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La Cosa
Un anno Fantastico
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GdL standard Giugno/Luglio - La Cosa
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Ho letto la versione Delos, quella più breve, visto dai commenti mi sembrava quella più apprezzata delle due. Infatti, non avevo mai visto il film del 1982 e ho colto l'occasione per leggere il racconto e vedere il film. Il film è uscito parecchi anni prima della mia nascita ma non l'avevo mai recuperato perché non mi aveva mai ispirato particolare interesse, non sapevo nemmeno di cosa parlasse né avevo mai sentito nominare Campbell come autore, se è per questo. Credo che leggere il racconto e vedere il film a breve distanza temporale sia la migliore esperienza possibile, permette di cogliere meglio differenze e somiglianze. In un certo senso film e racconto colmano uno le mancanze dell'altro e viceversa. Infatti sono molto soddisfatta.
Qualche commento sparso:
- Nel racconto non abbiamo un protagonista, i protagonisti sono l'intero gruppo di scienziati. è stato un po' difficile distinguerli tra loro, perché essendo breve, la caratterizzazione è carente. Comunque, trattandosi di un racconto non ho sofferto la mancanza di un protagonista. Il film giustamente sceglie una struttura più tradizionale con un protagonista, anche per favorire l'empatia e l'immedesimazione dello spettatore.
- Nel racconto sono gli stessi scienziati americani a (view spoiler) mentre nel film questo tema non c'è, in questo modo però l'inizio è più misterioso (view spoiler)
- Nel racconto tutto si gioca molto sul capire chi (view spoiler) Mi è piaciuta questa tensione psicologica che poi è il punto centrale del racconto, mentre nel film a questa (che è presente ma in misura minore) si aggiunge il body horror. Quello del racconto è esclusivamente orrore/tensione psicologica.
- Nel film la visione è più pessimista e non solo per (view spoiler)
- L'idea di un (view spoiler)
Bel commento, Outis. Concordo in pieno sul racconto. Purtroppo non ho potuto ancora vedere il film di Carpenter quindi non posso fare raffronti per ora...
Outis wrote: "Ho letto la versione Delos, quella più breve, visto dai commenti mi sembrava quella più apprezzata delle due. Infatti, non avevo mai visto il film del 1982 e ho colto l'occasione per leggere il rac..."Bello questo commento "a caldo" book vs. movie.
Io non me lo sono riguardata ma, come avrete potuto intuire, voto decisamente per il film. Crea più atmosfera, caratterizza meglio, mette più dubbi e lascia più incognite!
Oh, lo so che avevo detto che non l'avrei fatto, ma alla fine l'ho fatto.La Cosa VS. La Cosa. Inferno di Ghiaccio
COMMENTO SULLE DUE VERSIONI A CONFRONTO
Allora!
Abbiamo la versione Inferno di ghiaccio con 8 capitoli e la versione La Cosa con 12 capitoli. Però, il racconto più lungo è il primo, che ha gli ultimi 5 capitoli praticamente sovrapponibili agli 8 capitoli della versione breve e 3 capitoli in più di incipit.
Come vi dicevo, versione definitiva o no, nessuna delle due, a mio parere, si salva.
Però è stata interessante la lettura delle prefazioni perché fa capire la genesi di alcune scelte dell'autore. Il fatto che la versione finale sia più breve, ad esempio, penso sia figlia delle esigenze di pubblicazione dell'epoca. I racconti venivano pagati a parole, a un centesimo a parola, per la precisione, e il numero di parole era definito dalle condizioni iniziali per la pubblicazione.
Questo metodo, a mio avviso, spiega anche il perché della scarsa qualità di molta della produzione dell’epoca.
Se proprio dovessi fare un confronto tra le versioni, vi direi che la prima (quella più lunga) ha qualche elemento positivo a suo favore, come la presentazione più spalmata dei personaggi e le belle rappresentazioni dell’ambiente antartico nell’incipit. Purtroppo è stato tutto tagliato e compresso nella versione finale e queste poche note di respiro e creazione di atmosfera o empatia nei confronti dei personaggi si sono perse.
Il racconto La voce dell’ignoto, contenuto nella versione Urania La Cosa. Inferno di ghiaccio, parte un po’ più da fantascienza classica, con l’umanità protratta per milioni di anni fino allo spegnimento del sole e la ricerca di un nuovo posto abitabile accompagnata dallo sviluppo di tecnologie all’avanguardia per i viaggi nell’universo. Buone premesse, anche se piuttosto comuni, che speravo potessero portare almeno a una soluzione innovativa sul finale, MA viene tutto scialacquato in una apologia colonialista tipica americana dove nulla è importante se non l’uomo (o la propria nazione o la propria razza) e le sue necessità. A loro serve una nuova casa, lì c’è un sistema di pianeti abitabili, ci sono già delle entità aliene, ecco cosa pensano: trucidiamo le entità aliene senza neanche provare a fare sforzi in direzioni diverse da quelle di puro sterminio. E, una volta completata l’opera: Quanto siamo fighi.
Citazioni dal racconto:
Non era possibile quindi attaccare il nemico. Che si poteva fare? Bisognava sterminarlo prima che gli uomini traslocassero sui nuovi pianeti, perché le Creature Atomiche potevano fare scorrerie, distruggere città e scomparire ancora, prima che le navi da battaglia potessero alzarsi in volo.
Ma quegli uomini pacifici le avevano progettato in modo che, una volta terminata la loro missione (Nota mia: di sterminio), potessero venire facilmente trasformate in navi mercantili e che i possenti generatori potessero essere usati per illuminare e riscaldare le città.
Ma-che-PACIFICI.
-_-
Quindi…capisco che quest’uomo abbia diretto per boh, quarant’anni? una rivista fondamentale per la diffusione della fantascienza di quel periodo nel mondo anglofono e, di conseguenza, fuori di esso, e capisco quindi l’affetto per lui da parte dei relatori delle varie presentazioni del volume, ma a maggior ragione questo giustifica il suo fiuto editoriale che, non a caso, con una certa lungimiranza, gli ha consigliato di non scrivere più niente.
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Volevo pure farvi una comparazione tra le due versioni del racconto ma sapete che vi dico? Ci ho già perso troppo tempo con Campbell. Con buona pace dei suoi ammiratori che si sperticano in lodi per lui nelle due prefazioni e nella conclusione del libro, per me è un: “addio e spero di non vederti mai più”.