La Stamberga dei Lettori discussion

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The Count of Monte Cristo
Discussioni letterarie
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Secondo GdL: Il conte di Montecristo di A. Dumas
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by
Aurora
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Feb 07, 2013 04:10PM

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Ahm, avevo indicato i capitoli di arrivo, non quelli di partenza :)
Comunque da oggi 8 febbraio a venerdì 14 si leggono i capitoli 17-30, cioè fino a Il 5 settembre!
Comunque da oggi 8 febbraio a venerdì 14 si leggono i capitoli 17-30, cioè fino a Il 5 settembre!

http://www.regioni.it/it/show-il_nuov...

Caspita, che rapidità!

Wow, ma siete dei razzi! :-)"
una volta iniziato è difficilissimo fermarsi!
Io questa settimana andrò a rilento, sono fuori città e sono andata a trovare una persona ;) per cui non ho molto tempo per leggere!


Beh è un romanzo di 170 anni fa. Diciamo che ci sta che i meccanismi narrativi risultino prevedibili ai lettori più smaliziati ;-)

Oh yes, you're right. Però, non noti una certa artificiosità? Non so come dire ... c'è un’insincerità di fondo. A me pare oggi, come mi è sempre parsa anche nel passato (la storia la conosco da quando avevo dieci anni), una narrazione pianificata a tavolino. Non diversa da parecchie odierne operazioni commerciali. Quello che cattura i lettori è che i colpevoli vengono puniti e i buoni premiati.
Non ci siamo proprio. ;-)

Oh yes, you're right. Però, non noti una certa ..."
Hai assolutamente ragione. Dumas scriveva perché aveva bisogno dei soldi ed era pagato per pagina (ecco la spiegazione dei suoi lunghi dialoghi). Ma sapeva bene quello che piace al pubblico e i suoi romanzi hanno fatto sognare più di una generazione.
Comunque, ci vuole un certo tipo di lettura che fa meno attenzione alle debolezze stilistiche (e ci sono parecchie!) per lasciarsi sedotta della vivacità dell'azione e, perché no, del trionfo del buono contro il cattivo!
In ogni caso, per me, il migliore Dumas è quello dei Tre moschettieri (sorry, Patrizia!)
Arwen56 wrote: "Giuseppe wrote: "Beh è un romanzo di 170 anni fa. Diciamo che ci sta che i meccanismi narrativi risultino prevedibili ai lettori più smaliziati ;-)"
Oh yes, you're right. Però, non noti una certa ..."
Sì, ma come la stragrande maggioranza dei romanzi dell'Ottocento! Sicuramente se venisse scritto oggi un romanzo come il Conte di Montecristo non mi piacerebbe affatto, ma potrei dire lo stesso di molti altri classici :)
Oh yes, you're right. Però, non noti una certa ..."
Sì, ma come la stragrande maggioranza dei romanzi dell'Ottocento! Sicuramente se venisse scritto oggi un romanzo come il Conte di Montecristo non mi piacerebbe affatto, ma potrei dire lo stesso di molti altri classici :)

Oh yes, you're right. Però, non noti una certa ..."
Ma infatti la parte in cui Dantes diventa deus ex machina della sua vendetta a me risulta ben più noiosa della prima in cui si accumulano le tensioni emotive. Si è fatto capire al lettore cosa accadrà, ma non si è detto il come. Ed è uno dei motivi per cui il libro diventa un page-turner (ma a me del come già me ne impipa di meno per cui perdo di interesse). Oggi probabilmente questo meccanismo sarebbe considerato banale (anche se tutt'ora è usato ed abusato a più non posso), per cui si tende a capovolgere la premessa della promessa narrativa (scusa il gioco di parole). Insomma si inserire il cosiddetto colpo di scena. A volte doppio, se non triplo e così via. Invece, qua pare che la storia sia abbastanza lineare (muli e Vila-Matas a parte), ma questo per me risulta nell'ordinario di un romanzo di 170 anni fa. Scrivere un libro con troppo "inaspettato" molto probabilmente lo avrebbe condannato all'insuccesso (ed all'oblio letterario), insomma sarebbe stato troppo precorrere i tempi. Invece il Montecristo sta bene dove sta a fare l'archetipo. Sicuramente perde fascino nella lettura di un lettore smaliziato come dicevo e, sempre per questo, andrebbe letto in un'età letteraria non troppo matura (sempre per il discorso che la personale ontogenesi di lettore racchiude la filogenesi letteraria).
Ci sono poi due altri aspetti da considerare. Il primo è lo stile. Tornando al discorso dell'archetipo, il Montecristo è di per se l'archetipo della storia di vendetta, un soggetto che è considerabile come un vero e proprio genere a sè. Ultimamente ho visto l'ultimo film di Tarantino (Django Unchained). Con un amico discutevamo del fatto che i film di Tarantino sono quasi tutti approssimabili proprio all'idea di vendetta, pensateci e vedrete che è verosimile. Cosa rende queste opere interessanti, emozionanti e coinvolgenti rispetto ad una trama e a dei cliché narrativi che sono da tempo immemore utilizzati? Semplice, lo stile. Lo stile di Tarantino è raro, anzi unico (al di là dei gusti). Bene, in questo caso, traslando temporalmente la considerazione, Dumas è doppiamente innovativo. Prima nel soggetto e poi nello stile. Se pensiamo ai grandi romanzieri francesi dell'epoca (Hugo, Balzac, Stendhal, Flaubert), ce n'è uno che scrive come Dumas? Credo di no. Ce n'era uno che scriveva come Dumas, prima di lui? Nemmeno. Lo stile potente, a tratti avventuroso, intriso di pathos, torrenziale di Dumas è qualcosa di rivoluzionario nell'ambito del romanzo.
La seconda considerazione (che ho già fatto), è lo sfondo storico-politico. Dumas, forse come pochi altri, ne ha preso parte più che esserne un osservatore. Eppure, come dice Patrizia, riesce ad avere un occhio clinico su avvenimenti non troppo da lui distanti temporalmente. E rende anche abbastanza bene quell'idea di capovolgimenti sociali che avvenero in quel periodo. Non so quanto sia voluto questo effetto, ma ciò rende il Montecristo una discreta fonte di informazioni sull'epoca stessa (ovviamente le informazioni che si carpiscono dai romanzi sono sempre immagini riflesse negli specchi e quindi mai fedeli all'originale).
Insomma, nonostante i flat characters e l'intento intrinsecamente commerciale, non è da buttar via dai ;-)
Giuseppe wrote: "Non so quanto sia voluto questo effetto, ma ciò rende il Montecristo una discreta fonte di informazioni sull'epoca stessa (ovviamente le informazioni che si carpiscono dai romanzi sono sempre immagini riflesse negli specchi e quindi mai fedeli all'originale). "
Dumas è intriso di storia, tra le sue opere meno note c'è una serie di biografie romanzate di crimini e criminali famosi.
Io ho letto quella sui Borgia, e l'ho trovata poco accurata, influenzata com'è dalle dicerie metropolitane sulle perversioni della famiglia. Un giorno proverò quella su Cagliostro.
Dumas è intriso di storia, tra le sue opere meno note c'è una serie di biografie romanzate di crimini e criminali famosi.
Io ho letto quella sui Borgia, e l'ho trovata poco accurata, influenzata com'è dalle dicerie metropolitane sulle perversioni della famiglia. Un giorno proverò quella su Cagliostro.

E' vero che i personaggi (soprattutto quelli positivi) sono prevedibili ma, forse perchè Il conte di Montecristo è uno dei personaggi che amo sin da bambina, non mi da troppo fastidio: anzi lo trovo consolatorio sapere che il bene vincerà e il male sarà sconfitto. Lo stesso schema in altri romanzi classici (ad esempio "David Copperfield" o "Oliver Twist") mi infastidisce molto e quindi è proprio l'amore (trasmessomi da mia madre) per questo personaggio che alza la mia soglia di tolleranza.
Sino a ora il mio personaggio preferito resta Villefort (view spoiler) Sicuramente Morrel è molto meno profondo, con tutta quella bontà (view spoiler) .
So che Dumas doveva aumentare le pagine e la tensione, ma rispetto a quanto accade nei capitoli 29 e 30 (view spoiler)

Sono perfettamente d'accordo sul fatto che tutti i film di Tarantino hanno la vendetta tra i temi principali, ma non sono convinta che sia solo lo stile che rende la trama avvincente.
Ho guardato tutto Kill Bill sapendo che la Sposa si sarebbe vendicata, quello che mi interessava era vedere come l'avrebbe fatto. Poi mi sono fatta comprare da tutte le trame secondarie e le digressioni sugli altri personaggi.
Mi è capitata esattamente la stessa cosa alla prima lettura del Conte.

E' bellissimo, ed in questo momento fermarmi mi costa come non mai
mi sono talmente immedesimarsi nella storia che ho corso con la famiglia Morelli verso il porto per constatare che la Pharaon fosse veramente giunta e non nego di essermi commossa quando l'uomo barbuto ha visto la benevolenza rivolta al cielo della'armatore

Se per caso qualcuno avesse voglia di fare un altro tuffo nel passato, su You Tube c'è l'intero sceneggiato, rigorosamente in bianco e nero, del Conte di Montecristo. E' del 1966. La terza puntata si chiude proprio col capitolo 30 del romanzo.
Vi posto i link:
"Django Unchained" non l'ho ancora visto. Interessanti le considerazioni su Tarantino. Anch'io lo trovo affascinante, ma non sono ancora riuscita a capire perchè. Ci rumino sopra. :-)


vedrai che le pagine scorreranno senza che te ne accorgi, non sembra mai scritto 200 anni fa, per nulla pesante o difficile, anzi...
Contrariamente alle mie aspettative, ho già finito la mia razione settimanale :D meno male che ho diversi altri libri su Kindle da leggere fino a giovedì! (in realtà ho anche comprato dei libri usati al Libraccio e penso che dovrò lasciarli qui a Milano perché non entreranno in valigia)

Ma cosa intendi esattamente per "stile"? Il carattere distintivo?
Comunque, per quanto riguarda Tarantino, credo di poter dire che quel che mi piace di lui è l'incisività dei dialoghi e l'esattazza, quasi chirurgica, della gestualità che, da regista, impone ai suoi attori. Pur in mezzo a tanto sangue, è sempre nel nitore abbagliante di un giardino innevato che finisco per ritrovarmi. Se penso a Tarantino, penso a una linea retta, con buona pace di Vila-Matas. :-D
D'altra parte, l'ha detto anche Pennac: "La morte è un processo rettilineo".



Ma cosa intendi esattamente per "stile"? Il carattere distintivo?
Non solo il carattere distintivo, anche gli stilemi, gli elementi ripetuti nelle varie opere. Insomma, detto volgarmente il "marchio di fabbrica" o scientificamente la "signature". Dialoghi e gestualità dei personaggi sono due ottimi esempi.

PS: è solo una battuta, ovviamente. ;-)
Da oggi 15 febbraio al 21 si leggono i capitoli 31-39 (l'ultimo è I convitati).
Patrizia, purtroppo (in realtà è la mia parte preferita) il Conte adesso non sarà più personaggio protagonista, ma deus ex machina, personaggio misterioso e, a seconda, misericordioso o terribile, visto dagli occhi degli altri personaggi.
Questo schema a me piace moltissimo.
Patrizia, purtroppo (in realtà è la mia parte preferita) il Conte adesso non sarà più personaggio protagonista, ma deus ex machina, personaggio misterioso e, a seconda, misericordioso o terribile, visto dagli occhi degli altri personaggi.
Questo schema a me piace moltissimo.

Patrizia, purtroppo (in realtà è la mia parte preferita) il Conte adesso non sarà più personaggio protagonista, ma d..."
Vedrò. Ho letto il capitolo 34 e mi sono abbastanza annoiata.
Sto trovando degli errori :D ora vedo nell'edizione Kindle, che ha le note, se si tratta di errori di traduzione o di Dumas stesso.
Nel capitolo 'L'appuntamento', il Conte promette ad Albert che tre mesi dopo, cioè al 21 maggio (sono al 21 febbraio), lo andrà a trovare a Parigi.
Ma ne 'I convitati' Albert racconta agli amici "Quando l'ho invitato, *due mesi fa*, era a Roma".
Poi, nel capitolo 'Le catacombe di San Sebastiano', Franz deve pagare quattromila piastre a Luigi Vampa per riscattare Albert: apre lo scrittoio del ragazzo e trova "la lettera di credito di seimila piastre in tutto: ma di queste seimila piastre Albert ne aveva già spese tremila". Ma ne 'I convitati' Albert, sempre raccontando, dice "non ne avevo più di millecinquecento".
Nel capitolo 'L'appuntamento', il Conte promette ad Albert che tre mesi dopo, cioè al 21 maggio (sono al 21 febbraio), lo andrà a trovare a Parigi.
Ma ne 'I convitati' Albert racconta agli amici "Quando l'ho invitato, *due mesi fa*, era a Roma".
Poi, nel capitolo 'Le catacombe di San Sebastiano', Franz deve pagare quattromila piastre a Luigi Vampa per riscattare Albert: apre lo scrittoio del ragazzo e trova "la lettera di credito di seimila piastre in tutto: ma di queste seimila piastre Albert ne aveva già spese tremila". Ma ne 'I convitati' Albert, sempre raccontando, dice "non ne avevo più di millecinquecento".
Su Kindle il primo errore viene corretto ("Quando l'ho invitato, tre mesi fa, si trovava a Roma") e il secondo modificato, cambiando gli scudi in franchi ("...quattromila scudi romani, circa ventiseimila franchi. Sfortunatamente non ne avevo più di quindicimila").
Mah.
Peraltro ho appena notato che nell'edizione Kindle (Garzanti) il cognome di Albert è Moncerf, mentre in quella tradotta dal Franceschini è Morcerf.
Mah.
Peraltro ho appena notato che nell'edizione Kindle (Garzanti) il cognome di Albert è Moncerf, mentre in quella tradotta dal Franceschini è Morcerf.


Sono anche io al capitolo 36 e sto iniziando a pensare che tra me e Dumas non può funzionare, anche se il capitolo 34 mi è piaciuta la parte (view spoiler)
Io l'ho trovata appunto molto pittoresca, anche se è una delle sbavature (nel senso di divagazioni di troppa lunghezza) del libro.
Come dicevo, a me questo schema piace: il Conte nella seconda metà viene presentato attraverso gli occhi di chi lo vede, ricco, terribile e maestoso, quasi una divinità. Solo noi lettori conosciamo il suo lato umano, le tribolazioni che lo hanno reso ciò che è, i suoi propositi. Non so come spiegarmi, è come se Dumas avesse fatto un patto con noi lettori e ci strizzasse l'occhio continuamente mentre Edmond si mostra con la sua veste sovrumana agli altri personaggi.
Come dicevo, a me questo schema piace: il Conte nella seconda metà viene presentato attraverso gli occhi di chi lo vede, ricco, terribile e maestoso, quasi una divinità. Solo noi lettori conosciamo il suo lato umano, le tribolazioni che lo hanno reso ciò che è, i suoi propositi. Non so come spiegarmi, è come se Dumas avesse fatto un patto con noi lettori e ci strizzasse l'occhio continuamente mentre Edmond si mostra con la sua veste sovrumana agli altri personaggi.

Come dicevo, a me questo schema piace: il Conte nella seconda metà..."
Io l'ho ribattezzata la "Sindrome Colombo". In ogni episodio del tenente Colombo sapevamo chi era l'assassino dalle prime scene. Poi sapevi come andava a finire, c'era solo da vedere come. Io, caparbiamente, facevo sempre il tifo per l'assassino... mai avuto una soddisfazione!

Come dicevo, a me questo schema piace: il Conte nella seconda metà..."
Il tono della seconda parte è talmente diverso che è difficile pensare che si tratti dello stesso romanzo; forse Dumas fa l'occhiolino al lettore ma la scatola nera in cui ha trasformato Edmonde privilegiando gli aspetti esteriori della sua vicenda non mi piace molto. Sono di più per l'introspezione.

Il personaggio che ho trovato migliore in questa parte è stato Franz d'Epinay. E' il più riflessivo, quello più attento alla realtà. E' lui che fa le domande giuste: chi è il conte di Montecristo? da dove arrivano lui e la sua ricchezza? e perchè vuole essere introdotto a Parigi?
Ma Franz resterà in Italia e le sue perplessità le terrà con sé.

Il personaggio che ho trovato migliore in questa parte è stato Franz d'Epinay. E' il più riflessivo, quel..."
E' il personaggio che è garbato di più anche a me. Interessante la descrizione del carnevale romano anche se vi è sempre la fastidiosa sensazione che Dumas stia tergiversando per allungare il brodo. Non so perché, ma la forma narrativa che soventemente mi viene in mente leggendo il Montecristo è lo sceneggiato radiofonico.

Come fai a ricordarti degli sceneggiati radiofonici tu che sei così giovane? :-)

sino a un paio di anni fa radio 2 trasmetteva ancora "sceneggiati" radiofonici: ne ricordo uno molto divertente con Teresa Mannino, ma sto divagando (è l'effetto Dumas?)
Rispetto a Franz, nella nota al capitolo 31 della mia edizione Garzanti c'è scritto che nella seconda parte del romanzo il punto di vista di Franz diventa quello del narratore sostituendo in questo compito la voce narrante di Dumas.