Isole di felicità (Laimes salos) - settima parte


Foto Živile Abrutytė

Com’era suo padre? Onestamente di lui ricordava poco. Ricordava un po’ l’odore di mare che si portava a casa dopo una giornata di pesca sul battello. E si ricordava il profumo di pulito di quando dopo aver fatto la doccia la prendeva in collo prima che andasse a letto.
Di lui conservava solo un paio di foto in cui non era vestito molto diverso dai giovani degli anni Settanta in Europa. Aveva capelli abbastanza lunghi e un paio di baffi lunghi. Portava i pantaloni a zappa di elefante come si portavano in altre parti di Europa. Era un pescatore ma aveva poco del pescatore, sembrava più Frank Zappa che un pescatore di Dreverna.
Questi erano i ricordi che aveva del padre. Erano pochi, come le foto di lui.
Se un giorno si fosse di nuovo innamorata voleva un uomo come suo padre. Un uomo più anziano anche di trenta anni, che gli fosse compagno, marito, amante e padre soprattutto.

Quei pochi ricordi erano legati agli anni che avevano vissuto a Dreverna, vicino a Klaipeda. Vivevano lungo il fiume. Una casa semplice ma con un piccolo giardino, che era il regno di sua madre. Amava piantarvi insalata, pomodori, fragole e soprattutto nel corso degli anni l’aveva riempito di meli. Le mele, obuoliai, erano la vera passione di sua madre. Riempiva la casa del profumo delle mele per tutto l’inverno. Le tagliava e le essiccava per mangiarle nei mesi freddi ma ne produceva così tante in quantità che continuavano a cibarsene anche nel periodo estivo.

Un’altra cosa che ricordava era il poco amore che dimostrava la madre per il padre. Rūta pensava che questa fosse la causa del suicidio del padre. Dopo la morte del padre la madre non aveva più amato Rūta e Rūta ne aveva sofferto insieme alla mancanza di memorie di questo uomo che le appariva più un ideale che una figura veramente esistita.
Avrebbe voluto avere ricordi di questo uomo, di quando la metteva a letto, ricordare l’odore del suo corpo, il sapore dei suoi baci della buonanotte, delle passeggiate per Dreverna (che forse mai c’erano state), dei giochi con lui, della sua voce irata o piena di amore, dell’odore del suo mento dopo essersi rasato, il ricordo della logica dei suoi rimbrotti, il suono del suo sorriso…invece nulla di questo ricordava. Rammentava solo le parole che la madre le aveva riferito quando dopo aver ingerito acido ormai morente ripeté tre volte “Rūta, Rūta, Rūta…”.
E fu tutto.
Come si può vivere senza il ricordo di un padre quando sai di averlo avuto per così poco tempo? Come si può vivere in un ricordo assente e nebbioso? Come si può vivere tutta la vita nella speranza di incontrarlo un giorno negli occhi di un altro uomo?
Amava la musica come lei? Provava così’ forte il desiderio sessuale come lei lo provava? Tu sei come tuo padre
le aveva sempre ripetuto la madre in modo cattivo per prendere distanza dalle sue decisioni.

Che uomo era suo padre? Perché non poteva nemmeno giudicarlo? Non aveva elementi per farlo. Lui era il fondamento del suo male di vivere. Il principio di ogni azione. Il senso di ricerca della vita. In lui trovava la ragione del suo amore per il mare, il fascino per l’acqua e il desiderio di avventura che torturava la sua presente vita di madre che la costringeva ad una vita stanziale.

In tutta la sua vita non era mai riuscita a sognarlo anche se sognarlo era il suo più grande desiderio. Quante notti si era addormentata con quella speranza. Quante mattine si era svegliata con la delusione di non avere fatto quel sogno…

Cercava di immaginare quel padre con i capelli lunghi e i pantaloni a zampa di elefante come qualcuno che avesse avuto il coraggio di sfidare il regime sovietico. Pensava che anche lui come tanti alla fine degli anni Ottanta avesse osato andare contro il regime, quando Mikhail Gorbachev aveva adottato la politica della Perestroika e della Glasnost.

Aveva sempre immaginato il padre come un uomo ribelle e coraggioso. Anche lei si sentiva così. Doveva aver ereditato quei tratti dal padre. Non potevano esserle venuti dal nulla. Sua madre era esattamente l’opposto di lei. Di sua madre non aveva ereditato nulla. E ne era felice.

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Published on September 14, 2017 13:49
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