La terra era silenziosa nella sua sofferenza. Era priva di voce se non per quella che le dava il vento quando soffiava tra gli alti alberi: rami fruscianti e il dondolio dei tronchi, ma quello era un sibilo privo di sentimento. Le foglie ciarlavano assurdità, incapaci di capire quanto sarebbe stata breve la loro vita. Ciò che era marcio e sgretolato emetteva ben pochi rumori, salvo l’occasionale singhiozzo. E dove indugiavano gli spiriti, in paludi e caverne, in sorgenti e in ruscelli, la rabbia nasceva dai loro occhi fissi. L’unica voce posseduta dalla terra apparteneva ai suoi abitanti.