Laura Imai Messina's Blog, page 3

August 23, 2021

L’imperativo di un lunedì

«Lo shintoismo lo insegna: tutto partecipa alla vita, tutto vi è immerso. Gli dèi, i kami 神, risiedono sulle montagne, ed è per questo che le preghiere si rivolgono alla natura, senza intermediari.

Eppure sono ovunque, come si trattasse di una realtà non tanto posseduta quanto piuttosto condivisa.
Bisogna curare e credere nel divino che dimora in ognuno di questi arbusti. Bisogna avere cura. Di tutto. Anche del divino che risiede dentro e intorno a noi.»

dal capitolo “睦月 Gennaio” in «Tōkyō tutto l’anno» Einaudi editore con illustrazioni di Igort

⛩ Luoghi diversi, stesso abito. Immergendosi nel mondo intorno a sé. Cercando ovunque lo spirito delle cose. Per amare ogni frammento di vita un poco di più.

L’imperativo di un lunedì.

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Published on August 23, 2021 07:13

August 22, 2021

Cover girl~

E poi scoprire per puro caso di essere finita per la seconda volta su una copertina in meno di tre mesi …
… vabbè, la gioia 🥰

Mi sento un po’ cover girl 🎏

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Published on August 22, 2021 07:13

August 21, 2021

«Non dire è un fiore»

Iwanu ga hana, 言わぬが花, significa letteralmente «Non dire è un fiore».

La cultura giapponese fa tesoro di questo prezioso detto e nei rapporti tra le persone ciò che non si dice ha pari – se non addirittura maggiore – importanza di ciò che invece si rivela. Sono boccioli le parole, fiori i silenzi che si fanno carico della profondità di un’esperienza, come a dire che non c’è bisogno di sottotitolare sempre la vita, essa parla da sé. […]

La filosofia orientale insegna infatti come il vuoto (kū 空) sia la controparte del pieno, che esso è quanto permette alla vita di circolare, ai corpi di muoversi, all’essere di esprimersi nel tempo e nello spazio.

da “Wa, La via giapponese all’armonia” Vallardi Editore

🎏 In foto mi sono immersa in un’opera d’arte di Sou Fujimoto Architects (藤本壮介) a #Naoshima, un’isoletta sul bordo della prefettura di #Kagawa, luogo di rara magia.

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🌸⛩Vi piace questa serie di scatti? Mi piaceva stagliarmi infine, di spalle, sui luoghi più amati. Come del resto sempre mi accade di fare. Le uniche foto possibili sono queste per me. In contemplazione ~♥🌿

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Published on August 21, 2021 19:15

Sono arrivata a Tōkyō che avevo poco piú di vent’anni

«Sono arrivata a Tōkyō che avevo poco piú di vent’anni. Sono partita da Roma con una immensa valigia color ciliegia, una laurea in Lettere e mia sorella a scortarmi all’aeroporto.

Dovevo restare un anno.
Ne sono passati quindici.
Sono ancora qui.

Da bambina non leggevo manga, non guardavo gli anime alla tv. Anche pensando a un viaggio lontano, il Giappone non mi sarebbe mai venuto in mente. Non fu il paese a farmi innamorare, né fu un giapponese in particolare. Fu invece il giapponese, la lingua.

Cercavo informazioni per regalare un corso di lingua al ragazzo che allora frequentavo, lui sí appassionato di tutto quanto avesse a che fare col Giappone. Quando vidi quei segni che si affollavano sullo schermo, scorrendo dall’alto in basso, da destra a sinistra, fu un colpo di fulmine.
Per temperamento ho sempre amato la complessità, misurarmi con qualcosa che non accetta di aprirsi al primo incontro.

A questo devo il mio amore cocciuto per questo paese, per questa città.»
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🎏 Questo è l’incipit del mio libro «Tokyo tutto l’anno» Einaudi editore con illustrazioni di #Igort , nella cui introduzione ho raccontato la mia storia personale.

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Published on August 21, 2021 07:07

Tokyo è Itaca per me

Sembrano le cascate del Niagara ma è solo luce. Tōkyō mi ha salutata così, mentre la sorvolavo al tramonto.

E quando una città ti tratta in questa maniera è impossibile lasciarla andare. Perché l’amore migliore è quello che ti dà quanto vuole, quando se la sente, senza pretendere in cambio quasi niente.

Per quanto lontano potrò mai andare, so che Itaca è questa per me.

Grande Tōkyō. Piccola Tōkyō mia.

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Published on August 21, 2021 07:04

August 20, 2021

Arcobaleno a Naoshima

Ora. Proprio ora a Naoshima.
Nello Shikoku, il Giappone della provincia. ❤

E intanto scrivo un articolo che troverete presto su la Repubblica 🎏

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Published on August 20, 2021 07:09

July 14, 2021

Boltanski e i battiti del cuore

Boltanski mi ha insegnato che si possono collezionare non solo francobolli e monete ma #battiti del #cuore.

Che serve ricordare per poter dimenticare. Che la memoria è fatta di cose praticissime, di oggetti, di luce. Soprattutto di intenzione.

Esiste in Giappone, nell’Isola di #Teshima un Archivio del Cuore (Les Archives du coeur) che raccoglie la musica interna del sangue di migliaia di persone. Raccolti in svariati pezzi del mondo, Boltanski li ha voluti custodire qui, in questo paese che lo ha accolto sempre con grande attenzione.

E io devo a un mio amatissimo professore (Matsuura-sensei) la conoscenza di Christian #Boltanski, di cui mi capita così spesso di parlare, un artista dalle suggestioni immense che mi è entrato (letteralmente) nel cuore e che oggi muore.

Allora ripenso a quante diverse #collezioni abitino le vite. C’è chi colleziona libri, chi autografi, chi figurine, chi pupazzi o oggetti a forma di rane. E poi ecco: battiti del cuore.

Ognuno ne colleziona uno, il proprio, cui si aggiunge nel tempo il ritmo sincronizzato – ma quanto perfettamente? – di altri. E in uno di quegli slanci che mi fanno sentire più felice di essere al mondo, mi viene voglia di registrare il #battito cardiaco delle persone che per me sono più importanti, metterli insieme, stare a sentire che musica fanno. Sentire il ritmo affollato delle vite che ho attorno.

🎋 Qui il link in inglese agli Archivi del Cuore sull’Isola di Teshima https://benesse-artsite.jp/en/story/2...

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Published on July 14, 2021 15:25

May 29, 2021

Un nuovo nome

Ieri pensavo al peso specifico del nome quando lo si pronuncia. A quanto sia bello posare le labbra su ogni sillaba, l’impronta digitale nel suono..Consonanteconsonantevocale doppiaconsonantevocale consonanteconsonantevocale..La familiarità non è il diminuitivo (né il vezzeggiativo) è proprio l’eco del nome originario, quello che mi ossessiona perché è il primo dono e insieme la prima imposizione che ci porta nel mondo. E mentre scrivevo il romanzo ripercorrevo il ricordo di persone nella mia famiglia che da adulte hanno cambiato all’anagrafe il proprio nome perché non gli piaceva, altre che hanno finto di divorziare solo per recuperare il proprio cognome, ricordavo il sacrificio di Ryosuke nel prendersi sulle spalle anche il mio cognome per fare felice mio padre, nella mia gioia nell’inglobare il suo nel mio, nel regalarlo compatto ai due bimbi che accudiamo insieme.Ed è bellissimo accogliere nuovi nomi nella propria vita, nuove persone. Applicare a un nome anche comune quel volto specifico, quella voce.E per ognuno che dice «Laura» io un po’ mi emoziono, che sia un uomo o una donna non cambia. Perché la pronuncia è diversa. E perché, a mia volta, posso tenere nella bocca le sillabe del nome di un’altra persona. Così ognuno, nella mia mente, si spezza in più volti. E ognuno ha la sua storia.Mi piace da matti questa cosa, per cui condividiamo in milioni il medesimo nome. Persone diversissime per età, provenienza, carattere, tratti del volto. Individui che si voltano tutti insieme se pronunci una sola parola.«Laura?»...📷 Gregory Colbert, fotografo da sempre amatissimo.
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Published on May 29, 2021 12:10

March 16, 2021

L’ESSENZIALE _Il Figlio del Foglio

Sōsuke ha bisogno di dire più sì. Emilio ha bisogno di cadere nelle storie per farsi più calmo.Sōsuke ama i suoni improvvisi, le onomatopee che tirano piccole orecchie dentro a pagine meno illustrate, Emilio ama Daidara-bocchi, il gigante della tradizione giapponese, che si dice abbia creato il monte Fuji con le sue manone. Sōsuke si affeziona alle storie – quando finiscono pare un po’ triste. Emilio non riesce a non fare domande mentre si legge. Entrambi amano allungare le ditine sui disegni e contare, seguire il confine delle figure.  Tengo un quadernino Moleskine da quando Sōsuke ed Emilio sono nati, uno per ognuno. L’ho inaugurato per trascrivere commenti, frasi ai miei bimbi, per quando saranno grandi, come qualcosa da consegnare quando andranno via di casa e avranno bisogno di ricordare quanto amore li ha preceduti. La verità, però, è che non trovo mai il tempo, o meglio, non riesco a creare quel tempo per compilarlo. Sono una persona incostante e il tempo scivola tra le crepe di un giorno, pulizie, asilo, di fretta, tutti in bici, dove sono le chiavi? Poi, un giorno, ho pensato – come si pensano le cose belle ma forse impossibili da realizzare, quelle che sono così lontane da te che, chissà, magari ci puoi pure provare – ecco, ho pensato che l’unica maniera di dire loro qualcosa, di stargli vicino, di trovare una forma nuova per parlare ai miei figli e spiegare loro quale mistero tiene la mamma attaccata a un rettangolo illuminato, dove in mano, dove più grande sul tavolo del soggiorno, fosse scrivere non a loro ma per loro. Sōsuke ha cinque anni, Emilio ne ha tre. Ho scritto un libro di favole. Di fiaba in fiaba ho messo dentro l’essenziale – come l’occorrente in una sacca da viaggio. Per ogni fiaba ho nascosto un messaggio, una delle frasi non scritte sul quadernino.«Per quante volte si cada, ci si rialzerà sempre. Lo vedi Sōsuke? Proprio come il bonzo Daruma che perde i pezzi per strada ma, alla fine, rotola che è una meraviglia». «La paura, Emilio, non è una brutta cosa. Anzi! Guarda la piccola volpe Ko-kitsune-ne: proprio grazie alla paura, lei scopre il modo di illuminare il cielo di Yamato di fuochi d’artificio: nessuno c’era riuscito prima di lei». «Non è amare tanto che importa, bambini, ma bene. Come il pastorello Hitsuji-boshi che si impegna per amare con rispetto e dolcezza la principessa della stella Ori-hime mentre il demone del vento Fūjin la vuole per sé e basta. Notate la differenza?». «Le bugie non sono nient’altro che storie, piccini miei, se la realtà non vi sta bene la potete trasformare, inventatela nelle storie come fa Uso-tsukino, il bambino più bugiardo delle terre di Yamato!». «E poi, ricordate, come dice la dea della Primavera all’uccellino Uguisu, non serve parlare tanto, anzi, è meglio dire meno ma meglio. In generale meglio poco ma buono!»  Dentro Goro goro ho messo l’Occidente della madre e l’Oriente del padre, perché nel miscuglio che sono, ritrovassero quel mondo mescolato che è il loro sangue. So che un giorno questi due bimbi dai nomi lunghissimi (Claudio Sōsuke ed Emilio Kōsuke) e dal doppio cognome (Imai Messina) partiranno e decideranno dove allungare le proprie radici, in un luogo tra Italia e Giappone, o magari in un terzo posto del mondo. E allora, in questo libro di fiabe, ho messo al centro il viaggio, ma il tesoro non è mai l’obiettivo. Del resto, Cristina Campo scriveva che il bottino, in fondo, in nessuna fiaba si sa praticamente dove va a finire, che le immense ricchezze di diamanti e rubini non servono a nulla; anzi “accade in ogni fiaba che, partiti per avere una cosa, se ne riceva misteriosamente un’altra.” In questo libro che ho scritto per loro, ho messo tuttavia anche un messaggio per me. L’ho fatto pronunciare a Uso-tsukino, quando un Orco Dentone gli domanda il suo lavoro: «Io? Nella vita cresco… sono un bambino» rispose Uso-tsukino con educazione. È un promemoria per me: stanno imparando a vivere in questo mondo molto più complicato delle fiabe che ho scritto per loro. Crescere è la cosa più complicata che c’è. «Non mettergli fretta, Laura. Il loro lavoro non è meno importante di quello che fai tu.» Pezzo uscito su IL FIGLIO DEL FOGLIO (13/03/2021)
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Published on March 16, 2021 01:43

March 9, 2021

Decimo anniversario del disastro del Tohoku – Repubblica

È un anniversario importante.Dieci anni dall’11 marzo 2011.Trovate un mio lungo pezzo con stralci preziosi di dialogo con il guardiano del Telefono del Vento a Bell Gardia sulla prima pagina della Cultura di la Repubblica Leggetelo se vi capita.Per ricordare quel giorno e i giorni, durissimi, che sono seguiti. E un po’ seguono ancora.
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Published on March 09, 2021 21:21

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Laura Imai Messina
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