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Kindle Notes & Highlights
by
Meghan Quinn
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July 24 - August 3, 2025
Come direbbe Rachel Green, non è fantastico come un calcio nelle palle e uno sputo in un occhio?
Torno in camera e mi tolgo i vestiti da lavoro, che sostituisco con un paio di pantaloncini e una vecchia maglietta di Taylor Swift che ho da più di dieci anni.
Mi indico il corpo e, imitando la voce della nonnina di Titanic, aggiungo: «Sono passati ottantaquattro anni dall’ultima volta che mi hanno toccato queste tette».
È per questo che ti ho mandato i fiori, per incoraggiarti.» «Già, già. E quello di oggi come lo definiresti?» «Un calcio in culo.»
«E io cosa ottengo in cambio?» mi sfida, sollevandosi sui gomiti. «Qualunque cosa tu voglia»
«Ti serve un posto dove stare? Ho una casa con sette camere da letto. Ti serve un accompagnatore per la rimpatriata di scuola? Sono il tuo uomo. Vuoi che faccia una telefonata alla tua ex capa per farle capire che ha commesso un grosso sbaglio a mandarti via? Eccomi qua. Vuoi un lavoro? Posso trovartene uno.»
«Mi serve anche la misura del tuo anulare. La mia fidanzata deve indossare un bell’anello.»
«Sì» risponde, senza distogliere lo sguardo dal mio. «Non riuscivo più a smettere di pensare a quanto fossero belli i tuoi occhi.»
Si sfrega la faccia con la mano. «Resta in macchina così vengo ad aprirti la maledetta portiera.»
«Puoi prendere quello che vuoi in cucina. Lo chef prepara i pasti e li mette in frigo. Per qualsiasi richiesta particolare, fammi sapere ciò che desideri e te lo farò preparare.»
Mi fa scivolare la mano lungo il collo e con il pollice si ferma sotto il mio mento. Mi solleva la testa e mi costringe a guardarlo negli occhi.
Da una tasca dei pantaloni, lui sfila una carta nera e me la mette davanti. «Cos’è?» «La chiave della tua macchina.»
Sto per alzarmi e andare a portarle la cena di persona, quando la sento scendere le scale.
Oggi credo di averla ferita, e questa cosa non mi fa stare bene.
È quasi arrivata in camera sua, quando riesco ad afferrarla. «Non puoi andare a dormire senza cena»
«Allora dimmi cosa provi.» Solleva il mento. «Tu non sei in grado di gestirlo.» «Mettimi alla prova.»
Huxley: Fammi una domanda, siamo troppo silenziosi. Lottie: Cos’hai mangiato a colazione? Huxley: Cristo Santo. Ad alta voce. Fammela ad alta voce.
«E se dovessimo imitare le posizioni del kamasutra?» Si dà un’occhiata alle spalle. «Perché cazzo dovremmo fare una cosa del genere?»
«Possiamo andarcene, ora?» «Sì, se è quello che vuoi.»
Quando ho detto tosta, intendevo una domanda come: Se fossi Bella di Twilight, per chi ti faresti ammazzare? Team Jacob o Team Edward? A proposito… piselli che splendono nel buio tutta la vita.
«Ci sono dei fiori per lei in dispensa» lo informa Huxley. «Goditi la serata in famiglia.»
«E anche se adoro lavorare con Kelsey, non voglio che la mia mente sia occupata solo dal lavoro. Voglio che ci sia qualcosa di sano. Che mi dia gioia. E suppongo io stia ancora cercando di capire cosa potrebbe essere questo qualcosa.»
«Ho cenato.» I suoi occhi seducenti mi inchiodano lì. «Adesso è ora di andare a letto.» Senza interrompere il contatto visivo, si porta la mia mano alla bocca, la bacia delicatamente sulle nocche e muove un passo indietro.
Sembrano volerci ore perché lo spazio tra noi si chiuda, e quando le sue labbra incontrano le mie, mi sento ribollire il sangue da un bisogno di possesso. Vita. Le sue labbra mi danno vita.
Huxley: Sei impavida. Magari non prenderai sempre la decisione giusta, però non hai paura di buttarti e non ti tiri indietro. È una caratteristica che non si trova tanto facilmente. Il che, unito alla lealtà, ti qualifica come una persona con cui passerei volentieri del tempo.
«Mi importa eccome.» Prende ad accarezzarmi con il pollice. «Solo i miei occhi possono guardare tutto questo.»
«Che succede?» «Non volevo che ti scottassi. Il sole è spuntato di nuovo» bisbiglia.
«Ti ho detto che me ne sarei occupato io. Ti sono venuto in aiuto sul resto. Adesso, manca solo l’ultimo punto.»
«Anche se non ci crederai, desidero che tu sia felice.»
«Vorresti venire al concerto dei Fleetwood Mac con me?»
Ed ecco che sono un uomo impegnato. Maledettamente innamorato. Questo è tutto ciò che desidero. Lei, tra le mie braccia.
Mi afferra i fianchi e si china in avanti per baciarmi sulla fronte. «Se tu sei contenta, lo sono anch’io.»
«Tu non mi devi niente. Voglio solo che tu stia bene.»
«Lottie, fidati quando ti dico che non m’imponi niente. Ti voglio in casa mia, nella mia camera, nel mio letto. Ti voglio sul mio divano, voglio stringerti la mano mentre guardiamo in televisione un programma che mi hai costretto a guardare. Ti voglio nella mia piscina, voglio vederti nuotare nuda come piace a te. Ti voglio sulla mia terrazza, con la pioggia che ti rimbalza addosso durante il temporale. Ti voglio alla mia tavola, a mangiare accanto a me, a farmi arrabbiare con qualunque cosa ti passi per la testa quel giorno». Si porta le mie nocche alla bocca e le bacia dolcemente. «Io voglio
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«Capito. Quindi non mi cerco un appartamento?» «No, Gesù!» Ridacchia e scuote la testa. «Piantala di farmi venire un infarto.»
Agguanta una borsa e me l’avvicina. «Non sapevo se avessi dei vestiti, o qualcosa per dormire, così ho pensato di portarti questi.»
«Lottie. Lei è tutto. Non so come sia possibile, come abbia fatto a innamorarmi così in fretta, così intensamente di una ragazza, al punto da provare dolore fisico per averla persa, però eccomi qua, un coglione disperato che non vuole nient’altro in questo momento che riaverla indietro.»
«Mi dispiace, Lottie, per un sacco di cose. Mi dispiace averti incolpata quando non c’era ragione di farlo. Mi dispiace aver tradito la tua fiducia. Mi dispiace non aver fatto affidamento su di te quando avrei dovuto. E soprattutto, mi dispiace averti ferito. Vederti piangere, vederti triste, e sapere di essere la causa di quel dolore… mi uccide».
«Punto numero due: dopo una corposa seduta di rappacificazione, che includerà tutto ciò che Lottie desidera, a Lottie verrà chiesto di trasferirsi in pianta stabile da Huxley, e nella sua camera, dove lui le ha già liberato dello spazio nell’armadio per i vestiti.»
«Ti amo da morire. Ti prego, vuoi accettare questo accordo e farmi l’onore di diventare mia moglie?»
«Alla fine sei riuscita a prenderti un marito ricco». Ridacchio. «Credo sia merito delle trecce.» «È senz’altro merito loro.»
Proprio quando pensi di aver toccato il fondo, che non ci sia modo di risalire la montagna e ritrovare la felicità, ecco che compare un sentiero, accidentato e in salita, ma con la sorpresa di un panorama mozzafiato proprio alla fine.
Dopodiché chiamo il pilota e lo avverto di presentarsi in aeroporto. La mia ragazza ha voglia di un hamburger e hamburger sia.