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Amore šaltibarščiai e pomodori rossi: biografia di un amore dall'interno - (nona puntata)



Foto Živile Abrutytė

Fotografia e identità
Quando cambi paese all’inizio ci sono molte sensazioni nuove.
La paura di perdersi, per esempio. Perdere la strada per tornare a casa. La paura di sentirsi male per strada. La paura di aver fatto un grande errore e non poter più tornare indietro.
Se l’amore è quel grande motore che tutto muove pur restando fermo è anche vero che genera una nuova paura: la paura che finisca, la paura che lentamente muoia e si dissolva, o improvvisamente scompaia e ti ritrovi solo in una terra straniera senza la possibilità di ritornare indietro.
Questo timore aumenta quando poi scopri un sentimento nel tuo partner che quando sei ancora nel tuo paese ancora non avevi notato.
Scoprii infatti che Austêja nell’intimità amava farmi soffrire. E se all’inizio era un sentimento ben limitato e ristretto notai segni per cui quel sentimento avrebbe potuto estendersi anche ad altri ambiti più vasti.

Se un motore funziona bene mai ci interesseremmo al modo in cui funziona finché funziona. Quando invece comincia a mostrare problemi di tenuta siamo obbligati a interessarcene, e i risultati sono che o si genera fastidio e irritabilità per il fatto che una cosa che ha sempre funzionato ora non funzioni più, oppure genera interesse.
Cominciamo a provare interesse solo e nell’attimo stesso che cerchiamo di capire come funziona un motore e come vada riparato.
Da una rottura scaturisce da ultimo un senso sottile di piacere. Proviamo piacere che il motore ci abbia dato la possibilità di occuparci del suo funzionamento e di acquisire lo stato di “meccanico”. Un ruolo al quale siamo nuovi ma che eleva le nostre aspettative pratiche.

Fu così che da una rottura di ambito ristretto, o proprio da quell’ambito ristretto, scoprii il piacere che lei mi procurava facendomi soffrire.
Uno stato di ebrezza diventava quella sofferenza, a caldo, ma, a freddo, una paura che tutto potesse trasformarsi e collassare.
Forse, però, questo soffrire non era poi così sbagliato se avessi saputo trarlo a mio vantaggio. Quale fosse questo vantaggio non ne avevo la più pallida idea.
Tuttavia cominciava a farmisi chiaro che oltre ai normali piaceri della vita se n’era aggiunto un altro che prima mi era ignoto.

Per un altro avrebbe potuto essere un fastidio, un dolore; per me era - all’opposto - un piacere, e della carne soprattutto.
Ma che relazione vi era fra la gelosia di Austėja e il suo sadismo?
La stessa relazione che vi è fra ciò che è nascosto e ciò che appare. Il suo sadismo si manifestava aumentato con il progredire della gelosia.

- Vorrei picchiarti e farti male – mi disse afferrando la mia faccia fra le sue mani, sorprendentemente forti, stringendola in una morsa – ti piacerebbe?
- Sì – risposi inconscio e incredulo

Austėja aveva una grande capacità: sapeva esprime in modo semplice e robusto articolazioni emotive frammentariamente complesse.
Se fosse stata una scrittrice sarebbe stata l’opposto di Dostoevskij, che esprimeva picchi altissimi di semplici stati emotivi con una profluenza narrativa dilagante e travolgente.
Austėja descriveva il mondo in modo diverso da come lo viveva. E ciò, per forza di cose, la portava ad uscire dal coro, a non esprimersi in modo comune e per luoghi comuni.

Diciamo che aveva creato un proprio stile di espressione dei propri sentimenti. Un’arte stilistica ritagliata su misura e originale per la sua espressione sentimentale.
Ma come era strutturata Austėja?


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Published on September 07, 2017 05:56
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