Vivarium ?
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Udite, udite, oggi Manu, dopo una lunga battaglia burocratica, è riuscita a cominciare la fisioterapia: si è stancata, senza dubbio alcuno, ma in compenso non ha provato dolore al ginocchio. Per di più, i progressi dovute alla ginnastica, nel piegare l’articolazione, sono apparsi a vista d’occhio… Vedremo come andrà domani…
Per festeggiare, mi diverto a citare un brano della Guerra Gotica di Procopio di Cesarea, anche per onorare l’Urania collezione di Agosto, ambientato proprio in quel periodo.
Ma Bessa e Peranio convocarono Belisario, perché Vitige li stava pressando con grande vigore presso il Vivarium. Ed egli, essendo preoccupato per quella parte del muro (in quanto, com’è stato detto, lì era molto facilmente aggredibile), giunse egli stesso in soccorso, in tutta fretta, lasciando uno dei suoi fidi a Porta Salaria. E scoprendo che i soldati nel Vivarium erano sgomenti per l’attacco del nemico, il quale stava pressando con grande vigore ed in grande numero, ordinò loro di disprezzare il nemico e in tal modo fece loro riguadagnare coraggio.
Il terreno lì era molto piatto, pertanto il luogo si prestava agli attacchi degli assalitori. E per caso il muro in quel punto aveva in buona parte ceduto, al punto che i mattoni non si tenevano più bene uniti. All’esterno del primo muro, gli antichi Romani ne avevano costruito un altro più modesto che lo circondava, non per motivi di sicurezza (in quanto non era fortificato con torri, né aveva merlatura sulla sommità, né alcun altro dispositivo che avrebbe reso possibile respingere l’assalto di un nemico dalle fortificazioni), ma per assolvere ad una funzione di un lusso inopportuno, cioè per potervi imprigionare e tenere leoni ed altri animali selvatici. Ed è per tale motivo che questo luogo è stato chiamato il Vivarium; in quanto è così che i Romani chiamano un luogo dove vengono tenuti gli animali selvatici.
Un brano che nasconde un piccolo, grande mistero archeologico dell’Esquilino, ossia dove fosse quest’edificio, un ampio spazio recintato in cui si trovavano le gabbie per gli animali feroci e campi di pascolo per le bestie selvatiche utilizzate negli spettacoli circensi.
Da quanto racconta Procopio, si trovava nei pressi delle Porte Prenestina e Labicana (l’attuale Porta Maggiore) ed era stato inglobato da Aureliano nella cinta difensiva della città; il problema è che questa struttura pare sia scomparsa nel nulla: un paio di secoli di saggi archeologici non ne hanno rilevato traccia. Inoltre, sembra strano come possa essere esistito un simile edificio, visto che sarebbe stato un doppione di uno già esistente, vicino alla domus di San Giovanni e Paolo sul Celio, connesso al Colosseo con uno stretto passaggio sotterraneo.
L’unica ipotesi è che questa struttura fosse relativa all’Anfiteatro Castrense, ma sembra strano che fosse utilizzata sino alla tarda antichità, visto come l’anfiteatro avesse smesso di funzionare dai tempi di Aureliano.
Il buon Adriano La Regina, però, ha notato come la descrizione di Procopio, che evidenzia la mancanza di torri e merli, coincida con quanto sappiamo dell’Anfiteatro stesso: è probabile che lo storico bizantino, poco avvezzo al latino, abbia confuso Vivarium con Viridarium, dato che l’arena sembra aver svolto a quei tempi il ruolo di giardino del Palazzo imperiale del Sessoriano.
Alessio Brugnoli's Blog

