Amore šaltibarščiai e pomodori rossi: biografia di un amore dall'interno - (settima puntata)



Foto Živile Abrutytė

Nenutrūkusi Styga[1]

Chi soffre profondamente mira a fare un capolavoro della sua vita con una continua ricerca di equilibrio perfetto che genera sofferenza oltremisura e abnorme rispetto in chi gode di una visione di vita normale.
Austėja era un capolavoro nel costruire quel capolavoro. Poche altre donne avevano il suo talento.

Il suo talento partiva

- Da un’infanzia difficile
- Da una madre fredda e incapace di esprimere emozioni
- Da un paese che non amava
- Da una mancanza di fiducia nelle sue possibilità

Quando parlava della madre diceva solo “madre” e non “mia madre”. Ma era forse colpa della lingua lituana?
Con la Lituania aveva un rapporto più di odio che di amore. Non era il suo paese, non era la sua gente. Non era il luogo dove voleva vivere.
A queste quattro ragioni aggiungerei una quinta: la capacità di scannerizzare le persone e le cose e di vederle in un attimo nella loro interiorità, il che le provocava spesso malfiducia nel prossimo e disillusioni frequenti, in una terra soprattutto dove l’arte della menzogna era elevata a modalità quotidiana di rapportarsi.
La “madre” poi era un continuo richiamo al “si deve”, al dovere generale enunciato dalla gente, al dovere morale che la gente richiedeva per accettare il modo di vivere dell’altro.
Oltre a questo una delle sue passioni generate dal bisogno di erigere un capolavoro di sofferenza era il domandare come avrebbe domandato un poliziotto. Aveva bisogno di inquisire, di scavare in profondità nell’altro per conoscere i minimi dettagli dei sentimenti e sensazioni dell’altro.
Spezzettare le situazioni le dava il maggior godimento, ogni segmento avrebbe generato ulteriori dubbi allontanando la certezza e la pace interiore.

Io da parte mia anteponevo invece (in quel momento) un incipiente e dilagante odio verso l’umanità, verso l’essere umano.

Austėja segmentava le emozioni, io i corpi.

La mia visione era abbastanza devastante, e mi rendeva incredulo rispetto all’altro. Che affidamento potevo avere in un sacco di carne sangue ossa e merda? Soprattutto gli esseri umani che comparivano in TV sembravano affetti da una categoria in più rispetto alle tre enunciate: la stupidità assoluta. Avrei potuto dire le mie stesse ragioni usando le parole di Czesław Miłosz “Qual è la ragione dell’esistenza di tutti questi rappresentanti del genere homo, di tutto questo andirivieni insensato…Non si rendono minimamente conto del fatto che niente è veramente loro, che tutto – dalle loro occupazioni ai loro vestiti, dal loro modo di muoversi al loro tipo di sorriso, dalle loro convinzioni ai loro punti di vista – tutto dipende dalla struttura storica che li ha prodotti”

Da parte mia dunque era radicata una forte incapacità di credere nell’essere umano, e le ragioni che la generavano erano diverse dal nenutrūkusi styga che partoriva la malfiducia di Austėja.
Io venivo da un paese nato dall’unione di mafia e stato, di complotti internazionali. Era un paese nato male fin dall’inizio.
L’unità d’Italia era avvenuta sotto le pressioni esterne dell’Inghilterra che per ragioni geopolitiche e commerciali aveva bisogno di uno stato satellite, l’Italia unificata schierata dalla parte del regno britannico avrebbe permesso il controllo del mediterraneo e messo in minoranza le forze francesi impedendo una possibile intesa franco-italiana, il cui effetto avrebbe potuto rendere difficili le comunicazioni tra Gibilterra, Malta e l’Egitto.
Su queste basi genetiche nacque l’Italia e poco è cambiato da allora, essendo sempre un paese le cui politiche sono dettate dall’esterno. Ora come allora.

Grazie a Liborio Romano, ministro degli interni del regno delle Due Sicilie (tradì il re Francesco II e si alleò con Cavour, tradì Cavour e si alleò con Garibaldi) fu formalmente codificata la prima alleanza fra Stato e Mafia, sostituì infatti le forze di polizia con una specie di milizia civile per il controllo dell’ordine pubblico con i camorristi locali.
Potevo io essere immune da questi mali di origine?
Poteva Austėja essere immune dai propri mali di origine?

Il senso tragico del suo destino si condensava nelle sue parole “Non è possibile che la vita sia solo questo”. Parole valide in ogni parte del mondo ma che poggiavano però nell’ottica del filo ininterrotto.
Il senso tragico della mia vita poggiava in un disgusto per il voltagabbanismo, la menzogna, il latrocinio e il marionettismo che infestavano il mio paese.

Un destino simile ci accomunava, scaturito però da genesi storiche diverse.
Quale delle due genesi sarebbe stata preferibile? Ve n’era una preferibile?

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[1] Filo ininterrotto
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Published on September 05, 2017 07:35
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