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Fiori per Algernon
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Un anno Fantastico
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GdL Fantascienza 2: Fiori per Algernon di Daniel Keyes
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Grazie :-)

Devo riorganizzare le idee prima di poter scrivere un commento; è indubbiamente un romanzo forte, che commuove e rattrista e fa arrabbiare e riflettere, e già solo per questo merita moltissimo, però proprio per questo non riesco a scriverne a caldo.
Ripasso domani!!

Anche se ancora non so bene cosa scrivere di questo romanzo, tocca temi e corde così delicate e lo fa in tempi ancora così precoci che ogni sorta di "giudizio" è difficile, ci sono così tante cose da tenere in conto e così tanti sentimenti che interferiscono coi ragionamenti...
Comincio col ripescare alcuni vostri commenti (avrei voluto farlo mentre ero in viaggio ma da cellulare in auto mi riusciva troppo difficile)...
Sulla difficoltà di lettura iniziale: l'ho avuta, ma per fortuna "mi è passata" presto; nel senso che sono entrata tanto in fretta in empatia con Charlie che a un certo punto ho semplicemente smesso di "leggere" gli errori, immaginandomi Charlie parlare e non scrivere; ogni tanto avevo comunque qualche difficoltà e ho dovuto rileggere qualche frase, ma sono stati pochi.
Mi sono invece concentrata molto sul notare i piccoli e lenti miglioramenti, e in questo ho trovato Daniel Keyes impeccabile, non dev'essere stato facile farlo con tanta gradualità ma al contempo senza stressare troppo il lettore; prima cambia l'ortografia di alcune parole, poi comincia a usare verbi più corretti, poi sceglie vocaboli più precisi, poi c'è un complessivo ampliarsi del vocabolario e un notevole articolarsi del pensiero, eccetera. Trovo che sia stato gestito perfettamente, anche - e soprattutto - nel contrasto che si viene a creare tra i ragionamenti via via più fini e l'ingenuità di fondo, che resiste a lungo nonostante Charlie si scontri duramente con la realtà dei fatti in più occasioni.
Saturn wrote : "Comunque ho letto anche il report 10 e Hypatia (view spoiler)
Neanche io lo trovo un paragone azzardato; anzi, a me invece è venuto da pensare a Leopardi, che riteneva praticamente incompatibili conoscenza e felicità...!!
E' un concetto che al liceo mi colpì tantissimo e da allora ho fatto caso a come in letteratura faccia capolino più volte, ma solo al livello di filosofia morale e sempre legato a un certo pessimismo esistenziale...
E in Fiori per Algernon è uno dei temi fondamentali, ma finalmente mostrato con la lucidità di un mondo che comincia a interrogarsi in modi più ampi e scientifici sull'intelligenza ma che ha ancora tantissima strada da fare...
A fine lettura sono andata a riguardare un po' le date, e ho visto che, ad esempio, la teoria delle intelligenze multiple di Gardner compare solo negli anni '80, mentre si inizia a parlare di intelligenza emotiva solo nel 1990!
Il modo in cui Keyes tratta di questi temi già nel 1959 (data di pubblicazione del racconto di cui il romanzo è poi lo sviluppo) è in indiscusso merito per l'autore, a mio avviso, ma soprattutto il modo in cui Charlie afferma chiaramente e limpidamente che
Ho imparato che la sola intelligenza non significa un corno di niente [...] l'intelligenza e l'educazione che non siano temperate dall'affetto umano non valgono nulla
E poi ancora (citazione già riportata da Saturn) che L'intelligenza, senza la capacità di dare e di ricevere affetto, porta a un tracollo mentale e morale, alla nevrosi e forse anche alla psicosi.
... tutto ciò, nel 1959, è praticamente avveniristico!
In generale, concordo con praticamente ogni osservazione fatta da Saturn; su quali siano i focus del romanzo e anche sugli aspetti che più mi hanno colpita (il dislivello tra intelligenza "cognitiva" - non so se sia questo il termine giusto - ed emotiva, il comportamento dei familiari di Charlie e in particolare quello di Norma, la differenza caratteriale che si viene a creare tra i due Charlie, e le considerazioni sul finale).
Ajeje wrote : Forse hai ragione anche tu Hypatia, ma ultimamente mi sto sempre più chiedendo: ma veramente non c'era, oppure ce n'era così poca di sensibilità verso gli animali? :-/
Il tuo commento mi ha dato da pensare e ho dato un occhio (anche se in modo ahimé poco rigoroso perché il tempo è tiranno) alla tempistica delle battaglie e delle legislazioni a tutela degli animali e... ahimé, la risposta è proprio che no, fino agli anni '60 di vere battaglie in tal senso ce n'erano state veramente poche; tranne che in India e altri paesi orientali (dove l'influenza della religione aveva posto l'accento sugli animali già millenni fa) e nel Regno Unito, dove erano già in vigore (dal 1820 circa) alcune leggi a tutela degli animali (ma solo alcuni animali, e solo sotto determinati aspetti...) nel resto del mondo è proprio negli anni'60 che comincia a parlarsene realmente; negli stessi USA le prime leggi in tal senso sono del 1966, il che vuol dire che al momento in cui Daniel Keyes scrive Fiori per Algernon la stragrande maggioranza della popolazione, semplicemente, non si poneva il problema... è un fatto estremamente triste e molto difficile da elaborare per noi che viviamo oggi, ma purtroppo è un fatto, e quindi sì, come dice Hypatia, il fatto che Charlie si affezioni ad Algernon e decida di prendersene cura è già di per sé un pensiero estremamente progressista per l'epoca.
Ti basti pensare a come il termine italiano "animalista" non esista, con l'accezione che gli diamo ora, prima degli anni '80... 😨
Anche io, come Ajeje, sono stata infastidita da alcuni aspetti del romanzo, ma poi, fermandomi a riflettere sul momento storico in cui viene scritto il romanzo, ho rivalutato moltissimo il testo in sé.
E' comprensibilissimo (anche se, ahimé, non scontato neppure nel 2023) che la nostra sensibilità sia colpita dal modo in cui Charlie venga trattato dai suoi colleghi di lavoro e dai suoi familiari e dagli scienziati, e anche dalla così scarsa considerazione che viene mostrata nei confronti degli animali, ma questo non toglie nulla al valore di questo romanzo né al suo essere ancora (tristemente) attuale... almeno secondo me.
Per quanto riguarda il finale...
(view spoiler) .
E' chiaro che non sia un finale "soddisfacente", ma dubito fortemente che nelle intenzioni di Keyes ci sia mai stata quella di scrivere un bel finale. Anzi, tutto il romanzo mi pare intriso di un tale pessimismo e di una tale tristezza che... tutto sommato è un finale che funziona.
Ribadisce per l'ennesima volta il concetto di fondo, ovvero quello che il Q.I., da solo, non significa niente; una persona, per essere completa e felice e amata, ha bisogno anche e anzi soprattutto di altro - principalmente di empatia.
Scusate se come al solito mi sono dilungata un sacco ma oramai avrete capito che sono fatta così...!!

Sono d'accordo con quello che dici sul finale: a un certo punto pure io pensavo che potesse andare peggio... Il libro è molto amaro, ma il finale non così tanto. In fondo ci vuole anche dire che dobbiamo accettare Charlie per quello che è, perché lui non è "sbagliato", solo diverso.



Buona lettura Clyon :-)
Leggilo con tranquillità, la fretta è una cattiva consigliera :-D

Sono assolutamente d'accordo con Drilli (a proposito, super interessante il tuo commento!!), soprattutto per quanto riguarda Alice e i suoi sentimenti. (view spoiler)

Fondamentalmente sono le stesse cose che avevo scritto a pezzi nei vari commenti:
Flowers for Algernon
Un gruppo di scienziati ha messo a punto una tecnica innovativa per aumentare l'intelligenza delle persone e decidono di usare Charlie, una persona con ritardo cognitivo, come primo soggetto umano di sperimentazione. Attraverso i rapporti che lo stesso Charlie scrive per monitorare i suoi progressi vediamo l'evoluzione della sua mente e i cambiamenti che affronta.
La scrittura di questo libro è magistrale perché inizia con un lessico fortemente sgrammaticato, perché scritto da Charlie quando ha QI basso, che migliora man mano che la sua intelligenza cresce.
Charlie comincia così a rendersi conto di com'è veramente la realtà intorno a lui e di qual è il vero atteggiamento delle persone che lo circondano.
Il libro diventa intenso, toccante, emotivamente molto coinvolgente.
Mi sono piaciute due cose in particolare: prima di tutto dà letteralmente voce a Charlie (e di conseguenza alle persone come lui). Entriamo nel suo mondo, vediamo le cose attraverso i suoi occhi, possiamo apprezzare il valore della vita dal suo punto di vista. Ci spinge a spegnere l'atteggiamento di condiscendenza che possiamo avere nei confronti delle persone con disabilità mentale. Questo libro cerca di aprire gli occhi delle persone su una realtà che spesso cerchiamo di ignorare.
L'aspetto migliore del libro è quello psicologico. (view spoiler)
Daniel Keyes ci mostra in tempi non sospetti che il QI non è tutto e non può essere l'unico metro di giudizio per valutare le persone e che la dignità umana deve essere uguale per tutti. Lo scrittore inoltre sposta lo sguardo su un altro tipo di intelligenza, quella emotiva, l'unica che ci consente di affrontare la vita con serenità.
Lo trovo lungimirante perché il concetto di intelligenza emotiva nasce negli anni '60 ma trova popolarità solo qualche decennio dopo.
E' una lettura che consiglio perché pone domande sul valore e sul significato della vita.

E’ una storia del mondo offeso. A offendere Charlie è innanzitutto la madre, sia quando si rifiuta di accettare le evidenti difficoltà del figlio, obbligandolo a subire situazioni gravose e umilianti, sia quando lo rifiuta in toto, come fosse disgustosa spazzatura, all’arrivo della figlia da tutelare nella sua rassicurante normalità.
A offendere Charlie è il padre, incapace di arginare la pericolosa follia della moglie: un alleato debole, che per rassegnazione sarebbe ben presto passato al nemico. E i terribili colleghi, ingenuamente scambiati per amici fidati, bulli invecchiati male accanto a un comodo capro espiatorio di tutte le loro frustrazioni. E gli scienziati, che lo equiparano a una cavia e non ne riconoscono l’umanità. E le cose non cambiano, con l’aumento del q.i., anzi, discriminazioni di altro tipo non sarebbero mancate, così come non sarebbero mancati isolamento e solitudine, come prima. Anche l’altro Charlie infatti era isolato e solo, ma non aveva gli strumenti per comprendere il suo vissuto.

Non ho potuto commentare durante la lettura ma ho scritto qualcosa dopo ogni rapporto che mi ha particolarmente colpito.
Anche se forse non è più necessario li metto comunque come spoiler
Rapporto n. 9
(view spoiler)
Rapporto n. 12
(view spoiler)
Rapporto n. 13
(view spoiler)
Rapporto n. 16
(view spoiler)
E questo è il mio commento finale
https://www.goodreads.com/review/show...
Adesso vado a leggermi i vostri commenti

A parte gli scherzi, grazie a tutte per i vari commenti, dibattiti e considerazioni del caso :-D


Metto qui i commenti che ho preso ma non riordinato.
QI vs empatia sono d’accordo su quanto avete detto sull’importanza dell’intelligenza emotiva rispetto al puro e semplice quoziente intellettivo, al quale purtroppo si da precedenza nella nostra società. Non ritrovo il commento che parlava del punto di vista sfalsato, cioè del fatto che è vero che Charlie viene preso in giro ma, finché non arriva ad un certo grado di consapevolezza, lui non se ne rende conto ed è felice perché ha degli amici. Sono d’accordo sul fatto: se è felice lui, chi siamo noi per togliergli questa felicità? (view spoiler) Però guardato nel complesso è anche vero che i suoi “amici” non dovrebbero essere felici deridendo qualcun altro. Cioè è un’amicizia tossica e non sincera, che porta ad esempio all’abbandono di Charlie da solo in un bar. Tutto è andato bene, ma poteva non andare così. (view spoiler)
Quando ho visto Limitless (2011) ho scoperto che veniva da un romanzo: Territori oscuri (2001). Quando ho letto Capire (1991) di Ted Chiang ho pensato che Territori oscuri ne avesse tratto ispirazione. Ora che leggo questo (1959/1966) mi sono domandata: sono arrivata ufficialmente all’inizio della catena?
Algernon? Da il nome al romanzo ma poi il loro rapporto è un po’ trascurato e si arriva alla fine senza aver realmente empatizzato col topolino.
Marvel mi pare di aver capito che Keyes sia tra i precursori della Marvel…in effetti…una cavia…un ragazzo sfortunato…un esperimento…effetti oltre le aspettative…
Madre. La madre in questo romanzo è sicuramente qualcosa di orribile (view spoiler) . Però i ruoli positivi femminili non mancano. La sorella ad esempio sconta la colpa dei genitori, era solo una bambina e non le è stato dato modo di capire. Alice è un bellissimo personaggio, ha la sua indipendenza e la sua forza di spirito ed è sempre supportiva con Charlie. Anche Fay mi è piaciuta (view spoiler)
Questione SFL la questione del Science Fiction Level della fratellanza della Fantascienza: cosa dare a questo romanzo? Sicuramente il motore della storia è fantascientificossomo: questa possibilità non esiste nel mondo reale, cosa succederebbe se fosse possibile? Però è effettivamente solo la scintilla iniziale. Null’altro nel mondo si discosta dalla nostra realtà, nessuna ipotesi su altri sviluppi scientifici o sociali diversi. Io gli darei 1 di Science Fiction Level perché ha il minimo indispensabile per rientrare nella categoria. Eppure, vedo che gli si attribuisce anche un 5, e allora: cos’è il Science Fiction Level?

I vostri commenti sono molto interessanti e mi hanno aiutato a comprendere meglio il tutto, grazie. :)
Sono d'accordo sul fatto che sia un libro che mette a dura prova le emozioni e che fa riflettere moltissimo.
E' proprio vero che l'essere umano è qualcosa di complesso in cui la sfera intellettiva e quella emotiva vanno di pari passo e non possono essere separate, anzi sono complementari. L'intelligenza e l'educazione che non siano temperate dall'affetto umano non valgono nulla.
La cosa che più mi ha fatto soffrire è che Charlie è considerato come un fenomeno da baraccone, e l'ho notato soprattutto durante il ricevimento a casa Nemur dove tutti lo fissano con pregiudizio e compassione, anche se Charlie è molto intelligente.
Invece mi ha suscitato molta tenerezza il Charlie consapevole che si rivolge al sé di prima e tenta di consolarlo, rendendosi conto di quanto abbia sofferto senza saperlo per il comportamento degli altri nei suoi confronti, quelle persone che lui reputava amici ma che invece lo prendevano solo in giro.
Ora le reazioni al mondo intorno a lui sono la rabbia, il risentimento e il sospetto, sentimenti che prima non aveva mai provato non avendo coscienza di ciò che lo circondava; nel giro di poco tempo Charlie ha assorbito tutto lo scibile umano ma si ritrova squilibrato in quanto lo sviluppo della comprensione e della tolleranza nei confronti dell'esterno sta avvenendo più lentamente rispetto al mero apprendimento dei concetti.
Non riesce a concepire come le altre persone, quelle che lui aveva reputato dei geni, potessero essere specializzati in un unico argomento e non sapere tutto, come invece sta accadendo a lui.
Il rapporto con Alice mi è piaciuto molto, alla fine è lei che lo accompagna nella sua trasformazione e anche nella conseguente regressione, è lei che lo comprende più di tutti, ma non sono sicura che ne fosse innamorata.
Stai cominciando a vedere quello che c'è dietro la superficie delle cose
Nel rapporto con la famiglia mi ha fatto arrabbiare il fatto che quando l'hanno rinchiuso nella clinica e l'hanno dato per morto nessuno si è posto il problema di accertarsi della cosa, la sorella Norma ha preso per buono ciò che le è stato riferito senza preoccuparsi di andare mai a trovarlo, completamente abbandonato come se fosse un problema da ignorare. Non c'è molto da stupirsi effettivamente, perchè era prassi comune fino a poco tempo fa che chi aveva figli disabili li teneva chiusi in casa per evitare di affrontare il problema della diversità, per salvare le apparenze.

Grazie a tutt* per le letture condivise, per i dibattiti sempre nel rispetto dei pareri altrui e per le varie impressioni finali :-D








Sono d'accordo.
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Qualche difficoltà ad abituarmi al linguaggio sgrammaticato ma sembra interessante