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La sfida dell'Alfabeto > L' A/Z di Amaranta - completata

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message 1: by Amaranta (last edited Dec 19, 2018 01:09PM) (new)

Amaranta | 4627 comments A. Agnello Hornby Simonetta, Caffè amaro, pag. 320;FINITO (1LL+2NC=3)
B. Broch Hermann, I sonnambuli pag.716 FINITO (1LL+3PP=4)
Byatt A.S., Possessione, pag. 514 ;
C. Cervantes Saavedra Miguel, Don Chisciotte della Mancia, pag 1212 FINITO (1LL+8PP+1E+2NC=12);
D. Dunsany Lord, Il paese dello Yann, pag 142;FINITO (1LL+2NC=3)
E. Eliot George, Middlemarch, pag 830;
E. Eliot Thomas Stearns,The Cocktail Party, pag. 167 (1LL)
F. Faulker William, Mentre morivo, pag 231FINITO(1LL+2NC=3);
G. Grass Gunter, Il Rombo, pag. 528
G. Ginzburg Natalia Lessico famigliare, pag. 261 (1LL);
H. Hawthorne Nathaniel – Il grande volto di pietra, pag. 159 (1LL+2NC+ 1E=4); ;
I. Ibsen Henrik, Spettri, pag.104 FINITO(1LL+2NC+ 1E=4);
J. James Henry, Gli amici degli amici pag.243(1LL+2NC+ 1E=4); ;
K. Koch Herman, La cena, pag. 286;( 1LL+2NC=3)
L. London Jack, Martin Eden, pag.526 FINITO (1LL+1P+2NC=4);
M. Mari Michele, Verderame, pag. 164 (1LL+2NC=3) ;
N. Nemirovsky Irene, Suite francese, pag.415(1LL+2NC=3) ;
O. Onetti Juan Carlos, Raccattacadaveri, pag. 298 FINITO (1LL+ 2 NC=3);
P. Pamuk Orhan, Il museo dell'innocenza, 585 FINITO (1LL+ 2 NC=3); ;
Q. Queneau Raymond, Troppo buoni con le donne, pag. 186 FINITO (1LL+ 2 NC=3);
R. Richler Mordecai, Solomon Gursky è stato qui, pag. 596
R. Richler Mordecai, L'apprendistato di Duddy Kravitz, pag.350 FINITO (1LL)
S. Schneider Helga, Lasciami andare, madre, pag.130FINITO (1LL+ 2 NC=3);
T. Twain Mark, Un americano alla corte di re Artù, pag. 306 FINITO (1 LL+2NC+1E=4);
U. Urzidil Johannes, L'amata perduta, pag.267 FINITO (1LL+ 2 NC=3); ;
V. Vargas Fred, L'uomo dei cerchi azzurri, pag.238 FINITO (1LL+ 2 NC=3); ;
W. Wu Ming, L'armata dei sonnambuli, pag 808 FINITO (1LL+2NC+ 4P=7) ;
X. Xuequin Cao, Il sogno della camera rossa, pag 1115;
X. Peake Mervyn, Gormenghast, pag.594 FINITO( 1LL+1P+1=3)
Y. Yanagihara Hanya, Una vita come tante pag. 1104
Y. Yourcenar Marguerite, Novelle orientali, pag.120 FINITO (1LL);
Z. Zweig Stephen, La novella degli scacchi, pag. 100 FINITO(1LL+ 2 NC=3); .


26/26

Tot. 89+100+15=204



Caraliotiscrivo | 1544 comments Mod
Perfetto! :)
Bellissimo alfabeto! :)


message 3: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments grazie @Caralio!


message 4: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8498 comments Titoli interessanti!


message 5: by Amaranta (last edited Dec 08, 2017 01:34PM) (new)

Amaranta | 4627 comments Ajeje wrote: "Titoli interessanti!"

: ) uhm...a parte Ibsen, forse potrebbe ispirarti Grass e Onetti ?

edit

e Richler


message 6: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8498 comments Sì, Ibsen ha il suo perchè, Gunter Grass è da tempo che vorrei provarlo, Onetti e Richler non saprei... ma Il Don Chisciotte ce l'ho in lettura da tempo, la Byatt mi piace come scrive, Lord Dunsany, quale autore del fantastico classico, Jack London è uno dei miei scrittori preferiti e Martin Eden ancora mi manca ed infine i Wu Ming che sono sempre nel mio mirino, ma ancora non ho letto nulla :-)


message 7: by Amaranta (last edited Dec 09, 2017 01:10AM) (new)

Amaranta | 4627 comments Se posso darti un consiglio per Grass comincerei da il tamburo di latta. É splendido. Onetti mi é capitato per la gara d'autore ma sono curiosissima di leggerlo. Di Richler devi assolutamente leggere la versione di Barney. Prima prova per Byatt e Dunsany. Lei mi ispira un sacco e lui scoperto per la sfida della Biblioteca di Babele, insieme ai racconti di London. Quindi vado avanti. :)
I Wu Ming li adoro! Ho letto Q e Altai. Una prosa scorrevolissima e un ritmo di eventi incalzante, ti prende, proseguo anche qui.
Per Don Chisciotte stiamo provando a vedere se riusciamo a far partire un gdl da gennaio se vuoi unirti a noi con tanto piacere!


message 8: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8498 comments Grazie, di Grass proprio con Il tamburo di latta volevo iniziare. Ho Q da leggere dei Wu Ming. Per il gdl allora ti tengo d'occhio :-)


message 9: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Perfetto, sta nel folder chi non legge in compagnia. Ma al momento l'organizzazione langue. Ce la stiamo prendendo comoda. Ti faccio un fischio!


message 10: by Amaranta (last edited Jan 03, 2018 12:34PM) (new)

Amaranta | 4627 comments Ho fatto fuori la A .

CAFFE' AMARO DI SIMONETTA AGNELLO HORNBY

Mi piace cominciare l’anno nella mia Sicilia e con una donna a raccontarmela.
Caffè amaro è la storia di una vita, di una giovinetta che diventa donna, in mezzo ad un mondo che cambia con lei, che scopre i piaceri della vita, li assapora come si fa con una pasta di mandorla morbida, prima la senti friabile sotto i denti, poi affondi quando prendi coraggio e poi la assapori per goderne il più a lungo possibile, quelle mandorle che rimangono un po’ lippose sui denti e continui a masticare finchè ogni pezzettino non è finito. Così Maria si gode la sua vita. Scopre con Pietro il piacere di un amore che è in qualche modo affetto, dovere, e poi con Giosuè quello che è passione, che brucia l’anima e che non dà tregua. I loro destini sono legati come i capelli in una treccia, una acconciatura semplice, da bimba ma con una sensualità per questo sublime perché nascosta e spontanea.
E la Sicilia la guarda, nei piccoli gesti che sono misura e insieme pazienza, coraggio e devozione, generosità e lentezza. Si raccontano sullo sfondo le vicende della Grande Guerra, le dinamiche delle ultime famiglie nobili siciliane, le difficoltà di un popolo orgoglioso, sfinito ma mai vinto. E la capacità di adattamento che una donna deve avere, in un po’ di zucchero negato per dispetto travestito da dimenticanza che diventerà un caffè amaro costante della vita.
Una scrittura piacevolissima, una storia semplice ma condita del sapore delle zagare del sole e del mare scintillante che la rende più cara.


message 11: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Andiamo con la K. Koch e LA CENA .

Io e Koch non ci siamo piaciuti fin dall'inizio, da quando lui cita “ Anna Karenina” volendo “ aggiungere” qualcosa ad uno degli incipit più grandi della letteratura. Ma come fai ad aggiungere a Tolstoj? Continua la parabola discendente sulla frase “ Se si vede una pistola nel primo atto si può star sicuri che nell'ultimo atto verrà usata per sparare”. La frase mi girava in testa e infatti l'illuminazione è arrivata. E' una citazione libera da Cechov che, bontà sua diceva che se in un romanzo compare una pistola bisognerà prima o poi farla sparare. Vuoi farla passare come farina del tuo sacco? Disturbante, molto. La storia di per sé non sarebbe neanche male, ma la supponenza e la saccenza che trasuda dalle righe me la rendono odiosa e insopportabile. Urticante è l'aggettivo che userei. E continua facendo intendere che quasi non esista differenza fra linguine e spaghetti. Prova a dirlo ad una cuoca che deve impiattare un primo allo scoglio, o fare le melanzane ripiene di pasta. Ma che te lo dico a fare Herman?
Le famiglie a confronto sono il risultato di quello in cui la nostra società si sta trasformando, in cui l'apparenza conta più dell'essere, la prevaricazione più della giustizia. E' il fallimento del processo educativo per cui un omicidio volontario di una senzatetto viene derubricato nella mente del genitore a semplice incidente. Giusto, no? Perchè è importante evitare uno scandalo piuttosto che ammettere che il proprio figlio è un criminale. Ma prima bisognerebbe capirlo. E mi sa che qui il pensiero non arriva.
Grazie Koch, a mai più.


message 12: by Amaranta (last edited Jan 13, 2018 04:47PM) (new)

Amaranta | 4627 comments Ecco la O con Juan Carlos Onetti e il suo Raccattacadaveri.


Una storia curiosa per il mio primo Onetti. Un paese immaginario, Santa Maria in cui viene aperto un bordello da Larsen, meglio conosciuto come Raccattacadaveri. E tutto il paese gira intorno a tale decisione, oltranzisti del no e tolleranti. Alcune figure emergono dalle pagine, sono accennate come schizzi di matita ma con contorni ben definiti: il dottor Diaz Grey nei sui vestiti fiammanti, il laido Raccatta con la sua pseudo donna Maria Bonita, il diciassettenne Jorge che sostituisce anche nel letto il fratello morto, il curato Bergner e Marquitos fumatore e ubriacone incallito, entrambi a favore della chiusura della casa azzurra, la povera Julita che si aggira per la casa come un moscone contro un vetro.
Il ritmo è discontinuo, spezzato ma credo che questa sia proprio la caratterizzazione di un personaggio complesso, fuori dagli schemi che affronta i temi del decadimento fisico, morale e della morte volendoli in qualche modo esorcizzare.


message 13: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8498 comments 3 libri letti in 14 giorni? Stupefacente, bravissima :-)


message 14: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Naaa...c'é di meglio :)


message 15: by Amaranta (last edited Jan 18, 2018 05:57AM) (new)

Amaranta | 4627 comments Via la F con Faulkner e Mentre morivo

Faulkner mi ha lasciato senza fiato. La bellezza della sua prosa mi ha sconcertato. Le sue parole sono scelte con cura, cesellate sulla frase, sussurrate arrivano all'orecchio, entrano fra i pensieri e creano immagini splendide. E cosi "il sentiero come un filo di piombo fra i filari mi ha conquistata.
Le mani di Addie ad aggrapparsi come radici sulla coperta, le sue ossa che si intravedono sotto la pelle, gli occhi come due candele quando le guardi sciogliersi nello scodellino di un candeliere di ferro hanno fatto resto.
Ogni capitolo scandito da un narratore diverso, che si ripetono, racconta la lunga odissea, dalla agonia della madre morente al suo seppellimento, ben nove giorni dopo nella terra che l'ha concepita. Addie è la Madre. Vuole tornare a casa da morta perché la vita non è altro che un prepararsi ad essere morti in qualche modo. E la sua vita è stata infelice, moglie per dovere, madre per dovere, amante per poco e a quel figlio nato dall'amore si dà non ricambiata con tutta se stessa. Lei ci parla in un solo capitolo, racconta la sua sofferenza, la parola che crea e la attorciglia in se stessa, il suo essere violato e allo stesso tempo reso intero dal tempo, dal marito. Solo lei conosce la potenza del sangue, come se gli altri davvero non fossero figli suoi. Gli stessi figli che eseguono con rispetto le sue volontà. La famiglia arriva sull'orlo del baratro nel momento il cui viene chiuso il coperchio della bara e il viaggio è una sorta di catarsi, una liberazione da se stessi, dalla vita di prima, dalle menzogne, dalla cattiveria, dalla stupidità. E solo quando la terra ricopre il coperchio sembra che tutto abbia requie, come un patto a cui bisogna tener fede con tutte le proprie forze per non incorrere in qualche maledizione. Un viaggio che mi ricorda molto la famiglia Joad, la stessa povertà, l'orgoglio, la disperazione, che qui ha momenti di farsa, di un viaggio verso la liberazione. Splendida la figura del piccolo Vardamar, che guarda la madre morente in silenzio il cuore troppo pieno per delle parole che ha paura della morte, che scambia sua madre per un pesce, che non vuole pensare che sia chiusa in una bara perché non riesce ad immaginarla lì dentro, al buio e da sola, che la immagina nuotare nel fiume e avvista Jefferson come la terra promessa.
Cash è il grande di casa, il falegname che sega la cassa della madre sotto i suoi occhi mentre lei muore, che smussa gli angoli e liscia il legno con impegno e fatica, un gigante che pulisce la bara dagli schizzi di fango con un ramoscello, di una tenerezza incredibile, e che soffre in silenzio le pene dell'inferno pur di arrivare alla meta.
Poi c'è Darl il figlio che conosce i segreti della famiglia, saggio nella sua follia e che si avventa contro Jewel, il figlio meglio caratterizzato forse dai racconti degli altri, potenza, fuoco, orgoglio. Ama e odia la madre. Sa di essere diverso ma allo stesso tempo cerca di farsi accettare. Ha occhi bianchi come le ossa e capelli neri come la pece, brucia e il fuoco che ha addosso alla fine lo rende libero.
Un altro libro mi torna in mente dal monologo di Addie e la collina dove tanti parlarono da morti.

SEREPTA MANSON
Il fiore della mia vita avrebbe potuto sbocciare da ogni lato
se un vento crudele non avesse intristito i miei petali
dal lato di me che potevate vedere nel villaggio.
Dalla polvere io innalzo una voce di protesta:
Voi non vedeste mai il mio lato in fiore!
voi che vivete, siete davvero degli sciocchi,
voi che non conoscete le vie del vento
né le forze invisibili
che governano i processi della vita.


message 16: by Laura V. (new)

Laura V. لاورا | 1377 comments Che bella lista, di cui ho letto soltanto il romanzo di Pamuk.
Buone letture! :)


message 17: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Laura wrote: "Che bella lista, di cui ho letto soltanto il romanzo di Pamuk.
Buone letture! :)"


Grazie Laura! Anche a te :)


message 18: by Post Scriptum (new)

Post Scriptum | 31 comments Quanti bei libri!
Buone letture :)


message 19: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Grazie Pat, anche a te!


message 20: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments S via con Helga Schneider di Lasciami andare, madre.

Due donne a confronto per poche ore. Una madre e una figlia che sono quasi due sconosciute e in mezzo a loro un abisso: l'orrore dei campi di concentramento. Come una figlia può accettare di essere abbandonata da una madre che segue il Reich in ogni suo ordine e obbedisce senza pentimento alle terribili disposizioni contro gli ebrei? Dopo un'assenza che é una presenza costante in tutta la sua vita giunge il momento di fare i conti con questo vuoto. E così Helga ritorna a Vienna, una città bella ma che sente estranea, per seguire l'oscuro richiamo del sangue, per provare a scoprire se quella donna che è sua madre ha ancora un briciolo di umanità in quegli occhi che hanno visto l'Inferno e se si è pentita. Ma ha paura perché se anche quel sangue chiama il disgusto che prova per lei è impossibile da sopportare. E la freddezza con cui la madre le racconta il lavoro che svolgeva nei campi, l'orgoglio per le mansioni svolte con attenzione costante, la certezza che "la soluzione finale" fosse giusta si rivelano come un buco nero in cui sprofondare. E insieme a questo arriva il decadimento fisico di una donna alla fine della sua vita di una tenerezza che vorrebbe esserci ma che non trova basi su cui fondarsi. I racconti sono accennati ma brutali, le parole dure stridono, feriscono, la gola riarsa, le mani nodose, la mancanza d'aria, e raccontano di una sofferenza fisica oltre che emotiva. Sono stata a Mauthausen, ho visto forni piccoli come i cassetti dei comò perché la gente arrivava li pelle e ossa dopo lavori disumani, stanze delle "docce" grandi come ripostigli dove venivano assiepate centinaia di persone contemporaneamente. Ero in qualche modo "preparata" a quello che avrei potuto vedere e provare anche se quando ce l'hai di fronte è molto diverso. Ma la sensazione peggiore è stata quella che ho provato mentre arrivavo: una collinetta piena di verde su cui la strada si inerpicava, come un piccolo bosco e in mezzo tante villette singole, stile liberty, nella pace del verde, abitate. E mi sono immaginata come é adesso vivere lì, a due passi dal peggio dell'uomo, e come doveva essere viverci mentre il campo funzionava. L' orrore che si prova lì dentro non si può raccontare.


message 21: by Laura V. (new)

Laura V. لاورا | 1377 comments Amaranta wrote: " S via con Helga Schneider di Lasciami andare, madre.

Due donne a confronto per poche ore. Una madre e una figlia che sono quasi due sconosciute e in mezzo a loro un abisso: l'orro..."


Molto interessante, Amaranta, grazie! Non so nemmeno immaginare che cosa si possa provare visitando quei tristi luoghi. Comunque, il libro in questione si adatta perfettamente alla Giornata della Memoria.


message 22: by Caterina (new)

Caterina | 802 comments È un libro che voglio sicuramente leggere, ma per ora non me la sento. Deve essere stato doloroso il tuo viaggio, io non so se ce l'avrei fatta.


message 23: by Caterina (new)

Caterina | 802 comments Una recensione così per Faulkner mi spinge a mettere il libro in cima alla mia lista!


message 24: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments É un libro crudo e doloroso ma molto intenso.


message 25: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments @Caterina l'ho amato!


message 26: by Amaranta (last edited Jan 30, 2018 01:09AM) (new)

Amaranta | 4627 comments Via Twain con Un americano alla corte di re Artù.

Un Twain molto diverso rispetto alle "Avventure di Huckleberry Finn" e " il diario di Adamo ed Eva" che ho letto. Un romanzo sicuramente innovativo per l'epoca, uno dei primi a raccontare di un viaggio nel tempo, ma pur avvertendo la vena umoristica sua tipica, non sento lo slancio brillante degli altri romanzi. Rimane comunque una lettura piacevole e spensierata anche se con una fine amara.


message 27: by Amaranta (last edited Mar 17, 2018 02:37PM) (new)

Amaranta | 4627 comments Fuori la V con L'uomo dei cerchi azzurri.

Primo incontro con Fred Vargas e il suo commissario Adamsberg. Strampalato, un bambino silvestre cresciuto che scarabocchia e si perde fra i suoi pensieri. Una lettura piacevole ma ho sempre un certo fastidio per i gialli che fanno spuntare come funghi alla fine elementi per la soluzione del caso. Uffa.
Personaggio più riuscito: i gemelli dell’ispettore Danglard.


message 28: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Andata la J con Henry James e Gli amici degli amici.

Quattro racconti per James in cui il fantastico si intreccia al soprannaturale e alle miserie della vita umana. Ne “ La vita privata”, una gita fra persone di buona società porta a delle rivelazioni insolite: un uomo e il suo doppio, uno frivolo, l’altro di spessore, uno che affronta la vita sociale, l’altro che vive relegato e solo; e al tempo stesso un altro che esiste e vive solo in funzione del suo rapporto con gli altri. L’atmosfera borghese diventa opprimente in “Owen Wilngrave” e ne “ l’umiliazione dei Northmore”: il non dover deludere la famiglia porta ad una prova mortale e la bassezza di sentimenti si rianima solo con il mal comune.
Forse il più riuscito è quello da cui la raccolta prende il titolo. Un incontro fra due persone con un destino comune viene caldeggiato da molti ma rinviato, per cause contingenti sulle prime e per gelosie e interesse successivamente. Fino ad un epilogo misterioso. Le atmosfere sono dense, di tensione verso qualcosa, i silenzi rigidi, le persone lugubri e dure, le sensazioni angosciose. James si rivela nelle descrizioni minuzioso come uno specchio freddo, ma atroce nello svelare la verità.


message 29: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8498 comments Interessante!!


message 30: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments secondo me ti piacerebbe ;)


message 31: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8498 comments Amaranta wrote: "secondo me ti piacerebbe ;)"

Grazie, sicuramente è un autore che vorrei leggere :-)


message 32: by Amaranta (last edited Mar 18, 2018 03:17PM) (new)

Amaranta | 4627 comments Andata anche la W con L'armata dei sonnambuli dei Wu Ming.

Un nuovo Wu Ming. Con Q e Altai ho sentito la concitazione dell’azione, il non riuscire a staccarsi dal libro, il volerlo divorare a tutti i costi. Qui la lettura è stata diversa, più lenta. Il libro segue una ricostruzione romanzata che parte dal momento in cui viene ghigliottinato Luigi Capeto e segue il corso degli eventi successivi, con Danton, Marat, Robespierre e il periodo del terrore.
Ad esso si intrecciano vicende di personaggi realmente documentati come esistenti: Scaramouche e le sue lotte, Marie Noziere e tutte le donne della Francia, D’Amblanc e il mesmerismo. Avevo già letto qualcosa a proposito in un racconto di Poe, La verità sul caso di Mr.Valdemar, ma non avevo ben chiaro quanto grande fosse il fenomeno. Al di là della veridicità di questa armata, l’idea è vincente e calarsi nell’atmosfera parigina di intrighi e sotterfugi sempre un ottimo affare!


message 33: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Completata con grandissima soddisfazione la C di Cervantes con il suo Don Chisciotte della Mancia.

Don Chisciotte non poteva che andarsene in una sera di pioggia. Ironia della sorte, la prima sera di primavera piove. Il cavaliere è stato quasi un nonno: all’inizio sempre pronto a divertire, a raccontare storie, ad accrescere meraviglia e fantasia; poi in corso d’opera come un adulto con un adolescente, un po’ fastidioso, apprensivo, si scaccia ma si sa che c’è e gli si vuole bene per questo; e quando le pagine corrono verso la fine il pensiero diventa malinconico, l’adolescente diventa adulto e realizza la pienezza della vita e l’importanza degli affetti.
Tutto è doppio in questo romanzo. Don Chisciotte e Sancio, Ronzinante e Babieca, Dulcinea e Teresa, realtà e immaginazione, amore e morte. Anche i personaggi delle storie parallele si muovono in doppio a sottolineare quello che è forse uno degli intenti dell’opera: fantasia e realtà sono due facce della stessa medaglia, a dividerle solo il bordo. E allora è facile che nel cavaliere dalla trista figura coesistano don Chisciotte e Alonso Quijano il Buono, e che in Sancio si ritrovi il rozzo scudiero e il governatore accorto. Due amici che si prendono cura uno dell’altro, Sancio a vegliare sulla pazzia del suo padrone, e don Chisciotte sulla condotta di Sancio. E poco conta se chi attorno a loro li derida e li schernisca. Loro fanno scudo, spiazzano con la loro verità/fantasia, con i loro incantamenti fino a raggiungere quello che nella burla è di fatto ciò che conta: il cavaliere viene riconosciuto come un eroe e come tale accolto. Quella che conta è la sua bontà d’animo, che da sola abbatte le barriere dell’indifferenza e della reticenza di fronte alla sua pazzia e addirittura lo eleva agli occhi di chi lo guarda.
L’immaginazione non si può dominare, cavalca a briglia sciolta nonostante la ragione la voglia pressare, comprimere e ricondurre fra righe perfette. Don Chisciotte è un grande sogno e ci si risveglia nell’ultima pagina.
Onore a chi con la sua fantasia è riuscito a tenere il filo di tante sete e creare un arazzo bellissimo.


message 34: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8498 comments Complimenti, davvero :-)


message 35: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Ajeje wrote: "Complimenti, davvero :-)"

Grazie. Secondo me l'unica cosa che ti ha impedito di continuare è stata la traduzione troppo pomposa. Quella di Einaudi scivolava come l'olio. :)


message 36: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8498 comments Forse hai ragione, magari più in là, proverò a cercare di leggerlo nell'edizione che hai letto tu, l'Einaudi :-)


message 37: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Z non di Zorro ma di Zweig. Novella degli scacchi.

La torre è l’amante della regina. L’unico a non saperlo è il re.




Sono figlia di un giocatore amatoriale di scacchi e la prima cosa che ho imparato è stata l’arrocco. Ma sempre mi sono chiesta perché mai sia la torre a dover proteggere il re e non il cavallo imponente e un alfiere servile e l’unica risposta che mi sono data è che la torre abbia qualcosa da farsi perdonare. Ecco, di fronte ad una scacchiera sono questi i miei pensieri, romanzati, e chiaramente finisco per perdere perché “il gioco” richiede memoria, capacità di concentrazione massima, immaginazione figurativa proiettata al futuro, esperienza e pazienza.
64 caselle che raccontano una storia ogni volta diversa, che va sbrogliata, ascoltata con cura, seguita. E lo sa bene il signor B. del racconto di Zweig, lui che quel racconto se l’è immaginato infinite volte fino ad impazzire. In quella cella stretta, come una scacchiera in cui è imprigionato, è Zweig ad andare avanti e indietro, in quell’esilio che lo soffoca e gli costa la vita. E lui lì a giocare la sua battaglia più importante contro la morte e a perdere. Una guerra mentale che si combatte in un silenzio stridente, in una vertigine continua verso il nulla, fra bianco e nero nelle mille possibilità che la mente elabora all’infinito.
Anche Czentovič non è che una pedina, anche davanti a lui il signor B. combatte contro se stesso, nelle sue mosse immaginarie dettate dall’avvelenamento da scacchi.
Un pezzo di legno come metafora del mondo, in un gioco sterile e tattico, in un delirio da cui solo il personaggio riesce a svegliarsi mentre il mondo continua ad impazzire. Una prosa fluida, che si attorciglia nella nevrosi e che non dà scampo.
Ecco fatto, scacco matto!


message 38: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments @Ajeje!! Ho fatto fuori la Q di Queneau con Troppo buoni con le donne!!!!

Dublino 1916: un gruppo di giovani fanatici Repubblicani assalta l’ufficio postale di Eden Quai per mettere ( secondo loro) il regime in difficoltà. Sette uomini scalcinati, dal grilletto facile, beoni e curiosi, lanciano una resistenza armata contro le truppe britanniche. Sono pronti a dare la vita, fra una ceretta, un mal di pancia e spogliarelli improvvisati ma non hanno fatto i conti con…
Un romanzo divertente, dissacrante, che sottolinea la differenza fra uomini e donne, giocandoci, rendendola palese e grottesca in un crescendo di simpatia e humor.
Un quasi primo Queneau per me dopo piccoli frammenti degli “ esercizi di stile” , piacevolissimo. Troppo buoni con le donne? Naaa , MAI!


message 39: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Anche la I di Ibsen ci saluta con Spettri.

La vedova del capitano Alving è felice perché il suo amato figlio, Osvald, è tornato finalmente a casa. Ma una mannaia presto si abbatterà su di loro a scoprire una vita di menzogne, di soprusi, di sopportazione e una decisione fatale da dover prendere.
Helene Alving è una donna sola, da sempre. Il marito, uomo integerrimo fuori casa, fra le mura si trasforma in un essere abietto e senza cuore e lei sopporta per amore? No, per la decenza, per non essere additata come una donna che abbandona il marito. E vive questa condizione di “ schiavitù” senza potersi mai confidare con nessuno, cercando di allontanare il suo prediletto dalla casa paterna per non mostrare ai suoi occhi la verità sul padre. Ibsen mostra di tenere molto in considerazione la condizione della donna, all’interno della famiglia e nel mondo, costretta da convenzioni sociali e spesso soffocata da una borghesia che la annienta, la denigra e la sottomette. E questa borghesia è espressa perfettamente nella persona del pastore Manders, compiaciuto e stupido.
Lo scritto ha un finale doloroso e aperto, su una decisione che Helene dovrà prendere nei confronti del figlio. L’idea di sfumare la fine rende ancora di più il dramma della solitudine della donna e lascia il lettore ad interrogarsi. Chi sono questi spettri? Sono le eredità che abbiamo addosso, che ci portiamo dietro da generazioni e che scivolano nel nostro sangue, “ma anche tutti i pensieri immaginabili che sono già stati pensati, le vecchie credenze morte e sepolte, ogni specie di cose antiche e defunte a cui un tempo si è prestato fede e così via, in una catena senza fine”.
Le colpe dei padri ricadono sui figli, in un cerchio edipico che si ripete.


message 40: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8498 comments Bravaaaaaa :-D
Bel libro "Spettri"!


message 41: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Ajeje wrote: "Bravaaaaaa :-D
Bel libro "Spettri"!"


;) non potevo non evocarti alla Q !!!


message 42: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments M di Michele Mari con il suo Verderame.

Quando ero bambina passavo le mie estati, lunghissime, nella casa al mare dei nonni, il mare all’orizzonte che scrutavo dal terrazzino, la casa più bassa rispetto al livello della strada e tante terrazzine a livelli sfalzati in cui si trovava di tutto: dalle ortensie che la nonna colorava con le pastiglie, alle piante grasse della zia, ai gigli e gli ibiscus rossi, e nel pezzetto di terra lontano dalla casa, quello meno in vista con il pozzo chiuso su cui mi sedevo e mi arrostivo la pelle, il nonno con il suo pallino del pollice verde coltivava di tutto. E me li ricordo quei filari di pomodori, che non abbiamo mai mangiato a mia memoria, con tutte queste invitanti macchie verdognole che non potevo toccare pena la morte. Lì a spruzzarlo ci stava il nonno. E con Mari è tornato un ricordo di estati spensierate e di foto di una piccola me smorfiosa con i fiori giganti fra i capelli.
Michelino e Felice. Chi è il bambino? Felice nella sua malattia piano regredisce ad uno stato bambinesco, perde ricordi come fossero mosche che scappano, il suo mondo si rimpicciolisce a poco a poco perdendo i suoi pezzi, pezzi che erano cose, che erano parole, che erano luoghi, che erano ricordi .
Michelino è il bimbo che diventa grande, che gioca a fare l’investigatore di fatti in una mente ormai persa, e raccoglie indizi, mezzi ricordi imbastendo una storia che piano piano si avvicina al reale. Due persone così diverse, lontane, eppure due amici, l’uno per l’altro.
Mari ha bisogno del suo tempo, poche pagine che non vanno divorare ma gustate piano, crea la suggestione del gotico in una giornata di sole all’aria aperta, dà il senso del marcio, della decomposizione di un corpo che corrisponde a quella della mente. Felice è la curiosità di ciò che ha perso. Michelino la conoscenza di questa perdita.


message 43: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8498 comments Ecco, Mari è un autore che vorrei provare, prima o poi...


message 44: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Ajeje wrote: "Ecco, Mari è un autore che vorrei provare, prima o poi..."

e provalo... ;)


message 45: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments H di Hawthorne con Il grande volto di pietra.

“Non vivevo, ma sognavo di vivere”

Cinque racconti in cui Hawthorne si muove con leggerezza e in punta di piedi nel terreno fantastico. Situazioni assurde come nel caso di “Wakefield” un uomo che abbandona all’improvviso per vent’anni la sua casa solo per il puro gusto di immaginare la moglie in ambasce , considerando questo una parentesi della sua vita, un intervallo del suo tempo concesso sulla terra. Cattiveria, possessione o semplice stupidità di un uomo che perde la sua vita? Molto interessante anche “il velo nero del pastore”, un crespo nero che da un giorno all’altro divide un uomo dal resto del mondo per sempre. E’ un memento, l’espiazione di un peccato, una rinuncia alle cose care della vita. Curioso “L’incredibile sventura di Mr. Higginbotham” e attualissimo “l’olocausto del mondo” in cui con una morale si fa risalire tutta la cattiveria dell’uomo al cuore umano. Ma il mio preferito è quello che dà nome alla raccolta. Dalle prime righe ho avuto negli occhi “L’appennino” del Giambologna e forse è stato questo a rendermelo più caro.




La bontà, dopo tutta la cattiveria degli altri racconti, qui brilla e dalla pietra si incarna.


message 46: by Amaranta (last edited Apr 07, 2018 09:08AM) (new)

Amaranta | 4627 comments D di Lord Dunsany con Il paese dello Yann

Ero molto curiosa di questi racconti. Ma a dire il vero pochi mi hanno stuzzicato pur essendo l’idea del sogno/realtà che si interseca un tema interessante. Il primo, “ dove sale la marea”: un circolo che si ripete di eterno e infinito soffrire che si interseca con la marea che sale e si ritira; il “Bureau d'Échange de Maux” una strana bottega in cui si scambiano curiosi favori; ho trovato piacevole anche il dramma “una notte in una taverna”, non tutto si può sempre sognare; e le parole scelte nella resa de “il campo”, il ruscello come sangue che scorre nelle vene, e quella sensazione di refrigerio e terrore unita allo stesso tempo che esso suscita e di “ Carcassone” . Nessun interesse per i “ mendicanti”, “il paese dello Yann” e “ la spada e l’idolo”.


message 47: by Amaranta (last edited Apr 23, 2018 01:53AM) (new)

Amaranta | 4627 comments L di London e del suo Martin Eden.

“Era un lavoro bello e finito.”
Per tutto il libro non ho fatto altro che pensare: come può un uomo come Martin, forza e potenza allo stato puro, innamorarsi di una come Ruth, piegata ai voleri di una famiglia borghese e senza volontà? Può perché deve. Perché lui ha fame d’amore e scopre negli occhi di lei la possibilità. Martin è un uomo di mondo, ha viaggiato fino ai confini della terra nonostante sia giovane, ama la vita, le donne, è forte e il lavoro non lo spaventa. Eppure è negli occhi di lei che trova di che dissetarsi di quella sete che non ha requie. E non è per migliorare se stesso che comincia a studiare ma perché sa di poterlo fare, di essere capace di arrivare dove altri sono arrivati. La sua è una tacita sfida: raggiungere l’impossibile. Ruth non ha mai amato Martin. Ha amato il suo riflesso negli occhi di lui, quel fuoco che la sua pelle emana nel suo mondo di gelo e compostezza. Lui è un soffio di aria nuova, è come una spugna che assorbe conoscenza, e vorrebbe plasmarlo a suo modo. Ma qualcosa va storto. L’allievo, ancora una volta supera la maestra, e va oltre. E quell’abisso che prima li divideva a favore di Ruth adesso si ribalta. Martin non viene più compreso perché è arrivato ad un grado di conoscenza che va oltre quella gretta piccola borghesia di cui lei fa parte. Il suo studio disperato, una volontà di ferro, il credere fermamente in se stesso senza mai cedere fanno di lui quasi un superuomo, la sua è volontà di potenza, come dice Nietzsche, che tende a superare se stesso continuamente. Scrive, non ha di che mangiare ma scrive. Non ha come coprirsi, ma scrive. Perde i suoi pochi beni più volte impegnati ma continua a scrivere, in un delirio febbrile che a tratti lo rende pazzo agli occhi degli altri. Martin è un uomo capace di tutto. E lo dimostra al mondo. Ma il prezzo della conoscenza è altissimo per lui, senza scampo.
“ Aveva navigato in terre lontane, troppo lontane per ritornare. Era deluso da tutto. Si era trasformato in un estraneo.” . Il gelo che prima avvolgeva Ruth diventa parte integrante della vita di Martin adesso. E’ un marinaio di cultura, che non può più stare con i marinai, e non può vivere con i borghesi. E’ un pesce fuor d’acqua e se ne rende perfettamente conto.
Il libro ha una profonda spaccatura. Un prima solare, in cui tutto è luce, conoscenza, bellezza, musica che incanta e in cui Martin si inebria senza pensieri fra una macchia di ciliegia e un pomeriggio al sole. E un dopo. Come una nota stonata che suona lenta, malinconica, bassa che lo avvolge in pensieri tristi, dolorosi, faticosi. “Era senza mappa nè timone e non aveva alcun porto da raggiungere. Abbandonarsi alla deriva, vivere il minimo indispensabile, era proprio vivere che lo faceva soffrire … la vita lo infastidiva e lo annoiava e il tempo era una vera tortura” E’ come se Martin bruciasse in un soffio il suo “ tempo vitale” con quelle giornate spasmodiche passate sui libri, quelle nottate insonni, e adesso non ci fosse che un corpo vuoto senza più forze.
La vita lo vuole fino alla fine. Ma la sua volontà è più forte.
https://www.goodreads.com/photo/user/...


message 48: by Ajeje (new)

Ajeje Brazov | 8498 comments Sei a quota 17, complimenti davvero!


message 49: by Amaranta (new)

Amaranta | 4627 comments Ajeje wrote: "Sei a quota 17, complimenti davvero!"

Grazie!
Sono stati tutti bei libri finora, Adesso temo la B, la G, e la X che mi sta facendo sudare! :)


message 50: by Amaranta (last edited May 05, 2018 04:59AM) (new)

Amaranta | 4627 comments Pamuk Il museo dell'innocenza.

Ogni persona intelligente sa che la vita è bella e che lo scopo della nostra esistenza è essere felici. Ma alla fine solo gli stupidi trovano la felicità. Come possiamo spiegarcelo? ".
Kemal Basmaci è un uomo giovane e forte, ricco, interessante, con tanti amici, una bella fidanzata e prossimo al matrimonio. Potrebbe avere tutto dalla vita. Eppure nella sua vita c’è un corto circuito. Fusun. Una giovane diciottenne, che gli concede la sua verginità, di cui lui si innamora follemente. E questo sentimento, da cotta fugace cresce senza misura, diventa amore, ossessione, paura, desiderio e ancora ossessione, costanza, fedeltà e pazzia. Kemal abbandonerà la sua vecchia vita per inseguire una chimera, qualcosa che cresce al di là di lui e su cui lui perderà il controllo per tutta la sua vita.
Chi è veramente Fusun? Alla fine del libro non è più la ragazzina diciottenne che Kemal ha stretto tra le braccia moltissimo tempo prima. E nonostante lui la veda quasi ogni giorno per otto lunghissimi anni, si ritrova di fronte una sconosciuta. Ma non capisce e la sua ossessione è tale da superare anche questo e compiere l’ennesimo atto d’amore per una donna che probabilmente non meritava nulla.
Kemal rivive il suo amore per Fusun attraverso gli oggetti che raccoglie, oggetti che hanno toccato le mani di Fusun, che portano il suo profumo, le sue tracce, cose con cui lei viene in contatto regolarmente nella sua quotidianità spariscono per costituire un tesoro, che è quello che gli permette in tutti questi anni di sentirla più vicina , di non perdere la speranza di una vita insieme, nonostante lei sia sposata. E così mozziconi di sigaretta, accendini, piccoli soprammobili, boccette di profumo, biglietti del cinema, cartoline che raffigurano le loro passeggiate, saliere che lei ha toccato si accatastano come segno di quell’amore che non si può esprimere ma che batte fedele e imperituro, che trascenda il concetto di Tempo e che si fissi nell’eterno. “ Un po' alla volta, tutti quegli oggetti smisero di essere lo strumento di una consolazione e iniziarono a diventare la misura dell'intensità del mio amore, i segni tangibili della tempesta che agitava la mia anima.”. Come nel sacrificio di Isacco, "ciò che la storia del sacrificio ci insegna non è proprio la possibilità di sostituire la persona amata con qualcos'altro? Ecco perché ero così legato agli oggetti di Füsun che da anni raccoglievo." . Ma un amore così tormentato, così “malsano” può davvero avere una conclusione felice?
Il museo dell’innocenza esiste davvero. Orhan Pamuk lo ha creato mentre scriveva il libro, nello stesso quartiere in cui viveva la bella Fusun. Ci racconta di una Istanbul borghese negli ultimi anni del secolo scorso e ogni oggetto è collegato in qualche modo al libro. Rendere reale qualcosa di immaginario, che di sé non aveva forza se non nell’animo del protagonista, è una vittoria per Pamuk e per la città, che in fondo è protagonista del libro forse più di Kemal e Fusun, con il suo Bosforo, le sue luci tremolanti della sera, le strade deserte dopo il coprifuoco, le moschee e il canto del muezzin. E’ un invito a scoprire tradizioni di un paese diverso dal nostro, legate soprattutto alla famiglia, al fidanzamento, al matrimonio.
La scrittura è monocorde, il ritmo è lento e a tratti affatica il lettore, ma la fine lo ripaga.


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