IA, Big Data e Car Sharing
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Anche oggi, buone notizie dal fronte del ginocchio di Manu: non solo riesce a eseguire le trazioni con il ginocchio a novanta gradi, ma ha fatto anche qualche passetto senza stampelle. Domenica scorsa non l’avrei mai ritenuto possibile !
Così, per ammazzare il tempo questa sera, con in sottofondo un programma di cucina, prima di correre a vedere Daredevil su Netflix, mi ha ormai preso la scimmia, butto giù due boiate su come la Singolarità stia, in pochi anni, cambiando un mondo che sembrava impermeabile a qualsiasi cambiamento: quello dell’automobile.
La prima rivoluzione, più evidente e immediato, è la diffusione della sharing economy: l’automobile privata, che in media risulta essere ferma per il 96% del tempo, è il soggetto naturale per questo modello economico. Nei prossimi anni, soggetti come Car2go o Enijoy, che già hanno tassi di crescita annui del 30%, avranno un boom, espandendosi anche in nuove aree geografiche, causando anche la nascita di servizi di broker, dedicati alla comparazione dell’offerte e all’ottimizzazione del loro utilizzo.
La seconda rivoluzione, ancora più incisiva, è legata alla diffusione dell’Intelligenza Artificiale, non solo legata alla nascita di più efficienti sistemi di guida automatica, ma anche alla loro integrazione con sistemi di pianificazione dei percorsi e della condivisione della auto, basati sull’utilizzo di Big Data.
Un esempio di tale integrazione, che parrebbe pura fantascienza, è nel progetto HubCap di New York, che partendo dai dati sulle corse dei taxi locali, in particolare coordinate dei punti di salita e discesa passeggeri e tempi di percorrenza, ha permesso di sviluppare un modello matematico di car sharing, che condivide i percorsi, oltre che le auto a guida automatica, che a fronte di un aumento del 1,5% della durata media del viaggio, ha permesso una riduzione dell’80% delle automobili circolanti.
Pensiamo ai vantaggi: minore impatto ambientale, specie se l’IA si associa a motorizzazioni ibride o elettriche, spostamenti più rapidi, amplificati dalla sostituzione, possibile in un contesto del genere, dei semafori tradizionali con un modello di gestione a slot degli incroci, minori costi per la manutenzione delle infrastrutture, recupero di spazi urbani, oggi sprecati in parcheggi, che potrebbero essere trasformati in piste ciclabili, giardini, percorsi fitness, spazio di nuova socializzazione e coworking.
Ovviamente, ci sono anche i rischi: il più immediato, è quello della sicurezza. Immaginiamo cosa potrebbe succedere, se un hacker mandasse in tilt i sistemi di guida automatica delle automobili o quelli di pianificazione del traffico. Oppure, questo car sharing evoluto potrebbe cannibalizzare le altre forme di trasporto pubblico. Chi prenderebbe un bus dell’Atac, se avesse a disposizione un servizio del genere, più rapido ed efficiente ? Il che potrebbe fare aumentare il traffico urbano, invece che ridurlo…
Inoltre, i veicoli autonomi sarebbero programmati per rispettare in pieno il codice della strada: i comuni italiani non avrebbero più la possibilità di fare quadrare i bilanci con autovelox e limiti di velocità insensati… Il che però, degraderebbe il già basso livello di servizi offerti alla collettività.
Insomma, ci troviamo sulle soglie di un cambiamento epocale, figlio della tecnologia: che questo migliori o renda pessimo il nostro quotidiano, non compito dell’Ingegneria, ma della Politica…
Alessio Brugnoli's Blog

