Anfiteatro Castrense

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Oggi Manu ha ottenuto un piccolo, grande risultato: è riuscita, con tutte le stampelle, ad andare dal parrucchiere. Può sembrare una sciocchezza, però, una settimana fa, sarebbe stato impossibile.


Mi riempie di gioia vedere come ogni giorno migliori, superando i suoi limiti: appena riusciremo a risolvere il problema della fisioterapia, mi ritornerà come nuova.


Così, per festeggiare, continuo a parlare del palazzo imperiale che era nella zona di Santa Croce in Gerusalemme. L’architetto che progettò il Sessoriano, dovendo soddisfare la richiesta di Settimio Severo di replicare in piccolo l’area del Palatino, dovette progettare anche un mini Colosseo,di pianta ellittica (metri 88 x 75,80).


Dato che l’imperatore era un committente tanto irritabile, quanto impaziente, l’architetto, per affrettare i tempi,fece costruire tutto in mattoni, tranne pochi elementi in travertino. Originariamente questo piccolo anfiteatro aveva due ordini di arcate tra pilastri: nel primo i fornici erano inquadrati da semicolonne corinzie, con il capitello in mattoni, mentre nel secondo i fornici erano affiancati da paraste. Il terzo, ricostruibile da disegni rinascimentali, era costituito da un muro pieno, nel quale si aprivano finestre e vi erano inserite alcune mensole sulle quali poggiavano le travi che sostenevano il velario, al pari del Colosseo.


Dall’anfiteatro aveva inizio un grandioso corridoio coperto, lungo più di 300 metri e largo 14,50, che sfiorava la grande sala più tardi trasformata nella chiesa di S.Croce in Gerusalemme e si spingeva fino al Circo Variano: resti di questo corridoio e del circo sono visibili in vari punti nella zona retrostante la basilica.


Eliogabalo, personaggio ambiguo, ma straordinariamente intelligente, la sua intuizione di basare il Potere sul Sacro è stata messa in pratica per secolo dal Papato, essendo appassionato di religione più che di ludi gladiatori, lo impiegò per la rappresentazione di noiosissimi drammi sacri, a cui doveva assistere tutta la corte. La quale, per vendicarsi, oltre a renderlo vittima di un colpo di Stato, ne infangò la memoria, trasformando un riformatore religioso in un dissoluto gaudente.


Dopo l’eliminazione di di Eliogabalo, l’Anfiteatro fu riportato al suo uso originale, finché non giunse il momento di costruire le Mura Aureliane. Per risparmiare tempo e denaro, l’Anfiteatro fu inglobato nel perimetro difensivo: Una metà dell’ellisse fu inclusa nelle mura, chiudendo le arcate del piano inferiore e alzando il piano superiore con un attico merlato. Al tempo stesso, affinché questa struttura risultasse più alta, fu abbassato il livello esterno di circa 2 metri.


Così, divenuta sede di una guarnigione degli equites singulares,  una sorta di scorta a cavallo di mille uomini che accompagnavano in battaglia gli imperatori e a Roma ne garantivano la sicurezza.


Una delle loro due caserme, i Castra Nova, è sepolta sotto il pavimento della navata centrale di San Giovanni in Laterano, mentre l’altra, i Castra Priora, è sepolta sotto via Tasso.


Tra l’altro avevano la necropoli nell’area della proprietà imperiale “ad duas lauros” lungo la Via Labicana, l’attuale Villa De Sanctis, dove collaboro nell’organizzazione di Amarte.


Necropoli utilizzata sino IV secolo, quando il corpo fu sciolto da Costantino, dopo la battaglia di Ponte Milvio, essendosi gli equites schierati dalla parte di Massenzio; su questa, Costantino fece erigere la basilica di San Marcellino e il Mausoleo di Elena, la nostra Torpignattara.


Tornando a noi, proprio per la presenza di questa guarnigione, l’anfiteatro assunse il nome di Castrense, da Castrum.


L’Anfiteatro Castrense, ben conservato fino al terzo ordine fino alla metà del XVI secolo, fu ridotto al solo primo piano, per non essere un facile bersaglio per le artiglierei: un’arcata del secondo ordine è oggi visibile in via Nola, mentre della cavea non resta quasi nulla.


Intorno alla metà del Settecento, i resti dell’Anfiteatro furono utilizzati per la costruzione di nuovi edifici: sotto Benedetto XIV, fu demolito quanto rimaneva delle gradinate e il materiale ottenuto fu utilizzato per la costruzione delle facciate di Santa Maria Maggiore e di Santa Croce in Gerusalemme e alla ricostruzione della chiesa di San Marcellino e Pietro in Laterano.


Attualmente, dentro l’Anfiteatro, vi è lo splendido orto di Santa Croce in Gerusalemme


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Published on September 01, 2017 13:18
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Alessio Brugnoli
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