Marco Ruffo's Blog: La pace su Ekeroth - I pirati di Maail

September 13, 2020

La storia di Maail prima de "La pace su Ekeroth". Come si arrivò agli eventi narrati nella trilogia?






















Alcuni lettori mi hanno chiesto di condividere una cronologia degli eventi succedutisi nel mondo di Maail prima di quelli raccontati nella trilogia “La pace su Ekeroth”. Mi son fatto prendere la mano e ho aggiunto qualche nota di colore legata soprattutto allo sviluppo dei regni di Vihro e Mushaf.

Circa 500.000 lune fa: al centro di quello che oggi è conosciuto come Mar di Laasur, si registrano le prime manifestazioni vulcaniche sotto il livello del mare. Durante i lavori di scavo presso la Miniera Nera, inoltre, sono stati ritrovati numerosi fossili di molluschi nautiloidi e di pesci risalenti ad epoche ancora più remote.

Circa 250.000 lune fa: un evento sismico di enorme portata innesca una serie di eruzioni sottomarine a catena. Alcuni studiosi hanno stimato che questo tipo di attività fosse durata per diversi crepuscoli, innalzando la temperatura delle acque di diversi gradi e causando l’estinzione di numerose specie di animali, acquatiche e non, che non furono in grado di adattarsi al repentino cambiamento climatico. Si ritiene che proprio in questa fase sia emersa Lipat (l’attuale Ekeroth) dominata dal vulcano Tauma Okod e le restanti isole dell’Arcipelago di Sinset.

Circa 5.500 lune fa: la scrittura viene inventata nell’attuale Regno di Mushaf. Durante la costruzione dell’imponente acquedotto di Bovaras, la più costiera delle quattro province in cui è suddiviso il deserto roccioso, sono state trovate alcune tavolette incise. I filologi e gli storici che le hanno analizzate sono concordi nel dire che si tratta di una rudimentale forma di scrittura tramite la quale erano stati elencati gli animali passati in dote durante uno sposalizio.

4.122 lune fa: Issur Vitch, generale del nomade popolo dei mus, partendo da un piccolo villaggio situato nel cuore del deserto roccioso, alle pendici di quello che oggi è conosciuto come Alto Pianoro, unifica sotto un unico regno le attuali nove regioni costiere del continente. Pur uscendo vittorioso da una campagna militare tanto imponente, decide di consegnare il nuovo regno al giovane re Uruk Tukhé, il quale regnò per sole sette lune, prima di morire per complicazioni intestinali.

Circa 2.700 lune fa: alcune incisioni ritrovate in una tomba nascosta nel cuore della Giungla del Vaidik, fanno risalire l’invenzione della scrittura per il popolo vihr a questo periodo. Si tratta, secondo gli studiosi, della dettagliata descrizione di una cerimonia d’inumazione. Secondo le usanze dell’epoca, i cadaveri di personaggi illustri venivano prima scarnificati e ripuliti di organi e altri tessuti molli, i quali venivano poi offerti in sacrificio alle divinità della foresta tramite incenerazione. Lo scheletro, lavato e ripassato con oli profumati veniva poi seppellito insieme ad un povero corredo funebre. L’unico organo che non veniva asportato era il cervello.

2.120 lune fa: i vihr della foresta fondano la città di Esoredia. Questo centro abitato di modeste dimensioni è stato il primo ad essere da loro costruito fuori dai confini naturali della Giungla del Vaidik. Prima che i vihr acquisissero padronanza delle tecniche di muratura e di fortificazione, però, la città fu distrutta numerose volte dalle irruzioni dei visivhri, popolazione che per prima aveva preso insediamento nella regione. La guerra tra i virh e i visivirhi durò fino a 2.050 lune fa con la vittoria del popolo della foresta e l’uccisione di migliaia di visivirhi tramite decapitazione. Alcuni testi riportano testimonianza di pratiche cannibali svolte a danno dei nemici sconfitti.

2.100 lune fa: i mus inventano la moneta. Si narra che all’interno della corona di Nadir Murafas sia incastonata la prima moneta mai coniata nel Regno di Mushaf. Si tratterebbe, secondo la storia, di un depetco in oro recante da un lato l’effigie del generale Issur Vitch e dall’altro il simbolo ufficiale del regno: lo scorpione rosso di Mushaf.

1.950 lune fa: Riten Chudir, settimo re di Vihro, fonda la città di Valafin, spostandovi la capitale. I lavori per la costruzione del castello durarono per oltre cinquanta lune, durante le quali morirono decine di operai a causa delle proibitive condizioni di lavoro a cui furono sottoposti. Le pietre utilizzate durante la costruzione del castello e della cinta muraria della città furono estratte dalla cava di marmo verde di Griddumey, remota località del Seramaki. Questa cava restò la più grande mai realizzata in tutta Maail fino all’inizio degli scavi della Miniera Nera di Ekeroth.

1.000 lune fa: grazie all’invenzione di navi e velieri più moderni, vengono tracciate le prime rotte mercantili tra i regni di Mushaf, Vihro e l’arcipelago di Sinset. Viene quindi scoperta l’esistenza di una terza etnia che abita sotto il bianco cielo di Maail: i sinen delle isole, pacifico popolo dedito all’agricoltura e alla pesca. I sinen si differenziano dal resto dei popoli di Maail per la loro propensione a vivere in stretto contatto con le Materie Naturali, in un rapporto quasi simbiotico con l’ambiente che li circonda. Fu grazie all’intensificarsi degli scambi commerciali tra questi tre popoli che prese vita una lingua comune su tutti e tre i continenti, che in breve tempo sostituì quelle parlate fino ad allora.

737 lune fa: vengono portati a termine i lavori per la realizzazione della grande diga. Azionato all’occorrenza da un sistema di pompe e mulini a vento, l’articolato sistema di paratie semi-galleggianti era in grado di proteggere la città di Valafin dalle maree e dalle forti mareggiate che si abbattevano sulla capitale. Fu grazie a questo prodotto di alta ingegneria che la città poté finalmente espandersi raggiungendo i fasti per i quali è oggi conosciuta.

600 lune fa: i sinen scoprono e iniziano a commerciare la polvere pirica. Ottenuta dalla combinazione di carbone, zolfo e nitrato di ammonio, la polvere nera è in grado di essere innescata anche in mancanza di ossigeno. Questa innovazione bellica, dal grande potere detonante, fu immediatamente utilizzata sia dai vihr sia dai mus per forgiare armi da fuoco in grado di sfruttarne il potere cinetico dell’esplosione. Il popolo che trasse il maggior beneficio dalla sua applicazione fu però quello mus. Oltre che per le armi da fuoco tradizionali, infatti, essi cominciarono ad usare la polvere nera anche per innescare un preparato di calce viva e olio di Mushaf. Le fiamme nate da questo composto si coloravano di azzurro a causa della combustione che avveniva ad oltre millequattrocento gradi.

450 lune fa: Marek Redut, ambizioso mercante mus, innesca la catena di eventi che diede il via alla Grande Guerra tra il Regno di Vihro e quello di Mushaf. Redut, infatti, destituì l’allora re Faram Ergon II e complottare per far sedere sul trono Ricar Yor, suo cugino per linea di discendenza materna. Per maggiori dettagli, si rimanda al saggio sulla storia di Maail dal titolo “La Guerra dei Mercanti” o, per maggior praticità, alla lettura del capitolo “Storia” de “I pirati di Maail”, primo volume della saga “La pace su Ekeroth”.

448 lune fa: Ricar Yor diventa re, insediandosi a Musir, nuova capitale del regno. Come silente ricompensa per il supporto ottenuto da parte dell’influente unione mercantile, il nuovo sovrano mise a disposizione ingenti fondi con cui essi poterono rinnovare le proprie flotte e competere con gli avversari vihr. Alcuni esponenti dell’unione, tra cui lo stesso Marek Redut, investirono le ingenti somme di denaro pubblico ricevute in armi da guerra e cannoni da getto lungo per proteggersi all’occorrenza dalla non rara intromissione da parte della marina militare di Valafin che strategicamente disturbava i commerci mus.

445 lune fa: il Capitano Gius Edit, a capo del veliero da guerra virh Qa’a, attacca e affonda il mercantile mus Pechot. Ha così formalmente inizio la Grande Guerra.

444 lune fa: Ricar Yor, senza alcun preavviso, attacca e conquista le isole di Mefisti, Divisia e Lane, apprestandosi ad attaccare Lipat, oggi conosciuta con il nome di Ekeroth. L’obiettivo del monarca era quello di impossessarsi dell’arcipelago di Sinset che era ormai divenuto il più importante crocevia commerciale di tutta Maail.

443 lune fa: I sinen delle isole, non avendo mai dimostrato uno spirito bellicoso, erano rimasti fino a quel momento estranei agli scontri tra mus e vihr. Una volta messi sotto attacco, infatti, furono facilmente sottomessi. I conquistatori, dopo aver infierito sul popolo delle isole razziando, stuprando e uccidendo anziani e bambini, costrinsero i sopravvissuti ad imbracciare le armi e diventare la linea più avanzata ed esposta in una guerra che non apparteneva loro.

390 lune fa: Thios Ekeroth, generale a capo dell’esercito virh, pone fine alla guerra uccidendo in battaglia Ricar Yor e costringendo alla ritirata i soldati mus ormai allo sbaraglio. Numerose storie e leggende si rincorrono riguardo gli eventi occorsi durante gli efferati scontri sulle pendici del Tauma Okod. Per approfondire si rimanda alla raccolta di racconti dal titolo “Le Due Pietre del Grande Drago” conservata presso la biblioteca del Consiglio di Phulus oppure, per comodità, si consiglia la lettura del capitolo “Il lato oscuro di Maail” de “Le pietre del drago”, secondo volume della saga “La pace su Ekeroth”.

389 lune fa: Thios Ekeroth viene nominato Governatore dell’arcipelago di Sinset, come nuovo stato indipendente. La sua illuminata gestione consentì all’isola di Lipat, da quel momento in poi nominata Ekeroth in onore del generale, di ergersi a nuovo centro economico e culturale di tutta Maail. Le isole dell’Arcipelago di Sinset furono abitate da un crescente numero di vihr e mus che iniziarono ad insediarsi, a lavorare e a vivere accanto ai sinen, originari abitanti di quelle isole. Tra gli editti più importanti si ricorda quello emanato circa due anni dopo il suo insediamento dal titolo “Sull’uso delle armi per la pace su Ekeroth” che bandì per sempre il possesso e l’utilizzo di qualsivoglia tipo di armamento dall’isola.

365 lune fa: viene fondato il Consiglio di Phulus con lo scopo di contrastare la crescente dissolutezza sociale e l’incessante inquinamento dei costumi che si stava consumando in tutta Maail. La prima e più importante regola su cui si basava la loro dottrina, era la teoria delle razze. I membri del Consiglio, infatti, predicavano il rispetto delle materie naturali stesse così come esse erano state create, suddivise e distribuite tra le terre di Maail prima che gli uomini tentassero di prevaricarle. Ciò che era stato separato da mari e vulcani al momento di stabilire gli equilibri naturali doveva restare tale.

245 lune fa: l’architetto Lippo Lapih conclude i lavori per la costruzione del ponte tramite il quale furono collegate le città di Musir e Valafin passando attraverso Ekeroth e le altre isole dell’Arcipelago di Sinset.

199 lune fa: un potente terremoto, trasformatosi poi in maremoto, rade al suolo l’isola di Ekeroth innescando al tempo stesso la più grande eruzione del Tauma Okod mai registrata nei tempi moderni. Uno spesso strato di lava vulcanica seppellì gran parte dell’isola, mentre tutti i corsi d’acqua furono risucchiati nelle viscere della terra. Di quello che un tempo era diventato il nuovo epicentro economico di Maail non resto che polvere e cenere.

115 lune fa: resa inospitale a qualsivoglia forma di vita sociale, l’isola di Ekeroth fu abbandonata diventando, con il passare del tempo, l’esclusivo punto di ritrovo per pirati e contrabbandieri. Fu così che, a neanche cento lune dalla grande eruzione, Ekeroth diventa famosa in tutto il Mar di Laasur per il suo Mercato Nero.

110 lune fa: alcuni sinen cominciano a fare lentamente ritorno sull’isola di Ekeroth.

101 lune fa: il Consiglio di Phulus torna ad insediarsi sull’isola, dando inizio ai lavoro di ristrutturazione del palazzo che i aveva ospitati fino a prima della grande eruzione. A questo periodo risale l’accordo i sinen delle isole un nuovo accordo per riportare alla luce i resti della città sepolta. Viene inaugurata ufficialmente la Miniera Nera.

OGGI: Iniziano le avventure di Lukas, Hannah e tutti i personaggi della saga fantasy de “La pace su Ekeroth”.
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Published on September 13, 2020 03:07 Tags: draghi, fantasy, pirati

September 26, 2018

Il doblone nero - Parte decima

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Le formiche erano tristemente note per l’enorme numero di imbarcazioni risucchiate nel profondo degli abissi o schiantate contro le nere scogliere e i bassi fondali rocciosi dell’isola.
Ben presto quindi, tutte le navi mercantili cominciarono a tenersi alla larga da quella tratta, preferendo allungare il viaggio di qualche crepuscolo circumnavigando Mefisti da sud est.
Quei luoghi erano stati quindi dimenticati: troppo remote per accedervi da terra e troppo impervie per essere raggiunte via mare, le formiche di Mefisti non avevano altro da offrire che affilati scogli a pelo d’acque a faraglioni alti e scuri come la notte eterna.
Sam era stremato dal rapido susseguirsi degli eventi: «Come arriveremo al tesoro?»
«Costeggeremo la scogliera restando il più possibile a contatto con le rocce. Useremo i remi come paranchi per mantenere la distanza. Quando non sarà più possibile procedere, assicureremo la scialuppa da qualche parte e decideremo come procedere.»
Teuta attese qualche istante per dare il tempo ad Aras di ribattere al suo piano, ma quando l’uomo rispose con un cenno affermativo della testa, lei concluse: «Mettiamoci in marcia, ci potrebbe volere un intero crepuscolo se la corrente non ci assiste!»
Uno dei pirati giunti sulla spiaggia insieme a Rubert protestò, mentre Sam stringeva i nodi con cui i tre uomini erano stati immobilizzati: «Non potete lasciarci qui!»
«Sono certa che i vostri compagni stanno ancora osservando i nostri movimenti. Manderanno presto un’altra lancia a trarvi in salvo. A quel punto potrete dire che il loro nuovo capitano li sta aspettando e che porterà con sé il leggendario oro di Rufit!»

La traversata fu più difficoltosa di quanto avessero previsto. La corrente aveva presto cominciato ad alzarsi, spingendo la piccola imbarcazione nella direzione opposta rispetto a quella prestabilita, fino a quando un’onda improvvisa aveva schiantato la scialuppa contro una roccia costringendo i tre marinai ad abbandonarla e proseguire a piedi. Era come se il mare stesso volesse proteggere il tesoro.
Una volta giunti in vista dei neri scogli che puntellavano l’acqua come un inamovibile esercito di insetti, Aras commentò: «Eccole, le formiche di Mefisti! A questo punto dovremo cercare una grotta o un canale in cui Rufi possa aver nascosto il proprio oro.»
Sam non parlava. Aveva i piedi martoriati. Durante il lungo cammino sulla nuda roccia, i gusci delle conchiglie laceravano le calzature leggere ferendogli i piedi ed esplodendo in miriadi di piccole schegge.
D’un tratto Teuta puntò il dito in direzione della più grande tra le rocce: «Credo di vedere una grotta. Lì, al centro!»
«Dovremo raggiungerla a nuoto!» Così dicendo Aras si tuffò, seguito dai due compagni.

L’apertura era poco più ampia di un braccio. I tre pirati scivolarono al suo interno nuotando per qualche metro fino a giungere alla fine della caverna.
Aras si mise a ridere: «Il nostro viaggio finisce qui! Dovremo cercare ancora.»
Teuta lo interruppe intimandogli il silenzio: «Cercate di non far rumore!» Un suono lontano attirò la loro attenzione: «Pipistrelli!»
«Dove possono essersi nascosti? Deve esserci una seconda apertura da qualche parte!»
Sam indicò a mezza altezza tra il livello dell’acqua e il soffitto.
«Bravo, figliolo! Probabilmente quando sale la marea si può a raggiungere a nuoto. Noi invece dovremo scalare.»
Cominciarono a strisciare nella stretta imboccatura: «Fate attenzione che non ci siano trappole!»
«Trappole? E a che cosa servirebbero? Ci pensano già le forze della natura a proteggere questo luogo, e se non ci sbrighiamo sarà il mare stesso a ucciderci.»
Restarono in silenzio mentre il cunicolo cominciava a cambiare inclinazione e puntare verso il basso fino ad aprirsi in una grotta: «Questa stanza probabilmente comunica con l’esterno attraverso un secondo tunnel.» Disse Sam: «Se la marea sale resteremo intrappolati qui dentro.»
Si tuffarono nella pozza che si apriva sotto di loro e quando riemersero Arof commentò: «Credo di aver visto qualche cosa sul fondale.» Così dicendo si immerse ancora una volta, seguito da Teuta e Sam.
Dopo qualche lungo istante riaffiorarono senza fiato: «Che cos'è?» Chiese Sam.
Teuta aveva la voce carica di rabbia: «Quel che resta di un uomo. Quattro ossa, un teschio ed una tunica bianca!»
«E il tesoro?»
Arof rispose mostrando loro un pugnale dalla lama in ossidiana nera. La voce era scossa della frustrazione: «Bisognerebbe chiederlo al proprietario di questo! Era incastrato nel costato di quel poveretto!»

I tre pirati tornarono in superficie appena in tempo per vedere la Mir avvicinarsi all'orizzonte. Erano stanchi e delusi per la ricerca infruttuosa. Nelle loro tasche non restava altro che quel pugnale ed il doblone nero della mappa: «E adesso? Chiese Sam.
«Adesso se vorrai ti unirai alla mia ciurma.» Poi, rivolgendosi ad Aras aggiunse: «Anche tu Cliffhanger! Qualcuno dovrà pur insegnare a tuo figlio ad essere uomo! E poi… ci sono altri tesori da cercare!»
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Published on September 26, 2018 22:45 Tags: fantasy-romanzo-gamebook-gioco

September 21, 2018

Il doblone nero - Parte nona

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Rubert diede ordine di calare in mare una scialuppa e comandò al suo secondo di allontanarsi, restando comunque ad una distanza utile a tenere sotto controllo la spiaggia.
Dopo qualche minuto, il capitano era a bordo di una piccola lancia insieme a tre suoi uomini. Istintivamente carezzò la pistola assicurata ad un largo cinturone di pelle che gli attraversa il petto dalla spalla al fianco. Avrebbe sistemato quella faccenda una volta per tutte, uccidendo la ragazza e costringendo il vecchio a rivelargli dove fosse il tesoro. In ogni caso l’oro di Rufit sarebbe stato suo. A costo di torturare e uccidere Aras e di mettere l’isola a ferro e fuoco.
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Teuta osservò Rubert avvicinarsi a bordo della piccola imbarcazione, mentre la Mir si allontanava il più possibile dalle nere acque dello stretto di Oljy: «Sembra che il tuo diversivo abbia avuto successo. Adesso cosa facciamo?»
«Aspettiamo.»
Sam si intromise sorpreso: «Aspettiamo? Se Rubert arriverà su questa spiaggia noi non avremo più scampo. Dobbiamo andarcene!»
La pirata sorrise: «No, ha ragione Aras. Li attenderemo qui, poi li uccideremo e useremo la loro barca per raggiungere le formiche di Mefisti ed il tesoro di Rufit.»
«E come credi di avere la meglio su di loro? Nel caso tu non lo avessi notato mio padre ha solo un coltello e la tua pistola è probabilmente inutilizzabile dopo il bagno che abbiamo fatto. Possiamo contare su due lame contro quattro uomini armati fino ai denti!»
«Abbiamo a disposizione qualcosa di cui Rubert è privo: l’astuzia, e il suo orgoglio su cui fare leva.»
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Quando la scialuppa fu abbastanza vicina alla riva, i pirati saltarono fuori, raggiungendo di corsa la battigia mentre i tre fuggiaschi li aspettavano seduti sulla spiaggia, senza mostrare alcun desiderio di fuggire.
«Vedo che avete recuperato un po’ di buon senso. Fuggire non vi sarebbe servito a nulla.»
Teuta si alzò lentamente, puntando la pistola verso il pirata e ostentando sicurezza: «Hai ragione, Rubert. Non siamo scappati. Ma non credere che verremo con te.»
«Vuoi spararmi? Se anche riuscissi ad uccidermi i miei uomini vi farebbero a pezzi.»
«A breve comparirà all'orizzonte una nave della marina militare. Non avreste comunque il tempo di fuggire e sareste accusati di omicidio. Quindi cosa ne pensi di un accordo?»
«Se credi che io voglia dividere con te il mio tesoro, ti sbagli di grosso!»
«Il tesoro sarà del primo che ci metterà sopra le mani e se sarò io sicuramente non lo condividerò con te, anche perché vorrà dire che tu sarai morto!»
«Cosa vai blaterando?»
«Che ne dici di risolvere la questione una volta per tutte? Sanno tutti che ambisco a sostituirti come comandante dei Pirati di Maail, e sai altrettanto bene che molti dei miei compagni sono disposti a darmi il loro supporto. Proprio per questa ragione hai provato in tutti i modi di sbarazzarti di me. Adesso te ne darò l’occasione.»
«Sei sempre stata sfacciatamente arrogante, Teuta. Ma nessuna donna guiderà mai i pirati di Maail!»
«Lasciamo che sia un duello a deciderlo. Se mi ucciderai non dovrai più preoccuparti di me. Se sarò io a prevalere… beh…»
«Perché mai dovrei accettare la tua proposta quando siamo in superiorità numerica? Basta un mio cenno ed i miei uomini vi saranno addosso!»
«Provaci e io ti sparo. Sai meglio di me quanto sia buona la mia mira.» Attese qualche istante e poi gettò la propria arma a terra: «Ma soprattutto non vuoi che i tuoi uomini pensino che tu sia un codardo e che hai paura di affrontare una donna.»
«Sei più stupida di quanto potessi immaginare! Ti pentirai di avermi sfidato…»

Rubert si gettò su Teuta brandendo la sua spada e lasciando alla donna appena il tempo di schivare. Proprio come lei si aspettava, la tracotanza dell’uomo lo spingeva ad aggredirla con affondi potenti e veloci che lei però riusciva a parare grazie alla sua maggior agilità e ad una prestanza fisica che nulla aveva da invidiare a quella della media degli uomini. Fin dalla prima volta che suo padre le aveva messo in mano una spada, le aveva insegnato che tutti gli uomini con cui si sarebbe battuta avrebbero compiuto l’errore di sottovalutarla e di attaccarla senza risparmiare energia pur di dimostrare la loro superiorità.
I colpi di Rubert erano potenti ma prevedibili e più lui la attaccava più si stancava, mentre lei conservava le energie e studiava il suo avversario. Ogni colpo parato dalla donna feriva l’orgoglio dell’uomo, offuscandogli la mente. Alla prima buona occasione, Teuta partì al contrattacco, riuscendo a ferire il pirata ad una guancia. Il capitano fece un passo indietro, pulendosi il sangue col dorso della mano, con lo sguardo iniettato dall'odio.
«Maledetta donna…» Così dicendo buttò la spada, estrasse la pistola e la puntò contro l’avversaria che restò impietrita. «Adesso morirai!»
Sam fu l’unico in grado di reagire, raccolse una pietra e la scagliò con forza contro il capitano colpendolo proprio al braccio che teneva la pistola. Teuta approfittò del precario equilibrio dell’avversario e lo infilzò dritto al cuore.


Siamo all'ultimo capitolo. Come si concluderà la storia?
1) Il tesoro non c’è;
2) Il tesoro c’è ma Aras li tradisce;
3) Arriva l’esercito e si impossessa del tesoro.
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Published on September 21, 2018 03:48 Tags: fantasy-romanzo-gamebook-gioco

September 12, 2018

Il doblone nero - Parte ottava

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Aras raggiunse la riva a nuoto senza mai voltarsi in direzione del figlio, mentre Teuta restava indietro trascinando l’asse di legno su cui giaceva Sam ancora privo di coscienza.
Alle spalle della spiaggia, una folta pineta cresceva a raggiera arrampicandosi sulle nere rocce vulcaniche della scogliera. Si trattava di una sottile lingua di terra incastonata tra gli alti faraglioni per i quali l’isola di Mefisti era famosa in tutto il Mar di Laasur. Quando Teuta raggiunse la battigia, lo sforzo e la paura le gonfiavano ancora il petto, mentre i muscoli bruciavano come iniettati di fuoco liquido. Si volse scrutando l’orizzonte: l’imponente sagoma della Mir era ancora lontana, ma andava ingrossandosi in maniera irrefrenabile.
Una volta ripreso il controllo del proprio corpo, si chinò su Sam e cominciò a schiaffeggiarlo: «Svegliati ragazzo, non abbiamo tempo da perdere!»
Le pupille del giovane tremavano sotto le palpebre, come se fosse in bilico tra la coscienza e l’oblio: «Svegliati ho detto! Oppure giuro che ti lascio a marcire in questa fetida spiaggia!»
Sam riaprì gli occhi proprio mentre suo padre stavo tornando con le braccia cariche di rami secchi e arbusti: «Cosa state aspettando voi due? Dobbiamo raccogliere legna, foglie e qualunque cosa sia in grado di prendere fuoco.»
Teuta sembrava disorientata: «Cos’hai in mente?»
Aras rispose con voce allegra: «Un falò! Sono un tipo romantico io!» Poi, in tono più caustico, aggiunse: «Non c’è tempo per le spiegazioni. Fai come ti dico e vedrai che ce la caveremo!»
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Rubert sorrise compiaciuto nel vedere i suoi avversari arrancare senza speranza sulla spiaggia di Mefisti. Rivolgendosi al suo secondo in comando, commentò: «Eccoli, finalmente. Ormai non hanno più scampo.» Come per cercare di far chiarezza tra le opzioni rimaste ai suoi rivali, poi aggiunse: «Prima che riescano a farsi strada nella selva della pineta e a risalire la scogliera, noi gli saremo addosso!»
«Volete che faccia armare i cannoni, signor Capitano?»
Rubert osservò un’ultima volta attraverso il cannocchiale, poi restò qualche istante in silenzio, come indeciso sul da farsi: «Sì, e non appena saremo abbastanza vicini voglio che spariate qualche colpo di avvertimento ai nostri amici. A questa latitudine un galeone pirata non è mai il benvenuto e se l’esercito ci trovasse così vicini all’isola potremmo vedercela brutta, ma un paio di palle di cannone non hanno mai fatto male a nessuno!»
«Avete sentito il vostro Capitano? Cosa aspettate, pendagli da forca? Ognuno al proprio posto di manovra.»
Rubert restò ad osservare divertito i tre fuggitivi che si industriavano per trovare una via di fuga da quella perfetta trappola naturale in cui si erano cacciati. Poi scoppiò a ridere.
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Quando la Mir si trovava ormai ad un tiro di schioppo dalla riva e i pirati cominciavano ad ammainare le vele e a preparare le manovre di ancoraggio, Sam, Teuta e Aras avevano già ammucchiato una catasta di legna ed arbusti alta qualche metro.
«Ragazza, hai un pietra focaia con te?»
«Sì, ma dopo il tuffo che abbiamo fatto…»

Aras allungò una mano e restò a fissarla. La pietra era ancora umida, ma bastò che il pirata la strofinasse energicamente con il suo pugnale perché questa ricominciasse a fare il proprio lavoro. A quel punto raccolse alla base della casta alcuni mucchietti di ramoscelli ed erba molto secca e cominciò ad investirli con una scarica di scintille. Nel giro di pochi minuti timide fiammelle cominciarono a danzare sulla spiaggia.
«Assicuratevi che non si spenga! Ho bisogno che il fuoco salga alto per quello che ho in mente!» Così dicendo si immerse nuovamente nella pineta, riemergendone trasportando vari pezzi di muschio che brillavano al sole con un verde acceso.
«Muovetevi! Andate a prenderne altro!»
Questa volta fu Sam a interrogare l’uomo con aria confusa, mentre Teuta correva in direzione del fitto bosco: «Ma non brucerà mai! È troppo umido e fresco, rischiamo di soffocare le fiamme!»
Aras rispose lanciando in cima al rogo un largo pezzo di muschio che, come previsto dal figlio, non prese subito fuoco ma cominciò a emanare una densa nuvola, bianca come il cielo crepuscolare: «Non le soffocheremo ragazzo, ma faremo tanto fumo da non poter neanche respirare!»
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La reazione di Rubert alla vista della densa colonna di vapore che si ergeva indomabile dalla spiaggia fu immediata: «Dannato Cliffhanger! Quel fumo attirerà sicuramente qualche curioso e l’esercito sarà su di noi in un attimo.»
Il secondo ufficiale guardava il proprio capitano con aria preoccupata, in attesa di ricevere istruzioni sulla manovra da compiere: «Signore, se qualcuno avvistasse la Mir l’esercito ci catturerebbe e per noi sarebbe la fine. Non possiamo farci trovare qui!»

Cosa farà Rubert?
1) Decide di correre il rischio e bombarda la spiaggia;
2) Scende a riva con una scialuppa e manda via il galeone per distrarre l’esercito;
3) Si allontana tenendo sotto controllo la spiaggia.
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Published on September 12, 2018 03:31 Tags: fantasy-romanzo-gamebook-gioco

September 5, 2018

Il doblone nero - Parte settima

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La brezza marina che li aveva sospinti fino a quel momento si interruppe di colpo, come trattenuta da una mano invisibile. Senza lasciarsi prendere dal panico, Teuta si rivolse ai due uomini: «Tirate fuori i remi, e preparatevi a fare esattamente ciò che vi dico.»
Sam e Aras si precipitarono ad eseguire gli ordini ricevuti, mentre il piccolo sciabecco cominciava ad acquistare inerzia nonostante la completa assenza di vento.
«Guardate lì!» Così dicendo la pirata fece un cenno a babordo, in direzione di un mulinello ampio qualche metro che si stava aprendo poco distante dalla loro imbarcazione. «Dobbiamo cercare di avvicinarci alla costa, se non ci allontaniamo al più presto non riusciremo più a resistere all’attrazione di quel gorgo.»
Ad ogni istante, quella famelica gola d’acqua sembrava ingrossarsi sempre di più, inghiottendo avidamente non solo i neri flutti, ma anche l’aria, la luce e ogni vana speranza di fuga. Un suono grave, gutturale, saliva dalle viscere del gorgo, quasi come il lancinante richiamo di un mostro marino.
«Remate, forza!»
La corrente andava aumentando di intensità con spaventosa progressione, il vento si risvegliava richiamato a nuova vita dall’incessante deglutire della voragine. Non appena i remi toccarono l’acqua e i due uomini tentarono di opporre resistenza a quell’incontrastabile richiamo, i lunghi bracci esplosero in una gazzarra di schegge e frammenti, lasciando il piccolo veliero alla mercé di quelle avide fauci.
Agili creste di spuma bianca si inerpicavano lungo le mura dello sciabecco, stringendolo in una morsa di tentacoli e zanne fatte di acqua e sale. Un buio accecante proveniva dal cuore di quell'occhio inanimato. Sembrava custodire una pace e una tranquillità inaccessibili, mentre cupi latrati e cigolii sempre più sinistri laceravano l’anima dei tre marinai. Quando il veliero raggiunse il cuore del gorgo, esso si serrò su sé stesso come due fauci che ghermiscono la gola di una preda impotente. La barca si inabissò, trascinando con sé il proprio equipaggio per poi essere risputata in superficie come un boccone troppo amaro per essere digerito.

Ciò che restava del piccolo sciabecco erano pochi cenci a ricordare il bianco delle sue vele, e qualche asse di legno laddove prima c’era un possente scafo. Il mare era tornato ad essere un placido compagno di viaggio. Il tributo da lui richiesto per placare la propria sete era stato versato, e chiunque fosse sopravvissuto era ora libero di proseguire il proprio cammino.
La prima a riemergere dalle scure acque dello Stretto di Olji fu Teuta. In lontananza, a qualche centinaio di metri da lei, Aras stava faticosamente trovando rifugio su una piccola botte. La pirata aguzzò la vista nel vano tentativo di scorgere il giovane Sam. Il mare, ormai ridotto ad una tavola d’olio, non opponeva alcun ostacolo alla sua vista, ma il ragazzo sembrava essere rimasto intrappolato nella morsa del gorgo. Usando il barilotto come una zattera improvvisata, Aras cominciò ad avvicinarsi a lei. Espressioni di profonda fatica e dolore solcavano il suo viso: «Sei ferito? Dov’è Sam?»
L’uomo non rispose, troppo concentrato a mantenere la presa sulla piccola botte. Bastarono pochi dei suoi movimenti incerti per far capire a Teuta che il pirata stesse trasportando qualcosa. Sam era lì, tra le braccia del padre, e sembrava essere privo di sensi. La donna si mise a nuotare furiosamente in direzione di un largo asse di legno che poi spinse verso Aras: «Aiutami ad issarlo qua sopra. Dobbiamo rianimarlo!»
Ancora una volta il pirata non rispose, limitandosi ad accostare il suo natante di fortuna alla piccola chiatta. Quando Sam fu finalmente al sicuro, Teuta gli allentò il colletto della giubba: «Svegliati ragazzo!» Alternava le sue parole agitate con leggeri schiaffi sulle gote incolori dal giovane.
«Non devi preoccuparti per lui. Sangue Cliffhanger scorre nelle sue vene, starà bene. Non vedi che respira? Adesso cerchiamo il modo di raggiungere la riva, e da lì le formiche di Mefisti!»
«Inutile prendersi il disturbo! Guarda là…» All’orizzonte un imponente veliero stagliava la propria famigliare sagoma contro l’orizzonte.
«Non preoccuparti, ho un piano!»



Qual è il piano di Aras?
1) Nuotano verso la riva e poi si nascondono nell’entroterra?
2) Si lascia catturare e tenta un ammutinamento?
3) Crea un diversivo?
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Published on September 05, 2018 00:35 Tags: fantasy-romanzo-gamebook-gioco

August 29, 2018

Il doblone nero - Sesta parte

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Lo stretto di Oljy, all’estremità orientale del Mar di Laasur, era famoso in tutta Maail per il colore nero delle proprie acque, e la Fossa Furea, al centro dello stesso, ne rappresentava la depressione più profonda. Era credenza diffusa tra gli abitanti di Maail che il mostro che distrusse Ekeroth si fosse risvegliato proprio dalle sue profondità.
Erano trascorsi ormai otto crepuscoli da quando Sam, Aras e Teuta avevano lasciato il porticciolo dell’isola di Merita, e Sam aveva preso l’abitudine di trascorrere il proprio tempo libero osservando la sconfinata bellezza di quei luoghi a lui ancora sconosciuti.
Man mano che lo snello sciabecco scivolava su quelle nere acque, avvicinandosi all’imboccatura dello stretto di Oljy, il mare, tutto sommato calmo, si colorava di soffici creste bianche e una corrente sempre più vigorosa sosteneva l’andatura dell’imbarcazione. In lontananza poche nubi rigavano il cielo, altrimenti limpido e chiaro.
Nonostante le onde fossero facilmente domabili, i tre marinai restavano concentrati, scandagliando l’orizzonte e assicurandosi che le vele si offrissero al vento in tutta la loro superfice.
La voce di Aras ruppe il silenzio: «Ti ricordi le storie che ti raccontavo per farti addormentare, ragazzo?»
«Son talmente tante lune che manchi da casa, che a malapena riesco a riconoscere la tua voce! Come mai non sei più tornato?»
«Un uomo può tentare in ogni modo di reprimere ciò che è veramente, e io sono un avventuriero, un pirata! Avevo promesso a tua madre che avrei abbandonato questa vita una volta che fossi nato tu, ma quando ho trovato questa mappa…»
«E la mamma? Non ti interessa sapere cosa ne sia stato di lei?»
«Mya era una donna forte di spirito, ma debole nel corpo. Se fosse ancora viva non avrebbe mai lasciato che ti cacciassi in questo guaio. Il fatto che tu sia qui davanti a me mi dice tutto quello che mi serve sapere.»
Una smorfia di rabbia e disapprovazione si dipinse sul volto di Sam: «Tutte le tue storie, tutte le tue parole, tutta la tua vita sono sempre state una menzogna. Non te n’è mai importato nulla di noi.»
Aras lasciò che il rancore del figlio gli scivolasse addosso: «Quei racconti non sono menzogne, figliolo. Possono forse essere leggende, ma alla base di ognuna di quelle vicende c’è un fondo di verità.»
Teuta restava in disparte, tenendo la barra del timone con mano ferma ed ignorando la discussione tra i due uomini.
«In questi abissi, nel cuore della Fossa Furea, dimora la più terribile creatura che sia mai vissuta. Nessuno sa esattamente di cosa si tratti, poiché chiunque l’abbia mai incontrata non è sopravvissuto per poterlo raccontare.»
«Piantala con queste fesserie. Non sono più un ragazzino!»
Il pirata ignorò quelle proteste e incalzò: «Alcuni credono si tratti del Kraken, altri addirittura farneticano che possa essere Scilla, l’unica cosa certa è che quando quel mostro si sveglia è assetato di sangue.»
Il piccolo veliero scivolava placido tra le nere acque dello stretto di Oljy. Le vivaci onde che avevano accompagnato la navigazione fino a quel momento erano andate via via scemando, lasciando il posto ad uno specchio piatto come un lago di montagna. Il vento soffiava in maniera dolce e costante. L’unico rumore che i tre corsari udivano era quello dell’imbarcazione che frangeva i flutti con andatura sicura.
All’improvviso, un colpo secco fece sussultare lo sciabecco. Il mare intorno a loro cominciò a ribollire, colorandosi di sfumature bianche come piccoli denti affilati.
Sam si voltò verso il padre: «Cosa sta succedendo?»

Che cosa sta accadendo:
1) Il Kraken emerge dagli abissi?
2) Il mostro Scilla attacca lo sciabecco?
3) Un enorme gorgo si è aperto e li sta trascinando nelle profondità della Fossa Furea?
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Published on August 29, 2018 07:53 Tags: fantasy-romanzo-gamebook-gioco

August 22, 2018

Il doblone nero - Parte quinta

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«È una missione suicida. Dobbiamo andarcene.»
«Fa’ quello che credi, io andrò a cercare mio padre!»
Lo sguardo di Sam non lasciava spazio a repliche. Si voltò e risalì verso il ponte di coperta. Teuta sbuffò irritata e lo seguì. «Vieni con me, cerca di non fare rumore e fa’ esattamente ciò che ti dico.»
Le segrete riservate ai prigionieri e agli ammutinati, si trovavano a prua della Mir, proprio dietro le stanze comuni della ciurma. Non vi era alcuna fonte di luce a rischiarare quei luoghi, per cui la corsara prese una piccola lampada ad olio prima di discendere.
Una voce rotta dalla sofferenza li accolse implorante: «Portatemi dell’acqua, ve ne prego.» Il volto di Aras Cliffhanger era consumato dalla stanchezza e dalla sete, per il resto però il regime a cui Rubert lo aveva sottoposto non sembrava essere stato eccessivamente rigido. Sam restò qualche passo alle spalle di Teuta, mentre la pirata apriva la porta della cella. «Siamo venuti a liberarti, una volta usciti da qui avrai acqua e cibo sufficienti a rimetterti in forze.»
«Perché dovrei fidarmi di voi. Sei stata proprio tu a rinchiudermi qui dentro.»
«Non è di me che devi fidarti, ma di lui…» Così dicendo si voltò verso Sam, alzando la fioca lanterna quel tanto che bastava per rischiararne il volto.
La reazione di Aras fu immediata. Si alzò in piedi buttando le braccia al collo del ragazzo e, quasi singhiozzando, disse: «Sam, figlio mio. Cosa ci fai tu qui? Cosa ti hanno fatto?»
«Nulla, padre. Siamo venuti a liberarti, dobbiamo andarcene da qui!»

Con loro sommo stupore, il ponte della Mir era ancora deserto. I tre discesero di corsa la stretta passerella che conduceva alla banchina, precipitandosi verso lo sciabecco lasciato ormeggiato poco distante.
Una volta a bordo, Teuta issò le vele e si diresse verso il mare aperto. Allungò una borraccia al padre di Sam, che nel frattempo fissava il figlio con gli occhi colmi di lacrime, ancora troppo scosso per parlare. La pirata dispiegò la mappa sottratta dalla cabina di Rubert e, rivolgendosi ad Aras, disse: «Bando ai convenevoli. Avrete tutto il tempo per le vostre smancerie una volta che avremo recuperato il tesoro. Immagino che adesso sarai finalmente disposto ad aiutarmi ad interpretare questa maledetta carta!»
L’uomo restò a fissarla a lungo, come se stesse valutando le opzioni a sua disposizione. Dopo qualche interminabile istante sorrise a Sam: «Figliolo, avresti qualche pezzo di pane per tuo padre?» Poi, mentre il ragazzo rovistava nella piccola stiva del veliero, il pirata tornò a rivolgersi alla donna: «Se questo è solo un trucco per appropriarti del tesoro, o se dovesse succedere qualcosa di male a mio figlio, sappi che ti perseguiterò in ogni angolo del Mar di Laasur per assicurarmi che tu muoia della più dolorosa delle morte possibili!»
Sam ritornò con del pane e qualche pezzo di formaggio, proprio mentre Aras stava iniziando a raccontare: «Si narra che durante la Grande Guerra, il leggendario pirata Rufit sia riuscito ad impossessarsi di un’enorme fortuna, depredando centinaia di mercantili qualunque bandiera battessero.» Si fermò un istante e si sfilò uno stivale. Lo capovolse e, aiutandosi con il coltello che Sam gli aveva dato per mangiare, fece saltare via un tacco, ne estrasse un piccolo fagotto e poi aggiunse: «Alla sua morte, le uniche tracce che lasciò furono questo doblone nero e quella mappa.» La moneta, scura e lucida, era forgiata in ossidiana e presentava al suo interno alcuni fori dalla forma irregolare. «Per raggiungere il luogo in cui il tesoro è nascosto, bisogna usarli insieme.»
«Che fantasie sono queste? Se li avevi entrambi perché non hai mai tentato di recuperarlo da solo?» La voce di Teuta risuonò molto meno sicura delle sue parole.
«Non ne ho avuta l’occasione. Sono entrato in possesso di questo doblone poco prima che voi mi catturaste e, comunque, la mappa sarebbe stata incompleta senza il brandello che avevo lasciato a mio figlio.» Così dicendo, si chinò sulla cartina: «Ragazzo, perché non appoggi qui quel tuo frammento?»
Sam ubbidì, accostandolo ad una delle estremità lacerate della carta, la quale rappresentava una porzione di costa troppo esigua perché fosse possibile comprendere a quale isola dell’Arcipelago di Sinset o a quale tratto di terra dei regni di Vihro e Mushaf appartenesse. Non vi erano indicazioni o coordinate per poter incastrare quel tratto di costa in alcun luogo, e la completa assenza di dettagli, come fiumi, scogli o faraglioni, rendevano quella mappa poco più di una mera linea tracciata con mano malferma. Inoltre, il tratto disegnato sulla parte di Sam era interrotto per circa tre centimetri. Aras sistemò il doblone proprio in quel punto, poi fissò il vecchio sguardo in quello di Teuta: «Vedi anche tu quello che vedo io?» Una bianca venatura all’interno della moneta in ossidiana, completava la costa dove era interrotta, mentre i fori che fino a quel momento erano sembrati inutili segni del tempo, adesso rappresentavano in maniera ben precisa un gruppo di scogli tristemente famosi a chiunque avesse mai solcato le scure acque dello Stretto di Olji.
«Quelle… quelle sono le formiche di Mefisti!»

Rubert richiuse il cannocchiale con un movimento paziente, assicurandoselo alla cintura. Restò a osservare lo snello sciabecco che faceva inequivocabilmente rotta in direzione sud-est, sospinto dalla languida brezza crepuscolare. Si rivolse sorridendo ad uno dei suoi uomini e disse: «Lo avevo detto che valeva la pena lasciare che quella piccola ape laboriosa tramasse e cospirasse alle mie spalle. Adesso non ci resta che seguirli ed assicurarci che non si accorgano di noi.» Si voltò verso la propria ciurma ormai tornata a bordo della Mir: «Che cosa state aspettando pendagli da forca? La bella Mefisti attende che le porgiamo i nostri omaggi!»

Il prossimo sarà l’ultimo capitolo. Come vorreste che si concluda questa storia? Scrivete il vostro commento, ne sceglierò uno a caso e completerò il raccon
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Published on August 22, 2018 03:11 Tags: fantasy-romanzo-gamebook-gioco

August 16, 2018

Il doblone nero - Parte quarta

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Con uno spintone ben assestato Sam si liberò dalla presa della donna, poi, senza darle il tempo di reagire, tornò sul molo dirigendosi verso il barcaiolo con cui aveva visto parlare Teuta poco prima.
«Quanto vuoi per una barca?»
Il mercante lo guardò stranito: «Non credo tu abbia la stoffa del marinaio, ragazzo.»
«Ti ho chiesto di vendermi una licenza da capitano forse? Voglio solo comprare una delle tue trappole galleggianti!»
In quel momento Teuta comparì alle spalle del giovane e l’uomo commentò: «Scommetto che siete insieme… L’ho già detto alla tua amica, i vostri soldi non bastano!»
«Forse i suoi no, ma che ne dici di questi?» Così dicendo estrasse dalla giacca un sacchettino di monete.
«Con quella somma, puoi scegliere se comprare la prua o lo poppa di una delle mie navi.»
Sam si voltò verso Teuta: «Sono sicuro che basteranno, uniti ai suoi.»
L’uomo fece qualche rapido calcolo e si allontanò borbottando tra sé e sé.
«E adesso?» Chiese il giovane con voce incerta.
«Andremo a Merita. Se non ci saranno imprevisti, dovremmo vedere i faraglioni dell’isola entro qualche crepuscolo.»
«Perché proprio lì?»
«Rubert deve fare approvvigionamenti prima di tornare al Massiccio di Lur, e in questa zona del Mar di Laasur non c’è posto migliore del bazar di Merita.»
«Quell’uomo ha chiaramente detto che se ti rivede ti ammazza.»
«Non mi fa paura e comunque parli un po’ troppo, sai ragazzo?»
«Abbiamo comprato questo veliero insieme, quindi credo sia mio diritto sapere dove siamo diretti e perché. E poi, qualunque cosa tu stia tramando, avrai bisogno di una mano se non vuoi finire a pendere da qualche forca!»
«Nella cabina del capitano c’è la mappa che si dice conduca al tesoro perduto di Rufit, il leggendario pirata.»
«Come pensi di recuperarla?»
«Dovremo intrufolarci nella Mir di nascosto, mentre dormono o sono alla Fine del Mondo a giocare a carte o a sollazzarsi con qualche prostituta. Rubert non ci aspetta, quindi sfrutteremo l’effetto sorpresa.» Da una tasca della propria cintura tirò fuori alcuni piccoli dardi. «La punta di queste frecce è imbevuta di un potente narcotico. Basterà che tu colpisca le sentinelle, a tutto il resto penserò io.»

Il porto di Merita era quasi del tutto deserto. Qualche moribondo si aggirava per il molo, mentre dalle locande provenivano musica, grida e risate. La Mir era ormeggiata sul pontile esterno, dove il fondale era più basso. Sul suo ponte, tre vedette facevano la ronda.
La pirata fece un cenno a Sam e si tuffò in acqua increspandone solo lievemente la superfice. Il ragazzo scese a terra e cominciò a barcollare in direzione del maestoso veliero, calandosi nella parte di un qualunque ubriaco appena uscito da qualche bettola. Appena arrivò abbastanza vicino, estrasse una cerbottana e soffiò il primo proiettile con tutto il fiato che aveva in corpo. La sentinella cadde senza emettere alcun suono. Con la coda dell’occhio, intanto, intravide Teuta risalire lungo le gomene di ancoraggio e capì di dover agire in fretta. Sparò il secondo proiettile colpendo sulla guancia un pirata, il quale emise un suono acuto prima di accasciarsi a terra, attirando l’attenzione del compagno. Preso dal panico all’idea che questi potesse chiamare aiuto, Sam iniziò a cantare cercando di replicare, tra una stonatura e l’altra, lo stridulo guaito della sua vittima. Il diversivo funzionò. Il marinaio si sporse in direzione del molo: «Sparisci da qua, o te ne pentirai!»
Il ragazzo lo guardò, poi scoppiò a ridere e a farsi beffe dell’uomo che, colto dall’ira si precipitò verso la passarella che conduceva alla banchina. Approfittando di quel momento, Sam riprese in mano la cerbottana. Il primo colpo andò a vuoto, ma il secondo andò a segno; il bucaniere barcollò prima di cadere in acqua.
Sam corse sul ponte della Mir giusto in tempo per vedere Teuta intrufolarsi nella zona di sottocoperta, la seguì e, quando la raggiunse, la donna stava forzando con la punta del coltello un cassetto, estraendone poi una mappa consunta e strappata in vari punti.
«Ah eccoti, sei più bravo di quanto pensassi! Forse ti avevo sottovalutato. Ecco la mappa. Purtroppo, non siamo mai riusciti a decifrarla.»
Appena il giovane posò lo sguardo sulla cartina, sbiancò. «Io... io...»
«Cosa ti prende? Dobbiamo andarcene, non abbiamo tempo da perdere!»
Per tutta risposta Sam sfilò dalla propria giubba il frammento di mappa che custodiva gelosamente da quando il padre se n’era andato, lo dispiegò e lo appoggiò sulla scrivania facendolo combaciare perfettamente ad una delle estremità lacerate dell’altra.
«Cosa ci fai con quella?»
«È solo un ricordo di mio padre!»
«Tuo padre? Ma tu… allora sei figlio di Aras Cliffhanger!»
«Conoscevi mio padre? Io so solo che ha lasciato casa nostra e non è mai più tornato. Probabilmente è morto!»
«É vivo invece. È da lui che abbiamo avuto questa mappa. In questo momento è rinchiuso nelle segrete di questo stesso veliero!»
«Di che cosa stai parlando? Se ciò che dici è vero, allora dobbiamo liberarlo!»
«No, dobbiamo andarcene prima che torni Rubert o siamo morti!»

Cosa faranno Sam e Teuta:
1) Lasceranno la Mir per mettersi sulle tracce del tesoro di Rufit?
2) Cercheranno di liberare Aras Cliffhanger?
3) Si divideranno?
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Published on August 16, 2018 05:43 Tags: fantasy-romanzo-gamebook-gioco

August 8, 2018

Il doblone nero - Parte terza

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«Perché l’hai cacciata? Si è messa nei guai solo per colpa mia!»
«Hai ragione, e farai bene a non ricordarmelo se non vuoi che cacci a calci in culo anche te, razza di screanzato irriconoscente. O magari preferisci correrle dietro?»

Sam restò qualche secondo a fissare la donna, poi si infilò una mano nella tasca interna della giubba e ne estrasse il piccolo frammento di mappa. Lo guardò per qualche istante, trovando in quell’oggetto la forza necessaria per prendere una decisione troppe volte rimandata: «È proprio quello che farò, Rala.»
Senza aspettare una risposta, Sam si precipitò nella dispensa. Cominciò a scavare nell’angolo nascosto sotto il vecchio scaffale che gli fungeva da letto e dopo qualche istante estrasse un sacchetto di pelle dal famigliare suono tintinnante. Prese il mantello lacero che durante la notte usava come coperta e tornò nella sala della locanda dove Rala stava rassettando, raccogliendo cocci di vetro e cibo mezzo consumato.
«Mi dispiace.»
«Vattene, prima che vada a prendere il mestolo di legno.»
Sam sorrise di fronte al fare scorbutico della donna che tante volte lo aveva minacciato brandendo il suo cucchiaio di legno e rimproverandolo con gli epiteti più fantasiosi. Questa volta però il tono era diverso, mentre una lacrima scorreva sul suo viso, disegnando un candido percorso sulle guance annerite dal fumo e dal fuoco del caldano: «Grazie di tutto Rala. Senza di te non so come avrei fatto a sopravvivere.»
«Vattene ho detto.» Poi aprì la mano, con il palmo rivolto verso il pavimento: «E quando sarai là fuori ricordati che qui sotto non piove, ma che tu non sarai mai più il benvenuto!»
Sam si aspettava quel tipo di risposta da lei, la donna che lo aveva accolto e accudito come un figlio. Entrambi, in cuor loro, sapevano che quel momento, quella separazione, sarebbe arrivata prima o poi, ed entrambi erano pronti a interpretare il ruolo recitato silenziosamente più e più volte, per rendere quell’addio il più facile possibile per tutti e due.
Il giovane uscì dalla locanda. Una sottile pioggia stava rigando il bianco cielo di Maail, sferzando le facciate delle case e le malandate strade di Mant. Sam si guardò intorno, indeciso su quale strada imboccare. I pirati erano sicuramente tornati verso il porto, per imbarcarsi sul loro vascello o per far visita a una delle numerose locande che si affacciano sulla darsena. Con tutta probabilità quindi la corsara di nome Teuta doveva aver imboccato la direzione opposta, in modo da tenersi almeno per il momento il più lontana possibile dal Capitano Rubert. Fatta questa breve analisi della situazione, il ragazzo imboccò la ripida calle che conduceva al castello di Mant, in cima alla solitaria collina che dominava da un lato il verde golfo di Nur, e dall’altro il piccolo porticciolo.

La pioggia aveva reso la strada pesante e fangosa. Ad ogni passo Sam affondava fino alla caviglia, facendo non poca fatica per estrarre il piede dalla melmosa prigione. Il vento gli sferzava la faccia costringendolo a ripararsi con un braccio dagli attacchi incostanti di quell’invisibile nemico.
Dopo aver percorso quasi un chilometro in direzione del castello, il ragazzo raggiunse il bivio che lo avrebbe condotto sulla rupe della vedetta. In quel luogo sorgevano i resti dell’ultima di una serie di torri e piccole roccaforti che un tempo si estendevano lungo la costa come avamposti di segnalazione. Erano dislocate a una distanza tale per cui da ognuna di esse si potesse sempre vedere sia la precedente che la successiva, in modo da ricevere e inviare eventuali segnali di pericolo trasmessi con bandiere e fiaccole. La torretta verso cui si stava dirigendo Sam era stata gravemente danneggiata durante la Grande Guerra e mai più riparata quando, una volta raggiunta la pace, era invece stato costruito il castello. Era il luogo ideale per chi volesse spiare il porto senza essere a sua volta sorvegliato.

Quando la rupe della vedetta fu finalmente in vista, il giovane si dovette precipitosamente nascondere dietro un solitario cespo di ginestra. La pirata stava tornando sui propri passi. Correndo in direzione del porto sfilò ad una spanna dal nascondiglio di Sam. Il ragazzo attese che la donna sparisse in fondo allo stretto budello prima di raggiungere la sommità della collina ed osservare, in lontananza, la Mir dispiegare le bianche vele e prendere il largo. La Mir era il vascello del Capitano Rubert, il più imponente ed elegante che Sam avesse mai visto.

Restò qualche istante a contemplare quella grande nave che rappresentava tutti i sogni che aveva sempre inseguito fin da bambino, poi si mise a correre anche lui in direzione del porto. Quando arrivò, vide Teuta intenta a litigare animatamente con un barcaiolo. Si avvicinò con circospezione e tese l’orecchio: «Con quella somma non andrai molto lontano, ragazza.»
«Questo è tutto quello che ho, e non sono qui per mercanteggiare.»
«Allora sarà meglio che te ne vada a cercare qualche altra moneta. I miei sciabecchi sono i migliori della costa meridionale di Vihro.»
Senza soldi a sufficienza per concludere la trattativa, Teuta tirò uno spintone all’uomo e proseguì ad addentrarsi lungo la banchina, finché Sam non la perse di vista. Il ragazzo tentò di farsi largo tra la folla quando si sentì afferrare dal mantello e trascinare in uno scuro vicolo senza via di uscita. «Perché mi stai seguendo?»
«Voglio venire con te!»
«Il posto dove sto andando non è adatto ai marmocchi! Levati di torno prima che ti faccia scorrere una lama dritta nella gola!»
«Sono sicuro di avere qualcosa in grado di farti cambiare idea!»
«Mi auguro per te che tu non mi stia facendo perdere tempo! Svuota le tasche e fammi vedere!»


Cosa farà Sam:
1) Svuota ingenuamente le tasche?
2) Convince Teuta in qualche altro modo?
3) Temporeggia troppo e la pirata lo abbandona nel vicolo?
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Published on August 08, 2018 00:11 Tags: fantasy-romanzo-gamebook-gioco

August 1, 2018

Il doblone nero - Parte seconda

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«Una donna non sarà mai un vero pirata. Siete troppo deboli e sentimentali.» Sputò per terra una seconda volta, colorando il pavimento della locanda dello stesso rancido colore dei suoi denti. «Scegli: testa o croce? Se vincerai tu, avrai la possibilità di farti perdonare e dimostrare a me e ai tuoi compagni la tua lealtà nei nostri confronti.» Così dicendo mise mano alla propria cintura, dove una lunga frusta pendeva minacciosa: «Se vincerò io, invece, ti insegnerò a non sfidare mai più il tuo capitano.» Con un calcio in piano ventre si assicurò che Sam non si muovesse dal posto che gli aveva assegnato: «Poi mi occuperò anche di questo giovinastro impudente.»
La ragazza non rispose, guardando il proprio capitano con aria di sfida: «Scegli, ho detto!»
«Testa!»

Il pirata lanciò in aria il doblone, il quale roteò su sé stesso prima di cadere sul pavimento tintinnando: «A quanto pare Teuta, anche il fato crede che tu meriti un’altra lezione per imparare a tenere a freno quella tua boccaccia.»
«Si vede che il fato è tanto stupido quanto te! Se non riesco a rispettare la tua autorità, forse è solo perché sei il più inetto dei marinai che abbiano mai solcato il Mar di Laasur.» Così dicendo, Teuta assestò un colpo in mezzo alla fronte di uno dei due uomini che la tenevano ferma, riuscendo a divincolarsi dalla loro presa. Con un movimento tanto rapido quanto inaspettato sfilò dalla propria cintura un pugnale, si gettò su uno dei suoi aguzzini e gli puntò la lama alla gola, facendosi scudo con il suo corpo: «Lascia andare il ragazzo e dimentichiamoci di questa faccenda e torniamo alla nave. Abbiamo un tesoro da cercare.»
Quando ormai credeva di essere uscita da quella situazione di svantaggio, il pirata scoppiò a ridere: «Non ho bisogno di te per trovare il tesoro, anche se ammetto che fino ad adesso mi sei tornata utile. In effetti un po’ mi dispiace doverti uccidere.» Mentre diceva queste parole estrasse una pistola, fece scattare il cane e la puntò alla testa del ragazzo: «Non serve che moriate entrambi, Teuta. In fondo è solo un cameriere maldestro, lo hai detto anche tu.»

Un uomo si alzò da un tavolino posto in fondo alla sala, nella penombra. Era alto una spanna più di tutti gli altri avventori della locanda. Una lunga cicatrice segnava il suo volto, trasformandolo in una maschera di grottesca violenza. La mano destra, nascosta in un guanto di pelle, stringeva un elmo a forma di mandorla aperta: «Sono il primo a credere che una buona dose di scudisciate sia il modo migliore per tenere in riga i propri uomini, ma credo che qui stiate superando il limite.»
«E tu chi saresti?» La voce del capitan Rubert tradiva una nota di incertezza. L’uomo, infatti, portava l’uniforme delle guardie cittadine, comunemente conosciute con il nome di deskan.
«Sono la persona che sta per provare a tutti i tuoi uomini che sei molto più inetto di quanto anche quella ragazza pensi. Mettiamola così, userò solo la mia mano guantata, in questo modo avrai un po’ di vantaggio!»
«Modera quel tuo fare arrogante o non basterà la tua divisa a proteggerti dalla mia ira.»
«Vuoi davvero batterti con un vero soldato? Un ufficiale dell’esercito di Virho? Molla quel ragazzo e andatevene di qua prima che arrivino i miei deskan!»
Rubert lasciò la presa da Sam che, senza alzarsi dal pavimento, indietreggiò andando a sbattere contro le gambe del tavolo. Il pirata sistemò la pistola nella propria fondina e si avvicinò con aria minacciosa al giovane soldato: «Credi che sia nato ieri? Pensi che non sappia riconoscere una recluta in libera uscita da un ufficiale? Non verrà nessuno qui ad aiutarti, sei solo tu contro dieci dei miei uomin…»
Un rumore sordo riecheggiò nella stanza. Schegge di vetro e stili di kat si schiantarono sulle pareti e sul pavimento, mentre il corsaro crollava a terra privo di sensi. Una corpulenta donna reggeva in una mano un grosso coltello da cucina, nell’altra quel che restava di una bottiglia di liquore: «Andate tutti fuori dalla mia locanda e non fatevi più vedere.» Il petto generoso di Rala si gonfiava e sgonfiava ritmicamente, agitato da un’adrenalina che la donna non era avvezza a controllare.
Un pirata osò protestare: «Quando il capitano si sveglierà saranno guai per te, donna!» Prima che potesse continuare però, Sam aveva afferrato a sua volta una bottiglia di kat dal tavolo di Rubert, brandendola minacciosamente: «Avete sentito Rala? Andatevene!»
Il soldato dalla mano guantata sigillò la questione: «E portate via anche questo mezzomarinaro che vi ritrovate come capo.»
I corsari aiutarono il proprio capitano a rimettersi in piedi e uscirono disordinatamente dalla locanda, ribaltando e rompendo tutto ciò che trovavano sulla loro strada. Arrivato davanti alla porta, Rubert si rivolse un’ultima volta a Teuta: «Che il kraken ti si porti! Meglio che non ti faccia più vedere, o giuro che finisco quello che ho cominciato questa sera.» Infine uscì, sbattendo la porta e imprecando ordini ai propri marinai.

Rala si avvicinò a Teuta offrendole un panno unto: «Asciugati quel sangue e vattene! Apprezzo quello che hai fatto per Sam, ma non voglio altre grane.»
La pirata prese lo straccio e restò a fissarlo qualche istante, poi lo poggiò su un tavolo insieme a uno zita d’argento e se ne andò senza dire una parola.
Sam corse in strada cercando invano con lo sguardo la giovane corsara, poi tornò nella locanda e si rivolse a Rala con un tono sospeso tra la frustrazione e la gratitudine: «Perché l’hai cacciata? Si è messa nei guai solo per colpa mia!»
«Hai ragione, e farai bene a non ricordarmelo se non vuoi che cacci a calci in culo anche te, razza di screanzato irriconoscente. O magari preferisci correrle dietro?»


Decidete voi il destino del giovane Sam: resterà alla locanda insieme a Rala, uscirà dalla taverna raggiungendo Teuta o magari imboccherà una strada diversa da quella della pirata?
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Published on August 01, 2018 08:46 Tags: fantasy-romanzo-gamebook-gioco

La pace su Ekeroth - I pirati di Maail

Marco Ruffo
In queste pagine troverete curiosità, spunti e informazioni riguardo il libro di esordio di Marco Ruffo. "I pirati di Maail" è il primo volume della trilogia fantasy "La pace su Ekeroth", siete pronti ...more
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