pianobi: Lettere da Vecchi e Nuovi Continenti discussion

This topic is about
L'oratorio di Natale
I GdL del pianobi
>
Oratorio di Natale di Göran Tunström - Seconda settimana
date
newest »


detto questo, è vero, ho finito il libro, ma l'ho letto rispettando la scansione delle tappe e ho ben chiaro le sensazioni e le opinioni che mi sono fatta al termine di ciascuna. se vuoi commentare la seconda tappa, io ci sono.
L'avete finito tu, Carloesse, Catoblepa, Davide, Karenina (ma forse l'aveva già letto e non seguiva il GdL); Malacorda l'aveva già letto.
In lettura dovremmo esserci, ancora, Siti, Ferrigno e io e forse Tittirossa e Icaro.
Vado a finire di leggere la tappa settimanale, va' :-)
In lettura dovremmo esserci, ancora, Siti, Ferrigno e io e forse Tittirossa e Icaro.
Vado a finire di leggere la tappa settimanale, va' :-)


Capisco il tuo punto di vista, siamo rimasti in pochi dunque. Io ci sono e mi sforzo di non andare oltre perché in effetti termino la tappa molto velocemente e mi viene la tentazione di proseguire. Al momento sono nei tempi, aspetto i commenti di domani e poi inizio i capitoli 4 e 5.
Io ci sono, ho già finito ma commento volentieri. Le note che mi sono scritto andavano di pari passo con la lettura, quindi non ci saranno commenti miei che già possiedano il senno di poi.


Piu che un libro sul dolore mi sembra un libro sulla solitudine, quella di Tessa ricca però di tante riflessioni ed elaborazioni personali che aspettano solo un interlocutore, e quella di Aron che lo porta alla follia.
Comunque la fine di Aron è stata un colpo al cuore, ci ho sperato fino all'ultimo malgrado si capisse che stava lentamente precipitando nel marasma mentale... Io però avevo un barlume di speranza e Tessa sarebbe stata la sua salvezza



Non è stata tanto la fine a sconvolgermi, per quanto la descrizione (di cui parla anche @flaminia) sia stata estremamente efficace, quanto il momento prima della partenza per la Nuova Zelanda, quando anche io ho compreso che Aron non solo vedeva il fantasma di Solveig, ma aveva anche incarnato Solveig stessa in Tessa e pensava di andarla a riprendere per portarla a casa; i suoi pensieri deliranti, il fatto che dovesse "riconoscerla" e farla "riconoscere" agli altri sotto le spoglie terrene in cui si era rifugiata, riportarla indietro (ma anche restare là se lei decideva di non voler tornare), tutti i propositi e le speranze con le quali affrontava il viaggio (bellissimo in sé il passaggio dalla Svezia fino in Italia, la descrizione del mutare del clima, e poi del viaggio in nave, il passaggio nel deserto incandescente) e che riponeva in esso, mi hanno fatto male più della fine stessa.

Selma Lagerlöf mi pare abbia quasi la parte del coro in una tragedia greca. È la voce saggia in una cittadina abitata quasi esclusivamente da matti o da mezzi matti.
Invece io ho trovato irresistibile il personaggio (comparsa) di Stina, così ridicola e così umana nel non riuscire a spiccicar parola con Fridolf e ogni volta anticipata da qualche altro personaggio mentre lei rimugina i suoi pensieri. Quella scena nella cucina è a dir poco diabolica e meravigliosa.
Invece io ho trovato irresistibile il personaggio (comparsa) di Stina, così ridicola e così umana nel non riuscire a spiccicar parola con Fridolf e ogni volta anticipata da qualche altro personaggio mentre lei rimugina i suoi pensieri. Quella scena nella cucina è a dir poco diabolica e meravigliosa.
Siti wrote: "Una terza parte ricca di eventi ma paradossalmente in un immobilismo che permea il romanzo fin qui e si risolve invero con due viaggi. C’è quello di Sidner che è una vera e propria iniziazione alla..."
Ho provato antipatia e fastidio per Fanny, capisco lo sconvolgimento di Sidner e devo dire che la vera e propria iniziazione, quella sessuale, mi ha dato ancora più fastidio, forse perché non l'ho capita (nel senso che non ne ho inteso le finalità nell'economia del romanzo).
Ho provato antipatia e fastidio per Fanny, capisco lo sconvolgimento di Sidner e devo dire che la vera e propria iniziazione, quella sessuale, mi ha dato ancora più fastidio, forse perché non l'ho capita (nel senso che non ne ho inteso le finalità nell'economia del romanzo).

Invece io ho trovato irresisti..."
Ah ecco, mi si apre una prospettiva su Selma. Anche a me è piaciuta molto l'incapacità di comunicare di Stina e tutta la scena. Mi rendo conto che questa terza parte è fittissima di piccoli eventi che forse andrebbero soppesati maggiormente.

Un abuso in piena regola e quello sta lì, silenzioso e cresce.

Rimane che di questo bel libro alla fine non mi rimarrà granchè. Intanto lo stile del romanzo ‘poetico’ che pure apre sprazzi di intuizioni sul non dicibile (di intuizione si parla in una pagina del libro che non riesco a ritrovare) non è nelle mie corde. Io sono molto terra terra e preferisco stili di comunicazione meno evanescenti. Poi il tema della follia come deus ex machina (almeno per ora) della storia mi lascia freddina. Ancora, non essere riuscita a capire che Aron era matto (anche se era chiarissimo) mi ha depresso, come accade ogni volta che le mie presunzioni di intelligenza sono frustrate.
Mi dà fastidio anche la ‘suspense’ che in un libro come questo secondo me non ci sta: perché ogni tanto e per pochissime frasi c’è uno che parla in prima persona? Come se fosse una interferenza radio subito riassorbita dalle onde dell’etere…
Poi ancora secondo me l’autore ha messo troppa carne al fuoco: all’inizio sembra proporci un romanzo corale ma in seguito non è in grado di ‘tenerlo’ e deve lasciare la traccia generale per seguire le vicende singolari dei personaggi. Ad esempio dov’è finito Splendid in questa parte? (faccio notare che si tratta di una sparizione che copre 1/4 dell’intero romanzo).
Le storie di Sidner e Aron sembrano non incrociarsi mai se non con battute, ogni tanto (come stai? Con chi stai parlando? ecc.)
Veniamo alle cose positive. Le donne sono bei personaggi, tutte. Sembra che in questo l’autore ci azzecchi: ha un occhio attento e articolato sull’universo femminile anche se, in questo romanzo, le donne sostengono la parte del ‘coro’. L’osservazione di Cato mi sembra molto pertinente e la allargherei a tutte le donne del romanzo che rimane ( in questo caso non è una critica ma solo una constatazione) una storia al maschile.
Mi sono piaciuti alcuni passaggi lirici, descrizioni di visioni e di sensazioni . Tra tutte la percezione di Sidner della perdita dell’infanzia e dell’entrata nel mondo adulto. Ma dove sono finiti i tormenti di Sidner e come mai non sappiamo come è successo che sia riuscito a restare nel mondo ‘di qua’ quando è stato vicino, vicinissimo al oltrepassare lo specchio? Certo due matti nello stesso romanzo (che poi sono tre con il folle ‘vero’) forse erano troppi…
Mi piace l’idea delle parole che creano la realtà ( o impediscono che si realizzi) ma anche qui Marie Cardinal (solo per citare la più nota a me) aveva già messo a fuoco dettagliatamente la questione.
Insomma ho esordito in questo commento dicendo che volevo rinunciare al commento ‘acidino’ ma poi ci sono cascata. Comunque critiche a parte il romanzo è bello e vale la lettura.
Anche sulla scansione della lettura sono d’accordo con molti. Un libro di 400 pagine (piccole) e dalla trama non troppo complicata non è adatto per incontrare la variabilità di lettura di ciascuno. Io ad esempio sono lenta e le pagine settimanali sono sufficienti ma sono tarda e se smetto per due o tre giorni mi dimentico quello che ho letto: ho infatti dovuto rileggerlo quasi tutto.
Che Aron non fosse esattamente equilibrato però è effettivamente evidente già da ben prima del suicidio. Tra i tanti indizi sul fatto che la sua infatuazione per Tessa fosse frutto di una psicosi, il più evidente è a pagina 219:
Tutto doveva condensarsi in una sola: là sulla terra della Nuova Zelanda lei avrebbe smesso il suo travestimento, Tessa. Il rincontro forse non sarebbe stato facile. Bisogna essere realisti. Resti del viaggio sarebbero rimasti attaccati a lei, avrebbero formato un filtro davanti al consueto linguaggio di un tempo. Doveva imparare ad ascoltare paziente le esperienze che lei aveva fatto. Non avere fretta.
Tutto doveva condensarsi in una sola: là sulla terra della Nuova Zelanda lei avrebbe smesso il suo travestimento, Tessa. Il rincontro forse non sarebbe stato facile. Bisogna essere realisti. Resti del viaggio sarebbero rimasti attaccati a lei, avrebbero formato un filtro davanti al consueto linguaggio di un tempo. Doveva imparare ad ascoltare paziente le esperienze che lei aveva fatto. Non avere fretta.
Sì, certo, quello è il punto in cui dicevo che "ho capito", mentre fino a quel momento, apparizioni di Solveig a parte, credevo solo si fosse aggrappato alle parole di una sconosciuta, che avesse affidato a quella voce, venuta dalla radio, la sua solitudine e il suo senso di estraneità al presente.


E' la vicenda di Aron che lascia l'amaro in bocca per come si conclude ma anche la vita di Tessa desta commozione e pena, povera ventenne che si aggrappa alle fantasie su di un uomo conosciuto per caso e che vive agli antipodi nel posto più lontano che si possa immaginare.
Aron nella sua mente vacillante ricrea il ricordo della moglie scomparsa drammaticamente e crede che lo chiami a se in un mondo nuovo, in un paradiso perduto ma quando, in un lampo di lucidità, capisce la tragica realtà si lascia cadere dalla nave che lo portava del simulacro del suo amore.
Il peso opprimente sulle spalle di Aron era stato tratteggiato anche dal canto che gli viene spontaneo sulla nave:
"Ich folge dir gleichfalls mit freudigen schritten" tratto dalla "Passione secondo Giovanni" di Johann Sebastian Bach https://www.youtube.com/watch?v=kiRBp... che canta anche quando lascia la casa dove aveva vissuto con Solveig.
Questo continuo gioco di rimandi e citazioni rende il romanzo un rete che inchioda alla lettura e contringe a riprenderlo in mano e rileggerlo per godere pienamente della struttura a incastri predisposta da Tunström.
Anche la presenza costante di Selma Lagerlöf serve sia a caratterizzare il paese di Sunne dove si svolge il romanzo ma anche a dare l'idea di una storia se non vera, almeno verosimile.
Chomsky wrote: "Questo è il capitolo in cui alcuni fili pendenti della trama si annodano e creano un disegno coerente.
E' la vicenda di Aron che lascia l'amaro in bocca per come si conclude ma anche la vita di T..."
Grazie, @Chomsky, per il link e per le interessanti delucidazioni.
E' la vicenda di Aron che lascia l'amaro in bocca per come si conclude ma anche la vita di T..."
Grazie, @Chomsky, per il link e per le interessanti delucidazioni.

E' la vicenda di Aron che lascia l'amaro in bocca per come si conclude ma anche la vita di T..."
Boh, Chomsky, sarà che sono tonta, ma questa gran coerenza io non la vedo: forse un po' (poco) nel dispiegarsi delle vicende personali dei personaggi, ma non nella 'direzione dell'orchestra' da parte dell'autore
cristina wrote: "Ci sono ancora anche io, mi sono affacciata più volte in settimana per vedere se c'erano commenti in corso ma tutto taceva... Per quanto mi riguarda la ridotta condivisione è data dal fatto che ci ..."
anche io come altri ho patito la scansione con ridotto numero di pagine e mi sto avviando alla fine, non riuscivo ad abbandonare i personaggi e il libro mi chiedeva di procedere più velocemente.
Anche se da un certo punto in poi (terza tappa) dovrò rileggerlo perché c'è un intero capitolo a me totalmente incomprensibile (tanto che ho pensato di aver saltato delle pagine sul kindle).
La follia di Aron sarebbe stata sconcertante per la me stessa di anni fa, quando giovane lettrice mi immedesimavo fin troppo nei disastri che coinvolgevano i protagonisti e speravo sempre in un lieto fine, o quantomeno in una soluzione pacificante. Oggi ho imparato ad accettare la mano di Sidner che spinge la bicicletta di Solveig e dà il là alla tragicità che permea il romanzo.
Solveig muore e porta con se il sole che peraltro lei stessa aveva portato a Sunne. Aron non regge il dramma e si inventa Tessa, che però è reale ma sta dall'altra parte del mondo.
Un personaggio, quello di Tessa, che viene intessuto dalle lettere che scrive, e rimane tra il reale e l'irreale. Anche lei ha dei parenti strani* forti, vedi quel fratello violento che la isola non si sa perché dal mondo.
*quella dei parenti "strani" è una costante del libro. Il padre di Sidner non è proprio "normale" (e non mi voglio addentrare in un canone di normalità/stranezza): ha la fissa di farsi lanciare da un cannone per volare. Ce ne saranno altri a seguire ....
mi ritrovo molto nel commento di Icaro message 20 e non mi ritrovo ancora nel titolo, quell'Oratorio di Natale che al momento mi sembra più una via crucis costellata da tappe di follia.
E sì, anche io mi chiedo che fine facciano i personaggi lasciati per strada, la sorellina ormai cresciuta, Sidner, ma anche altri tratteggiati.
anche io come altri ho patito la scansione con ridotto numero di pagine e mi sto avviando alla fine, non riuscivo ad abbandonare i personaggi e il libro mi chiedeva di procedere più velocemente.
Anche se da un certo punto in poi (terza tappa) dovrò rileggerlo perché c'è un intero capitolo a me totalmente incomprensibile (tanto che ho pensato di aver saltato delle pagine sul kindle).
La follia di Aron sarebbe stata sconcertante per la me stessa di anni fa, quando giovane lettrice mi immedesimavo fin troppo nei disastri che coinvolgevano i protagonisti e speravo sempre in un lieto fine, o quantomeno in una soluzione pacificante. Oggi ho imparato ad accettare la mano di Sidner che spinge la bicicletta di Solveig e dà il là alla tragicità che permea il romanzo.
Solveig muore e porta con se il sole che peraltro lei stessa aveva portato a Sunne. Aron non regge il dramma e si inventa Tessa, che però è reale ma sta dall'altra parte del mondo.
Un personaggio, quello di Tessa, che viene intessuto dalle lettere che scrive, e rimane tra il reale e l'irreale. Anche lei ha dei parenti strani* forti, vedi quel fratello violento che la isola non si sa perché dal mondo.
*quella dei parenti "strani" è una costante del libro. Il padre di Sidner non è proprio "normale" (e non mi voglio addentrare in un canone di normalità/stranezza): ha la fissa di farsi lanciare da un cannone per volare. Ce ne saranno altri a seguire ....
mi ritrovo molto nel commento di Icaro message 20 e non mi ritrovo ancora nel titolo, quell'Oratorio di Natale che al momento mi sembra più una via crucis costellata da tappe di follia.
E sì, anche io mi chiedo che fine facciano i personaggi lasciati per strada, la sorellina ormai cresciuta, Sidner, ma anche altri tratteggiati.
Siti wrote: "Un abuso in piena regola e quello sta lì, silenzioso e cresce. ."
qualcuno ha capito l'età di Fanny? me l'ero figurata vecchia come Selma, ma direi che proprio no, deve essere ben più giovane :-)
qualcuno ha capito l'età di Fanny? me l'ero figurata vecchia come Selma, ma direi che proprio no, deve essere ben più giovane :-)

Mi trovo molto d'accordo con questa affermazione. Secondo me i punti in cui diversi fili della narrazione, che fino a quel momento ci sono apparsi slacciati, trovano finalmente il nodo, il punto di riallacciamento nel grande fiume della narrazione, sono quelli che donano tra i più grandi piaceri nella lettura.
Come se richiedessero il coinvolgimento del lettore per renderlo da soggetto passivo e semplice spettatore di una storia a soggetto attivo (o almeno cooperativo) nel suo lavoro di ricostruzione, che permette di vedere il tutto sotto una nuova e diversa luce.
Un ingrediente che secondo me spesso caratterizza proprio i veri grandi romanzi.

Se poi i sapori di quei fili, quegli aromi, non piacciano fin da subito, è pur legittimo chiudere lì, senza indugio e senza alcuna vergogna. Ma questo è un altro discorso.

Altra cosa che mi piace: la molteplicità e la credibilità delle voci: i personaggi sono molto vividi, anche se non tutti sono messi a fuoco, non fino ad ora. Ad esempio, proprio Eva-Liisa mi sembra un personaggio di contorno. Anche se potrebbe venire il suo momento, vista la struttura del romanzo: i personaggi entrano in scena in momenti diversi, il fuoco si sposta su di loro e per un po' sono protagonisti.
Ribadisco che il romanzo mi piace, lo sto leggendo in modo troppo conpulsivo percui torno indietro e rileggo. Credo che per la fine del calendario l'avrò letto due o tre volte in tutto: tempistica troppo dilatata anche per quanto mi riguarda.

qualcuno ha capito l'età di Fanny? me l'ero figurata vecchia come Selma, ma direi che proprio no, deve essere ben più..."
Fanny ha 36 anni

Adesso mi trovo nella condizione opposta a quella del lettore compulsivo, non vorrei procedere perché ci stiamo avviando alla fine, spero non mi deluda, finora mi sta piacendo.

Per esempio cito l'irruzione nel romanzo dell'uomo-cannone che mi sembrava uno slittamento verso atmosfere tendenzialmente surreali poi confermate dagli accenni a Solveig, che io pensavo fatti in sogno, mentre erano frutto sia della nostalgia di Aron per la moglie morta ma soprattutto dalla sua devlinante salute mentale.
Detto questo, è chiaro che si è liberi di fare come meglio si crede, ma lasciatemi almeno il diritto allo sfogo :-D