Nelle sorti della gente del lager la somiglianza nasceva dalla differenza. Un giardino lungo una polverosa strada italiana, il cupo fragore del Mare del Nord, un coprilampada di pergamena arancione in casa di un dirigente alla periferia di Bobrujsk: il loro passato poteva avere poco in comune, ma non c’era detenuto per cui non fosse meraviglioso.