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Anche se non avevano alcuna capacità di amare, ciò non significava che non potessero imparare a fidarsi l’uno dell’altro.
Ma non voleva condividerlo. Con nessuno. Una strana parte di lui voleva tenere Noah tutto per sé.
«Perché mi stai seguendo?» gli chiese ancora. «Perché non riesco a smettere di pensare a te,» rispose Adam, il tono confuso come se non avesse avuto intenzione di dirlo.
Adam non era stato in grado di smettere di pensare a lui. Qualunque cosa facesse, Noah non si era mai allontanato dalla sua mente.
«Non potrai mai amarmi,» ammise. Oh. Quello. Adam allungò la mano e prese la sua. «Non so cosa si provi ad amare. Non so cosa significhino empatia o senso di colpa. Ma so questo: voglio scoparti, combattere con te, combattere per te, fare pace con te, pomiciare con te e mangiare cibo greco nudo con te. È abbastanza?»
«Scusa per tutto questo.» «Non scusarti. Ti voglio qui, con me, sempre.» Adam gli osservò il viso, sorridendo.
In quel momento desiderò essere capace di amare. Se avesse potuto amare qualcuno, quel qualcuno sarebbe stato Noah. Solo Noah.
Adam si allontanò da Noah, alzandogli il mento. «Tu sei la cosa più importante per me. Sei l’unica cosa di cui mi importi in questo fottuto mondo. Dimmi che ci credi.»
«Sai che distruggerei il fottuto mondo per te, vero?» Noah sorrise dolcemente,
August ridacchiò. «È solo che a te piace massacrare la gente.» L’altro gli fece il dito medio. «Non sono io quello che ha una playlist per uccidere su Spotify.»
«Non so cosa significhi amare, ma so che qualsiasi cosa provo per te, non l’ho mai provata per un’altra persona – mai. Perciò, chi può dire che non sia amore?» «Non lo so,» rispose lui. «Forse lo è.» «Quindi, forse ti amo.»

