Isole di felicità (Laimes salos ) - seconda parte



Foto Živilė Abrutytė
Continuiamo la pubblicazione di "Isole di felicità" (Laimės Salos). Storia di una piccola famiglia nella Lituania moderna che vive nel presente pur condizionata dalla storia del movimento di liberazione (Lietuvos Persitvarkymo Sąjūdis).Buona lettura!

Per la prima volta in vita sua era sola. Da dopo che si era lasciata dal marito non aveva più avuto un uomo. Ne sentiva la mancanza di un uomo, soprattutto le mancava il contatto fisico.
I giorni del dopo separazione erano tuttavia passati veloci. Il marito ancora innamorato di lei e ferito per aver dovuto accettare una separazione che non avrebbe voluto si rifiutava sistematicamente di aiutarla con le figlie. Ritardava nei pagamenti degli assegni familiari. La ostacolava in tutto.
Prendeva con sé le figlie una volta a settimana. Se stavano male nemmeno le accompagnava alla clinica. Non era che non volesse bene alle figlie, era stato ferito nell’orgoglio e non distingueva adeguatamente fra ciò che era giusto fare e non fare.
Questo aveva costretto Rūta a passare giorni intensi spesi nel lavoro, nell’assistere le figlie quando erano malate, nel portarle alle visite mediche, nell’occuparsi dei loro problemi scolastici, nel trovare loro delle attività sportive, nel portare Rebeka dallo psicologo perché sembrava che lei fosse quella che della separazione avesse più sofferto, e infine Goda…che aveva cominciato a rubare…ma almeno questo fatto estremo aveva risvegliato il padre e lo aveva riportato alla realtà di essere un padre e di avere due figlie. E si era riavvicinato alle figlie…

In tutto questo periodo Rūta non aveva avuto molto tempo per pensare agli uomini anche se fisicamente, sì, ne sentiva la mancanza.
Ma ora tutto era meglio. Le figlie erano cresciute. Il padre faceva il padre. Ora aveva più tempo per pensare. E quando ricevette su Facebook un messaggio di un ex compagno di scuola che l’aveva rintracciata e la ricontattava dopo così tanti anni sì sentì felice. Non poteva nascondere a se stessa quella felicità.
Finalmente un uomo si interessava a lei, come donna. Finalmente un uomo le faceva la corte.
Si ricordava di lui al ginnasio…Konstantin…era bello, era intelligente, era il primo della classe ed era innamorato cotto di lei ma lei era innamorata persa di Marijonas e aveva resistito a tutte le avances di Konstantin. In verità non le era costato fatica resistere alla sua corte, era così innamorata di Marijonas.
Fu quando frequentava l’ultima classe al 1-oji vidurinė Mokykla di Utena, che ora si chiamava “Saulės” gimnazija, diviso in due edifici, di cui Il primo risaliva al XIX secolo ed era appartenuto ad un certo grafas Balsevičius, conte Balsevičius. Un liceo in cui avevano studiato giovani che spesso si erano poi distinti anche nella vita pubblica e non solo in Lituania.
Pure Rūta vi si era distinta. Era sempre stata la prima della classe. Sempre ottimi voti, studiosa e di ottima condotta.
Un po’ ora si doleva però di essere stata una studentessa modello. Col senno di poi si rendeva conto che avrebbe fatto meglio a vivere di più la vita di giovane ragazza e studiare meno.
Ma il ricordo di Konstantin, di come lo ricordava a scuola, la faceva sorridere mentre da sola lavava i piatti la sera o in filobus guardava fuori dal finestrino la pioggia che rigava i vetri e riempiva le strade di balos, pozzanghere, le macchine vi passavano sopra a grande velocità e sollevavano onde che andavano a infrangersi contro il vetro del finestrino su cui teneva appoggiata la guancia con gli occhi persi in quello spettacolo che il pensiero di Konstantin rendeva bello.

- Ciao, come stai? Ti ricordi di me? Konstantin? Andavamo alla stessa scuola a Utena...

All’inizio le aveva detto che in realtà l’aveva contattata perché voleva venderle dei prodotti dell’Italia. Voleva fare dell’import di prodotti alimentari dall’Italia. Aveva comprato dell’olio di oliva italiano e cercava di rivenderlo in Lituania. Per questo usava Facebook, cercava tutti i contatti ad personam per far decollare il suo prodotto.

- Ho dell’ottimo olio italiano. Vuoi comprarlo? Ti farò un prezzo speciale

Rūta aveva sorriso. Ma come dopo tanti anni mi ricontatta per vendermi olio di oliva? Aveva sperato in qualcosa di più. Sinceramente era rimasta un po’ delusa.

- Posso anche comprarlo…ma dove lo compro?
- Vengo a portartelo io
- A Vilnius?
- Certo! Che problema c’è? In macchina in un’ora arrivo
- Davvero me lo porteresti?
- Sì, mi farebbe anche piacere rivederti dopo così tanti anni
A quelle parole si sentì meno delusa.Si incontrarono al Grande centro commerciale Ozas. Passeggiarono per il centro commerciale. Presero un caffè. Andarono al cinema e per l’ora di cena scesero a” Bonocosì” a mangiare una pizza Italiana a metri. Ne presero cinquanta centimetri e l’accompagnarono con del vino bianco. Un pinot grigio: Livio Felluga del Friuli.

Quando la riportò a casa la baciò. La strinse forte a sé. E le mise la bottiglia dell’olio in mano.

- Vorrei rivederti Rūta
- …anche io
- Ti chiamo. Ci vediamo per il fine settimana
- Ah! Ma quanto ti devo per l’olio?
- Nulla Rūta…è stato così bello rivederti

Digitò il codice per aprire la porta e le sue mani volavano sulla tastiera. Salì le scale correndo felice come una bambina. E stringeva l’olio al suo petto.
Il sogno di Konstantin come di tutti i Lituani era di andare a vivere all’estero. Rūta non avrebbe potuto seguirlo a causa delle due figlie. Sarebbe stata un po’ pericolosa la relazione con lui, se se ne fosse innamorata. Avrebbe di nuovo sofferto.

In tutti quegli anni che non si erano più sentiti le loro vite avevano forse corso parallelamente, con obiettivi diversi, con modi diversi, guidate secondo diversi algoritmi, ma alla fine la volontà dell’uno aveva provocato che le due linee parallele si incrociassero e diventassero una retta.
Forse qualche volta erano stati vicini a incontrarsi ma non si erano alla fine incontrati.
Lei in verità non lo aveva più pensato ma lui evidentemente sì, perché con la scusa dell’olio l’aveva ricontattata.
Ogni essere umano ha come una cattedrale in sé e in quello spazio celebra il rito del proprio destino, diceva Antanas Sutkus il più grande fotografo lituano.

In lei si affollavano tante Rūte, che nemmeno lei sapeva più a quale appartenesse: la Rūta che lavorava, la Rūta mamyte, la Rūta donna, la Rūta puttana, a letto qualche volta.

- Mamyte, a noi il padre sembra virtuale
- Perché principesse?
- Non lo vediamo mai. Dov’è ora? Perché non ci viene a prendere?
- E’ in America
- In America? Lontano?
- Abbastanza principesse
- Quante notti ci vogliono mamyte per andare in America – chiese Rebeka, la più piccola

- In aereo una notte
- Allora non è lontana l’America mamyte
- E’ lontana mano mano Zuiki[1]

Tuttavia si ritrovava a fare strani ragionamenti fra sé e sé.

- Potrei vivere con lui. La sua famiglia sta abbastanza bene. A Utena hanno una casa grande. Forse questo import adesso non gli frutta molto ma lui è intelligente ce la farà…ma accetterà le mie figlie? Forse potrei dare una figlia a Marijonas. Lui terrebbe Goda e io Rebeka…forse così sarebbe più facile per Konstantin accettarmi. Potrei anche andare all’estero con lui se un giorno deciderà di lasciare la Lituania…

Poi però si pentì di quei ragionamenti. Sì senti in colpa per aver pensato di abbandonare Goda nelle mani del padre, che forse nemmeno l’avrebbe voluta. Si sentì una madre cattiva ma si sentì anche in trappola…se cadeva quella possibilità cadeva ogni via di fuga con Konstantin…

Che fare?

- Sarà come sarà – disse come diceva sempre ogni volta che non trovava un’alternativa.

Ma il suo sogno, se proprio doveva andarsene dalla Lituana, era andare in Italia. In alternativa avrebbe accettato anche l’Inghilterra.
La Germania no, il tedesco una lingua troppo difficile.
Anni prima, prima di sposare Marijonas aveva fatto tutte le pratiche per andare a vivere a Londra. Vi aveva anche trovato un lavoro come baby-sitter. Ma poi l’amore…lei sempre aveva seguito il cuore…le aveva impedito di lasciare Marijonas…Ne era innamorata follemente allora. Forse oraera pentita mche senso aveva rimpiangere una scelta sbagliata. Solo ora in fondo capiva che era sbagliata

Seguici su Facebook


Coniglietto mio
 •  0 comments  •  flag
Share on Twitter
Published on July 18, 2017 23:54
No comments have been added yet.