Antonio Meridda's Blog, page 3
August 18, 2018
Tanti amici, poche amiche: sesso e amicizia
Tanti amici, poche amiche: sesso e amicizia
Antonio Meridda
Ricordo che, come sempre, affronterò il tema da un punto di vista scientifico.
Ognuno di noi avrà un’esperienza personale e diversa della questione. La scienza però va a percentuali e stime, soprattutto per gli ambiti comportamentali, quindi non si parla di “gli amici di Giulio” o “le amiche di Maria”, ma in modo generale di amicizie maschili e femminili.
Uomini e donne: come intendono l’amicizia e perché
Ancora una volta, il ruolo modifica questo aspetto almeno quanto il comportamento individuale e la pe[image error]rsonalità.
Con ciò intendo dire che il modo di comportarsi, che è acquisito, cioè imparato durante la vita, è molto importante, ma altrettanto lo è il sesso di appartenenza.
Come ormai sappiamo bene, i ruoli sono di base due: cacciatori e raccoglitrici. In alcune culture anche gli uomini sono diventati raccoglitori, ma praticamente in nessuna cultura abbiamo donne cacciatrici.
Dividiamo comunque per motivi di comodità i sessi in queste due grandi categorie.
Di quali e quanti amici hanno bisogno entrambi? L’esperienza ci porterebbe a pensare che “l’amico è quella cosa che più ce n’è e meglio è”, ma la realtà non è esattamente così.
Avere molti amici è vantaggioso, perché l’unione fa la forza. Ma, come sa chiunque usi i social network, il termine stesso di amicizia è molto vago.
C’è infatti chi ritiene l’amico qualcuno che deve sacrificarsi, chi impegnarsi, chi lo vuole sempre pronto ad aiutare, chi lo riconosce nel momento del bisogno eccetera.
Una cosa è certa: avere amici è faticoso! Curarsi di 5 amici è una cosa, curarsene di 100 un’altra.
Non è quindi sorprendente sapere che maschi e femmine intendono il gruppo di amici, di solito, in modo un pò diverso.
Amici maschi
Gli uomini hanno sviluppato con gli amici un rapporto di funzione: molti amici sono utili perché ti aiutano in un compito, come cacciare, costruire una casa, sconfiggere un villaggio nemico. I gruppi di amici maschili sono per questo di solito piuttosto ampi, ma la conoscenza individuale degli stessi è in genere alquanto limitata. Un uomo non sa e spesso NON VUOLE SAPERE se l’amico ha problemi con i genitori, i fratelli, gli altri amici, la sua partner, il lavoro ecc. ecc. Certo, ci sono situazioni in cui un amico chiederà aiuto, magari per queste questioni, e in quel caso – e solo in quello – si interesseranno, ma ciò avviene perché possono dare appoggio per risolvere una situazione. Ad esempio, se un amico ha problemi con la fidanzata e chiede aiuto su come risolverli, l’altro amico cerca una soluzione con lui o suggerisce un rimedio.
Ma non si sognerebbe MAI di essere lui a chiedere o a informarsi sul rapporto tra lui e lei. Il concetto maschile generale è: “non sono fatti miei e non voglio essere coinvolto!”.
Mantenere un gruppo di amici di cui si sa fondamentalmente il nome e forse l’indirizzo non è quindi molto difficile, e pertanto gli uomini (soprattutto i ragazzi) formano grossi gruppi di amici. L’unione fa la forza.
Amiche donne
Le donne al contrario sviluppano con le amiche un rapporto molto più profondo. L’amica è la confidente, la spalla su cui e con cui piangere, la referente cui si svelano i segreti, colei che condivide tutto. Un’amica vuol sapere tutto dell’altra, e spesso ritiene questa la vera “prova” dell’amicizia: chi non si fida e non si confida non è una vera amica, al massimo una conoscente. Non è pensabile avere centinaia di amiche simili, perché molto semplicemente non basterebbe il tempo. Ci si concentra quindi su poche fidatissime compagne. D’altra parte, queste non devono, come nel caso degli uomini, sconfiggere un nemico tutte insieme o costruire una casa. Questi, nei millenni, sono per lo più compiti maschili. Un’amica può invece essere un valido supporto in caso di forte stress, o per organizzare il tempo, scambiandosi favori: io bado a tuo figlio e tu mi aiuti a organizzare la festa per mia madre, per fare un esempio.
Ovvio, anche qui avere 5 amiche è meglio che averne una sola, anche perché le amiche del cuore sono davvero amiche del cuore. Negli uomini c’è il concetto di “miglior amico”, che è quello con cui si andrebbe in guerra, ma difficilmente sarà qualcuno cui confessare i propri problemi emotivi.
Conclusioni
Questo programma “di base” è ovviamente, ribadisco, modificato dalla personalità, cioè dall’insieme di esperienze che forgiano la nostra individualità. Sarà quindi possibile avere donne con moltissime amiche e uomini con pochissimi amici. Sono però una minoranza rispetto al totale.
E voi quanti amici avete?
Per approfondire
Meridda, F.Pandiscia “Il Metodo Anticorna“.
S. Pinker, “Il paradosso dei sessi”
I. Eibl-Eibesfeldt “Etologia umana”
A. & B. Pease “Perché gli uomini possono fare una sola cosa per volta e le donne ne fanno troppe tutte insieme?”
S. Feldhahn “Perché gli uomini fanno sesso con il lavoro e le donne se ne innamorano“

Se l'articolo ti è piaciuto, ti chiedo per favore di condividerlo sui social network, a te non costa nulla e per me è importante. Grazie mille!

#social-sharing-46d9626adc69a415eb12f3d2cd46f030 li{
text-align: center;
/*margin-left: auto;*/
/*margin-right: auto;*/
}

Vuoi saperne di più sulla coppia e i suoi meccanismi?
Ti suggerisco il libro
Il Metodo Anticorna!

#btn_1_450bdd063a6bd63d45f168da6704f16e .text {font-size:32px;color:#000000;font-weight:bold;text-shadow:#ffff00 0px 1px 0px;}#btn_1_450bdd063a6bd63d45f168da6704f16e .subtext {text-shadow:#ffff00 0px 1px 0px;}#btn_1_450bdd063a6bd63d45f168da6704f16e {padding:30px 40px;border-color:#000000;border-width:1px;-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;background:#ffff00;background:-webkit-gradient(linear, left top, left bottom, color-stop(0%, #ffff00), color-stop(100%, #ffa035));background:-webkit-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-moz-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-ms-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-o-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:linear-gradient(to bottom, #ffff00 0%, #ffa035 100%);filter:progid:DXImageTransform.Microsoft.gradient(startColorstr=#ffff00, endColorstr=#ffa035, GradientType=0);box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_450bdd063a6bd63d45f168da6704f16e .gradient {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_450bdd063a6bd63d45f168da6704f16e .shine {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_450bdd063a6bd63d45f168da6704f16e .active {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_450bdd063a6bd63d45f168da6704f16e .hover {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}Aggiungi al Carrello
L'autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull'argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come gestire la coppia.
.optin-monster-success-message {font-size: 21px;font-family: "HelveticaNeue-Light", "Helvetica Neue Light", "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, "Lucida Grande", sans-serif;color: #282828;font-weight: 300;text-align: center;margin: 0 auto;}.optin-monster-success-overlay .om-success-close {font-size: 32px !important;font-family: "HelveticaNeue-Light", "Helvetica Neue Light", "Helvetica Neue", Helvetica, Arial, "Lucida Grande", sans-serif !important;color: #282828 !important;font-weight: 300 !important;position: absolute !important;top: 0px !important;right: 10px !important;background: none !important;text-decoration: none !important;width: auto !important;height: auto !important;display: block !important;line-height: 32px !important;padding: 0 !important;}.om-helper-field {display: none !important;visibility: hidden !important;opacity: 0 !important;height: 0 !important;line-height: 0 !important;}html div#om-xb3c0llzzl-post * {box-sizing:border-box;-webkit-box-sizing:border-box;-moz-box-sizing:border-box;}html div#om-xb3c0llzzl-post {background:none;border:0;border-radius:0;-webkit-border-radius:0;-moz-border-radius:0;float:none;-webkit-font-smoothing:antialiased;-moz-osx-font-smoothing:grayscale;height:auto;letter-spacing:normal;outline:none;position:static;text-decoration:none;text-indent:0;text-shadow:none;text-transform:none;width:auto;visibility:visible;overflow:visible;margin:0;padding:0;line-height:1;box-sizing:border-box;-webkit-box-sizing:border-box;-moz-box-sizing:border-box;-webkit-box-shadow:none;-moz-box-shadow:none;-ms-box-shadow:none;-o-box-shadow:none;box-shadow:none;-webkit-appearance:none;}html div#om-xb3c0llzzl-post .om-clearfix {clear: both;}html div#om-xb3c0llzzl-post .om-clearfix:after {clear: both;content: ".";display: block;height: 0;line-height: 0;overflow: auto;visibility: hidden;zoom: 1;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-optin {position: relative;text-align: center;margin: 0 auto;max-width: 100%;width: 100%;background: transparent;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-content {position: relative;margin: 0 18px;border: 1px solid #dcdcd9;border-top: none;-webkit-box-shadow: 0px 6px 11px -7px #000000;-moz-box-shadow: 0px 6px 11px -7px #000000;box-shadow: 0px 6px 11px -7px #000000;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-header {position: relative;-webkit-box-shadow: 0px 5px 11px -7px #000000;-moz-box-shadow: 0px 5px 11px -7px #000000;box-shadow: 0px 5px 11px -7px #000000;z-index: 2;background: url(http://antoniomeridda.com/wp-content/...) 0 5% repeat-x,url(http://antoniomeridda.com/wp-content/...) 0 95% repeat-x;background-color: #50aae9;border: 1px solid #3880bd;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-header:before,html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-header:after {content: "";position: absolute;display: block;border-style: solid;border-color: #3880bd transparent transparent transparent;border-top-color: inherit;bottom: -18px;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-header:before {left: -1px;border-width: 18px 0 0 18px;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-header:after {right: -1px;border-width: 18px 18px 0 0;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-optin-title {font-size: 24px;color: #fff;-webkit-text-shadow: #888 -0 0 1px;-moz-text-shadow: #888 -0 0 1px;text-shadow: #888 -0 0 1px;width: 100%;padding: 25px 40px;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-content-clear {float: left;display: table;background: url(http://antoniomeridda.com/wp-content/... #fff;vertical-align: middle;width: 100%;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-optin-tagline {display: table-cell;font-size: 15px;line-height: 24px;color: #858585;width: 100%;margin-bottom: 15px;padding-left: 0;vertical-align: middle;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-left {display: table-cell;vertical-align: middle;width: 50%;padding: 50px 30px;position: relative;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-left.om-has-image #om-post-banner-optin-tagline {width: 75%;padding-left: 15px;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-optin-image-container {display: table-cell;vertical-align: middle;position: relative;width: 0%;height: auto;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-left.om-has-image #om-post-banner-optin-image-container {width: 25%;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-optin-image-container img {display: block;margin: 0 auto;text-align: center;height: auto;max-width: 100%;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-right {display: table-cell;vertical-align: middle;width: 50%;padding: 50px 30px 50px 0;position: relative;}html div#om-xb3c0llzzl-post input,html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-optin-name,html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-optin-email {background-color: #fff;width: 100%;height: 45px;border: 1px solid #c7c9bd;border-radius: 3px;-webkit-box-shadow: 0 1px 6px -3px rgba(0,0,0,0.8) inset;-moz-box-shadow: 0 1px 6px -3px rgba(0,0,0,0.8) inset;box-shadow: 0 1px 6px -3px rgba(0,0,0,0.8) inset;font-size: 16px;line-height: 24px;padding: 6px;overflow: hidden;outline: none;margin: 0 0 10px;vertical-align: middle;display: inline;color: #222;}html div#om-xb3c0llzzl-post input[type=submit],html div#om-xb3c0llzzl-post button,html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-optin-submit {background: #50aae9;border: 1px solid #3880bd;-webkit-box-shadow: 0 1px 1px -1px #fff inset;-moz-box-shadow: 0 1px 1px -1px #fff inset;box-shadow: 0 1px 1px -1px #fff inset;-webkit-text-shadow: #888 -0 0 1px;-moz-text-shadow: #888 -0 0 1px;text-shadow: #888 -0 0 1px;color: #fff;font-size: 16px;padding: 6px;line-height: 24px;text-align: center;vertical-align: middle;cursor: pointer;display: inline;margin: 0;margin-top: 10px;width: 100%;}html div#om-xb3c0llzzl-post input[type=checkbox],html div#om-xb3c0llzzl-post input[type=radio] {-webkit-appearance: checkbox;width: auto;outline: invert none medium;padding: 0;margin: 0;}.optin-monster-image-placeholder {background-size: contain !important;}@media screen and (max-width: 600px) {html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-left,html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-right {display: block;width: 100%;padding: 0 30px;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-left {padding-top: 50px;padding-bottom: 20px;}html div#om-xb3c0llzzl-post #om-post-banner-right {padding-bottom: 50px;}}html div#om-xb3c0llzzl-post form{text-align:left;}Iscriviti alla mia Newsletter per non perderti un articolo

Email Inserisci la tua migliore email. E' li che riceverai la risorsa
Tanti amici, poche amiche: sesso e amicizia
Antonio Meridda
Antonio Meridda - Scrittore, autore di "Prova a mentirmi"
August 16, 2018
Come ti comporti con gli altri? Dipende dal tuo enneatipo
Come ti comporti con gli altri? Dipende dal tuo enneatipo
Antonio Meridda
L’enneatipo, questo sconosciuto! Prima di tutto: cosa diamine è un enneatipo? E che dovrebbe importarmi di questa cosa?
Bé… tanto! L’enneatipo è, secondo l’enneagramma, l’analisi del tuo profilo caratteriale.
E quindi? Lo fanno in tanti il profilo. Ovunque ci sono quiz “quale cibo dell’estate sei?” o “quale personaggio del Signore degli Anelli sei?” o “quale test assurdo di gente che fa test assurdi sei?”
Vero. Ma l’enneatipo non è una cosa così banale.
Anche se per localizzare il proprio la tecnica è piuttosto simile a quella dei test…
Come funziona l’enneatipo
Quindi, parliamo con l’enneagramma. Non ti farò tutta la storia, ti bastino 2 dati.
comprende 9 modelli di personalità, e ognuno di noi ne ha uno principale (l’enneatipo);
è stato ammesso come metodo scientificamente attendibile nella moderna psicologia anche se è antichissimo.
Perché mi sono interessato all’enneagramma e alla definizione di un enneatipo, dunque?

lo spaventoso enneagramma!
Perché siamo creature molto complesse, e sapere che enneatipo sei e che enneatipo sono gli altri mi evita gran parte dei problemi che il mio cervello paleolimbico non riesce ad amministrare. Tradotto: per andare d’accordo con gli altri.
Essendo abbastanza semplice da definire, l’enneatipo ha il vantaggio di dare delle linee guida semplici cui riferirsi.
Ogni enneatipo ha un modello, comprensivo di cose da evitare, cose da temere, cose da fare. Lo so, detta così sembra una sorta di oroscopo.
Ma sono imbevuto di scienza, non di pseudoscienza e/o superstizioni (sinonimo di pseudoscienza, ma oggi va di moda il primo termine) quindi mi riferisco a cosa è dimostrabile.
Un enneatipo si riferisce a come sono cresciuto, e quindi a che direzione la mia psicologia ha preferito in base alle esperienze dei primi anni di vita.
Non ha quindi a che fare con il movimento della stella Tau Ceti che il 24 settembre era proprio in opposizione ad Antares (che ha senso come “sono una persona introversa perché quando sono nato il ginecologo aveva i pantaloni blu”).
Definiamo l’enneatipo
Ok, andiamo a vedere nello specifico come funziona.
Intanto, quanti sono gli enneatipi? Ovvio: 9. Enneagramma vuol dire infatti “disegno dei 9” ed enneatipo “tipo dei 9”.
Quali sono? Facciamo un breve elenco.
Enneatipo 1: il perfezionista. Chi ha questo enneatipo è preciso ai limiti della pignoleria. Non in tutto, ma per quel che lo interessa è maniacale! Ha anche un bel caratterino: è severo e pretende la sua stessa precisione anche dagli altri.
Enneatipo 2: l’altruista. Si intuisce. Comunque, chi ha questo enneatipo adora la compagnia e detesta essere da solo. Per stare con gli altri è ben disposto ad aiutare chi ritiene ne abbia bisogno.
Enneatipo 3: il manager. Profondo come una pozzanghera, è una persona che adora una cosa sopra tutte le altre: il successo. Questo pu

migrazione dell’enneatipo
ò essere in forma di denaro, notorietà, fama, onore. Poco importa. Ciò che conta è vincere!
Enneatipo 4: il romantico-tragico. Pronto a fare una scenata perché gli è finito il caffè e a piangere per ore perché il sole in autunno tramonta alle 6, adora i sentimenti. Ne è quasi dipendente, e vive nutrendosi di profonde (eccessive) emozioni.
Enneatipo 5: l’eremita. Detesta il caos, la confusione e il chiasso prodotto in particolare dalle folle. Adora la solitudine e il potersi concentrare su ciò che conta. Molto profondo, è allo stesso tempo piuttosto difficile da avere come amico.
Enneatipo 6: lo scettico. Pochissimi amici ma molto fidati e moltissimi nemici di cui non si fida. Questo il mondo dello scettico. Sa che tutti possono cercare di fregarlo, e vive nel terrore che gli facciano un pacco.
Enneatipo 7: l’epicureo. Nome figo per dire “il fancazzista”. L’epicureo adora divertirsi, essere allegro e fare cose nuove e interessanti. Non importa quali siano. La sua peggior paura? La responsabilità!
Enneatipo 8: il boss. Una cosa sola conta: il comando. Non importa se si parla della propria classe, del condominio, della squadra di calcio o del mondo. Il boss adora avere il comando e dei seguaci. E fa di tutto per riuscire.
Enneatipo 9: il diplomatico. Ti sei riconosciuto in tutti e in nessuno? Così fa il diplomatico. Non gli importa granché delle profonde passioni, manie e concetti degli altri enneatipi. A lui interessa prima di tutto la pace e la calma. Perché sta bene anche con gli altri, a condizione di non essere disturbato.
Qual è il mio enneatipo?
Ecco, questo è più complesso da definire. Sono certo che saranno almeno 2 o 3 quelli che ti “calzano” bene.
Non saremmo esseri umani, altrimenti. La cosa interessante è che spesso il nostro enneatipo ci sfugge, mentre riusciamo a identificare bene quello di chi abbiamo incontro. Di sicuro avrai pensato qualcosa come “ah, sì, il mio vicino è proprio un 3!” o “mio padre è un 1, sicuro!”.
Non possiamo stabilire il tuo enneatipo con un solo articolo, ma ti darò una traccia per capire come funziona, che mi ha insegnato un mio maestro anni fa: l’enneagramma al bar.
Enneatipo 1: “un caffè. Veloce!”
Enneatipo 2: “un caffè per me e per il mio amico”
Enneatipo 3: “un caffè. Il più caro che hai”
Enneatipo 4: “ah, un tempo sì che facevano un buon caffè…”
Enneatipo 5: “un caffè al tavolo”
Enneatipo 6: “un caffè. Lo faccia davanti a me, non è che usa il filtro strausato o l’aspartame invece dello zucchero?!”
Enneatipo 7: “un caffè con del cognac!”
Enneatipo 8: “un caffè per tutti!”
Enneatipo 9: “quando ha tempo… se non disturbo… potrei avere un caffè?”
Come usare l’enneatipo
Bene, adesso abbiamo le idee più chiare. Ma rimane il gran dubbio: a cosa mi serve questo benedetto enneatipo?
Come sai, lo scopo dovrebbe essere quello di capire gli altri per entrare in relazione con loro. Facile a dirsi!
Mi rendo conto, non è facile sfruttare questa conoscenza una volta acquisita, ma i vantaggi sono indubbi.
Infatti stabilire un enneatipo permette di capire cosa e come fare. Non è un oroscopo, ripeto, ma per certi versi diciamo che ci assomiglia.
Ogni enneatipo ha infatti altri enneatipi con cui entra facilmente in relazione. Purtroppo, ci sono anche quelli che “cozzano” tremendamente con lui.
Per esempio, un altruista (enneatipo 2) ha spesso difficoltà a relazionarsi con un eremita (enneatipo 5): a uno piace stare insieme a tanta gente, l’altro detesta proprio questo aspetto.
Non siamo tutti diplomatici (enneatipo 9) quindi non è facile avere ottimi rapporti con tutti. Possiamo però, sapendo con chi abbiamo a che fare, evitare gli scontri aperti.
Quindi ricorda che:
Il tipo 1 (enneatipo perfezionista) detesta essere considerato incapace, Non gli piace che le cose siano fatte senza impegno.
Il tipo 2 (altruista) detesta stare solo. Non gli piace non essere considerato.
Il tipo 3 (manager) detesta il fallimento. Non gli piace che il successo sia dato per scontato.
Il tipo 4 (romantico-tragico) detesta la razionalità. Non gli piace fare le cose senza sentimento.
Il tipo 5 (l’eremita) detesta la folla. Non gli piace essere superficiale.
Il tipo 6 (lo scettico) detesta le fregature. Non gli piace chi agisce per puro interesse personale.
Il tipo 7 (l’epicureo) detesta le responsabilità. Non gli piace annoiarsi.
Il tipo 8 (il boss) detesta obbedire agli altri. Non gli piace chi non ha carattere.
Il tipo 9 (il diplomatico) detesta gli scontri e il caos. Non gli piace dover decidere per qualcuno a scapito di qualcun altro.
Questo schema ci dice già parecchio su come comportarci.
Conclusioni
L’enneagramma è uno strumento molto potente, grazie al quale ogni enneatipo può essere identificato, gestito e compreso. E a nessuno di noi piace qualcosa di più che l’essere capiti. Apprendendo l’enneagramma possiamo quindi avere una sorta di “mappa” con cui orientarci per avere relazioni migliori e più efficaci con gli altri.
Che si può desiderare di più?
Antonio
Per approfondire
H. Palmer “L’enneagramma. La geometria dell’anima che vi rivela il vostro carattere”
C. Naranjo “Carattere e nevrosi. L’enneagramma dei tipi psicologici”
V, Fanelli “Migliora le tue relazioni con l’enneagramma e la PNL”

Se l'articolo ti è piaciuto ti invito a condividerlo sui social. A te non costa nulla e per me è importante. Grazie!

#social-sharing-b7915d0540d9598966cf8c055a5b3162 li{
text-align: center;
/*margin-left: auto;*/
/*margin-right: auto;*/
}

Vuoi saperne di più sull'Enneagramma e i suoi meccanismi?
Ti suggerisco il libro Enneagramma per Tutti!

#btn_1_0393252171fc6683149141849208c76b .text {font-size:36px;color:#002080;font-family:Montserrat;font-weight:bold;text-shadow:#efefbd 0px 1px 0px;}#btn_1_0393252171fc6683149141849208c76b .subtext {text-shadow:#efefbd 0px 1px 0px;}#btn_1_0393252171fc6683149141849208c76b {padding:23px 63px;border-color:#002080;border-width:5px;-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;background:#fbff1f;box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_0393252171fc6683149141849208c76b .gradient {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_0393252171fc6683149141849208c76b .shine {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_0393252171fc6683149141849208c76b .active {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_0393252171fc6683149141849208c76b .hover {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}Compra su Amazon
L'autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull'argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come funziona il linguaggio del corpo.
Come ti comporti con gli altri? Dipende dal tuo enneatipo
Antonio Meridda
Antonio Meridda - Scrittore, autore di "Prova a mentirmi"
August 12, 2018
Perché la PNL non funziona?
Perché la PNL non funziona?
Antonio Meridda
La PNL (programmazione neuro linguistica) è ormai così tanto diffusa che fa a gara, tra gli argomenti condivisi e sconosciuti, con lo sbarco sulla Luna e le scie chimiche. E come questi altri due, è più il fumo dell’arrosto.
Come siamo giunti a questo punto? Cosa diamine è per davvero questa PNL?
La PNL: se la conosci la eviti
Il mondo è stato invaso dalla più invasiva e pericolosa forma di fanatismo degli ultimi millenni. Una religione che basa il suo successo sulla capacità di fare nuovi proseliti promettendo miracoli e salvezza. So che mi avete inteso. Si tratta proprio di lei, non prendiamoci in giro: la PNL.
Quando due brillanti studenti di nome Richard Bandler e John Grinder, nella prima metà degli anni ’70, “costruirono” la PNL, non si sarebbero mai aspettati che ne sarebbe venuta fuori una cosa del genere.
Il loro scopo era riunire le migliori tecniche di comunicazione e psicologia applicata per poter aiutare tutte le persone in difficoltà.
L’effetto fu ben altro. Tutti, eccetto le pesone in difficoltà, volevano ciò che la PNL permetteva: guarire.
Ciò che Bandler e Grinder non pensavano era che tutti erano malati. E chi non lo era poteva benissimo essere illuso di esserlo.
Il successo della PNL era solo questione di tempo. E così fu.
A cosa cavolo serve la PNL?
Cerchiamo di capire come funziona. Il principio di base è tanto semplice quanto disarmante: il cervello umano è così complesso che è formato da un insieme di parti, che per comodità possiamo suddividere in parte logica e parte istintiva. La realtà è molto più difficile, ma la pseudoscienza va forte di questi tempi, e nessuno vuol sentire parole difficili, quindi lasciamo così.
Le due parti vanno molto difficilmente d’accordo, perché hanno scopi quasi opposti: la parte razionale deve comprendere e adattarsi ai cambiamenti. La parte istintiva, al contrario, reagisce come sempre ha fatto, da migliaia di anni.
La PNL permette, comunicando nel modo giusto, di “mettere in contatto” queste due parti, ottenendo una sorta di “dialogo” che elimina molti problemi.
L’ancoraggio della PNL
Una delle più utilizzate tecniche di PNL è quella dell’ancoraggio. Si basa quindi sul meccanismo del condizionamento semplice (il cane di Pavlov per intenderci: suona il campanello e si sbava. In pratica, si associa uno stimolo ad una reazione) a cui viene applicato il condizionamento operante (quello per cui se ogni volta che suoniamo il campanello prendiamo la scossa, evitiamo di suonarlo).
L’idea brillante della PNL è utilizzare un metodo semplicissimo, cioè la sovrapposizione, per mettere insieme i due.
Esempio pratico: se tutte le volte che penso all’odore della casa o della torta della nonna sono travolto dalle emozioni portate dai ricordi, perché non sfruttare questa cosa? Prima di tutto ciò avviene perché il naso è in diretta comunicazione con il cervello, quindi ciò che porta è convertito subito in ricordi ed emozioni (se vuoi saperne di più su come funziona l’olfatto, puoi leggere qui).
Ora, con l’olfatto ciò è molto difficile, ma ci sono sensi molto più facili da influenzare, come l’udito. La musica genera negli esseri umani emozioni simili a quelle olfattive: tutti gli innamorati sanno cosa vuol dire “la nostra canzone”.
Si può quindi fare un “giochetto” molto semplice: sovrapponendo una musica a un’emozione, questa viene del tutto alterata.
Pensa a cosa succederebbe se guardando un film thriller come Psycho o Lo Squalo, invece di una musica di tensione ci fosse la sigla dei Puffi… almeno metà dell’effetto drammatico andrebbe perso. In pratica è ciò che accade con le candid camera: si mette un filmato di per sé doloroso e ben poco comico, come qualcuno che cade rovinosamente, aggiungendo effetti sonori da cartone animato. Il risultato: si ride.
La tecnica dell’ancoraggio funziona in modo analogo, specie nell’antifobia. Si fa pensare ad un momento terribile, e si fa ascoltare nel frattempo la sigla di una sitcom divertente.
Si può manipolare chiunque con la PNL?
In effetti sì, se non si conoscono queste tecniche! Questo può sembrare orribile e malvagio, ma deriva come sempre dall’uso.
Mi spiego: un coltello è un’invenzione utile o terribile? Dipende. L’invenzione in sé è utilissima per cucinare e mangiare. Ma se si usa per ammazzare qualcuno il suo uso diventa sbagliato.
La stessa cosa per la PNL. Io la uso per far smettere di fumare, per aiutare a controllare il peso, per eliminare una fobia. Tutte cose che non si possono ottenere dicendo a qualcuno “fai così e ci riesci”. Ma che invece comunicate nel modo giusto (diciamo manipolando, anche se il termine ha un’accezione molto negativa) si ottiene di aiutare qualcuno in difficoltà.
Potrei usarla quindi per convincere qualcuno di qualcosa a mio vantaggio? Se fossi una creatura con pochi scrupoli, ahimé, sì… per fortuna, non è certo il mio caso! Come avrai ormai capito, sono una persona alquanto etica. Esistono però persone molto più “libere” che non esitano a servirsi della PNL per i loro scopi.
Due categorie in particolare oggi utilizzano la PNL sempre: i pubblicitari e i politici.
Vediamo quindi qualche tecnica per “sfuggire” alla PNL.
Tecniche di dialogo della PNL
Le tecniche di dialogo sono una parte molto importante della PNL. Praticamente l’unica parte che interessa tutti e quella in assoluto più richiesta. Le persone hanno poco interesse per sganciare una fobia, eliminare un problema personale o migliorare la propria vita. Fanno invece molta più attenzione quando si parla di come influenzare gli altri (a fin di bene in teoria, ma vale il principio del coltello spiegato prima) per farsi ascoltare.

La PNL non mostra la verità. Nessuno può
La PNL ha quindi elaborato una serie di trucchi linguistici che sembrano reali ma che, di fatto, ingannano.
Sono davvero tanti, quindi ne esporrò solo qualcuno per dare un’idea.
Causa-effetto: questa tecnica è molto potente, perché sfrutta la nostra naturale tendenza a trovare risposte, tipica del cervello umano. Siccome il nostro cervello ragiona in quest’ottica: “se ho un’azione A otterrò una reazione B”, è facile dargli un’azione reale e unire ad essa una reazione fasulla.
Facciamo un esempio. Se un uovo cade da 5 metri di altezza sull’asfalto (A) si rompe (B). Questa è vera.
Mettiamone ora una falsa, con la premessa vera. Se mi trasferisco all’estero (A) trovo lavoro (B). Questa è falsa. Non c’è nessun motivo logico o scientifico che metta insieme le due cose! Ma siccome è “verosimile”, il cervello ci crederà.
Sono certo che se frequenti i social network avrai visto centinaia di legami di questo tipo, che portano chi li espone ad avere ragione. Ebbene: sono falsissimi!
Modificare il quadro d’azione: anche questa è molto potente. Funziona così: allargo o restringo il caso per smontare la tesi dell’altro. Per un principio molto complesso ma facile a far capire, il cervello umano dà per istinto ragione a chi dimostra che l’altro ha torto. Questo, se ci pensate, è assurdo. Ma funziona, perché siamo animali sociali.
Esempio: se uno dice che la Terra è piatta e io dimostro che non è vero, danno ragione a me. Io potrei anche dire che la Terra è quadrata, non importa: siccome l’altro ha torto, ho ragione io.
Vediamo come ottenerla modificando il quadro. Uno dice “a Roma è pieno di buche per strada”. Per smontare la sua tesi posso restringere il quadro dicendo “la strada tal dei tali sotto casa mia non ha manco un buco, quindi stai mentendo”. Oppure allargare il quadro dicendo “con tutti i problemi che ci sono a Roma e in Italia, stai a vedere due o tre buche per terra? Si vede che non ti interessano le cose importanti!”.
In entrambi i casi, la tesi dell’altro è smontata. Ergo: ho ragione io!
Quindi la PNL insegna solo a manipolare?
No. Ma è pur vero che mette insieme molte pseudoscienze, e sappiamo bene che successo hanno. Mettere in un discorso parole come “neuroni specchio”, “canali d’accesso”, “metalinguaggio” fa sembrare molto intelligenti. La stessa PNL, “programmazione neuro linguistica”, ha un nome che mira a convincere con le parole difficili. E questo lo dicono gli stessi autori!
Purtroppo è facile che chi conosca bene la teoria abbia difficoltà ad applicarla. I migliori tiratori non sono stati né i Colt né i Beretta. I migliori piloti non sono stati né Ferrari né Lamborghini. Una cosa sono gli inventori, i teorici, coloro che sanno le cose per davvero. Altra cosa sono gli usufruitori.
Ovviamente, senza un tiratore abile il miglior fucile del mondo serve a ben poco. Allo stesso modo, senza oratori capaci, la PNL non sarebbe nota a nessuno.
Ma il potenziale della PNL è ben oltre la semplice manipolazione. Tramite essa è davvero possibile aiutare chi ha problemi.
Il problema principale è dato dal fatto che imparare a fare è molto semplice, e in tanti provano ad applicare la PNL senza avere un buon background di studi alle spalle. E quando si agisce così, la PNL in quanto tale, non funziona.
La manipolazione, purtroppo, sì.
Conclusioni
La PNL non è una tecnica assoluta e neppure una panacea. Non è allo stesso tempo un modo diabolico di piegare gli altri alla propria volontà. Invece è una tecnica, molto utile prima di tutto per sé stessi, e come tale consiglio a tutti di impararla e approfondirla.
Antonio.
Per approfondire
Bandler e Grinder: “La struttura della magia”
R. Bandler: “Il potere dell’inconscio e della PNL”
A. Robbins: “Come migliorare il proprio stato mentale, fisico e finanziario”
R. Cialdini: “Le armi della persuasione”
Ti invito a vedere il mio webinar sulla pnl qui sotto.

Se l'articolo ti è piaciuto, ti chiedo per favore di condividerlo sui social network, a te non costa nulla e per me è importante. Grazie mille!

#social-sharing-b5d899d3b09b36719fcd077ac71e7a71 li{
text-align: center;
/*margin-left: auto;*/
/*margin-right: auto;*/
}

Vuoi saperne di più sulla comunicazione e i suoi meccanismi?
Ti suggerisco il libro
Comunicare con la PNL!
#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .text {font-size:32px;color:#000000;font-family:Montserrat;font-weight:bold;text-shadow:#ffff00 0px 1px 0px;}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .subtext {text-shadow:#ffff00 0px 1px 0px;}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b {padding:30px 40px;border-color:#000000;border-width:1px;-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;background:#ffff00;background:-webkit-gradient(linear, left top, left bottom, color-stop(0%, #ffff00), color-stop(100%, #ffa035));background:-webkit-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-moz-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-ms-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-o-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:linear-gradient(to bottom, #ffff00 0%, #ffa035 100%);filter:progid:DXImageTransform.Microsoft.gradient(startColorstr=#ffff00, endColorstr=#ffa035, GradientType=0);box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .gradient {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .shine {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .active {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .hover {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}Aggiungi al carrello
L'autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull'argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto sul linguaggio del corpo.
Perché la PNL non funziona?
Antonio Meridda
Antonio Meridda - Scrittore, autore di "Prova a mentirmi"
August 7, 2018
Verità o penitenza: quale conviene scegliere?
Verità o penitenza: quale conviene scegliere?
Antonio Meridda
Conosci quel gioco in cui si deve confessare qualcosa o subire una penitenza? Mettere le due cose su uno stesso piano non dovrebbe sorprendere. Infatti, per la nostra specie, dire la verità nuda e cruda è qualcosa di così terribile da essere considerata una vera e propria punizione.
La società umana non potrebbe esistere senza la bugia, eppure facciamo di tutto per svelare ciò che gli altri pensano. Assurdo no?
Il peso della verità

E. Benner
Non è bello mentire. Per questo il linguaggio del corpo, il nostro metodo di comunicazione più antico e diffuso, porta a svelare sempre la verità: perché sotto sotto, vogliamo essere sinceri.
Il problema è che quando ci siamo evoluti, dovevamo per forza essere sinceri. Chi mentiva veniva escluso e moriva.
Ma ben presto le cose cambiarono. Più i gruppi diventavano grandi, più era utile mentire al prossimo anziché essere sempre sinceri.
Facciamo un pochino di storia. La specie umana, come ho detto tante volte, appartiene al gruppo dei primati. Ma c’è una differenza fondamentale tra noi e tutte le altre scimmie: la cooperazione. Le scimmie sociali più evolute, come gli scimpanzé e i gorilla, collaborano tra loro, è vero. Ma lo fanno perché è conveniente. Lo fanno, cioè, per uno scopo preciso. Magari se una scimmia è in difficoltà, un’altra la aiuta.
Nel caso umano le cose sono più complesse. Noi siamo del tutto inetti presi da singoli. Non sappiamo costruirci un riparo, procurarci da mangiare e in una parola sopravvivere. Sì, il racconto di Robinson Crusoe è una bella favola. Ma si tratta, appunto, di una favola. L’essere umano necessita dei suoi simili, in un modo in cui nessuna scimmia è paragonabile.
La collaborazione richiede onestà: il primo passaggio tra umano e non umano è proprio qui. I bambini di un anno cercano l’aiuto degli altri, e si coordinano con loro. Non solo: la prima cosa che un umano fa quando ne incontra un altro, per istinto, è classificarlo tra utili e non utili.
Utili sono gli onesti, certo. Ma utili sono anche i forti. E più di tutti, gli abili. Il problema è che non tutti siamo così tanto abili. Quindi, abbiamo imparato a mentire. A mostrarci migliori di quanto siamo, per essere scelti come membri utili dai nostri simili. Per sopravvivere. La menzogna ha permesso a molti di noi di andare avanti!
Verità o menzogna?

Photo by Alex Iby on Unsplash
Spesso si sottovaluta così tanto l’importanza della menzogna come collante sociale da pensare che il mondo funzionerebbe meglio se tutti fossimo sinceri. Balle!
Dire bugie non è solo qualcosa che facciamo per opportunismo, equivale anche alla capacità di elaborare realtà alternative, che si fanno via via più complesse con il crescere e lo sviluppo della logica.
Se avete dubbi su questo, basta chiedere di mentire a un bambino di 9 anni e a un ragazzino di 14. Il primo può dire una bugia di tipo elementare come “non sono stato io”. Il ragazzino riesce a costruire un universo che sostenga la sua bugia, tipo “io ci ho provato, ma mi hanno chiamato per andare alla partita e mentre andavo ho bucato col motorino, sono andato a cambiare la ruota ma non mi bastavano i soldi e quindi ho chiamato un amico, che però ci ha messo più del previsto e alla fine ho fatto tardi”. Non c’è paragone!
Prima di liquidare questo comportamento come sconveniente, è bene ricordare che solo chi non ha capacità di logica e astrazione, cioè persone con gravi ritardi o anomalie al cervello, non mentono mai.
La bugia fa così parte delle nostre tradizioni e abilità che per gli esperti è la radice stessa…
Click To Tweet
Conclusioni
La bugia fa così tanto parte ed è così forte in noi – ovvero siamo così abili a mentire – che in tutte i codici del mondo è vietato farlo. Ci si appella a tutto, dall’onore alla religione per evitare che ciò accada, ma con scarso risultato. La verità è considerata quindi sacra e involabile, e chi la infrange deve essere punito!
Certo, sarebbe utile anche capire chi mente e come, per esempio per arrestare i criminali. Purtroppo questo è il prezzo che si paga per avere una società così complessa senza essere insetti. Perché, è bene ricordarlo, TUTTI gli animali sociali evoluti (uccelli e mammiferi) in qualche misura mentono per il bene del gruppo.
Lo scopo principale della bugia è infatti ottenere un vantaggio personale senza compromettere il gruppo.
Perché noi dovremmo fare eccezione?
Per approfondire
A.Meridda, F.Pandiscia, “Prova a Mentirmi”
A.Meridda, F.Pandiscia, “Il Metodo Antiballe”
I. Eibl-Eibesfeldt “Etologia umana”
Y. N. Harari “Sapiens: da animali a dei“

Se l'articolo ti è piaciuto, ti chiedo per favore di condividerlo sui social network, a te non costa nulla e per me è importante. Grazie mille!

#social-sharing-46419f77b94a2e1e442b7c03228ccb1d li{
text-align: center;
/*margin-left: auto;*/
/*margin-right: auto;*/
}

Vuoi saperne di più sul linguaggio del corpo e i suoi meccanismi?
Ti suggerisco il libro
Prova a Mentirmi!
#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .text {font-size:32px;color:#000000;font-weight:bold;text-shadow:#fff600 0px 1px 0px;}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .subtext {text-shadow:#fff600 0px 1px 0px;}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 {padding:30px 40px;border-color:#000000;border-width:1px;-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;background:#ffff00;background:-webkit-gradient(linear, left top, left bottom, color-stop(0%, #ffff00), color-stop(100%, #ffa035));background:-webkit-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-moz-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-ms-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-o-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:linear-gradient(to bottom, #ffff00 0%, #ffa035 100%);filter:progid:DXImageTransform.Microsoft.gradient(startColorstr=#ffff00, endColorstr=#ffa035, GradientType=0);box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .gradient {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .shine {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .active {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .hover {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}Leggi GRATIS il primo capitolo!
#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .text {font-size:32px;color:#000000;font-family:Montserrat;font-weight:bold;text-shadow:#ffff00 0px 1px 0px;}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .subtext {text-shadow:#ffff00 0px 1px 0px;}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 {padding:30px 40px;border-color:#000000;border-width:1px;-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;background:#ffff00;background:-webkit-gradient(linear, left top, left bottom, color-stop(0%, #ffff00), color-stop(100%, #ffa035));background:-webkit-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-moz-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-ms-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-o-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:linear-gradient(to bottom, #ffff00 0%, #ffa035 100%);filter:progid:DXImageTransform.Microsoft.gradient(startColorstr=#ffff00, endColorstr=#ffa035, GradientType=0);box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .gradient {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .shine {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .active {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .hover {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}Compra il libro su Amazon
L'autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull'argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto sul linguaggio del corpo.
Verità o penitenza: quale conviene scegliere?
Antonio Meridda
Antonio Meridda - Scrittore, autore di "Prova a mentirmi"
July 30, 2018
Violenza o non-violenza?
Violenza o non-violenza?
Antonio Meridda
So cosa stai pensando, ma qui non si parla di scelte etiche. Violenza e non violenza sono analizzate, in questo articolo, come comportamenti istintivi, non acquisiti con l’educazione.
Ovviamente, e spero che su questo non ci siano dubbi, potendo scegliere di risolvere un qualsiasi tipo di conflitto/scontro/incontro con sconosciuti/nemici è meglio evitare la violenza, se si può fare questa scelta.
Per motivi di pudore, candore o come è meglio dire ingenuità al limite dell’idiozia, però, si ignora come sempre la nostra struttura cerebrale e biologica, che non deriva manco per niente da creature amabili e gentili ma da animali che o sopravvivono o sono belli che morti. E questi animali avevano e hanno bisogno di conoscere i propri limiti, il proprio territorio possiamo dire, per capire cosa possono e non possono fare.
Violenza tra bambini e cuccioli: esplorazione e conseguenze
Andiamo dritti al punto: che succede se si mettono due lattanti insieme? Presto o tardi i due inizieranno a cercare un contatto con l’altro. Questa fase è detta in etologia esplorativa, e si spera di non dover spiegare il perché. La fase esplorativa per tutte le creature è di tipo violento. Non per cattiveria – che a quell’età è sconosciuta – ma per semplice istinto e opportunità.

Chi comanda qui?
Chiunque abbia osservato dei cuccioli giocare insieme avrà notato che si azzuffano piuttosto spesso. Stanno giocando, e così facendo prima o poi si fanno male. Che succede a questo punto? Facciamo l’esempio con i cagnetti. Un cagnetto morde l’altro per gioco. L’altro può o piangere e fuggire (stimolando in tal senso un altro morso) o reagire con violenza.
Cosa accade nei lattanti umani? La stessa identica cosa. Uno dei due userà la cosiddetta violenza esplorativa, per esempio metterà un dito nell’occhio dell’altro, per vedere che accade. Per ribadire il concetto: NON PER CATTIVERIA. L’altro può fare come il cucciolo. Caso 1, piange e si dispera. A questo punto se il bambino colpevole è empatico smetterà di fargli del male. Ciò però accade di rado, perché il lattante non ha ben chiaro il concetto di “male”. Può non reagire, e quindi il primo bambino penserà che mettere le dita negli occhi altrui va bene. O può reagire con violenza, dimostrando che non gradisce affatto le dita negli occhi. Se non viene fermato in alcun modo, il bambino aggressore cercherà di fare altro. Le dita negli occhi vanno bene? Ottimo, ora proviamo a tirargli i capelli. E procederà così fino a generare reazioni, cioè a imparare qualcosa. Il meccanismo ha perfettamente senso se ci pensiamo. Immaginiamo a questo punto che l’altro lattante si scocci e reagisca. Cosa penserà l’aggressore? Che l’altro è matto! Come osa ribellarsi adesso, dopo essersi beccato di tutto? Quindi, anziché smorzare l’attacco, lo intensificherà con maggior violenza.
In pratica, la cosa migliore doveva essere quella che accade nei cuccioli, cioè a morso rispondo con un altro morso. Se così non avviene si generano animali forti e dominanti e altri più insicuri. Cosa che ovviamente accade. Il brutto è che se non si “mette al suo posto” l’aggressore all’inizio, sopportando con pazienza le sue malefatte, non si fa altro che invogliarlo a proseguire l’escalation di violenza. Più va avanti, più serve forza e violenza per fermare l’aggressione. Per dire, se all’inizio bastava sgridare o dare un morso, dopo non basta più e occorre passare a maniere molto più forti. Questo vale per tutti i mammiferi di cui abbiamo notizia.
Violenza e non violenza tra i più grandi

Photo by Jeremy Thomas on Unsplash
Incredibile ma vero, la violenza esplorativa NON si estingue con l’età dell’innocenza. Gli adolescenti, come è risaputo, testano di continuo la propria forza contro i genitori e l’autorità. Provano cioè a “mettere le dita negli occhi” dei genitori, i quali non sanno mai come reagire e spesso sopportano, fino a quando il figlio inizia a tatuarsi, a non tornare a casa, a non chiamare per dire se è vivo o morto e così via. A questo punto intervengono, e fanno più danni perché non usano una forza adatta, ma di solito troppo debole tipo “fila in camera tua” o “non potrai usare internet fino a domani”.
L’intento di questo articolo non si rivolge però ai fini educativi dei genitori, quanto alle reazioni verso i prepotenti e i violenti. Usiamo un esempio noto a tutti per la sua efferatezza, Hitler. Se la Germania avesse reagito alla sua violenza iniziale, non si sarebbe mai arrivati al punto tragico in cui invece poi si è giunti. Quando si decise che bisognava reagire, ormai era tardi.
Conclusioni
Oggi i prepotenti, come sempre, usano la violenza esplorativa per capire cosa gli è concesso e cosa no. Questa cosa è DEL TUTTO DIVERSA dalla tolleranza. Si tollera un comportamento diverso se è motivato, e anzi è un bene farlo. NON si deve MAI tollerare la violenza verso chiunque, perché ciò non la ferma. Autorizza solo il violento a continuare.
Questa è biologia ed etologia, cioè scienza, non opinioni.
Per approfondire
M. Piattelli Palmarini “Chi crediamo di essere?”
I. Eibl-Eibesfeldt “Etologia umana”
M. Piattelli Palmarini “Le scienze cognitive classiche. Un panorama”
L. Festinger “Teoria della dissonanza cognitiva”
M.S. Gazzaniga “L’interprete: come il cervello decodifica il mondo”

Se l'articolo ti è piaciuto, ti chiedo per favore di condividerlo sui social network, a te non costa nulla e per me è importante. Grazie mille!

#social-sharing-a6da1f195fb622b652ea4d0d15acdb89 li{
text-align: center;
/*margin-left: auto;*/
/*margin-right: auto;*/
}

Vuoi saperne di più sulla comunicazione e i suoi meccanismi?
Ti suggerisco il libro
Comunicare con la PNL!
#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .text {font-size:32px;color:#000000;font-family:Montserrat;font-weight:bold;text-shadow:#ffff00 0px 1px 0px;}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .subtext {text-shadow:#ffff00 0px 1px 0px;}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b {padding:30px 40px;border-color:#000000;border-width:1px;-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;background:#ffff00;background:-webkit-gradient(linear, left top, left bottom, color-stop(0%, #ffff00), color-stop(100%, #ffa035));background:-webkit-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-moz-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-ms-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-o-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:linear-gradient(to bottom, #ffff00 0%, #ffa035 100%);filter:progid:DXImageTransform.Microsoft.gradient(startColorstr=#ffff00, endColorstr=#ffa035, GradientType=0);box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .gradient {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .shine {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .active {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_3088d9cff65e82858495f2c5a8ba4d2b .hover {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}Aggiungi al carrello
L'autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull'argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto sul linguaggio del corpo.
Violenza o non-violenza?
Antonio Meridda
Antonio Meridda - Scrittore, autore di "Prova a mentirmi"
July 22, 2018
Il rimorso: a cosa serve provarlo?
Il rimorso: a cosa serve provarlo?
Antonio Meridda
Chi di noi non ha mai pensato “perché ho fatto quell’errore?” o “ah, se solo…” o ancora “potessi tornare indietro…”.
Queste frasi di rimorso suonano dolorose per chiunque, e prima o poi almeno una di esse ci è passata per la mente.
Perché la disperazione e il rimorso sono concentrati su qualcosa che – secondo noi – avremmo dovuto o potuto evitare? Ha senso tormentarsi con l’idea “se non avessi fatto X non sarebbe successo Y?”
Il rimorso affligge gli esseri umani da sempre. Ma da cosa deriva?
Questi sono detti in psicologia controfattuali. Sono cioè ipotesi diverse rispetto alla realtà, che però si avvicinano ad essa.
Il loro potere è fortissimo, ma non agisce a caso: tanto più il co[image error]ntrofattuale è vicino alla realtà ideale, tanto più ci tormenta e ci irrita. Facciamo un esempio. Mettiamo di aver comprato il biglietto della lotteria A465748. Se uscisse il B738922 ci sentiremmo frustrati, offesi dal destino, disperati? No. Ci rendiamo conto che non ci siamo manco andati vicini, quindi la cosa non ci disturba più di tanto, al massimo scrolliamo le spalle. Ma se invece fosse uscito A465749?
In questo caso, lo sappiamo tutti, ci mangiamo le mani! “solo per un numero!” o “ma perché non ho atteso un attimo?” e così via. C’è chi rimane bloccato da pensieri simili per anni, se le conseguenze sono gravi. Sono noti i casi di chi, durante l’attentato dell’11 settembre 2001 a New York, cita sempre i due estremi: “stavo andando a prendere l’aereo che poi si sarebbe schiantato su una delle torri, ma ho perso il taxi. Me la sono cavata per un pelo!” e chi invece cita il caso opposto: “mia moglie sarebbe dovuta partire con l’aereo prima, purtroppo ha perso il taxi e ha dovuto rimandare tutto. Ah se solo l’avesse preso!”.
La realtà e il rimorso
[image error]
Un concetto che è bene spiegare, è che non importa quale “minuzia” ha cambiato la realtà. Un semaforo rosso, aver dimenticato le chiavi, un piccione distratto cambiano la vita di chiunque e così facendo la stessa direzione del mondo. Un film famoso, Sliding Doors, parlava proprio delle diverse possibilità avvenute per un piccolo cambio: l’aver preso o no un treno all’ultimo secondo.
Ma perché queste cose ci ossessionano così? La risposta è il nostro potente cervello e la sua capacità di ipotesi, che gli si rivolge contro.
Facciamo un esperimento pratico. Un uomo esce dal lavoro, deve tornare a casa dalla moglie ma quel giorno trova una fila più lunga del solito al semaforo. Per evitarla prende una scorciatoia, ma rimane bloccato dai lavori in corso. Deve tornare indietro, e questo gli costa un po’ di tempo. Ormai è quasi arrivato, ma si ricorda che deve comprare lo zucchero. Così si ferma prima al negozio. Quando ritorna a casa, scopre con sgomento che la moglie, che soffriva di cuore, ha avuto un attacco e non è riuscita a chiamare aiuto: è morta.
Cosa cambiereste se aveste il potere di alterare questo fatto? Rispondete prima di proseguire.
Avete evitato di comprare lo zucchero? O avete fatto la fila al semaforo? Quasi tutti hanno optato per una delle due scelte. Pressoché nessuno dice “la moglie non era malata”, o “un medico di passaggio la nota e l’aiuta” o ancora “la moglie riesce ad avvisare in tempo”. Non che queste ipotesi non fossero possibili, semplicemente il vostro cervello non le ha considerate perché, in una qualsiasi situazione, è programmato a trovare un colpevole. Solo dopo averlo identificato procede oltre e risolve il problema. Questo è evolutivamente molto utile, ma porta al problema del controfattuale di cui stiamo discutendo.
A cosa serve il rimorso?
Molti pensano che il rimorso abbia come scopo quello di “tenerci buoni”. Questo perché le azioni immorali ci tormentano di continuo. Eppure, il reale meccanismo che scatena il rimorso non è questo. Il motivo per cui l’abbiamo sviluppato è legato alla capacità di generare ipotesi.
Senza i controfattuali non esisterebbe la scienza. Tutti gli scienziati devono pensare in termini di “cosa accadrebbe se…” o “se invece di questo accadesse quest’altro, che otterremmo?”.
Per cui non escludeteli dalla mente, solo organizzate i controfattuali in modo utile, ovvero se:
le condizioni iniziali possono variare in base alla volontà (ad esempio scegliere un treno invece di un altro, o in un esperimento aumentando la temperatura di un composto);
si elimina un elemento di disturbo lasciando il resto intatto (ad esempio se l’aumento della benzina non ci fosse, o in un esperimento se si potesse eliminare l’attrito);
si modifica una sola legge lasciando il resto intatto (ad esempio se non dovessi pagare il mutuo, o in un esperimento se la gravità non ci fosse);
si considera la nuova legge come normale e la si accetta (ad esempio in un esperimento anche se la temperatura cala il liquido non congela come previsto).
Un controfattuale utile deve avere solo UNO dei 4 punti sopra considerati. Se si sommano tra loro le condizioni diventano del tutto imprevedibili e non ha senso pensare a “cosa accadrebbe se”. La nostra fantasia in certi casi è enorme, i numerosissimi film, libri, racconti sui viaggi nel tempo lo testimoniano.
Un esperimento interessante fatto nel 1995 mirava a capire quanto il nostro pensiero è influenzato da questi pensieri. I dottori Medvec, Mady e Gilovich ripresero i vincitori delle olimpiadi, alla premiazione, nascondendo le medaglie consegnate. Poi mostrarono i filmati a delle persone chiedendo chi appariva più allegro, fiero, orgoglioso e chi meno. Risultò subito evidente che (eccetto le medaglie d’0ro), i bronzi erano in genere di buon umore, mentre gli argenti no. I bronzi pensavano probabilmente “sono riuscito ad arrivare sul podio!” mentre gli argenti si rammaricavano che, per un soffio, non avevano l’oro… è quel che succede quando nei programmi a premi, potendo vincere 100 milioni se ne portano a casa 30.000. Invece di essere felici della vincita, ci si rammarica per aver perso la vincita.
Conclusioni
In definitiva, controfattuali sono utilissimi per progettare e programmare, devastanti se ci facciamo prendere dal rimorso. Ricordiamo per finire che anche il più piccolo cambiamento non produce risultati prevedibili. Vero, se una persona investita non avesse attraversato in quel momento non sarebbe morta. Vale però il contrario: se una persona non investita avesse attraversato sarebbe morta.
Il secondo caso però è utile, il primo serve solo all’inutile, doloroso, angosciante rimorso.
Per approfondire
M. Piattelli Palmarini “Chi crediamo di essere”
N. Goodman “Fatti, ipotesi e previsioni”
N. Goodman “Vedere e costruire il mondo”
V.H. Medvec, S.F. Madey, T. Gilovich “When less is more: Counterfactual thinking and satisfaction among Olympic medalists”

Se l'articolo ti è piaciuto, ti chiedo per favore di condividerlo sui social network, a te non costa nulla e per me è importante. Grazie mille!

#social-sharing-bd7714d358fce8213eca93a6ee1cc43f li{
text-align: center;
/*margin-left: auto;*/
/*margin-right: auto;*/
}

Vuoi saperne di più su come gestire meglio il tuo stato mentale?
Ti suggerisco il libro
Come ottenere ciò che vuoi!
#btn_1_6918cecd44418e7f80fc7e86d41998ae .text {font-size:36px;color:#002080;font-family:Montserrat;font-weight:bold;text-shadow:#efefbd 0px 1px 0px;}#btn_1_6918cecd44418e7f80fc7e86d41998ae .subtext {text-shadow:#efefbd 0px 1px 0px;}#btn_1_6918cecd44418e7f80fc7e86d41998ae {padding:23px 63px;border-color:#002080;border-width:5px;-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;background:#fbff1f;box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_6918cecd44418e7f80fc7e86d41998ae .gradient {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_6918cecd44418e7f80fc7e86d41998ae .shine {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_6918cecd44418e7f80fc7e86d41998ae .active {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_6918cecd44418e7f80fc7e86d41998ae .hover {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}Aggiungi al Carrello
L'autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Ha ottenuto il titolo di personal coach riconosciuto in Europa ed è autore di numerosi libri e videocorsi. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come funzionano i nostri comportamenti.
Il rimorso: a cosa serve provarlo?
Antonio Meridda
Antonio Meridda - Scrittore, autore di "Prova a mentirmi"
July 21, 2018
A me il potere! Muscoli, testosterone e scalata sociale
A me il potere! Muscoli, testosterone e scalata sociale
Antonio Meridda
Si vedono sempre appelli all’introduzione delle donne nelle posizioni di potere, nei ruoli chiave e nei sistemi più importanti: politica, aziende, istituzioni pubblici e privati.
Tutto questo è encomiabile, in quanto cerca di pareggiare una situazione del tutto squilibrata. Anche se le donne sono la maggioranza della popolazione, in tutto il pianeta controllano poco più del 7% delle risorse. Il 93% restante è lasciato agli uomini, che pure sono appena il 43% del totale!
A cosa è dovuto tutto ciò? Ovviamente, alla violenza maschile, all’uso della prepotenza e a tutte le simpatiche doti che il testosterone si porta dietro. Giusto no? In parte…
Guerra e testosterone: associazione vincente
Nella nostra specie, come in tutte quelle organizzate, sono le femmine che comandano. L’unica eccezione è data dagli scontri, come guerre, lotte, battaglie e così via. In questi ambiti – e solo in questi – i maschi sono senza ombra di dubbio avvantaggiati.
Ci sono a questo punto alcuni punti da specificare:
1) per quanto non ci piaccia, siamo animali e rispondiamo agli istinti;
2) da questi istinti siamo stati selezionati per specifiche funzioni;
3) la nostra organizzazione è molto più complessa di quella degli altri animali.
Sarebbe normale, secondo quanto detto prima, che le donne comandino sempre, eccetto in caso di guerra. E di fatto, è così. Il problema è proprio lo stato di guerra permanente in cui viviamo. La società umana si è sviluppata con la guerra, non perché superiori, unici o diversi dagli altri animali, ma solo perché più organizzati.
Gli scimpanzé, a noi vicinissimi per DNA e costituzione (il 98% del DNA umano e dello scimpanzé coincidono) combattono guerre spietate con i loro simili per il controllo delle risorse, siano esse femmine, cibo, territori. I maschi, che normalmente non fanno niente di che nella società degli scimpanzé (mentre le femmine accudiscono i piccoli, trovano il cibo, costruiscono rapporti sociali) diventano utili a qualcosa: difesa del territorio o attacco per espandere il proprio. Assumono il controllo della colonia, e diventano il fulcro del sistema. Finito lo scontro, che può durare anche diversi giorni, le femmine riprendono il controllo.
Il nostro altissimo numero ci porta a costanti scontri. Aggiungiamo alcuni elementi alla mistura esplosiva, cioè l’avidità (istinto antichissimo dovuto alla nostra evoluzione in ambienti poveri e desertici) e l’intelligenza che permette di fare guerre pianificate per mesi, ed ecco che lo stato di battaglia diventa permanente: le femmine non hanno quasi più spazi per comandare.
E qui si inserisce l’ultimo elemento utile a comprendere perché le donne, pur essendo più intelligenti in tanti ambiti, non riescono ad assumere il controllo, ovvero l’effetto testosterone.
Nella nostra specie, come in tutte quelle organizzate, sono le femmine che comandano
Click To Tweet
Il testosterone e la voglia di vincere
Quando un maschio vince una battaglia, i suoi livelli di testosterone crescono. Diventa quindi
[image error]
“A me il potere!”
più ricercato dalle femmine. I maschi non “sanno” tutto questo, ma il loro istinto li porta a risolvere le questioni in modo “manesco”. Questo vale per i cani, gli scimpanzé, i cervi e ovviamente gli esseri umani.
Anche le femmine allo stesso modo non “sanno” che chi vince è più “testosteronico”, ma sono ugualmente attratte dai vincitori. Al contrario, le femmine “vincenti” non attraggono molti maschi in nessuna specie, sono altre le doti che si ricercano, come la sensibilità o la bellezza. E anche questo si dimostra in tutte le specie, tra cui la nostra non fa eccezione.
Quindi, vediamo di capire la situazione umana:
1) la società umana è strutturata in ordine di battaglia permanente per le risorse (in politica, religione, commercio ecc.)
2) i maschi sono selezionati per vincere gli scontri, in quanto questo aumenta il testosterone
3) le femmine sono attratte dai vincitori, i maschi NON sono attratti dalle vincitrici.
Conclusioni
Quindi le donne devono rinunciare al controllo delle risorse, cioè ad avere potere? Certo che no, ma in un sistema come quello attuale è di fatto molto difficile che riescano ad ottenerlo e soprattutto a DESIDERARLO. Molte situazioni, come gli USA o l’Europa del nord non hanno restrizioni come ad esempio avviene in medioriente per l’assunzione del potere da parte femminile, ciò nonostante poche donne condividono la “follia” maschile per il potere a tutti i costi. Molto semplicemente, non è interesse di molte donne guidare eserciti, distruggere avversari o fare a pezzi gli antagonisti. Alcune sono disposte ad accettare questo prezzo se necessario, mentre per gli uomini questo è “il bello” dell’avere il potere: schiacciare il nemico.
In sintesi: se il sistema è orientato alla vittoria al costo del nemico, possiamo introdurre quante quote rosa ci pare, sarà molto difficile che le donne occupino i posti di potere.
O si cambia il sistema, o il potere rimarrà sempre in mano agli uomini.
Per approfondire
I. Eibl-Eibesfeldt “Etologia umana”
I- Eibl-Eibesfeldt “Etologia della guerra”
S. Pinker “Il paradosso dei sessi”
A. & B. Pease “Perché gli uomini sono fissati con il sesso e le donne sognano l’amore?”

Se l'articolo ti è piaciuto, ti chiedo per favore di condividerlo sui social network, a te non costa nulla e per me è importante. Grazie mille!

#social-sharing-f729711c3ef6cac131f564dca187505d li{
text-align: center;
/*margin-left: auto;*/
/*margin-right: auto;*/
}

Vuoi saperne di più sulla coppia e i suoi meccanismi?
Ti suggerisco il libro
Il Metodo Anticorna!
#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .text {font-size:36px;color:#002080;font-family:Montserrat;font-weight:bold;text-shadow:#efefbd 0px 1px 0px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .subtext {text-shadow:#efefbd 0px 1px 0px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 {padding:23px 63px;border-color:#002080;border-width:5px;-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;background:#fbff1f;box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .gradient {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .shine {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .active {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .hover {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}Aggiungi al Carrello
L'autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull'argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come funziona il linguaggio del corpo.
A me il potere! Muscoli, testosterone e scalata sociale
Antonio Meridda
Antonio Meridda - Scrittore, autore di "Prova a mentirmi"
Vendetta, tremenda vendetta! Perché esiste?
Vendetta, tremenda vendetta! Perché esiste?
Antonio Meridda
La vendetta è qualcosa di istintivo o si apprende con l’educazione? L’argomento è complesso. Di sicuro il comportamento di “rendere la pariglia” esiste in tutte le culture umane. In alcune è considerato un dovere vendicarsi. Ancora di più, esiste persino nella quasi totalità delle razze di vertebrati.
Questo avviene in modo diverso se consideriamo pesci, rettili, uccelli, anfibi o mammiferi, ma accade. Perché?
Vendetta e rancore
La prima domanda è “cosa origina questo comportamento?”. Si capisce subito che se è tanto diffuso un motivo c’è. Ed è anche facile da comprendere: si risponde in modo negativo verso chi ci causa un danno.
Qui si ottengono però diverse forme di “vendetta”. In animali più semplici la risposta è automatica: tu mi attacchi, io rispondo. Così facendo, evito che mi si attacchi di nuovo. Non esiste però il fenomeno di “rancore” generato da questo atto. Tale sentimento, che consideriamo spesso come negativo e basta in realtà è parecchio utile. Provando rancore il nostro cervello fa in modo di non farci mai scordare il passato, perché il danno ricevuto è così grande da dover sempre essere presente. Ovviamente, in una società complessa come quella dei mammiferi sociali, il rancore può costituire un peso molto grave, proprio per questo esistono diversi sistemi per gestirlo.
Ariviamo a capire bene la vendetta analizzando la razza umana. Quando siamo offesi, colpiti, danneggiati in qualche modo, la nostra aggressività sale. La pressione sanguigna aumenta, il cervello rettile diventa più attivo e ci prepariamo a “combattere” per scaricare la rabbia. Lorenz chiamava questo “sistema idraulico“: come un secchio che si riempie di “gocce di rabbia” fin quando la misura è colma. A questo punto il secchio si rovescia, e ciò si esprime in un atto aggressivo di “scarico”.
Aggressività e vendetta
L’aggressività non è semplice da scaricare. O meglio, lo è, ma porta conseguenze gravi per il gruppo, quindi va gestita. Non bastano certo le leggi umane, servono dei meccanismi fisiologici. Un metodo usato da moltissimi animali è quello del duello simulato: osservando due cani si noteranno i segnali a indicare minaccia per evitare di doversi scannare. Nella nostra specie abbiamo segnali simili, ma più complessi. Un metodo molto usato da noi è quello del duello verbale, composto da 5 fasi:
insinuazione – esempio “stai dicendo che la colpa è mia?”
accusa – esempio “tu hai fatto del male a un mio amico”
diffamazione – esempio “tutti ti ritengono scorretto e antipatico”
denuncia – esempio “hai colpito Franco, Mario ti odia, Daniele sostiene che sei violento”
disumanizzazione – esempio “sei una capra!”
Vendetta maschile e femminile
In questa forma di duello le donne sono superiori agli uomini, mentre in quelli fisici vincono più gli uomini, e non a caso i due sessi hanno preferenze sulla modalità di duello. In tutti i casi lo scopo del duello è appunto risolvere la lite evitando la morte di uno dei contendenti.
Un’altra differenza nota tra uomini e donne è lo scarico dell’istinto aggressivo. Le donne infatti ricevono una maggiore “catarsi”, ovvero si abbassa di più la pressione sanguigna e si sentono più calme, se riescono a fare pace con l’altra persona. La condizione migliore è quindi agire in modo da trovare un metodo che annulli la battaglia. Negli uomini invece per ottenere questo effetto serve assolutamente lo scontro, solo così si ha un senso di “giustizia” catartica.
Uomini e donne possono essere educati a seguire la strada opposta (donne con scontro e uomini facendo pace), ma questo non è facile, in quanto, se non si corregge di continuo la situazione, la tendenza naturale torna ad essere la medesima. In tutti i casi una catarsi è necessaria per la salute stessa della persona. E qui si apre un mondo!
Come funziona la vendetta
Infatti, se è pur vero che molte azioni hanno effetto catartico a breve termine, vale il contrario a lungo termine. Facciamo alcuni esempi:
esperimento di scarico (Hokason e Shelter). Un gruppo di persone venne irritato di proposito. Poi suddiviso in due parti. Fu concesso loro di parlare con chi li aveva fatte arrabbiare, e di poter esprimere il disappunto premendo un bottone. Ad un gruppo fu detto che premendolo si sarebbe accesa una lucetta blu, all’altro che chi li aveva provocati avrebbe avuto una scarica elettrica. Alla fine dell’esperimento, tutti premettero il bottone. Chi aveva creduto di dare la scossa si sentiva più rilassato e la loro pressione sanguigna era più bassa. Chi pensava di aver acceso la luce no;
esperimento cartoni animati (Landy e Mattee). Un gruppo di persone venne irritato, come prima. Poi gli si fece vedere dei cartoni animati comici basati sulla violenza. Ciò generò un effetto catartico su tutti;
esperimento scarico crescente (Berkowitz). Solito gruppo irritato. Diviso in due anche stavolta: metà poteva sfogarsi insultando chi aveva provocato, l’altra metà no. I primi risultarono più “calmi”, ma allo stesso tempo svilupparono molto rancore. Gli altri rimasero più irritati ma non rancorosi;
esperimento della giusta causa (Bramel et al; Baker, Scale). Una terza persona esterna intervenne per riferire che chi aveva causato la rabbia aveva avuto dei motivi giustificabili e che comunque era stata punita. Tutti ebbero un abbassamento della tensione sanguigna e catarsi.
Questo può far venire dubbi. Quindi, vendicarsi è utile o no? E vedere film violenti, sfogarsi (soprattutto uomini) con attività come la lotta e la boxe, sia come spettatori che come partecipanti, genera catarsi o aumenta l’aggressività?
Conclusioni
Diciamo che entrambe le cose sono corrette. A breve termine, assistere a un film d’azione violento ha soprattutto sugli uomini un forte effetto catartico. Questo però porta anche, a lungo termine, alla dipendenza e all’abitudine. Ovvero: serve sempre più violenza per generare di nuovo l’effetto catarsi. Non vale per tutti, certo. Ci sono ragazzi che fanno boxe, fanno videogiochi violenti e guardano film truculenti senza per forza avere istinti aggressivi. Ma ragionando in termini statistici, si ha un aumento di aggressività nelle popolazioni soggette a simili passatempi rispetto ad altre dove tali passatempi sono ridotti o assenti. D’altra parte, la situazione di stress in cui viviamo porta tutti a un amento di pressione sanguigna e di aggressività, che necessitano di uno sfogo. Quindi?
La soluzione è complessa quanto lo è la nostra specie. Bisognerebbe concedere a chi è arrabbiato di sfogarsi, affinché tale sentimento non arrivi, come dice Lorenz, a “rovesciare il secchio”. Questo modo di agire va sempre controllato, però. Come? Non è nostro compito deciderlo.
Per approfondire
I. Eibl-Eibesfeldt “Etologia umana”
I- Eibl-Eibesfeldt “Etologia della guerra”
A. Bandura “Disimpegno morale. Come facciamo il male continuando a vivere bene”
E. Goffman “Il rapporto tra i sessi”
J.E. Hokason “Psychophysiological evaluation of the catharsis hypotesis”
J.E.Hokason, S.Shelter “The effect of overt aggression on physiological tension level”
F. Kiener “Das wort als waffe. Zur psychologie der verbal aggression”
D.Landy, D.Matee “Evaluation of an aggressor as a function of exposure to cartoon humor”
L. Berkowitz “Aggression: a social psychological analysis”

Se l'articolo ti è piaciuto, ti chiedo per favore di condividerlo sui social network, a te non costa nulla e per me è importante. Grazie mille!

#social-sharing-0326a573f225185c293bb0e59a32b9fe li{
text-align: center;
/*margin-left: auto;*/
/*margin-right: auto;*/
}

Vuoi saperne di più sulla coppia e i suoi meccanismi?
Ti suggerisco il libro
Il Metodo Anticorna!
#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .text {font-size:36px;color:#002080;font-family:Montserrat;font-weight:bold;text-shadow:#efefbd 0px 1px 0px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .subtext {text-shadow:#efefbd 0px 1px 0px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 {padding:23px 63px;border-color:#002080;border-width:5px;-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;background:#fbff1f;box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .gradient {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .shine {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .active {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .hover {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}Aggiungi al Carrello
L'autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull'argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come funziona il linguaggio del corpo.
Vendetta, tremenda vendetta! Perché esiste?
Antonio Meridda
Antonio Meridda - Scrittore, autore di "Prova a mentirmi"
July 11, 2018
La forza di un gesto: il metasegnale
La forza di un gesto: il metasegnale
Antonio Meridda
I gesti sono davvero molto, molto importanti, eppure, abituati a usare la tecnologia per comunicare, ne sottovalutiamo la “potenza”, tanto da non stare mai attenti a quello che il corpo altrui ci dice.
Il metasegnale: la comunicazione istintiva
Ma sarebbe un errore se pensassimo di non avere più alcuna capacità di riconoscere i gesti altrui. Proviamo a pensare questa situazione: al buio, si avvicina qualcuno. Vi sarà di certo capitato di capire volo quando qualcuno vuole aggredirvi o se sta solo scherzando. Avete presente due bambini, o due cani che giocano? Come fanno a fermarsi prima di farsi male? E come facciamo noi ad accorgercene, dato che non parlano (non come noi, comunque)?
Per aiutarci, la natura ha elaborato alcuni gesti specifici, così importanti che rendono tutti gli altri segnali secondari. Il nome con cui si definisce un gesto simile è metasegnale. Pensate a due bambini che giocano alla lotta: anche se coinvolti si capirà subito se stanno facendo sul serio o meno, perché lanciano di continuo tra loro dei segnali molto chiari. Ad esempio, sorridono, o anche se, per scherzare, fanno la faccia feroce, l’espressione divertita degli occhi li tradirà.
Il messaggio è chiaro: stiamo giocando, quindi anche se sembra che voglia farti del male, sto solo facendo finta.
Chiunque abbia un cane sa che esiste una posa specifica, detta di gioco, in cui l’animale sta con il busto a terra e il sedere in alto.
Quando assume questa specifica posizione, anche se ringhia o fa vedere i denti, gli altri cani non lo temono e giocano con lui.
Allo stesso modo, anche se possiamo fingerci minacciosi e aggressivi, se sorridiamo subito passa questo segnale su tutti gli altri, e annulliamo ogni carica offensiva.
Quanto conta un metasegnale?
Negli adulti questi metasegnali possono essere un pochino più sfuggenti, ma solo perché siamo più “allenati” a mentire. In ogni caso si noterà facilmente quando due adulti stanno fingendo di aggredirsi o quando fanno sul serio e vogliono farsi del male.
Bisogna però aggiungere che un metasegnale sarà molto difficile da notarsi durante una vera gara. Di sicuro lo spirito di chi affronta un avversario sul ring è molto diverso rispetto a chi lotta per difendere la propria vita durante un’aggressione. In entrambi i casi, però, non si sta più giocando. Un atleta sul ring è pronto a tutto, rispettando le regole, per vincere. Il suo pensiero non è “devo farlo fuori”, ma “devo vincere”, quindi non si discosta in fondo di molto. Ciò fa in modo che il metasegnale sia molto raro in una gara di questo tipo: se non si prende la cosa sul serio, la sconfitta è sicura!
Pensiamo però a come cambia l’atteggiamento durante una tipica lite giocosa tra bambini, ad esempio la comunissima “guerra a cuscinate”. Qui ci si aspetta di vedere molti metasegnali, e la loro assenza possono o dovrebbero farci pensare che qualcosa non va. Anche i bambini sanno riconoscere subito quando gli altri stanno scherzando o no. Non riescono però a farlo – talvolta – quando giocano alla lotta con un adulto, questo perché gli adulti sono molto più controllati, come già detto, quindi meno spontanei. Può quindi accadere che un bambino voglia continuare a giocare alla lotta anche quando l’adulto gli dice di smetterla. Ricordo che il bambino non è molto attento (non come un adulto) al linguaggio verbale quanto al non verbale, quindi è meglio mettere le cose in chiaro con questo linguaggio anziché dirgli “basta!”.
Conclusione
I metasegnali esistono in pressoché tutte le specie sociali, compresi mammiferi, uccelli e in alcuni casi rettili. Questo fa subito capire la loro enorme importanza sociale! Senza di essi molti animali si farebbero male anche solo giocando, specie tra cuccioli o pulcini. Quali conosci nella nostra specie, oltre il sorriso?
Antonio
Per approfondire
A.Meridda, F.Pandiscia, “Prova a Mentirmi”
D. Morris “L’uomo e i suoi gesti”
I. Eibl-Eibesfeldt, “Etologia umana”
E. Coco, R. Cervo “Il comportamento degli animali”
D. Mainardi “Etologia caso per caso”

Se l'articolo ti è piaciuto, ti chiedo per favore di condividerlo sui social network, a te non costa nulla e per me è importante. Grazie mille!
#social-sharing-91ab8adc201c1c67ac742c193e0a61ec li{
text-align: center;
/*margin-left: auto;*/
/*margin-right: auto;*/
}
Vuoi saperne di più sul linguaggio del corpo e i suoi meccanismi?
Ti suggerisco il libro
Prova a Mentirmi!
#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .text {font-size:32px;color:#000000;font-weight:bold;text-shadow:#fff600 0px 1px 0px;}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .subtext {text-shadow:#fff600 0px 1px 0px;}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 {padding:30px 40px;border-color:#000000;border-width:1px;-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;background:#ffff00;background:-webkit-gradient(linear, left top, left bottom, color-stop(0%, #ffff00), color-stop(100%, #ffa035));background:-webkit-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-moz-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-ms-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-o-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:linear-gradient(to bottom, #ffff00 0%, #ffa035 100%);filter:progid:DXImageTransform.Microsoft.gradient(startColorstr=#ffff00, endColorstr=#ffa035, GradientType=0);box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .gradient {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .shine {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .active {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_872f88b4607eb930eed8c16e90f12a85 .hover {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}Leggi GRATIS il primo capitolo!
#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .text {font-size:32px;color:#000000;font-family:Montserrat;font-weight:bold;text-shadow:#ffff00 0px 1px 0px;}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .subtext {text-shadow:#ffff00 0px 1px 0px;}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 {padding:30px 40px;border-color:#000000;border-width:1px;-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;background:#ffff00;background:-webkit-gradient(linear, left top, left bottom, color-stop(0%, #ffff00), color-stop(100%, #ffa035));background:-webkit-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-moz-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-ms-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:-o-linear-gradient(top, #ffff00 0%, #ffa035 100%);background:linear-gradient(to bottom, #ffff00 0%, #ffa035 100%);filter:progid:DXImageTransform.Microsoft.gradient(startColorstr=#ffff00, endColorstr=#ffa035, GradientType=0);box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .gradient {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .shine {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .active {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}#btn_1_7757f66a6004bb7618b7e4dea4c07482 .hover {-moz-border-radius:6px;-webkit-border-radius:6px;border-radius:6px;}Compra il libro su Amazon
L'autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull'argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto sul linguaggio del corpo.
Iscriviti alla newsletter
Accedi alla Newsletter e ricevi gratis l’omaggio “La Voce del Successo: Come Cambiare Voce per Cambiare Vita”
#btn_1_799de8b17950fe86886c285631fc4899 .text {font-size:18px;color:#000000;font-family:"Helvetica Neue", Helvetica, sans-serif;font-weight:bold;text-shadow:#ffffff 0px 1px 0px;}#btn_1_799de8b17950fe86886c285631fc4899 .subtext {text-shadow:#ffffff 0px 1px 0px;}#btn_1_799de8b17950fe86886c285631fc4899 {padding:15px 30px;border-color:#999999;border-width:1px;-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;background:#ffffff;background:-webkit-gradient(linear, left top, left bottom, color-stop(0%, #ffffff), color-stop(100%, #e5e5e5));background:-webkit-linear-gradient(top, #ffffff 0%, #e5e5e5 100%);background:-moz-linear-gradient(top, #ffffff 0%, #e5e5e5 100%);background:-ms-linear-gradient(top, #ffffff 0%, #e5e5e5 100%);background:-o-linear-gradient(top, #ffffff 0%, #e5e5e5 100%);background:linear-gradient(to bottom, #ffffff 0%, #e5e5e5 100%);filter:progid:DXImageTransform.Microsoft.gradient(startColorstr=#ffffff, endColorstr=#e5e5e5, GradientType=0);box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.25),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,255,0.5);}#btn_1_799de8b17950fe86886c285631fc4899 .gradient {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_799de8b17950fe86886c285631fc4899 .shine {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_799de8b17950fe86886c285631fc4899 .active {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_799de8b17950fe86886c285631fc4899 .hover {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}Sì! Fammi accedere
La tua privacy con me è al sicuro. ODIO lo spam almeno quanto te
La forza di un gesto: il metasegnale
Antonio Meridda
Antonio Meridda - Scrittore, autore di "Prova a mentirmi"
June 26, 2018
Scienza e omosessualità: perché esiste questo fenomeno
Scienza e omosessualità: perché esiste questo fenomeno
Antonio Meridda
Quest’articolo può suscitare polemiche, ma lo affronto in modo scientifico, e NON morale.
Cominciamo con una precisazione: l’omosessualità NON RIGUARDA SOLO GLI ESSERI UMANI.
Abbiamo riscontrato lo stesso fenomeno in tantissime specie, con motivazioni differenti. Una condizione sicuramente umana è data dall’educazione e dalla cultura, e su questo non si discute. Mentre gli altri animali sono sempre omosessuali per motivi indipendenti da loro, nel caso degli esseri umani le cose sono talvolta diverse.
L’omosessualità non umana
Omosessualità indotta

Granchio “femminizzato” da rhizocephala
Andiamo per ordine. L’omosessualità negli invertebrati e nei vertebrati è la prima barriera divisoria. Tra gli invertebrati conosciuti il fenomeno esiste, ed è anche diffuso. Animali con forti tendenze in questo senso sono ad esempio i crostacei, soprattutto i granchi. In questo caso l’omosessualità non si ha dalla nascita ma si acquisisce per effetto di parassiti. Presso i granchi esistono infatti dei parassiti, i Rhizocephala, che attaccano i genitali maschili distruggendoli. Modificano inoltre la produzione ormonale, trasformando così i maschi in femmine. Il processo è noto come femminilizzazione. Ho letto in internet favole leggendarie per cui il fenomeno si applicherebbe anche a noi. Ciò è assurdo. Il sesso dei vertebrati è definito in modo molto più netto e complesso.
Nel caso dei vertebrati non si hanno invece modifiche parassitarie, quanto differenze di tipo ormonale. Queste possono essere ereditarie o acquisite.
Omosessualità per stress
Concentriamoci sui mammiferi, in particolare quelli che vivono in branco, in quanto a noi più simili.
Tra i mammiferi, una condizione molto importante per lo sviluppo del nuovo nato è la condizione della madre. Mentre gli altri animali nascono da uova, quindi l’embrione è in qualche modo già formato all’esterno del corpo della genitrice, nei mammiferi le cose sono ben diverse.
Uno studio interessante ad esempio dimostra come alti livelli di stress impediscono la produzione di testosterone, poiché per motivi evolutivi lo stress femminile si combatte “bruciando” ossitocina, che è direttamente opposta all’ormone maschile.
Risultato: una madre molto stressata può non riuscire a produrre testosterone. Questo porta il nascituro a non ricevere la caratteristica “scarica” di testosterone che attiverà, al momento opportuno, lo sviluppo delle caratteristiche secondarie maschili.
In pratica, il nuovo nato non sembrerà diverso fisicamente da un qualsiasi altro maschio, mentre lo diverrà quando, alla pubertà soprattutto, i suoi ormoni non “funzioneranno” nel modo atteso.
Questo fenomeno non è stato finora verificato nella specie umana, perché mancano campioni statistici. Inoltre è difficile campionare per una gravidanza di 9 mesi un livello di stress alto. D’altra parte, lo stress delle donne è facilmente dimostrabile nella società moderna.
Omosessualità per sovrappopolazione
Un’altra causa di cui tener conto è di tipo secondario: il sovraffolamento. Molti animali sociali in condizioni di sovrappopolazione subiscono un “cambio” dei gusti sessuali. Questo è stato notato in cani, ratti, cavalli. In tutti questi casi c’è però una differenza di base rispetto agli esseri umani: nessuno o quasi di questi animali è omosessuale o presenta tendenze di alcun tipo se spostato in ambienti dove la popolazione, viceversa, è bassa. Questi animali quindi mutano i propri gusti a seconda delle condizioni.
C’è poi il caso della dominanza, riscontrato anche nei nostri cugini più prossimi, i bonobo, oltre che nei già citati cani e nei delfini.
In questo caso i maschi si accoppiano con altri maschi per dimostrare il proprio valore, la forza e la virilità. Dimostrano cioè “potenza fallica”. Questo è noto e diffusissimo anche tra gli esseri umani ma ne parleremo in un altro articolo.
In tutti questi casi comunque si nota come l’omosessualità sia sempre ed esclusivamente di tipo maschile. Non si ha quindi una tendenza femminile in questo senso. Il motivo di base è che la sessualità femminile in moltissime specie è regolata da periodi di calore ben precisi, quindi risponde a fenomeni non volontari.
Un altro punto su cui riflettere è la presenza di membri del sesso opposto. Quando mancano altre femmine o altri maschi, si assiste a fenomeni simili all’omosessualità. Questo è stato osservato ad esempio nelle tartarughiere, dove le tartarughe maschio, chiuse in uno spazio senza femmine, cercassero di sedurre gli altri maschi.
L’omosessualità umana
Veniamo ora all’omosessualità umana. La nostra specie è spesso per non dire sempre molto diversa nei suoi comportamenti, e questo è dovuto alla cultura e all’educazione ricevute. Rimane però un animale, quindi ha pur sempre istinti di base cui rispondere. Può quindi essere che la sovrappopolazione incrementi l’omosessualità? Un fatto certo è che al crescere della prima si ha un notevole aumento della seconda. Secondo un altro studio, il 10% della popolazione di città sovrappopolate tende ad essere o si comporta in modo omosessuale, mentre questa cifra oscilla in modo differente in città più piccole.
La cultura è altresì importante. La sensibilità, il senso artistico, l’amore per il “bello” sono tutte doti femminili, eppure esistono uomini che si caratterizzano per spiccate capacità in questi campi. Spesso però hanno anche tendenze omosessuali, proprio perché il testosterone non permette la crescita di queste abilità.
Ovvero: più si è “mascolini” e meno si tende ad avere doti artistiche. Non è un’opinione ma un fatto scientifico.
Concludiamo con un ultimo aspetto, cioè la morale. Esistono diverse culture repressive, derivanti da motivi religiosi o politici, che tentano – inutilmente, piaccia o meno – di “eliminare” il fenomeno. Se la cultura dominante combatte attivamente l’omosessualità, questa sarà ridotta nelle sue manifestazioni, ma non lo sarà affatto come membri di appartenenza. Il nome stesso “finocchio” usato in Italia è dovuto ai rami di questa pianta, usata per mettere al rogo gli omosessuali…
Conclusioni
Insomma, il numero di omosessuali non cambia, è indipendente dalla cultura esterna, anche se certamente in una nazione repressiva non si faranno notare e cercheranno di apparire “normali”, mentre in una permissiva si sentiranno più liberi di mostrarsi come preferiscono.
Una persona che prova ribrezzo, spavento o dubbio di fronte all’omosessualità non è né un mostro né un omofobo. La reazione, in chi non ha mai sperimentato prima questo fenomeno, è uno shock perché altera in modo deciso tutta la nostra scala di valori. Per fare un paragone, lo stesso accade quando andiamo ad uno spettacolo di magia: il nostro cervello è colpito dal fatto che ciò che sa e conosce viene ribaltato. Quello che conta è ciò che accade dopo. Ci sono quelli che, stupiti dal meccanismo, cercano di comprenderlo. Poi chi penserà che è solo un trucco, e farà pace con sé stesso. Infine chi metterà in mezzo stregoneria e demoni. Dipende da come siamo educati e dalla nostra apertura mentale.
La stessa identica cosa avviene con l’omosessualità. Non si può, in poche parole, definire la “causa” dell’omosessualità. Si può però, scientificamente, definire questo fenomeno come del tutto normale e naturale. Con buona pace dei bigotti e dei moralisti.
Per approfondire
F. de Wall Sesso e società tra i bonobo
R. Furlani Il bisonte? E’ il più gay tra gli animali
I. Eibl-Eibesfeldt “Etologia umana”
J. Diamond “Il terzo scimpanzé”
M. Consoli “Ecce homo. L’omosessualità e la Bibbia”

Se l'articolo ti è piaciuto, ti chiedo per favore di condividerlo sui social network, a te non costa nulla e per me è importante. Grazie mille!

#social-sharing-fa5db58128eeb61a607ca90cae42cd92 li{
text-align: center;
/*margin-left: auto;*/
/*margin-right: auto;*/
}

Vuoi saperne di più sulla coppia e i suoi meccanismi?
Ti suggerisco il libro
Il Metodo Anticorna!
#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .text {font-size:36px;color:#002080;font-family:Montserrat;font-weight:bold;text-shadow:#efefbd 0px 1px 0px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .subtext {text-shadow:#efefbd 0px 1px 0px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 {padding:23px 63px;border-color:#002080;border-width:5px;-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;background:#fbff1f;box-shadow:0px 1px 1px 0px rgba(0,0,0,0.5),inset 0px 0px 0px 1px rgba(255,255,0,0.5);}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .gradient {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .shine {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .active {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}#btn_1_95065897a155d994217534507ee787e9 .hover {-moz-border-radius:50px;-webkit-border-radius:50px;border-radius:50px;}Aggiungi al Carrello
L'autore: Antonio Meridda
Antonio Meridda è laureato in scienze naturali, con master in etologia e in giornalismo scientifico. Formatore ed esperto di linguaggio del corpo ha ottenuto le certificazioni F.A.C.S. (Facial Action Coding System) e B.C.E. (Body Coding System) ed è autore di numerosi libri e videocorsi sull'argomento. Iscriviti alla sua newsletter per leggere i suoi articoli e imparare tutto su come funziona il linguaggio del corpo.
Scienza e omosessualità: perché esiste questo fenomeno
Antonio Meridda
Antonio Meridda - Scrittore, autore di "Prova a mentirmi"