pianobi: Lettere da Vecchi e Nuovi Continenti discussion
I GdL del pianobi
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Gdl treno Recherche- Dalla parte di Swann
Devo dire che per me la tappa è scivolata veloce, mi sono sentita meravigliosamente immersa nella natura. E’ come aprire gli occhi e per la prima volta vedere i colori in maniera differente, più nitidi, più brillanti velati da un riflesso di luce o perfettamente visibili, sfumature che si perdono come nelle nuvole, descrizione di tramonti accesi bellissimi dal rosso all’oro, nuvole ceree impalpabili. E i fiori…la meraviglia! I lillà i primi ad arrivare, poi i papaveri con il cuore che batte, profumi untuosi e ancora fiordalisi e pervinche, verbene e gladioli e il biancospino rosa in cespugli di spuma odorosi, il rosa, una delicatezza che rievoca anche i biscotti, piccoli gioielli al palato e la crema di formaggio rosa pestato con le fragole.
Mi piace molto l’idea di due direzioni differenti di passeggiata, con due tipi di emozioni diverse.
Dalla parte di Swann c’è la bellezza della natura, la delicatezza di quei momenti sereni che servono allo scrittore, c’è Gilberte, la piccola con le efelidi che rapisce subito il suo cuore: “ Io la guardai…io la amavo…” e quel vento che come un soffio curva le messi, le accarezza voluttuoso e crea un’onda.
Dalla parte dei Guermantes c’è la curiosità di questa gente sconosciuta, la voglia di spingersi sempre più in là come una metafora per esorcizzare le sue paure, la bellezza delle ninfee, quasi uno splendido omaggio a Monet; la fantasia che galoppa, che crea dove non sa, e che si paga tornando a casa. Bellezza e tristezza insieme, per un bacio che per quella sera sarà negato al piccolo.
Quando ero piccola dalla casa dei nonni per arrivare a mare c’erano due percorsi uscendo dal cancelletto: a destra, la strada più corta, quella che percorrevamo sempre nella calura del mattino per andare al mare, la strada sterrata e pedonale, che costeggiava casette più semplici. Una in particolare con un muro bruttissimo sopra il quale stavano i cocci di bottiglia. Fantasticavo di chissà quali mondi si aprissero dietro quel muro e tutte le volte che passavo di là ero incantata da quei cocci colorati che mi rapivano e un po’ mi facevano paura. Andando a sinistra invece, la strada più lunga portava alle ville più belle e ad una in particolare con una fontana che zampillava e che adoravo andare a vedere. Quella passeggiata la riservavamo per il pomeriggio, lavate e ben vestite andavamo a raccogliere semini di belle di notte che spargevo sistematicamente ovunque. Ecco, mi sono ricordata questo con le passeggiate del nostro piccolo eroe. Ed è un bel ricordo, ancora, per me.
Toccante l’accenno alla morte della zia Leonie e al dolore muto e composto di Francoise, di cui se ne scopre l’adorazione solo nel momento dell’assenza dell’essere adorato.
Bellissime le immagini della pioggia sotto gli ippocastani, di quell’acqua che goccia a goccia si rincorre nel cielo, che tutto monda creando nuovi colori.
E ancora :“Qua e là, in fondo alla campagna che l’oscurità e l’umidità rendevano simile al mare, delle case isolate, aggrappate al fianco di una collina immersa nell’acqua e nella notte, brillavano come piccoli battelli con le vele ripiegate, immobili al largo per tutta la notte”
E Proust mette in queste parole il manifesto della sua poetica: “ Mentre percorrevo quegli itinerari, credevo alle cose, agli esseri, ed è per questo che le cose e gli esseri che vi ho conosciuti sono i soli che io prenda ancora sul serio e che mi diano ancora della gioia. O perché la fede che crea si è inaridita in me, o perché la realtà non si forma che nella memoria, i fiori che qualcuno mi mostra oggi per la prima volta non mi sembrano fiori veri”
E’ il disincanto dell’essere ancora fiduciosi nella vita e nell’essere umano, in quei momenti di perfetta felicità perché puri che scivolando nella memoria diventano ricordi. Ed è li che Proust si disseta.
E voi quale parte preferite: La parte di Méséglise e la parte di Guermantes?
Mi piace molto l’idea di due direzioni differenti di passeggiata, con due tipi di emozioni diverse.
Dalla parte di Swann c’è la bellezza della natura, la delicatezza di quei momenti sereni che servono allo scrittore, c’è Gilberte, la piccola con le efelidi che rapisce subito il suo cuore: “ Io la guardai…io la amavo…” e quel vento che come un soffio curva le messi, le accarezza voluttuoso e crea un’onda.
Dalla parte dei Guermantes c’è la curiosità di questa gente sconosciuta, la voglia di spingersi sempre più in là come una metafora per esorcizzare le sue paure, la bellezza delle ninfee, quasi uno splendido omaggio a Monet; la fantasia che galoppa, che crea dove non sa, e che si paga tornando a casa. Bellezza e tristezza insieme, per un bacio che per quella sera sarà negato al piccolo.
Quando ero piccola dalla casa dei nonni per arrivare a mare c’erano due percorsi uscendo dal cancelletto: a destra, la strada più corta, quella che percorrevamo sempre nella calura del mattino per andare al mare, la strada sterrata e pedonale, che costeggiava casette più semplici. Una in particolare con un muro bruttissimo sopra il quale stavano i cocci di bottiglia. Fantasticavo di chissà quali mondi si aprissero dietro quel muro e tutte le volte che passavo di là ero incantata da quei cocci colorati che mi rapivano e un po’ mi facevano paura. Andando a sinistra invece, la strada più lunga portava alle ville più belle e ad una in particolare con una fontana che zampillava e che adoravo andare a vedere. Quella passeggiata la riservavamo per il pomeriggio, lavate e ben vestite andavamo a raccogliere semini di belle di notte che spargevo sistematicamente ovunque. Ecco, mi sono ricordata questo con le passeggiate del nostro piccolo eroe. Ed è un bel ricordo, ancora, per me.
Toccante l’accenno alla morte della zia Leonie e al dolore muto e composto di Francoise, di cui se ne scopre l’adorazione solo nel momento dell’assenza dell’essere adorato.
Bellissime le immagini della pioggia sotto gli ippocastani, di quell’acqua che goccia a goccia si rincorre nel cielo, che tutto monda creando nuovi colori.
E ancora :“Qua e là, in fondo alla campagna che l’oscurità e l’umidità rendevano simile al mare, delle case isolate, aggrappate al fianco di una collina immersa nell’acqua e nella notte, brillavano come piccoli battelli con le vele ripiegate, immobili al largo per tutta la notte”
E Proust mette in queste parole il manifesto della sua poetica: “ Mentre percorrevo quegli itinerari, credevo alle cose, agli esseri, ed è per questo che le cose e gli esseri che vi ho conosciuti sono i soli che io prenda ancora sul serio e che mi diano ancora della gioia. O perché la fede che crea si è inaridita in me, o perché la realtà non si forma che nella memoria, i fiori che qualcuno mi mostra oggi per la prima volta non mi sembrano fiori veri”
E’ il disincanto dell’essere ancora fiduciosi nella vita e nell’essere umano, in quei momenti di perfetta felicità perché puri che scivolando nella memoria diventano ricordi. Ed è li che Proust si disseta.
E voi quale parte preferite: La parte di Méséglise e la parte di Guermantes?
Vava' wrote: "Savasandir wrote: "questa complanarità fra ricordo e fantasia investe ogni ambito, tutto ne è trasfigurato, tranne una cosa; la pittura. Gli artisti e le opere citate esistono tutte...."
Non ci a..."
E' la bellezza del leggere in compagnia, si scopre sempre qualcosa di nuovo che non si è colto!
Non ci a..."
E' la bellezza del leggere in compagnia, si scopre sempre qualcosa di nuovo che non si è colto!

Difficile scegliere così, su due piedi; dovrei almeno conoscere il calendario delle fioriture, per sapere quale delle due parti è la più rigogliosa al momento. ;-)
Il bel ricordo che hai condiviso con noi mi ha fatto venire in mente che pure nella mia fanciullezza esisteva il rito delle 2 vie, e riguardava praticamente ogni destinazione abituale: c'erano due strade per andare dai nonni, due per andare dagli zii, due per andare a scuola, e molto spesso io mi impuntavo per fare la strada meno battuta, che ovviamente era sempre la più bella; la sola lettura del romanzo non mi aveva fatto ricordare questo dettaglio del mio passato, serviva il racconto aggiuntivo dei tuoi due percorsi marittimi. ;-)
In questo fine settimana sono andato avanti parecchio e sono giunto alla quarta tappa, che corrisponde alla seconda parte del romanzo, ovvero "Un amore di Swann", tappa che inizia col botto, c’è un totale cambio di scena, si conoscono nuovi personaggi uno più notevole dell'altro, e c’è un'ironia di fondo nel descrivere i rapporti sociali davvero rimarchevole, Proust eleva il pettegolezzo, il chiacchiericcio, la causerie come direbbero i francesi, a forma letteraria.
Questa parte è una lettura obbligata per chiunque abbia il desiderio o la necessità d'imparare le regole comportamentali del gran mondo, per non sfigurare in società.

Amaranta ho gradito il tuo commento sul bivio dell'infanzia quanto le pagine di Proust. Complimenti.

E ancora più complesse sono le successive considerazioni sul rapporto tra piacere e crudeltà. E poi ancora sul sadismo.
C'è un netto cambio di registro rispetto alla soavità dell'amore platonico descritto solo poche pagine prima.
〽️onicaE wrote: "Amaranta ho gradito il tuo commento sul bivio dell'infanzia quanto le pagine di Proust. Complimenti."
Ti ringrazio!
Come sta andando la vostra lettura della tappa? io purtroppo devo ancora cominciarla questa settimana, spero di recuperarvi nel we!
Ti ringrazio!
Come sta andando la vostra lettura della tappa? io purtroppo devo ancora cominciarla questa settimana, spero di recuperarvi nel we!

Ti ringrazio!
Come sta andando la vostra lettura della tappa? io purtroppo d..."
Io riprenderò la lettura di Swann la prossima settimana. Torno su Moby Dick :)


Savasandir wrote: "Eh, ci provo, ma la prosa di Proust mi sta rapendo, più che una lettura, si sta rivelando essere un sequestro!"
Ti capisco, io ho avuto la stessa sensazione la prima volta. Proust non ama essere interrotto, è un vortice continuo.
Ti capisco, io ho avuto la stessa sensazione la prima volta. Proust non ama essere interrotto, è un vortice continuo.

Buongiorno Elena e benvenuta!
Patrizia ha detto bene. In realtà siamo alla V tappa, ma ognuno sta un po' seguendo il suo filo interno. Poco male, l'importante è condividere le sensazioni della lettura.
Aspettiamo le tue :)
Patrizia ha detto bene. In realtà siamo alla V tappa, ma ognuno sta un po' seguendo il suo filo interno. Poco male, l'importante è condividere le sensazioni della lettura.
Aspettiamo le tue :)

Già, in tutti i sensi.
Io sono rimasta indietro, ho appena finito la parte di Combray e ho faticato non poco. In parte per colpa mia, poco tempo e poca concentrazione, ma tanta famiglia che ha il sensore "apertura libro" e viene a interrompermi appena lo prendo in mano.
In parte però è colpa sua. Lasciatemelo dire. La modalità di composizione di Proust non è amica della donna del XXI secolo.
Ho apprezzato molto l'appassionato commento di Amaranta, ma devo ammettere che non ho provato lo stesso coinvolgimento di lettura. Riconosco il talento, la finezza, la capacità di analisi di Proust, ma faccio fatica a stargli dietro.
Tra le tante cose degne di nota, trovo molto interessante la sua capacità di parlare di esperienze prettamente soggettive del protagonista riuscendo tuttavia a creare e insinuare suggestioni in ciascuno di noi, talvolta rievocando ricordi definiti nel lettore, altre volte producendo in lui sensazioni pre-verbali difficilmente definibili. Amaranta e Savasandir hanno condiviso ricordi della propria infanzia, anche io ho spesso pensato alle mie estati al mare o in campagna dai nonni, senza però riuscire a individuare episodi specifici. Chapeau a Proust, ancora una volta.
In questa parte ho trovato particolarmente affascinante questa sua capacità di osservazione e focalizzazione sui piccoli dettagli del reale e del quotidiano, sull'apparentemente insignificante. Emerge lo sguardo del bambino/ragazzo in grado di vivere in modo pieno il mondo intorno a sé, la sua sete di esperienza e il desiderio di "formalizzarla" attraverso la scrittura.
Vorrei scrivere un sacco di altre cose ma purtroppo la mia vita nel XXI secolo mi reclama.

Grazie a chi risponderà


Non ho cercato nulla e non so nulla, però penso di non dire una cavolata sostenendo che nella scelta dei nomi di Swann e Odette si celi un neanche troppo velato riferimento al lago dei cigni di Čajkovskij.
Ho riso di gusto quando Swann si scaglia sulle "evacuazioni" di Viollet le Duc!🤣
Dietro l'ironia, però, si nasconde una profonda critica al gusto della società, che mi sento di definire ancora attuale:
Attraverso l'invettiva di Swann, Proust condanna le ricostruzioni in stile, come quella del castello di Pierrefonds commissionata a Viollet le Duc da Napoleone III in persona, per accontentare il quale, il padre della teoria del restauro moderno andò contro i propri dettami, infranse le regole che lui stesso aveva stilato, edificando l'inedificabile e facendo irreparabile scempio d'un autentico monumento storico; eppure il ceto medio francese -dal quale discendeva anche Napoleone III- apprezzava parecchio interventi del genere, ci andava in gita, trascurando i "monumenti veri", come li chiama Swann, cioè le architetture storiche.
Chi oggi studia restauro architettonico sa che Pierrefonds è l'esempio da non seguire, la turpitudine, l'abominio, il disdoro, la massima vergogna di Viollet le Duc, la Disneyland dell'Ottocento; eppure, esattamente come un secolo fa e oltre, ancor oggi frotte di turisti vanno a visitare il sontuoso castello napoleonico perfettamente ricostruito in ogni suo dettaglio, non solo rimanendone estasiati, ma spesso credendolo pure autenticamente medievale (un'aggravante che a fine Ottocento non c'era, odorando tutto ancora di nuovo, di appena costruito), preferendolo magari ai veri monumenti storici.
La poca conoscenza dell'inestimabile patrimonio storico-artistico che ci circonda, ahimè, ci porta oggi come ai tempi di Proust ad equiparare architetture storiche e falsi storici, come se avessero tutti il medesimo valore monumentale.
In questo non siamo cambiati.
TAPPA IV
“ Un tempo si sognava di possedere il cuore della donna di cui si era innamorati; più tardi, sentire che si possiede il cuore di una donna può bastare a farci innamorare di lei”
La prima sensazione a pelle è che la resa sia un po’ diversa, lontane le digressioni lunghissime e i voli a cui ci avevano abituato le prime pagine ora la lettura entra nel vivo.
E’ l’ambiente adesso a farla da padrone. Swann, libertino e molto conosciuto, amante dell’arte, del bello, del piacere si ritrova a frequentare la signora Crècy, Odette. Ricevuto nel salotto dei Verdurin, borghesi ripuliti e vuoti, specchio della società del tempo, è lì che dà modo a questa frequentazione di intensificarsi e avere un seguito. Sebbene Swann sia attratto nell’arte da donne completamente diverse, trova in Odette, scialba, un po’ smunta, stupida e sciocca, a tratti volgare, qualcosa che le sue molte avventure non gli hanno ancora dato. E quello che colpisce di più è che Swann comincia a vedere Odette con occhi diversi solo nel momento in cui la accosta alla Sefora, quando ritrova in lei dei tratti artistici che in qualche modo ne nobilitano la figura e da lì parte l’accesso ad un pensiero di Swann per Odette totalmente diverso.
Un appuntamento mancato crea in lui la frenesia dell’abbandono, il riscoprirsi in ansia, il sapere di cercarla “quasi”solo per dovere e riscoprire che insieme ad esso c’è molto altro. E un fiore fuori posto, la descrizione di una piega del vestito, di un corpetto incantano.
Bello il riferimento “ Sfiorava ansiosamente tutti quei corpi oscuri, come se tra i
fantasmi dei morti, nel regno delle tenebre, stesse cercando Euridice ” trovo renda perfettamente la sensazione di smarrimento di Swann.
C’è un’attenzione al particolare maniacale, come nel caso della descrizione della melodia che accompagna la lettura.
Due mondi divisi che a tratti si mischiano. Swann aristocratico, Odette che in alcuni punti viene definita una poco di buono, insieme ai Verdurin. Eppure Swann in questo mondo si trova bene, si sente accolto con piacere e la sensazione di “ sudditanza” viene quasi ad essere ribaltata. E’ la signora Verdurin a rendere un piacere a Swann ospitandolo e permettendogli di frequentare Odette, dandogli la scusa per farlo. E lui pur riconoscendo il divario che esiste fra loro, ne è contento. Non cerca di cambiare Odette, la ama così com’è, pur riconoscendone i suoi limiti.
“ Un tempo si sognava di possedere il cuore della donna di cui si era innamorati; più tardi, sentire che si possiede il cuore di una donna può bastare a farci innamorare di lei”
La prima sensazione a pelle è che la resa sia un po’ diversa, lontane le digressioni lunghissime e i voli a cui ci avevano abituato le prime pagine ora la lettura entra nel vivo.
E’ l’ambiente adesso a farla da padrone. Swann, libertino e molto conosciuto, amante dell’arte, del bello, del piacere si ritrova a frequentare la signora Crècy, Odette. Ricevuto nel salotto dei Verdurin, borghesi ripuliti e vuoti, specchio della società del tempo, è lì che dà modo a questa frequentazione di intensificarsi e avere un seguito. Sebbene Swann sia attratto nell’arte da donne completamente diverse, trova in Odette, scialba, un po’ smunta, stupida e sciocca, a tratti volgare, qualcosa che le sue molte avventure non gli hanno ancora dato. E quello che colpisce di più è che Swann comincia a vedere Odette con occhi diversi solo nel momento in cui la accosta alla Sefora, quando ritrova in lei dei tratti artistici che in qualche modo ne nobilitano la figura e da lì parte l’accesso ad un pensiero di Swann per Odette totalmente diverso.
Un appuntamento mancato crea in lui la frenesia dell’abbandono, il riscoprirsi in ansia, il sapere di cercarla “quasi”solo per dovere e riscoprire che insieme ad esso c’è molto altro. E un fiore fuori posto, la descrizione di una piega del vestito, di un corpetto incantano.
Bello il riferimento “ Sfiorava ansiosamente tutti quei corpi oscuri, come se tra i
fantasmi dei morti, nel regno delle tenebre, stesse cercando Euridice ” trovo renda perfettamente la sensazione di smarrimento di Swann.
C’è un’attenzione al particolare maniacale, come nel caso della descrizione della melodia che accompagna la lettura.
Due mondi divisi che a tratti si mischiano. Swann aristocratico, Odette che in alcuni punti viene definita una poco di buono, insieme ai Verdurin. Eppure Swann in questo mondo si trova bene, si sente accolto con piacere e la sensazione di “ sudditanza” viene quasi ad essere ribaltata. E’ la signora Verdurin a rendere un piacere a Swann ospitandolo e permettendogli di frequentare Odette, dandogli la scusa per farlo. E lui pur riconoscendo il divario che esiste fra loro, ne è contento. Non cerca di cambiare Odette, la ama così com’è, pur riconoscendone i suoi limiti.
TAPPA V
Pregi e difetti, o forse sarebbe meglio dire solo difetti dell’alta borghesia. Meschinità, magagne emergono come funghi in questa tappa. Il bel mondo con la sua maschera che nasconde putridume e cattiveria e in questo Swann si erge come un paladino senza macchia e senza paura.
Quello che mi colpisce è come il nostro Swann da carnefice sia diventato vittima dell’amore della sua Odette, fino a mostrarsi a noi nelle paranoie da innamoramento tipiche di una donna.
” non smetteva di pensare a Odette e così non si sentiva solo, giacché il costante pensiero di lei conferiva ai momenti in cui ne eralontano lo stesso singolare incanto di quelli segnati dalla sua presenza.
La sua gelosia è giustificata dal cambio di comportamento di Odette e più lui si ostina a stringere il cappio intorno a lei più lei sfugge. Il tormento nell’animo di Swann è palpabile e la sua sofferenza ci raggiunge. Dure le parole che le rivolge ma di grande effetto: “ Sei un’acqua informe che scorre secondo la pendenza che le viene offerta, un pesce senza memoria e senza capacità di riflessione che, finché vivrà nel suo acquario, sbatterà cento volte al giorno contro il vetro continuando a scambiarlo per acqua.
E a questo punto mi viene da dire che Proust con lui non rielabora solo il tempo passato, nei ricordi così nitidi, nei dettagli che ci racconta in maniera maniacale, ma ci propone un tempo futuro, il tempo dell’immaginazione e della possibilità, cerca un tempo che non esiste, che non è mai esistito nei mille film che ci presenta fra i pensieri di Swann, che lui inventa per Odette e contro Odette.
E a voi come sta andando? Io non sono riuscita a fermarmi e sto quasi per completare la tappa VI !
Pregi e difetti, o forse sarebbe meglio dire solo difetti dell’alta borghesia. Meschinità, magagne emergono come funghi in questa tappa. Il bel mondo con la sua maschera che nasconde putridume e cattiveria e in questo Swann si erge come un paladino senza macchia e senza paura.
Quello che mi colpisce è come il nostro Swann da carnefice sia diventato vittima dell’amore della sua Odette, fino a mostrarsi a noi nelle paranoie da innamoramento tipiche di una donna.
” non smetteva di pensare a Odette e così non si sentiva solo, giacché il costante pensiero di lei conferiva ai momenti in cui ne eralontano lo stesso singolare incanto di quelli segnati dalla sua presenza.
La sua gelosia è giustificata dal cambio di comportamento di Odette e più lui si ostina a stringere il cappio intorno a lei più lei sfugge. Il tormento nell’animo di Swann è palpabile e la sua sofferenza ci raggiunge. Dure le parole che le rivolge ma di grande effetto: “ Sei un’acqua informe che scorre secondo la pendenza che le viene offerta, un pesce senza memoria e senza capacità di riflessione che, finché vivrà nel suo acquario, sbatterà cento volte al giorno contro il vetro continuando a scambiarlo per acqua.
E a questo punto mi viene da dire che Proust con lui non rielabora solo il tempo passato, nei ricordi così nitidi, nei dettagli che ci racconta in maniera maniacale, ma ci propone un tempo futuro, il tempo dell’immaginazione e della possibilità, cerca un tempo che non esiste, che non è mai esistito nei mille film che ci presenta fra i pensieri di Swann, che lui inventa per Odette e contro Odette.
E a voi come sta andando? Io non sono riuscita a fermarmi e sto quasi per completare la tappa VI !

Un altro aspetto che mi ha colpito è la spietatezza (che talvolta sfocia nel ridicolo) con cui Proust descrive una certa società (quella della borghesia arricchita ma incolta, mi par di capire) incarnata dal circolo dei Verdurin e caratterizzata da ignoranza, ipocrisia, maldicenza, arroganza, maleducazione, una certa stupidità.
Noto infine che in questa parte, più che nella precedente, la narrazione costituisce lo spunto per considerazioni generali sull'esperienza umana.

Ho da poco iniziato la 6^. Sono rallentata da una lettura parallela altrettanto impegnativa.
Mi ha colpito molto osservare Swann in difficoltà, a casa Verdurin, per eccesso di competenze, di educazione e anche di sentire.
Sono rimasta invece sorpresa nel vederlo d'improvviso trasformarsi in un inseguitore privo freni, appostato sotto le finestre di Odette, ossessionato dal tarlo che lo consuma. In alcuni passaggi Swann rischia di deragliare verso lo stalking (per quanto garbato e ante litteram). Sono davvero curiosa di leggere come evolverà questa relazione dal punto di vista di Swann. Il punto di vista di Odette mi pare invece più prevedibile e meno interessante.
Trovo affascinante anche questa seconda parte del libro, così particolareggiata da essermi figurata, nel dettaglio, i Verdurin e i loro ospiti. Mi pare di vederli e di sentirli ciarlare.
Devo però dire in tutta franchezza che il mio cuore è rimasto fermo alle incantevoli atmosfere della casa di Combray.
Non smetto di pensare alle descrizioni del dormiveglia. Qualche giorno fa leggevo che anche Sabato era solito svegliarsi poco prima dell'alba; amava rimanere avvolto in quell'atmosfera rarefatta, al confine tra il conscio e l'inconscio, tra il sonno e la veglia. Le ombre prendono forma ed è forse in quel limbo che per alcuni inizia il processo creativo.

Ma aspetto voi per i commenti finali, comunque concordo con quanto avete scritto fin qui.
L'inizio della sesta tappa ha un momento di comicità pura (che però cela anche grande tristezza) quando torna in scena (view spoiler)
Ho completato la VI tappa ma commenterò tutto insieme.
Nel frattempo sono ritornata a Combray e guardate che cosa ho trovato...
https://it.wikipedia.org/wiki/Maison_...
Nel frattempo sono ritornata a Combray e guardate che cosa ho trovato...
https://it.wikipedia.org/wiki/Maison_...
VI E VII TAPPA
Proust racconta così bene i mali del cuore di Swann che si fatica davvero a credere che non siano i suoi. La piccola frase di Vinteuil diventa un ponte che ha unito due anime e allo stesso tempo segna il dolore che prova Swann, del ricordo di una felicità smarrita e a suo tempo non riconosciuta. “ Taceva, guardava morire il loro amore” E bellissima è la parte in cui Charles si vede con occhi esterni, vede un uomo ripiegato su se stesso dal dolore dell’indifferenza, da un amore che non è più e scopre di essere se stesso.
Nella festa a casa Saint-Euverte mi ha molto divertito la piccola parentesi sui monocoli e l’atteggiamento della principessa Oriane, nella sua prima apparizione.
Sembra che pur volendo deridere in qualche modo il mondo dell’aristocrazia descrivendone vizi e difetti, li tratti con una certa cura, conscio di essere parte di quel mondo.
E il parallelismo fra la sesta e la settimana è lampante. In entrambi si racconta un amore infelice: Swann e Odette fanno da contraltare a Marcel e Gilberte.
L’ultima parte è un omaggio alle bellezze che Proust porta nel cuore. Interessante la disquisizione dei viaggi che Marcel vorrebbe fare, dei sogni che spesso per lui sono così necessari da divenire una parte integrante e viva della sua vita. E qui in qualche modo elabora quella che è la sua poetica della Recherche, un trampolino di lancio verso gli altri volumi: l’idea del doppio, del Marcel che gioca con Gilberte diverso dal Marcel che la ama: “Se almeno Bergotte li avesse descritti in uno dei suoi libri, sicuramente avrei desiderato conoscerli, come tutte le cose il cui “doppio” aveva cominciato a insediarsi nella mia immaginazione. Questa le rianimava, le faceva vivere, dava loro una personalità, e io volevo ritrovarle nella realtà; ma niente, in quel giardino pubblico, si riallacciava ai miei sogni”
Bellissime le immagini delle biglie, promesse di felicità future che “Avevano la trasparenza e lo sfumato della vita”; degli ippocastani che si vedono rosseggiare da lontano, rimando agli impressionisti; della luce sul balcone e dell’edera che cambia colore in base alla luce che riceve: pioverà, non pioverà?
Ho colto invece nell’ultima parte una specie di stizza del narratore contro il mondo che cambia, le macchine che si espandono contro le carrozze e “ il mondo di prima che non sarà più”, proprio come aveva fatto con il cinema e una sorta di malinconia grave che persiste nel suo animo. La realtà che si modifica e che genera un ricordo che non è più perché quella realtà nel momento in cui passa non esiste più e anche malinconia di quel non più.
Proust racconta così bene i mali del cuore di Swann che si fatica davvero a credere che non siano i suoi. La piccola frase di Vinteuil diventa un ponte che ha unito due anime e allo stesso tempo segna il dolore che prova Swann, del ricordo di una felicità smarrita e a suo tempo non riconosciuta. “ Taceva, guardava morire il loro amore” E bellissima è la parte in cui Charles si vede con occhi esterni, vede un uomo ripiegato su se stesso dal dolore dell’indifferenza, da un amore che non è più e scopre di essere se stesso.
Nella festa a casa Saint-Euverte mi ha molto divertito la piccola parentesi sui monocoli e l’atteggiamento della principessa Oriane, nella sua prima apparizione.
Sembra che pur volendo deridere in qualche modo il mondo dell’aristocrazia descrivendone vizi e difetti, li tratti con una certa cura, conscio di essere parte di quel mondo.
E il parallelismo fra la sesta e la settimana è lampante. In entrambi si racconta un amore infelice: Swann e Odette fanno da contraltare a Marcel e Gilberte.
L’ultima parte è un omaggio alle bellezze che Proust porta nel cuore. Interessante la disquisizione dei viaggi che Marcel vorrebbe fare, dei sogni che spesso per lui sono così necessari da divenire una parte integrante e viva della sua vita. E qui in qualche modo elabora quella che è la sua poetica della Recherche, un trampolino di lancio verso gli altri volumi: l’idea del doppio, del Marcel che gioca con Gilberte diverso dal Marcel che la ama: “Se almeno Bergotte li avesse descritti in uno dei suoi libri, sicuramente avrei desiderato conoscerli, come tutte le cose il cui “doppio” aveva cominciato a insediarsi nella mia immaginazione. Questa le rianimava, le faceva vivere, dava loro una personalità, e io volevo ritrovarle nella realtà; ma niente, in quel giardino pubblico, si riallacciava ai miei sogni”
Bellissime le immagini delle biglie, promesse di felicità future che “Avevano la trasparenza e lo sfumato della vita”; degli ippocastani che si vedono rosseggiare da lontano, rimando agli impressionisti; della luce sul balcone e dell’edera che cambia colore in base alla luce che riceve: pioverà, non pioverà?
Ho colto invece nell’ultima parte una specie di stizza del narratore contro il mondo che cambia, le macchine che si espandono contro le carrozze e “ il mondo di prima che non sarà più”, proprio come aveva fatto con il cinema e una sorta di malinconia grave che persiste nel suo animo. La realtà che si modifica e che genera un ricordo che non è più perché quella realtà nel momento in cui passa non esiste più e anche malinconia di quel non più.

Per quelli che sono i miei gusti, ho trovato Un amore di Swann superiore sia a Combray sia all'ultima parte; perché lì Proust unisce senza soluzione di continuità i tormenti interiori di un cuore che scopre essersi innamorato di una persona non così eccelsa rispetto all'immagine idealizzata creata dal suo amore per lei, con i vizi e le idiosincrasie della società borghese e dei parvenu messi in scena nel microcosmo dei Verdurin, dove la materia è trattata con sottilissima ironia.
Ad esempio, io ho colto una leggera ma sostanziale differenza di trattamento operata da Proust nel tratteggiare Madame Verdurin e la principessa Oriane e, soprattutto, nel loro relazionarsi col prossimo: entrambe sfoggiano modi cortesi e fraseggi d'ordinanza, ma a lungo andare la Verdurin perde lo smalto, rivelando sottotraccia la sua grettezza, la principessa invece, pur avendo modi ugualmente artefatti, è e rimane sempre inappuntabile, la sua raffinatezza non cede mai posto al cattivo gusto. Direi che è l'estrema sintesi del pensiero proustiano sulla differenza fra aristocrazia e arricchiti: i primi ricevono un'educazione migliore che li porta a sviluppare un savoir faire che i secondi possono solo imitare, ma non eguagliare. ;-p
Comunque, per aggiungere due considerazioni finali su questa mia prima esperienza con Proust, devo dire che le mie aspettative sono state deluse, in senso positivo, però.
Mi era stato descritto come un romanzo stupendo ma farraginoso, intricato, contorto, difficile da assimilare e di cui è facile perdere il filo, una scrittura sfidante, esigente, che richiedeva al lettore uno sforzo superiore a quello abituale.
A me è parsa la più amabile delle scritture, soffice come una nuvola e avvolgente come una voluta barocca, il periodare di Proust è cullante, distendente, coccolante. Sarà che l'ho ascoltato anziché letto, ma io non vedevo l’ora di arrivare a sera per immergermi nel fantastico mondo della Recherche e dei suoi paesaggi naturali e umani, lo ascoltavo rapito con gli occhi chiusi e con le cuffie che cancellano i rumori esterni, bevendomi ogni parola come nettare e vedendole prendere forma di dipinti nei miei pensieri, era la mia mezz'ora quotidiana di relax, supremo antidoto al logorio della vita moderna.
E infatti, ora che l'ho finito, quest'improvvisa assenza ha innescato un piccolo blocco del lettore, un vuoto che gli altri romanzi pare non siano in grado di colmare; non riesco a leggere più niente, voglio ritornare in quel mondo. ;-D
Capisco anche i motivi che hanno spinto molti suoi estimatori e rileggerlo più e più volte, è un romanzo che sembra scritto apposta per essere riletto, perché solo così si possono cogliere mille riferimenti che, volutamente, di primo acchito non possono essere notati.
Questo per dire che di certo continuerò il viaggio. :-)

Mancano pochissime pagine al termine del volume ma... so già che rimarrò a bordo del treno :)
Il lungo e articolato periodare di Proust mi ha totalmente avvinta. E' una lettura immersiva che richiede spazio e tempo esclusivi, dedicati.
Sono abituata ad avere sempre con me il libro che ho in lettura e ad aprirlo nelle pause (canoniche o anche estemporanee). E' una sorta di difesa dal mondo, credo :)
Ebbene, con Proust non ha funzionato perchè Proust richiede ritualità, tempo non scandito da impegni e scadenze, calma, mente sgombera da altri pensieri.
E' una scrittura totalmente invischiante, a condizione che il lettore sia disposto a sintonizzarsi, a lasciarsi cullare.
Ritorno sul tormentato Swann, in balia dell'amore per Odette.
Ho trovato meravigliose le considerazioni che chiudono il libro secondo. Swann si ridesta, come di ritorno da un sogno. E sembra dire che l'amore è proiezione sull'altro, che a volte la persona su cui il sentimento viene proiettato, l'amata/o, è in totale antitesi con l'essenza più profonda di chi ama. E quell'amore si trasforma, lentamente, in abdicazione a stessi, in abbandono del proprio nucleo più prezioso. Swann proietta i suoi sentimenti più puri su una donna che è tutt'altro da lui. E inseguendo questa cieca passione, si smarrisce.
Da qui credo nasca lo stupore delle ultime righe, allorquando Swann riemerge e guarda il suo amore per Odette dall'esterno e non più da dentro.
Un'ultima considerazione. Ho riflettuto su quanto hanno scritto Amaranta e Savasandir a proposito della bellezza del libro secondo. Concordo, sebbene gli amori tormentati non siano argomento che mi appassioni :) forse ho raggiunto un livello di saturazione rispetto alle forme d'amore totalizzanti, accecanti.
Detto questo, resta il fatto che Proust mi ha trascinata dentro e non ho potuto che soffrire con e per Swann.
Quanto al mio primo incontro con Proust, posso dire che porto con me l'incanto del libro primo che persiste e che si espande a raggiera, come le scintille dei fuochi d'artificio accendono le notti d'estate.

Condivido con voi i pensieri degli ultimi giorni.
Terminata la lettura del volume, ho dovuto riavvolgere il nastro e rileggere alcuni passaggi della precedente tappa che si sono disvelati, in parte, diversi da come li avevo intesi.
Per me è stata l'ennesima dimostrazione di quanto la lettura di Proust sia invischiante, di quanto sia facile smarrirsi tra quelle fitte righe, tra quei periodi di cui intravedi il punto a metà della pagina successiva. Ma non è mai - mai - un punto di approdo; e' sempre un punto di partenza.
Il tempo di Proust è dilatato e dilagante e l'unico modo di leggerlo, almeno per me, e' assecondare l'onda.
Comprendo ora quanti si sono arenati, quanti si sono sconfortati. Bisogna entrare nella lettura con motivata arrendevolezza e lasciarsi portare.
Mi capita di remare sul fiume e di vedere dei tronchi galleggiare sospinti dalla corrente. Un momento li vedi vicini a una sponda, il momento successivo sono prossimi alla sponda di fronte. Così mi sono sentita in alcuni momenti di questa lettura: sospinta :) ma anche desiderosa di arrivare a un approdo per poter rifiatare e riavvolgere il nastro in santa pace :)
Speriamo che Proust non mi scorga. Ho bisogno di un attimo di riflessione prima di riprendere la navigazione :)
Sono contenta Monica che tu ti sia fatta travolgere dalla sua corrente. Le soddisfazioni come vedi poi sono immense.
Io e Sav stiamo meditando su quando riprendere la lettura. Abbiamo scritto qualcosa sul post generale dei gdl. In linea di massima non vorremmo fare passare molto tempo. Che ne dite di agosto o ottobre?
Io e Sav stiamo meditando su quando riprendere la lettura. Abbiamo scritto qualcosa sul post generale dei gdl. In linea di massima non vorremmo fare passare molto tempo. Che ne dite di agosto o ottobre?

Molto vero ciò che dici, bisogna lasciarsi portare alla deriva, e aggiungo (ma il concetto era già stato detto da Vava') non è di certo un romanzo che possa essere letto nella sala d'attesa di un dentista, in fila alle poste o in una spiaggia affollata. Anche se a Marcel quest’accostamento avrebbe fatto ribrezzo, con la sua sequenzialità di immagini in perpetuo movimento immerse in un mare di ricordi è un libro estremamente cinematografico, e necessita della stessa liturgia del cinema: un tempo lungo da dedicarvi, il silenzio, l'assenza di distrazioni, il coinvolgimento totale di chi ne fruisce. Nessuno guarderebbe mai C'era una volta in America sul telefono mentre attende il suo turno all'anagrafe, si perderebbe tutto il divertimento; stessa cosa per la Recherche.
Però, una volta che ci si abbandona a lui, è fatta. Come mi ha detto l'altro giorno una persona: Insostituibile la pace che dà Proust.
Infatti son due settimane che l'ho finito e non riesco a prender gusto in altre letture; mi concentro su fumetti e saggi, perché i romanzi li inizio e abbandono tutti nel giro di poche pagine.

So che ho la vostra comprensione quando vi scrivo che la vita quotidiana è stata più prepotente della vita della Recherche. Ho dovuto interrompere una paio di volte e riprendere non è stato facile. La testa rotolava altrove. Una volta ripreso, ho finito 150 pagine in pochi giorni. Proust è come una marea, ti travolge - o soccombi o ti trascina con sé.

Ecco, Un amore di Swann è una sezione che mi ha sorpreso ma anche messo in difficoltà. Con una precisione chirurgica già emersa nella I parte, Proust è in grado di descrivere ogni variazione di umore e di sentimento del suo personaggio, lo fa accompagnandosi con la metafora musicale - è palese ancora una volta il profondo amore del protagonista (e dell'autore) per ogni forma d'arte, di come l'arte non imiti la vita ma sia la vita stessa.
Anche l'amata è amata in quanto incarnazione di opere d'arte dei maggiori maestri. Ho ripensato al discorso che abbiamo fatto settimane fa su come per tutte le arti vengano proposte un misto di opere fittizie e reali, mentre per la pittura i riferimenti sono sempre ben definiti ed espliciti. Cosa ci vuole suggerire il signor P.? Che l'arte figurativa, anzi la pittura, è la signora di tutte le arti?
Sull'amore di Swann, mi è venuto lo stesso dubbio di Patrizia. Mi sono chiesta quanto vero sià questo amore e quanto piuttosto non sia proiezione e desiderio di possesso. Swann riconosce l'inferiorità intellettuale di Odette, non la trova neanche particolarmente attraente a un certo punto, prova a "catechizzarla" e a educarla. Ma non ci riesce. Sarà per quello che alla fine di questa sezione si domanda come abbia fatto ad innamorarsi di un essere così insulso?
Al termine di questa parte, sarà per colpa delle mie interruzioni di lettura o per la disattenzione, credevo che tale pensiero sancisse la fine del loro amore e della loro relazione. Mi ha un po' spiazzato ritrovare Odette non più come Madame Crécy ma come Madame Swann. Mi ha stupito trovare il frutto del loro amore, Gilberte, che nella parte di Combray era solo una fuggevole apparizione tra i boschi. La sezione precedente era talmente focalizzata sui movimenti del cuore e del rapporto tra i due amanti che Proust si è "dimenticato" di dirci del loro matrimonio e della nascita della bambina.
Come già scritto da Amaranta, l'amore del giovane protagonista è un parallelo di quello di Swann e viene descritto quasi con altrettanta minuzia. È evidente la fascinazione che il narratore ha per la persona di Swann, non soltanto a causa della soggezione che prova nei confronti del papà della ragazza, ma soprattutto per la sua cultura e il suo gusto estetico. Se c'è una eco tra i sentimenti dell'amante-Swann e quelli del giovane innamorato-protagonista, c'è una analogia anche tra l'atteggiamento frivolo e in qualche modo egoista di Odette e la franchezza sprezzante di Gilberte. Piccole donne crescono...

Io e Sav stiamo meditando su quando riprendere la lettura. Abbiamo scritto qual..."
Perdonate ma io, in assenza di notifiche, perdo il filo ogni tanto...
Mi piacerebbe proseguire il viaggio senza interruzioni importanti. Se partissimo a luglio e indicassimo settembre come fine tappa? Così ognuno ha modo di organizzare la lettura, tenendo conto della pausa estiva.
per me andrebbe benissimo. Tanto la stazione è sempre aperta e si può salire e scendere dal treno in ogni momento! ;)
@Monicae, prova a loggarti da un altro pc, io sono riuscita a sbloccare così le notifiche
@Monicae, prova a loggarti da un altro pc, io sono riuscita a sbloccare così le notifiche


Ragazzi, scusatemi ma non sono riuscita a gestire contemporaneamente i due gdl (questo e Theodoros), sono stata troppo ottimista! Appena finito Theo (entro questa settimana) riprendo con voi ed in una settimana circa dovrei terminare, ma non aspettatemi, in caso provo io a recuperarvi. Per tutto il mese di luglio riesco a leggere con continuità, ma ad agosto parto e il tempo libero si riduce drasticamente.
Benissimo direi!
nel frattempo ho aperto la discussione per il secondo volume qui:
https://www.goodreads.com/topic/show/...
nel frattempo ho aperto la discussione per il secondo volume qui:
https://www.goodreads.com/topic/show/...

Anch'io sono stato preso in contropiede da questa rivelazione!
Per come ci era stato presentato il loro amore, tutto avrei pensato fuorché convolassero a giuste nozze. ;-p
Per questo motivo avrei già voglia di rileggerlo, perché non escludo che la notizia possa essere stata data nella prima parte, quando le due sorelle del nonno sparlano di Swann, solo che, non conoscendo ancora il personaggio di Odette, non è possibile fare il collegamento in prima battuta.
Perciò chiedo a chi è già alla rilettura: si fanno accenni al passato peccaminoso della moglie di Swann, nella prima parte ambientata a Combray?
velati. quello che io non ho ancora capito, e sono al 5o, è come diavolo ha fatto a convincerlo a sposarla!?

Allora. Ho fatto un po’ di archeologia testuale grazie all’eccellente apparato testuale dell’edizione Folio classique, che mette a disposizione un résumé degli argomenti di ciascuna parte con indicazione della pagina esatta.
All’inizio della I parte di Combray, al termine della cena durante la quale il piccolino langue in attesa del bacio di mammà, i nonni commentano la moglie di Swann – che non viene assolutamente nominata. Non ne parlano in termini lusinghieri, dicono che è coquine e che è la chiacchiera di tutto il paese perché se la intende con Charlus. Sono informazioni che lì per lì ci dicono poco. La nonna aggiunge che secondo lei Swann non è più neanche innamorato di lei. Il nonno rincara dicendo che ne ha la certezza, grazie a una lettera di S.
Più avanti nella stessa sezione si accenna al fatto che Swann è amico di Bergotte, ma che purtroppo per questioni di etichetta e regole sociali il giovane protagonista non può frequentare la sig.ra Swann e sua figlia, la signorina Swann (Gilberte!!!!!) quanto vorrebbe – e lui gradirebbe assai, perché la signorina S. ha il privilegio di cenare con Bergotte. Neanche in queste pagine vengono rivelati i nomi di battesimo delle due. Però questo indirettamente spiega un piccolo dettaglio della parte finale del volume, ovvero la disponibilità che Gilberte ha di un testo di Bergotte che il giovane protagonista cerca disperatamente e le richiede.
In conclusione: ci sono degli indizi, che però secondo me si possono cogliere appieno soltanto conoscendo la vicenda globale (da cui le famose riletture a vita della Recherche…).
Diciamo inoltre che se io avessi prestato più attenzione a questo apparato testuale e al résumé di cui sopra – eccellente ma didascalico – mi sarei accorta dello spoiler grosso come una casa contenuto nel riassunto della parte di Combray in cui si riporta: “Rencontre à Paris, chez l’oncle Adolphe, de la dame en rose (Odette de Crecy, la future Mme Swann) (p. 138).
Che dire… mi sono lasciata ipnotizzare da Proust e non ho collegato i pezzi. Sarei una pessima investigatrice.

Che lavorone, comunque, grazie Vava'!
Di Bergotte amico di Swann mi ricordavo il pezzo in cui lui, vedendo il giovane protagonista leggere un suo libro, gli si offre di farglielo autografare, ma non avevo poi collegato l’informazione con l'ultima parte e la disponibilità del volume da parte di Gilberte.
Resto dell'idea che il depistaggio sia voluto, anche perché, diciamocelo, senza questi piccoli enigmi a tenere vivo l'interesse, la trama fin qui sarebbe inconsistente. È vero che sono altre e molte le qualità del romanzo, ma Proust era consapevole a mio dire che in qualche maniera doveva pur piazzare l'opera sul mercato. ;-p
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Non ci avevo fatto caso. Anche io sto affrontando questa lettura con genuina ingenuità, avendo conoscenze pregresse praticamente nulle su Proust. Come ho scritto sopra, ci sono pagine e paragrafi in cui sono letteralmente travolta dal flusso di immagini e parole, credo siano molte di più quelle che mi sfuggono rispetto a quelle che riesco ad afferrare. Ora farò attenzione a questo dettaglio.