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Pseudonimi letterari e identità fittizie: da Stephen King a J.K. Rowling, passando per J.T. Leroy e Lara Manni
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La Stamberga dei Lettori
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Jul 18, 2013 04:28AM

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Personalmente conoscevo il caso King e sapevo qualcosa del caso Leroy per via della condanna (per evasione fiscale se ben ricordo), e nulla della Rowling e Lipperlini/Manni.
Per come la vedo io l'uso di pseudonimi ha senso solo in due casi: mantenimento dell'anonimato oppure prova di valore con se stessi.
Certo, ha senso anche per giudicare quanto oggettivamente il mondo ci vede. Ricorderò sempre che Elvis Presley una volta si presentò, sotto pseudonimo, ad un concorso di sosia di se stesso ed arrivò solo quarto.

Elvis la fece davvero quella cosa. Certo, non era più proprio un giovanotto, ma si preparò più che bene. Scoprì che i fan lo immaginavano sempre uguale al se stesso ventenne/trentenne.
Scherzi a parte, sulla discussione Manni/Lipperini l'anno scorso ne ho discusso a lungo (anche con persone che assumevano toni poco piacevoli) su aNobii, quando saltò fuori il famoso bollino. Ora, io credo che creare uno pseudonimo sia un grazioso gioco letterario, e che ci sono persone che non possono farne a meno: professionisti o personaggi pubblici che non vogliono essere ricollegati al mondo della letteratura, madri di famiglia che scrivono porno o paranormal romance per ragazzine (secondo me non c'è nulla di male, ma ognuno fa come credo)...
C'è poi chi crea uno pseudonimo per avere dei vantaggi: italiani che inglesizzano il cognome e usano iniziali puntate per fingere di essere stranieri ("perché se sanno che sono italiano non mi comprano") e così via.
Ma secondo me è veramente malato prendere uno pseudonimo e farne un personaggio con una sua biografia, che risponde ai fan, dialoga su un blog, frequenta forum, instaura insomma un rapporto virtuale più o meno stretto con altre persone, e poi pretendere che la gente non si senta presa in giro.
E allora, va benissimo che una giornalista famosa si vergogni un po' di pubblicare romanzi fantasy basati su un manga, ma da qui a creare una persona inesistente e ad un anno dalla prova oggettiva del loro legame (un bollino SIAE) non aver rilasciato nemmeno una sparuta dichiarazione...
Hai fatto la frittata? Almeno mettici il sale e rendila saporita.
C'è poi chi crea uno pseudonimo per avere dei vantaggi: italiani che inglesizzano il cognome e usano iniziali puntate per fingere di essere stranieri ("perché se sanno che sono italiano non mi comprano") e così via.
Ma secondo me è veramente malato prendere uno pseudonimo e farne un personaggio con una sua biografia, che risponde ai fan, dialoga su un blog, frequenta forum, instaura insomma un rapporto virtuale più o meno stretto con altre persone, e poi pretendere che la gente non si senta presa in giro.
E allora, va benissimo che una giornalista famosa si vergogni un po' di pubblicare romanzi fantasy basati su un manga, ma da qui a creare una persona inesistente e ad un anno dalla prova oggettiva del loro legame (un bollino SIAE) non aver rilasciato nemmeno una sparuta dichiarazione...
Hai fatto la frittata? Almeno mettici il sale e rendila saporita.

E allora, va benissimo che una giornalista famosa si vergogni un po' di pubblicare romanzi fantasy basati su un manga, ma da qui a creare una persona inesistente e ad un anno dalla prova oggettiva del loro legame (un bollino SIAE) non aver rilasciato nemmeno una sparuta dichiarazione...
Hai fatto la frittata? Almeno mettici il sale e rendila saporita."
Non potrei essere più d'accordo. All'epoca la storia Lipperini-Manni mi aveva davvero disgustato. Non vedo nulla di male nel piccolo esperimento della Rowling (o in quelli, a suo tempo, fatti da King), che comunque, appena c'è stato il sospetto, ha ammesso subito: "ok, sono io", ma trovo invece allucinante la costruzione dell'intero personaggio di Lara Manni, con tanto di rapporti umani instaurati con i lettori tramite il Web, per poi farla svanire nel nulla - senza, come dici tu, uno straccio di dichiarazione (se non minacce di querele a quelli di Wikipedia) - una volta scoperta la bufala. Questa donna deve avere dei seri problemi... -.-
Non sapevo nulla invece del caso J.T. Leroy... O_o
Comunque, articolo ottimo e davvero interessante, come sempre! Bravo Tancredi! ^_^

Emblematico davvero quello di Leroy, anche perché coinvolgeva due persone: Laura Albert, che scriveva, e Savannah Knoop, che impersonava fisicamente Leroy.
Della condanna per evasione fiscale citata da @Devero non so nulla. Io ricordo "solo" una condanna per truffa perché nel periodo in cui Ingannevole è il cuore più di ogni cosa era stato scelto da Asia Argento per una trasposizione cinematografica, l'altro libro, Sarah, era stato opzionato da Steven Shainberg e nel contratto Laura Albert aveva firmato come J.T.Leroy. Venuta a galla la verità Shainberg rinunciò al progetto e partirono cause legali.
Come approfondimento consiglio, se è ancora in circolazione, l'ultima edizione de Ingannevole è il cuore più di ogni cosa, accompagnata dal fascicolo Essere Laura Albert (o qualcosa del genere), una lunga confessione della scrittrice in cui svela tutti i retroscena. Una vita, la sua, quasi ancora più assurda e interessante di quella finta scritta sotto il nome di Leroy. Un personaggio davvero strano, ma strano strano.
Il caso Lara Manni... non vi dico di andare a cercare informazioni perché è stato il caos più totale. Caos peraltro svanito improvvisamente: da un certo momento nel web si è smesso di parlarne, quasi fosse diventato tabù. C'è anche da dire che una volta venuto fuori il bollino SIAE c'era ben poco da aggiungere; la conclusione più naturale avrebbe previsto una dichiarazione ufficiale da parte della Lipperini, ma così non è stato.
La cosa più sconcertante è l'intrico perverso che parte dalla Lipperini (con tutto il suo seguito, la sua corte e i suoi illumati colleghi wuminghi) passa attraverso editori e agenti letterari e finisce con EFP, il portale di fanfiction che ha più volte dato i natali, per così dire, a scrittrici esordienti (anche se le colleghe di Lara Manni dopo un iniziale e presunto boom sono scomparse nel nulla).
Il problema non è che la Lipperini, con tutto quello che ha da fare, abbia speso tempo ed energie per impersonare ventiquattro ore su ventiquattro una persona inesistente, ma che il caso Lara Manni si sia presentato come un miracolo nell'editoria italiana, la realizzazione di un sogno impossibile, salvo poi dimostrare che, non solo il merito non esiste e i raccomandati vincono ovunque, ma, ancora peggio, che è tutto gestito in famiglia. E questo non lo chiamo né uso alternativo dello pseudonimo letterario, né espressione di creatività e originalità, ma semplicemente truffa.
Della condanna per evasione fiscale citata da @Devero non so nulla. Io ricordo "solo" una condanna per truffa perché nel periodo in cui Ingannevole è il cuore più di ogni cosa era stato scelto da Asia Argento per una trasposizione cinematografica, l'altro libro, Sarah, era stato opzionato da Steven Shainberg e nel contratto Laura Albert aveva firmato come J.T.Leroy. Venuta a galla la verità Shainberg rinunciò al progetto e partirono cause legali.
Di queste cose capisco poco, ma mi sa che, in questo caso, firmare con nome falso potrebbe rientrare tra le pratiche per evadere il fisco, da qui la condanna.
Lipperini/Manni e mancanza di smentita. Ho sentito dire che ammettere pubblicamente di essere Lara Manni fomenterebbe gli attacchi personali di gente (tra cui Serino) che si scaglia continuamente contro di lei per motivi diversi da quelli editoriali. Questo perché la Lipperini è in un certo senso un personaggio scomodo, con le sue battaglie per il femminismo: tanto per dirne una, in passato si è messa contro Antonio Ricci per certe pubbliche recriminazioni contro l'uso delle veline.
Preso atto di ciò, non riesco a essere d'accordo con chi ha detto (e l'hanno fatto) "non puntiamole addosso i riflettori per il suo essere Lara Manni o chi ce l'ha con lei glielo userà contro in battaglie più importanti". Ognuno si prende le sue responsabilità. Non riesco nemmeno a essere d'accordo con chi ha detto "non possiamo giudicarla, le sue motivazioni non le conosciamo": non le conosciamo perché non ne ha date. E, se non ha voluto darne, si accolli le supposizioni anche maliziose che si fanno sul suo conto.
Quanto alla Rowling, anch'io sono un po' maliziosa, e credo che si sia stancata del giochetto perché non ha reso quanto sperava. Al primo che risponde: "Eh va be', come se le manchino i soldi", vi invito a recuperare dei vecchi articoli in cui si lamentava della pirateria dei suoi romanzi di Harry Potter perché le sottraevano proventi...
Di queste cose capisco poco, ma mi sa che, in questo caso, firmare con nome falso potrebbe rientrare tra le pratiche per evadere il fisco, da qui la condanna.
Lipperini/Manni e mancanza di smentita. Ho sentito dire che ammettere pubblicamente di essere Lara Manni fomenterebbe gli attacchi personali di gente (tra cui Serino) che si scaglia continuamente contro di lei per motivi diversi da quelli editoriali. Questo perché la Lipperini è in un certo senso un personaggio scomodo, con le sue battaglie per il femminismo: tanto per dirne una, in passato si è messa contro Antonio Ricci per certe pubbliche recriminazioni contro l'uso delle veline.
Preso atto di ciò, non riesco a essere d'accordo con chi ha detto (e l'hanno fatto) "non puntiamole addosso i riflettori per il suo essere Lara Manni o chi ce l'ha con lei glielo userà contro in battaglie più importanti". Ognuno si prende le sue responsabilità. Non riesco nemmeno a essere d'accordo con chi ha detto "non possiamo giudicarla, le sue motivazioni non le conosciamo": non le conosciamo perché non ne ha date. E, se non ha voluto darne, si accolli le supposizioni anche maliziose che si fanno sul suo conto.
Quanto alla Rowling, anch'io sono un po' maliziosa, e credo che si sia stancata del giochetto perché non ha reso quanto sperava. Al primo che risponde: "Eh va be', come se le manchino i soldi", vi invito a recuperare dei vecchi articoli in cui si lamentava della pirateria dei suoi romanzi di Harry Potter perché le sottraevano proventi...

Was revealing the true identity of Robert Galbraith not simply an elaborate marketing campaign to help boost sales?
If anyone had seen the labyrinthine plans I laid to conceal my identity (or indeed my expression when I realised that the game was up!) they would realise how little I wanted to be discovered. I hoped to keep the secret as long as possible. I’m grateful for all the feedback from publishers and readers, and for some great reviews. Being Robert Galbraith has been all about the work, which is my favourite part of being a writer. This was not a leak or marketing ploy by me, my publisher or agent, both of whom have been completely supportive of my desire to fly under the radar. If sales were what mattered to me most, I would have written under my own name from the start, and with the greatest fanfare.
At the point I was ‘outed’, Robert had sold 8500 English language copies across all formats (hardback, eBook, library and audiobook) and received two offers from television production companies. The situation was becoming increasingly complicated, largely because Robert was doing rather better than we had expected him to, but we all still hoped to keep the secret a little longer. Yet Robert’s success during his first three months as a published writer (discounting sales made after I was found out) actually compares favourably with J.K. Rowling’s success over the equivalent period of her career!
Sinceramente non so cosa credere. Ma ancora più sinceramente non mi interessa tanto la questione, mi accontento di avere un nuovo libro della Rowling neanche un anno dopo dal precedente, con tutto che The Casual Vacancy non mi è piaciuto granché.

@Sakura: mi sembra giusto che la Rowling si lamenti della pirateria. In fondo quelli sono soldi che le hanno rubato. Il fatto di averne già tanti non significa assolutamente nulla. XD

Io non sono contrario alla pirateria a prescindere. Con edizioni pirata molte opere hanno fatto fortuna, e quando qualche editore propone prezzi eccessivi, non la ritengo riprovevole in quanto tale.

Ahaha! Ma nemmeno io sono contraria alla pirateria a prescindere, solo che non posso assolutamente dare torto agli autori di libri/film/videogiochi e via discorrendo che si scagliano contro di essa. Hanno decisamente ragione loro =)

Le idee circoleranno sempre, che uno lo voglia a meno. Quando l'avidità s'impone, allora vedrai che la pirateria si presenterà sempre. Lo fa coi prodotti fisici, figuriamoci con l'informazione.