Colosseum. Sfide all'ultima pagina discussion

This topic is about
R.U.R.
La Sfida dei desideri
>
Gdl febbraio: R.U..R di Karel Capek
date
newest »

message 1:
by
LaCitty, web jumper
(new)
-
rated it 3 stars
Feb 04, 2024 06:53AM

reply
|
flag

Letto il prologo. Wow, inizio super interessante. Purtroppo una delle note della mia edizione mi ha fatto un super spoiler del proseguo, quindi per che ha l'edizione Marsilio, non leggete la nota 7!!!

Mi fanno una strana tenerezza i discorsi sull'umanità dei robot. Mi domando come abbia reagito all'opera il pubblico di allora.

Finito anche io. A me non è dispiaciuto, invece. Ripasso per i commenti dopo avere letto tutta la prefazione della mia edizione. L'ho già detto che Marsiglio fa un gran bel lavoro editoriale?
Rieccomi, mi trovo sostanzialmente d'accordo con Laura. Questo testo è stato scritto nel 1920, ma è di una attualità sconcertante. Vi lascio di seguito il mio commento.
@Simoma, che cosa non ti è piaciuto in particolare?
Non era un sogno sbagliato spezzare la schiavitù del lavoro. Abolire il lavoro umiliante e atroce che l'uomo era obbligato a sopportare... L'ho fatto per me, capisce? Per la mia soddisfazione. Volevo che l'uomo diventasse padrone! In modo da non dover vivere per un tozzo di pane! Volevo che nessun'anima rimbecillisse davanti a macchine altrui, che non restasse niente, niente, niente di questa organizzazione sociale!
Creatore della parola robot che utilizziamo ancora oggi, Capek mette in scena un dramma in cui umano e non umano si trovano contrapposti e un sogno, un'utopia bellissima di ricchezza, prosperità e vita tranquilla viene scardinata dall'imprevedibilità degli eventi. Perché quali conseguenze può provocare una piccola variazione costruttiva in un roboti? Può generare in lui la coscienza?
Temi attualissimi in una società in cui il progresso tecnico muta radicalmente e a gran velocità le nostre vite, in cui la differenza tra ciò che è macchina e ciò che non lo è si fa più sottile, in cui non è chiaro se le grandi aziende si pongano delle domande sull'eticità dei prodotti e programmi che sviluppano o se, più facilmente, si facciano guidare esclusivamente da un facile guadagno. Quali conseguenze per l'umanità non è dato sapere. Il dramma di Capek ha una specie di lieto fine, ma quanta distruzione per arrivarci.
Si deve uccidere e dominare se si vuole essere come gli uomini
@Simoma, che cosa non ti è piaciuto in particolare?
Non era un sogno sbagliato spezzare la schiavitù del lavoro. Abolire il lavoro umiliante e atroce che l'uomo era obbligato a sopportare... L'ho fatto per me, capisce? Per la mia soddisfazione. Volevo che l'uomo diventasse padrone! In modo da non dover vivere per un tozzo di pane! Volevo che nessun'anima rimbecillisse davanti a macchine altrui, che non restasse niente, niente, niente di questa organizzazione sociale!
Creatore della parola robot che utilizziamo ancora oggi, Capek mette in scena un dramma in cui umano e non umano si trovano contrapposti e un sogno, un'utopia bellissima di ricchezza, prosperità e vita tranquilla viene scardinata dall'imprevedibilità degli eventi. Perché quali conseguenze può provocare una piccola variazione costruttiva in un roboti? Può generare in lui la coscienza?
Temi attualissimi in una società in cui il progresso tecnico muta radicalmente e a gran velocità le nostre vite, in cui la differenza tra ciò che è macchina e ciò che non lo è si fa più sottile, in cui non è chiaro se le grandi aziende si pongano delle domande sull'eticità dei prodotti e programmi che sviluppano o se, più facilmente, si facciano guidare esclusivamente da un facile guadagno. Quali conseguenze per l'umanità non è dato sapere. Il dramma di Capek ha una specie di lieto fine, ma quanta distruzione per arrivarci.
Si deve uccidere e dominare se si vuole essere come gli uomini

Accade tutto troppo velocemente e in modo piuttosto assurdo. Arriva Helena in azienda e tutti si innamorano di lei. Domin la sposa e lei resta lì, in quell'isoletta lontano da tutto per ben 10 anni, a fare cosa non si sa. Mi sembra che la sua presenza serva solo a mettere in scena un personaggio troppo emotivo (una donna!) che abbia il solo ruolo, in un impeto di emotività (appunto) di bruciare i quaderni del vecchio Rossum. E poi i discorsi fra il gruppo di amici scienziati che nel momento più drammatico, con i robot che stanno arrivando ad ucciderli, parlano di ideologia, di società ideale di cosa volevamo per l'umanità; con il contabile che prova a comprare i robot con mucchi di banconote. Infine, la cannoniera che arriva al porto dell'isola e che Domin dichiara essere un regalo per Helena. No, dico: una cannoniera come regalo per l'anniversario. Il finale poi, non ne parliamo proprio!
Sulla cannoniera e sull'innamoramento collettivo ti do ragione, veramente eccessivo.
L'atteggiamento dei vari personaggi sotto assedio, invece, io l'ho trovato una scelta interessante. Sono tutti degli scienziati, e ho pensato che non credessero fino in fondo alla loro rovina. Da cui le reazioni composte e il filosofeggiare. Anche la reazione del contabile che cerca di salvare tutti pagando mi è sembrata credibile.
Il finale finale... eh, è strano forte però non mi è dispiaciuto. Credo che Capek volesse lasciare una speranza per una "nuova umanità"
L'atteggiamento dei vari personaggi sotto assedio, invece, io l'ho trovato una scelta interessante. Sono tutti degli scienziati, e ho pensato che non credessero fino in fondo alla loro rovina. Da cui le reazioni composte e il filosofeggiare. Anche la reazione del contabile che cerca di salvare tutti pagando mi è sembrata credibile.
Il finale finale... eh, è strano forte però non mi è dispiaciuto. Credo che Capek volesse lasciare una speranza per una "nuova umanità"

Per certi versi è un'opera teatrale "strana" e certi passaggi lasciano davvero a desiderare, ma l'ho letta quasi più come un breve saggio filosofico.
Nessuno può odiare l'uomo più dell'uomo stesso! Trasforma dei sassi in persone, e quelle persone ci tireranno i sassi!
e ancora:
La storia non è fatta di grandi sogni, ma dai meschini voleri della così rispettabile ed egoista gente: cioè da tutti. Tutte le nostre idee, amori, piani ideali eroici e quant'altro: è tutta roba inutile. Non servono ad altro che ad indicare una specie in un Museo di Storia Naturale, con su scritto "Uomo" e basta.
Lo lascio sedimentare un altro po'... purtroppo poi l'ho letto in una versione priva di note, sarei curiosa di leggere un po' di più su quest'opera!

L'ho trovato assolutamente illuminante e così avanti nei tempi!! Incredibile che sia stato scritto negli anni '20, continuavo ad andare a vedere l'anno ogni volta che la situazione poteva ambientarsi oggi o in uno scenario addirittura futuristico.
Mi si è accapponata la pelle quando Domin si è messo a parlare estendere la produzione per dei Robot Nazionali, di colore e lingue diverse perché si odiassero, così da non unirsi per una causa comune.
Il finale... sì, probabilmente l'autore voleva lasciare un significato di rinascita e speranza per la razza umana. Avrei preferito la distruzione totale.


Concordo sostanzialmente con voi. Alcune scelte, alcuni eventi, lasciano un po' a desiderare, ma per altre cose lo ho trovato davvero molto attuale e anche un po' inquietante (penso ad esempio all'intelligenza artificiale).

Concordo pienamente con Lù quando dice che se fosse stato scritto oggi probabilmente non mi sarebbe poi piaciuto più di tanto, e anche quando dice che è un testo teatrale molto strano. Dal punto di vista narrativo e dello svolgimento della vicenda, come vedo pensate un po' tutti, lascia a desiderare; tutto accade molto in fretta e a tratti in modo confusionario, ci sono troppi personaggi sulla scena e di questi sono pochi quelli riusciti, a mio avviso. Non saprei neanche, poi, se classificare questo testo come tragedia o commedia (non che ogni testo teatrale debba essere necessariamente ricondotto all'una o all'altra, lo so, ma abbiate pazienza con questa povera classicista :P ) : gli accadimenti sono troppo tragici per parlare di commedia, ma ci sono troppi elementi grotteschi per parlare di tragedia.
Però... non posso fare a meno di pensare che sia stato scritto negli anni '20 e in tal senso è un testo incredibile perché incredibile è come Capek sia riuscito a precorrere così precocemente i tempi, presentandoci tematiche che, come avete osservato anche voi, sono incredibilmente attuali.
Non solo per quanto riguarda l'automatizzazione del lavoro e la sostituzione dell'uomo con intelligenze artificiali e delle possibili conseguenze, ma anche quando dice che non si fanno più bambini, o ancora nei pur brevi cenni che fa alle dinamiche di massa - perché i Robot, in fondo, si fanno anche rappresentazione delle masse (Abbiamo dato ai Robot volti troppo uguali. Centomila facce uguali puntate verso di noi. Centomila bolle senza espressione. E' come un sogno terribile...).
Per quanto riguarda il finale, nella postfazione alla vecchia edizione che ho trovato in biblioteca è riportato un passaggio di una lettera che scrisse Capek alla moglie, in cui le dice che il finale gli era parso troppo pesante per cui ha deciso di cercare un lieto fine, del quale però lui stesso sembrava poco convinto: «Stavo male, Olga, e perciò verso la fine ho cercato in modo quasi spasmodico una soluzione di amore e accomodamento, pensate che ci si possa credere, cara?»
Un altro passo interessantissimo delle lettere di Capek che viene citato nella postfazione è questo: «Mentre scrivevo, mi prese una terribile paura, volevo mettere in guardia contro la produzione della massa e degli slogan disumanati e a un tratto mi strinse l'angoscia che un giorno sarà così, forse presto, che ormai non servirà a nulla il mio avvertimento, che al modo in cui io-autore ho condotto le forze di questi ottusi congegni là dove volevo, un giorno qualcuno condurrà lo sciocco uomo-massa contro il mondo e contro Dio».
Sempre in questa edizione, R.U.R. è affiancato a un altro testo teatrale di Capek, "L'affare Makropulos"... che come testo teatrale in sé mi è piaciuto di più, e che, pur essendo decisamente meno avveniristico e preveggente, comunque mostra da parte di Capek una grandissima capacità di immaginare le conseguenze di pensieri, atti, invenzioni. E le due opere, lette insieme, offrono ulteriori chiavi di lettura e elementi di interpretazione a entrambi i testi.
Insomma, m'è venuta una gran voglia di mettermi a studiare Capek... ma il tempo dove sta? 😢
In ogni caso, anche se non c'entra con il GDL in corso, vi consiglio di recuperare, se riuscite, anche quest'altra opera di Capek!!

Il mio compagno consiglia la lettura anche de La fabbrica dell'assoluto e la guerra delle salamandre... quindi se, con moooooooolta calma, vogliamo procedere ad uno studio/scoperta di Capek, io ci sto!

Spenderò poche parole perché molte delle considerazioni che mi sono fatto di questa pièce teatrale le avete già esposte voi nei commenti precedenti.
è indubbiamente un testo che è invecchiato maluccio - il potere immaginifico e fantascientifico di Capek evidentemente non era così forte - ma, a parte aver coniato il termine Robot, alcune questioni al suo interno sono interessanti e se ne dovrebbe parlare molto di più, soprattutto andando oltre quest'opera teatrale.
Quando si accenna al fatto che i robot vengono visti e pensati dagli esseri umani come coloro che andranno a sostituire questi ultimi nelle catene produttive e lavorative, ecco questo aspetto, visto nella sua accezione positiva, mi ha ricordato gli enunciati di base di molte teorie post-comuniste. In queste l'impiego di macchine complesse - prefigurando la stessa intelligenza artificiale - viene salutato come un evento provvidenziale per il superamento stesso del lavoro come concetto base nella vita dell'essere umano. Lavorando per l'umanità, i robot e le macchine si occuperebbero di tutto. Alle persone in carne ed ossa sarebbe concesso così tutto il tempo libero possibile, perché non dovrebbero più preoccuparsi di nulla. Bello vero? è un'utopia a livelli estremi, ma quest'opera di Capek un po' mi ha ricordato di queste idee affascinanti per quanto un po' bislacche.

Francesco, anche a me ha colpito molto questa visione utopica di Capek, l'ho trovata magnifica!
Aggiungo che ho letto nel 2020 "La guerra delle salamandre" l'ho trovato geniale! Insolito, imprevedibile, interessante e divertente, anche se talvolta l'umorismo sfocia in amara ironia.

Ho già letto La guerra delle salamandre e ve lo consiglio molto, è un testo veramente unico. Anche in quel caso, manco a dirlo, se si considera quando è stato scritto assume ancora più valore.
La fabbrica dell'assoluto ce l'ho in wishlist, quindi quando vorrete proporlo cercherò di essere dei vostri... per me meglio da giugno in avanti però :P
Francesco wrote: "Quando si accenna al fatto che i robot vengono visti e pensati dagli esseri umani come coloro che andranno a sostituire questi ultimi nelle catene produttive e lavorative, ecco questo aspetto, visto nella sua accezione positiva, mi ha ricordato gli enunciati di base di molte teorie post-comuniste. In queste l'impiego di macchine complesse - prefigurando la stessa intelligenza artificiale - viene salutato come un evento provvidenziale per il superamento stesso del lavoro come concetto base nella vita dell'essere umano. Lavorando per l'umanità, i robot e le macchine si occuperebbero di tutto. Alle persone in carne ed ossa sarebbe concesso così tutto il tempo libero possibile, perché non dovrebbero più preoccuparsi di nulla. Bello vero? è un'utopia a livelli estremi, ma quest'opera di Capek un po' mi ha ricordato di queste idee affascinanti per quanto un po' bislacche."
Anche a me colpiscono sempre queste visioni utopiche, anche perché, da un punto di vista puramente teorico, perché non dovrebbe funzionare? Anche mio marito, da bravo ingegnere dell'automazione, sogna un mondo del genere e ne è convinto sostenitore.
Poi però mi vengono sempre in mente tutta una serie di considerazioni per cui effettivamente la cosa potrebbe non funzionare affatto bene (sulle quali non mi dilungo qui e ora ma nel caso vogliate ve ne espongo qualcuna).
E infatti lo stesso Capek si mostra convinto che questa non sia una strada percorribile, e anche in altri scrittori (mi viene in mente Vonnegut con Piano meccanico) l'automatizzazione del lavoro è quasi sempre vista come un male anziché un bene. Ancora non l'ho trovato uno scrittore che porti avanti questa idea considerandola un bene e ci descriva un mondo realmente utopico in cui questa strada funzioni... se avete titoli da suggerire in tal senso, li regalo al marito :P