamo l’illusione che le parole contassero veramente qualcosa e potessero cambiare il mondo…
Morto Splinder, per qualche tempo ho smesso di scrivere post, poi, per pubblicizzare il romanzo, ho ricominciato con Il Canto Oscuro… E la differenza, dovuta agli anni, si vede: Brugnols era un diario, un esplodere delle emozioni e delle idee improvvise che mi saltavano in testa.
Il Canto Oscuro è, tranne quando mi arrabbio per l’Esquilino, una raccolta di appunti, di materiali che prima o poi finiranno nei miei racconti o romanzi… Proprio questo rende testimonianza del passaggio tra la gioventù alla maturità…
Alessio Brugnoli's Blog

