Innamorati pazzi

by Felicia Kingsley

“Odio il modo in cui mi parli. E il modo in cui ti tagli i capelli. Odio il modo in cui guidi la mia macchina. Odio quando mi fissi. Odio i tuoi stupidi stivali anfibi. E il modo in cui mi leggi nella mente. Ti odio così tanto che mi fa star male, mi fa perfino scrivere poesie. Ti odio. Odio quando hai sempre ragione. Odio quando dici bugie. Odio quando mi fai ridere. E odio ancora di più quando mi fai piangere. Odio quando tu non mi sei intorno e che non abbia chiamato, ma più di tutto odio il fatto che non ti odio davvero. Nemmeno quasi… nemmeno un pochino, nemmeno… per niente”. Dieci cose che odio di te, 1999

Ha vinto. Vince sempre. Lo odio. Lo amo, ma comunque lo odio. Senza aggiungere altro, Blake si alza e con la testa mi fa cenno di raggiungerlo nel bagno in coda all’aereo.

«Il comandante ha acceso il segnale che ordina di allacciarsi le cinture. Tutti i passeggeri devono tornare ai propri posti e prepararsi all’atterraggio». «Sì… ehm», rispondo con la voce rotta e un formicolio infernale incipiente al basso ventre. Blake ha ripreso a muoversi, spietato e implacabile, mentre mi fissa con uno sguardo di sfida, quasi a dire: “Prova a non urlare, se ci riesci”. «Deve liberare il bagno», insiste la hostess, mentre io mi mordo il labbro a sangue per trattenere i gemiti. «Adesso». «Illinois», bisbiglia Blake al mio orecchio assestando un ultimo colpo deciso. Non ce la faccio. «Vengo!».

😂

«Quanto tempo abbiamo sprecato, a litigare inutilmente!», esclama tuffandomi le dita tra i capelli. «Non erano litigi», le rispondo abbassandole le spalline del top, e tracciando una scia di baci lungo il suo collo, provocandole un brivido. «Erano preliminari».

Summer, non so se sai che odio i letti matrimoniali quando dentro non ci sei tu.

Il restante 99% è un casino, ma nell’1% c’è tutto questo e spero che ti basti per scegliere ogni giorno di stare con me. Anche oggi. Anche domani. E dopodomani. Sempre. Sei la parte migliore di me. Blake

«Perché se li comprassi già pronti, non potrei metterci dentro questo», replico prendendo dalla tasca del grembiule un cofanetto di velluto rosso e aprendoglielo davanti agli occhi. Dwight fa un balzo indietro con gli occhi che gli si rivoltano nelle orbite. «Cos’è quello?» «Zaffiro taglio cuscino da tre virgola otto carati e doppia fila di diamanti montati su fascia oro, vintage Van Cleef & Arpels, comprato anonimamente tramite mediatore a un’asta di Sotheby’s», annuncio orgoglioso. «Spero che dica sì. Allora, mi aiuti con i cupcake o no?». Lui si rimbocca le maniche della camicia hawaiana. «Dammi un cazzo di grembiule».

«Non credo che ci sarà mai un’altra dopo di te. E neanche che ci sarà un “dopo di te”»,

Ma fino a quel momento sono determinato a mettermi in tasca ogni secondo concesso e viverlo al massimo insieme a te. Sono avido di tutto quello che ci aspetta: ogni risata, lacrima, conquista, lite, e di tutto ciò che ci riserverà il futuro insieme. La morte separerà gli altri, forse, ma non noi due: ovunque andrà uno il cuore dell’altro lo seguirà sempre».

«Litigi mai?» «Litighiamo ogni tanto, come tutti, ma fare la pace è la nostra specialità», ribatto. «Siamo così bravi a fare la pace che a volte litighiamo apposta per fare la pace subito dopo. O facciamo la pace mentre stiamo ancora litigando». «Ho capito», ribatte lui lanciandomi un’occhiata ammiccante, «sembra che “facciate la pace” molto spesso». «Due volte al giorno», replico raddrizzando la schiena in un moto d’orgoglio. «Minimo».

Ma prima che possa formulare altre congetture, lui mi prende in braccio con uno slancio tale che sono costretta ad aggrapparmi al suo collo. «Blake, ma cosa…». Lui imbocca la porta-finestra ancora aperta e attraversa la terrazza fino ad affacciarci alla balaustra di legno. «Ehi, gente!», urla a squarciagola, facendo voltare verso di noi, tutte le persone che, di sotto, stanno preparandosi per andare sulle piste. «SIAMO INCINTI!». Da sotto si leva un applauso accompagnato da risate per questo suo exploit e io, assalita dalla vergogna nascondo il viso contro il suo petto.

Lo vedo scendere dall’auto, abbracciare mia figlia e… LA STA BACIANDO! STA BACIANDO LA MIA BAMBINA! «Summer! Vieni qui a vedere! Subito». «Cosa?», domanda scocciata raggiungendomi. Io la tiro per un braccio per farle vedere la scena. «Quel criminale! La sta baciando. Come si permette?». Lei, invece di chiamare a raccolta le forze armate, mi allontana dalla porta. «Lasciale la sua privacy. Ha sedici anni ormai!». «Ma l’hai visto? Capelli lunghi, vestito come un evaso e pieno di tatuaggi!», protesto. Summer mi lancia una lunga occhiata, scrutandomi da capo a piedi. «Sembra che, quanto a gusti, Veronica abbia preso da me».