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Perché si sa, nessuno lo dice esplicitamente, ma è così: il diverso non è e non sarà mai ben accetto. E io ne ho avuto conferma guardandolo negli occhi. Il diverso era lui. Non riuscirei a descriverlo neanche volendolo, aveva l’aria di uno che ha subito il male per troppo tempo. Aveva l’aria di un sopravvissuto al dolore più estremo, diventato immune ed estraneo perfino a se stesso. Lui non era umano, lui apparteneva alle stelle.
‘So già che la paura ti impedirà di sostenere i miei occhi e che il ribrezzo ti allontanerà. So già che i piccoli sorrisi, che di rado lasciavi sfuggire, probabilmente non saranno più diretti a me. Mi guarderai in modo diverso. Mi vedrai in modo diverso. Perché chi vede il mostro che giace dentro di me, non è più capace di vedere me. Percepisce solo il mostro. E non ti biasimo, Isabella, anzi. Io stesso ho paura di questo mostro’.
Eppure non riesco a decifrare il suo sguardo. «Devi aver sofferto tanto, Kinan Daneer. Mascheri tutto per paura degli altri. Non deve essere facile». Schiudo le labbra. «Tu… non hai paura?» «Dovrei averne?» «Sì. Ho l’aspetto di un mostro». «I mostri non sono così» sussurra. Nessuna paura, nessuna esitazione. Non le trema la voce, non incrocia le braccia al petto, non distoglie lo sguardo. Nulla di tutto ciò. «I mostri non sono questi». La voce, dolce e melodica, per un istante zittisce l’urlo dei miei pensieri. «I mostri sono esseri che fanno del male agli altri per puro piacere individuale,
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«Non presto mai le cose agli altri, soprattutto i vestiti. Devo dire, però, che vederti con la mia tuta addosso… fa un certo effetto».
«Perché sei dannatamente sexy quando fai così» sussurro. «E non riesco a controllarmi. Quindi, per favore, stai ferma con quelle maledette labbra, Isabella».
‘Comunque sarei un cavaliere perfetto, nel caso te lo stessi chiedendo’.
«Sono stanco delle parole usate in malo modo. Le persone parlano troppo. Preferisco il silenzio di una melodia cullata dagli strumenti, Isabella».
«Una persona che voleva volare via da questo mondo e da questa realtà».
«Allora insegnami, Kinan. Insegnami a portare delle Ali di Fata senza soffocare».
«Ho preso le tue lacrime, lasciami prendere un po’ di questo dolore. Solo così potrai imparare a volare».
‘Non puoi difendermi. Non si può difendere chi ti ha quasi ucciso. Lo sai tu, come lo so io, che tutto questo è sbagliato. Dovresti odiarmi, proprio come mi odiano loro tre. Non dovresti provare empatia. Non dovresti essere così preso dai miei occhi. Sarebbe tutto più facile se tornassi a guardarmi come quando mi hai detto che sono un ostacolo. Sarebbe più facile se mi guardassi come mi guardano Reina, Carl e Ben. Sarebbe più facile se mi odiassi. Ma non lo fai. Tu non lo fai’.
«Ti avevo avvisato. Non sai quante volte ho desiderato assaggiare questa bellissima bocca» sussurra, accarezzandola incantato.
‘Sei purezza, Isabella. Sei la luce che inonda il mio buio, che mette in pausa il dolore. Sei l’unica che non mi chiede di tirare fuori i miei demoni, perché anche tu conservi i tuoi nel silenzio’.
«Non hai il diritto di morire. Il ragazzo dei fiori di smeraldo non può morire». Si volta in un lampo. «Non esiste più, quel ragazzo! È morto, Dafne. È morto per vivere un po’ di più accanto a una persona a cui vuole dedicare tutto l’amore possibile. Tutto l’amore che erroneamente avevo dato a te, tutto l’amore che pensavo meritassi… voglio darle tutto ciò che una ragazza normale può desiderare».

