Isole di felicità (Laimes salos) - quarta parte

Foto Zivile Abrutyte


Rebeka e Goda erano due artiste. Avevano indubitabilmente qualità da artiste, sebbene in settori specificamente diversi.Goda aveva capacità tecniche. Disegnava, sapeva dipingere e costruire oggetti con il Lego alquanto complessi e di non facile struttura. Nel nuoto anche eccelleva. In quello sport era un talento naturale. Si buttava in acqua e subito schizzava via come un pesce. Poteva competere in velocità, anche se tecnicamente inferiore alle altre ragazze che facevano quello sport da più tempoPer l’arte frequentava una scuola privata, a pagamento, a cui Rūta l’aveva iscritta quasi di forza. Goda non voleva andarci ma Rūta impressionata dalle capacità di disegno di Goda non aveva ascoltato ragioni. Avrebbe fatto quella scuola.Il dramma all’inizio fu prendere il filobus. Goda non l’aveva mai preso. Ed era molto intimorita a prenderlo. Aveva solo nove anni, era il primo viaggio che avrebbe fatto da sola. La notte dormì poco. La mattina si alzò eccitata dall’idea di quel viaggio.
Durante il viaggio in filobus si addormentò per non aver dormito la notte e finì alla stazione ferroviaria di Vilnius. Telefonò a Rūta in lacrime, disperata.Per fortuna la stazione non era molto lontana da dove lavorava Rūta che si poté assentare a andò a prenderla.
All’inizio Goda era felice di frequentare la scuola. Andava con il cuore leggero e felice di prendere parte alle lezioni. Ma il padre preoccupato dal fatto che doveva viaggiare da sola in autobus cominciò a dire che non gli pareva una cosa normale che una bambina di nove anni viaggiasse in autobus senza essere accompagnata.Goda prese a lamentarsi e a dire che non ci voleva più andare.
-         - Tu andrai. L’ho deciso io. Tu vivi in casa mia e fai come decido io – fu la risposta di Rūta
Da quel giorno Goda non si lamentò più e non mancò più ad una lezione.
Rebeka invece era un’attrice. Un talento naturale per la tragedia e il dramma.
-          Mamyte aš myliu tave labaiEra la frase che ripeteva ogni volta che Rūta si arrabbiava con Rebeka inserendo la sua testolina fra le braccia della mamma, abbracciandola all’altezza dei fianchi.Per un niente la mattina Rebeka cominciava a innervosirsi, a urlare e piangere, a fare le bizze, senza un motivo apparente. Gettava le cose per terra e urlava. Rebeka la osservava sconcertata.
-          Ma perché fai così?-          NežinauSpesso tutto cominciava per il fatto che Rebeka non voleva vestirsi. Rimaneva in mutandine seduta sul letto silenziosa.
-          Rebeka vestiti!-          Non posso mamyte-          Perché non puoi?-          Nežinau-          Faremo tardi all’asilo-          Non ci voglio andare. Voglio stare a casa con Goda
Goda era a casa. In Lituania i ragazzi delle scuole elementari hanno tanti periodi di vacanza. Rūta veramente non capiva la necessità di tutte quelle vacanze. Troppe.
-          Non puoi rimanere con Goda. Litighereste tutto il giorno e vi picchiereste…non posso lasciarvi sole tutto il giorno in casa
Era a queste parole che Rebeka cominciava a recitare la tragedia fatta di pianti urli e gettare per terra cose che le capitavano a tiro di mano. Era dura e capricciosa come una maža ožkaLa finestra grande della camera si era rotta. Goda aveva rovinato una parte della parete del bagno e versato lo smalto delle unghie blu sul divano di pelle. Poi aveva cercato di pulirlo ma alla fine era venuta una grossa macchia bianca.Si sentiva disperata.Per cambiare tutto ci sarebbe voluta una bacchetta magica. I soldi non li aveva e non poteva cambiare il vetro della finestra e neppure ricomprare il divano. Pensò che forse poteva trovare qualcosa per colorare la pelle del divano e farne una versione artistica.Fu così che decise.Era tempo e ora di provare a fare quello che le piaceva. Contattò via Facebook una fotografa famosa di Vilnius e le chiese di fare delle lezioni private.Quei pochi soldi che aveva preferiva investirli in qualcosa che l’avrebbe motivata.  Quella sarebbe stata la sua bacchetta magica.
La bacchetta magica funzionò.
-          Non ci sono errori tecnici nelle tue foto. Forse solo un po’ da ritoccare la luce…ci sono persone che hanno talento e riescono da subito. Tu hai la fortuna di essere una di queste – Le disse la fotografa dopo un paio di lezioni
La sua specialità divenne la makro foto, le foto da vicino. A distanza ravvicinata riusciva a mostrare cose che la gente non vedeva, come un algoritmo che raccoglie dati per mostrare i comportamenti non rilevabili dei consumatori, nello stesso modo lei riusciva a raccogliere quegli elementi della realtà che mostravano il modo di comportarsi di una realtà vista da vicino che nessuno si sofferma a guardare.Lo stesso criterio applicava alle foto zoommate dei volti delle persone. Ogni pixel si sommava a tutti gli altri pixel per mostrare quella realtà in movimento, la vita altra che è la vita vista da una distanza ravvicinata.
-          Tu pasaulį matai kitu. Tai, ko kasdienybėj nepastebim, nepraslysta pro tavo akis… Le scrisse Egle, una sua amica, su Facebook.

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Una capretta Tu vedi un mondo altro. Quello che noi non vediamo nella vita di tutti i giorni, non scivola via davanti ai tuoi occhi
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Published on August 12, 2017 06:41
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