Veronica Rosazza Prin's Blog: Il blog di Veronica Rosazza Prin
December 28, 2020
Le recensioni a pagamento: cosa sono e perché evitarle
Le RAP (recensioni a pagamento) sono una piaga editoriale, quasi quanto la EAP (editoria a pagamento).
Nella mia immensa ingenuità, ho scoperto questo fenomeno solo recentemente.
Un paio di mesi prima dell’uscita nelle librerie di In nome mio ho cominciato a contattare diversi bookblogger chiedendo loro di leggere e recensire il mio romanzo.
Alcuni di loro si sono detti disponibili, altri hanno cortesemente rifiutato. Altri ancora hanno accettato, a patto che io pagassi un somma, più o meno accessibile, a fronte delle lettura e recensione.
Qualcuno ha chiesto 10 €, qualcuno 20.
Qualcuno ha chiesto 100€.
Qualcuno potrà dirmi: ma Veronica, se ti bastano 10€ per vedere il tuo libro pubblicato su una vetrina da 50.000 utenti, forse ne vale la pena!
No, amici. Non ne vale la pena.
Non ne vale la pena per due semplici motivi:
1) Ci sono centinaia di validissimi blog, con migliaia di seguaci, che leggono e recensiscono gratuitamente i lavori di esordienti. Ricordatevi che le recensioni sono un ottimo modo per accrescere il proprio pubblico: recensire un libro significa instaurare un rapporto di collaborazione con l’autore e con la casa editrice. Questo significa che sì, l’autore beneficia della visibilità portata dal blogger, ma anche il blogger beneficia della visibilità che autore e casa editrice sono tacitamente tenuti a offrire al blogger che scriva una buona recensione.
Le recensioni a pagamento portano con sé tutte quelle conseguenze negative che troviamo anche nell’editoria a pagamento: aka la vostra reputazione distrutta.
2)Cosa penserebbe il pubblico di un autore che paga per far recensire il proprio lavoro? Penserebbe che quello stesso lavoro non sia valido; che un blogger vero, che legge per piacere, non avrebbe mai accettato quel libro; che autore e opera non siano in grado di guadagnarsi una recensione sincera.
Ragioniamo ora sul perché anche (e soprattutto) i lettori dovrebbero diffidare dalle recensioni a pagamento.
Se io decidessi davvero di pagare 100€ per far leggere il mio libro a uno sconosciuto con un blog, non pretenderei forse di avere in cambio una recensione fantastica? Un elogio alle mie immense capacità di scrittrice, al mio talento insuperabile, al mio lavoro encomiabile?
Ne consegue che la recensione per cui ho pagato non sarà sincera.
Perché tu, lettore, dovresti accettare un consiglio falsato da un mercenario di cultura? L’unica scusante che avresti sarebbe quella di non sapere che quella sia una recensione a pagamento.
Ecco dunque che nessuno dei profili che mi hanno chiesto soldi ha avuto la decenza etica di segnalare la natura a pagamento delle sue recensioni nella bio di IG (e neppure nella sezione ABOUT del blog).
Non mi fraintendete: non c’è nulla di male dal voler guadagnare dal proprio lavoro. Il problema, amici recensori, è che lo fate nel modo sbagliato.
Anziché provare a spennare i poveri autori esordienti, che se tutto va bene vedranno si e no 50€ a distanza di due anni dalla pubblicazione, avete mai sentito parlare dei PPI?
Continuate a intrattenere rapporti con autori e case editrici, continuate a pubblicare recensioni, fatelo anche su un blog. Fatevi conoscere, diventate affidabili, fidelizzate il vostro pubblico. Allora potrete guadagnare attraverso i banner pubblicitari. Non ci pagherete le bollette, ovvio. Ma crescendo, crescendo, crescendo, potrete farvi notare, potrete collaborare con testate che vi paghino per il vostro lavoro, potrete instaurare collaborazioni retribuite con le case editrici.
A proposito... Avete letto la bellissima recensione che mi ha lasciato Mondodilibri? Clic QUI se non lo avete ancora fatto!
Nella mia immensa ingenuità, ho scoperto questo fenomeno solo recentemente.
Un paio di mesi prima dell’uscita nelle librerie di In nome mio ho cominciato a contattare diversi bookblogger chiedendo loro di leggere e recensire il mio romanzo.
Alcuni di loro si sono detti disponibili, altri hanno cortesemente rifiutato. Altri ancora hanno accettato, a patto che io pagassi un somma, più o meno accessibile, a fronte delle lettura e recensione.
Qualcuno ha chiesto 10 €, qualcuno 20.
Qualcuno ha chiesto 100€.
Qualcuno potrà dirmi: ma Veronica, se ti bastano 10€ per vedere il tuo libro pubblicato su una vetrina da 50.000 utenti, forse ne vale la pena!
No, amici. Non ne vale la pena.
Non ne vale la pena per due semplici motivi:
1) Ci sono centinaia di validissimi blog, con migliaia di seguaci, che leggono e recensiscono gratuitamente i lavori di esordienti. Ricordatevi che le recensioni sono un ottimo modo per accrescere il proprio pubblico: recensire un libro significa instaurare un rapporto di collaborazione con l’autore e con la casa editrice. Questo significa che sì, l’autore beneficia della visibilità portata dal blogger, ma anche il blogger beneficia della visibilità che autore e casa editrice sono tacitamente tenuti a offrire al blogger che scriva una buona recensione.
Le recensioni a pagamento portano con sé tutte quelle conseguenze negative che troviamo anche nell’editoria a pagamento: aka la vostra reputazione distrutta.
2)Cosa penserebbe il pubblico di un autore che paga per far recensire il proprio lavoro? Penserebbe che quello stesso lavoro non sia valido; che un blogger vero, che legge per piacere, non avrebbe mai accettato quel libro; che autore e opera non siano in grado di guadagnarsi una recensione sincera.
Ragioniamo ora sul perché anche (e soprattutto) i lettori dovrebbero diffidare dalle recensioni a pagamento.
Se io decidessi davvero di pagare 100€ per far leggere il mio libro a uno sconosciuto con un blog, non pretenderei forse di avere in cambio una recensione fantastica? Un elogio alle mie immense capacità di scrittrice, al mio talento insuperabile, al mio lavoro encomiabile?
Ne consegue che la recensione per cui ho pagato non sarà sincera.
Perché tu, lettore, dovresti accettare un consiglio falsato da un mercenario di cultura? L’unica scusante che avresti sarebbe quella di non sapere che quella sia una recensione a pagamento.
Ecco dunque che nessuno dei profili che mi hanno chiesto soldi ha avuto la decenza etica di segnalare la natura a pagamento delle sue recensioni nella bio di IG (e neppure nella sezione ABOUT del blog).
Non mi fraintendete: non c’è nulla di male dal voler guadagnare dal proprio lavoro. Il problema, amici recensori, è che lo fate nel modo sbagliato.
Anziché provare a spennare i poveri autori esordienti, che se tutto va bene vedranno si e no 50€ a distanza di due anni dalla pubblicazione, avete mai sentito parlare dei PPI?
Continuate a intrattenere rapporti con autori e case editrici, continuate a pubblicare recensioni, fatelo anche su un blog. Fatevi conoscere, diventate affidabili, fidelizzate il vostro pubblico. Allora potrete guadagnare attraverso i banner pubblicitari. Non ci pagherete le bollette, ovvio. Ma crescendo, crescendo, crescendo, potrete farvi notare, potrete collaborare con testate che vi paghino per il vostro lavoro, potrete instaurare collaborazioni retribuite con le case editrici.
A proposito... Avete letto la bellissima recensione che mi ha lasciato Mondodilibri? Clic QUI se non lo avete ancora fatto!
Published on December 28, 2020 08:04
•
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in-nome-mio
November 9, 2020
La promozione durante la pandemia: come l'Italia non è pronta alla tecnologia
Da brava millenial quale sono, sto incentrando la promozione di In nome mio interamente online.
Ok, non scherziamo. Mi piacerebbe tantissimo fare le cose alla vecchia maniera: andare nelle librerie, tenere presentazioni, organizzare sessioni di firmacopie sperando e pregando che almeno qualcuno si presenti... Ma non si può. La pandemia non accenna a lasciarci in pace e il COVID, ancora una volta, rovina i nostri piani (oltre che le nostre vite).
Ecco dunque che sì, da buona millenial, non mi lascio abbattere e inizio a cercare di organizzare presentazioni ed eventi online. Il potenziale è infinito: nessun limite geografico, nessun problema di spazi, nessun fastidio per librerie, biblioteche, associazioni e quant'altro. Questo, però, in un mondo perfetto.
Già, perché siamo in Italia e anche se viviamo neldannatissimo 2020 la maggior parte delle persone ha paura dell'internet. Tenere un evento online sembra impossibile e anche coloro che hanno deciso di cimentarsi in queste pratiche demoniache non sono riusciti a cogliere il punto della questione: "Se volete tenere un evento online con noi" - mi hanno scritto - "dovete comunque essere qui in presenza".
Perché?
Io mi chiedo: perché? Perché con una pandemia in corso e un lockdown che ci sta soffocando tutti mi chiedi di attraversare mezza Italia per venire a tenere un evento online?
La risposta è semplice: perché in Italia non siamo pronti.
Le nostre strutture, mentali e fisiche, non sono adatte a supportare e sopportare la nuova dimensione della società. La società multimediale è vista come una stregoneria dell'era moderna.
Ok, non scherziamo. Mi piacerebbe tantissimo fare le cose alla vecchia maniera: andare nelle librerie, tenere presentazioni, organizzare sessioni di firmacopie sperando e pregando che almeno qualcuno si presenti... Ma non si può. La pandemia non accenna a lasciarci in pace e il COVID, ancora una volta, rovina i nostri piani (oltre che le nostre vite).
Ecco dunque che sì, da buona millenial, non mi lascio abbattere e inizio a cercare di organizzare presentazioni ed eventi online. Il potenziale è infinito: nessun limite geografico, nessun problema di spazi, nessun fastidio per librerie, biblioteche, associazioni e quant'altro. Questo, però, in un mondo perfetto.
Già, perché siamo in Italia e anche se viviamo nel
Perché?
Io mi chiedo: perché? Perché con una pandemia in corso e un lockdown che ci sta soffocando tutti mi chiedi di attraversare mezza Italia per venire a tenere un evento online?
La risposta è semplice: perché in Italia non siamo pronti.
Le nostre strutture, mentali e fisiche, non sono adatte a supportare e sopportare la nuova dimensione della società. La società multimediale è vista come una stregoneria dell'era moderna.
Published on November 09, 2020 05:08
•
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August 18, 2020
In nome mio: la prevendita
Il cielo nero e una duna resa viva dal vento incessante.
Sono questi i simboli che abbiamo scelto per rappresentare la storia di “In nome mio“.
L’immensità del deserto, la sua desolazione, il suo fascino, la sua mortalità. Il suo incessante mutare e la sua capacità di essere sempre identico a sé stesso. Un gigantesco leviatano, un mostro immobile e onnipotente in grado di smembrarsi in miliardi e miliardi ancora di particelle, minuscoli pezzi di pianeta alla deriva.
Sarete voi, amici lettori, a dirmi se la metafora calza o meno. Per ora, vi lascio con la quarta di copertina.
QUARTA DI COPERTINA
Spinto da una misteriosa brama di raccontare, Paolo M. David inizia a narrare di un tempo lontano, prima ancora della venuta degli Uomini, in cui le genti possono soddisfare la loro sete di conoscenza chiedendo a una misteriosa Entità. Questo finché l’arrogante Lufo non riceve un diniego da parte dell’Entità e inizia una ribellione e una guerra, inizialmente ideologica ma poi viva e sanguinosa, destinando l’intero Popolo a una fine ingiusta.
In nome mio è in prevendita!
Non stai nella pelle all’idea di leggere In nome mio? Per farlo dovrai comunque aspettare la data d’uscita, ma nel frattempo puoi già prenotare la tua copia.
Sono questi i simboli che abbiamo scelto per rappresentare la storia di “In nome mio“.
L’immensità del deserto, la sua desolazione, il suo fascino, la sua mortalità. Il suo incessante mutare e la sua capacità di essere sempre identico a sé stesso. Un gigantesco leviatano, un mostro immobile e onnipotente in grado di smembrarsi in miliardi e miliardi ancora di particelle, minuscoli pezzi di pianeta alla deriva.
Sarete voi, amici lettori, a dirmi se la metafora calza o meno. Per ora, vi lascio con la quarta di copertina.
QUARTA DI COPERTINA
Spinto da una misteriosa brama di raccontare, Paolo M. David inizia a narrare di un tempo lontano, prima ancora della venuta degli Uomini, in cui le genti possono soddisfare la loro sete di conoscenza chiedendo a una misteriosa Entità. Questo finché l’arrogante Lufo non riceve un diniego da parte dell’Entità e inizia una ribellione e una guerra, inizialmente ideologica ma poi viva e sanguinosa, destinando l’intero Popolo a una fine ingiusta.
In nome mio è in prevendita!
Non stai nella pelle all’idea di leggere In nome mio? Per farlo dovrai comunque aspettare la data d’uscita, ma nel frattempo puoi già prenotare la tua copia.
Published on August 18, 2020 04:25
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