Marco Pantani - La distruzione di un mito (settima parte)



Aggiungi didascalia


Ginevra

Marco in quei giorni si allenava in Toscana da solo, come sempre. Si allenava dalle parti di Grosseto.
Si era spinto verso S. perché aveva sentito parlare di una strega.
Una strega atipica. Una strega che gestiva un ristorante. Ma pur sempre una strega.
Marco anche lui era un atipico, soprattutto per quel mondo bigotto che era il ciclismo.
Che un po’ aveva contribuito a svecchiarlo. Ma a quanto pare gliel’avevano fatta pagare.
Aveva sofferto molto. Ma finalmente ora gli pareva di aver imboccato la strada giusta. Finalmente aveva ripreso la bicicletta e si allenava.
Aveva sentito tanto parlare di quella strega, in quei giorni che si allenava sulla costa della Maremma.
La voleva conoscere.
E se Marco diceva di fare una cosa non c’era niente da fare. Si doveva farla.

Dunque c’era una volta in un piccolo paese della Maremma una strega.A differenza di tutte le altre streghe lei era una bella donna, la cui bellezza dei quaranta l’aveva resa ancor più affascinante e intrigante. Abitava in una casa colonica della sperduta Maremma in un paesino il cui nome comincia per S.
La casa non era grande. Come tutte le case delle streghe il tetto era pieno di buchi. Il comignolo era storto e sul punto di crollare giù. Le persiane sgangherate.
E sul davanti, a destra della vecchia aia, v’era l’immancabile forno occultato alla vista da alti cipressi. Non vi cuoceva bambini, diciamolo subito. Non era quel tipo di strega. Lei era una strega speciale. Una strega che non sapeva di strega.
Non preparava pozioni o filtri magici, ma fantastici piatti.

Come tutte le streghe viveva da sola, in compagnia di un merlo. Un merlo parlante, naturalmente.
La cosa straordinaria del merlo era che il merlo, oltre a saper dire “Buongiorno”, “Buonasera”, “Buonanotte”, “Come stai?”, “Come ti chiami?” come si conviene ad un merlo parlante, era il depositario dei segreti culinari della bella strega.
Il merlo passava ventiquattrore su ventiquattro in compagnia della strega. Le stava sempre su di una spalla durante il giorno e le dormiva appollaiato sul bandone del letto la notte. Per cui, siccome Ginevra amava ripetere a voce alta gli ingredienti delle sue ricette e declamava ogni atto della sua preparazione nell’atto stesso, Abramo (il merlo) aveva imparato tutto a memoria. E se a Ginevra capitava, qualche rara volta, di dimenticare un ingrediente o saltava un passaggio nella preparazione, subito gracchiava: “Rafano!!!, Rafano!!!, Rafano!!!” oppure “Lasciare depositare cinque minuti!!! Lasciare depositare cinque minuti!!! Lasciare depositare cinque minuti!!!”

Ma anche se tutti preferivano pensare che fosse più cuoca che strega lei una strega lo era, eccome. A tutti gli effetti.

Marco arrivò davanti l’aia verso le una. Non c’erano macchine. Ancora non era iniziata la stagione. E poi era un lunedì.
Appoggiò la bicicletta alla parete vicino la porta d’ingresso.
Entrò.Dentro era piuttosto buio. Non c’era neanche un cliente. Sui tavoli dei lumini accesi davano un’atmosfera surreale.
“Oh che onore! Abbiamo il ciclista più famoso del mondo!” sentì una voce calda sensuale alle sue spalle. Marco si voltò trasalendo.
Dio quant’è bella!

“Vuoi davvero mangiare mio bel ciclista?”
“Sì certo. Ho fatto un bel po’ di chilometri per arrivare qui. E un po’ di fame ce l’avrei!”
“Bene siediti. Ci penso io. Io lo so che ti piace. A me i miei clienti basta vederli un attimo e già li ho capiti!”
Gli occhi di Marco incontrarono quelli di Abramo.
“Vuole mangiare! Ha fame! Ha fame il ciclista più famoso del mondo!” gracchiò Abramo
“Ehi ma parla!” disse Marco
“Ma parla! Ma parla! Ma parla…”
Marco scoppiò in una risata, ridendo come da tempo ormai non rideva più.

“Tu vivi in un mondo difficile”, gli disse quand’ebbe finito di mangiare “E hai bisogno di aiuto. Hai bisogno di qualcuno che ti spieghi quello che ti sta succedendo. Vero?”
“Vero! Io non ci capisco più nulla. Tutti ora ce l’hanno con me. Io sono diventato il capro espiatorio. Ma io ho fatto solo quello che hanno fatto tutti. Questo è un mondo schifoso. C’è una facciata. Ma poi c’è come un altro mondo parallelo. Un mondo che non si vede ma c’è. E che tutti sanno che esiste. Ma tutti fanno finta di non sapere. Come quel grassone di Immacolato Incannato che scrive su quel maledetto giornale viola. Ma tu l’hai mai visto quando arriva alle corse. Arriva con i suoi novanta chili di peso. Arriva in macchina, circondato da un codazzo di scagnozzi…e poi oggi ti osanna…e il giorno dopo, se le cose non girano come dovrebbero girare ti pugnala alle spalle…ma ti sembra giusto?”
“Ma questa è la vita Marco. E’ la vita di tutti i giorni…”
“E poi ho strane visioni…”
“Lo so Marco”
“Lo sai?”
“Vedi Marco non c’è un altro mondo

Ci sono tanti mondi. Ma il più potente è quello di sotto. E quello non ti ama. Vedi, ancora tu non sei crollato…e sai perché?”
“Perché?”
“Perché vicino a te c’è qualcuno che ti vuole bene e ti sta vicino. E finché ce la farà a starti vicino tu non crollerai. Ma stai attento Marco. Stai attento perché qualcuno ne è geloso e farà di tutto per allontanarlo da te.”

“Chi?”
“La ragazza bionda!”
“No. Ti sbagli. Lei mi ama.”
“No Marco…lei non ti ama. Ti sfrutta. Lei non è l’angelo che pensi. Lei è stata mandata per tirarti giù. Laddove ha fallito il diavolo potrà il serpente. Il serpente cambia pelle ma non natura.”
“E come farà?”
“Nel tuo corpo Marco c’è una mappa. E’ come se ci fosse scritto in che modo si entra e in che modo si esce. E il Male ha già capito la strada. E tu gli hai aperto quella strada! Tanti anni fa, senza saperlo. Di lì il Male salirà su e stenderà il suo cancro. Non credere alle parole della bionda: lei ti dirà no ma sarà sì; ti dirà sì ma sarà no. E ti spingerà a non chiudere più quella porta che il male si è già aperto dentro di te. E tu l’aprirai, la spalancherai e allora sarà la rovina tua, e di quelli che hanno creduto in te! Non ascoltare le parole della bionda!”

Amazon: Fabrizio Ulivieri Books and author page Facebook
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on November 20, 2017 06:49
No comments have been added yet.