Il conte di Montecristo
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«Quando si pensa» disse Caderousse, lasciando cadere la mano sulla carta, «che con questa carta si può ammazzare un uomo con più facilità che se si attendesse all'angolo di un bosco per assassinarlo! Ho sempre avuto più paura di una bottiglia d'inchiostro, di una penna e di un calamaio, che non di una spada o di una pistola.»
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«mi sembra che l'uomo non sia fatto per essere così semplicemente felice. La felicità è come quei palazzi delle isole incantate le cui porte sono guardate dai draghi: bisogna combattere per conquistarli; ed io per dir la verità non so qual merito mi abbia valso la felicità di diventare il marito di Mercedes.»
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«Eh, mio Dio, la cosa è semplicissima: voi realisti avete il potere, non avete che quei mezzi che può fornire il denaro, ma noi che lo aspettiamo, abbiamo quelli che ci somministra la devozione e l'attaccamento.»
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Egli si aggrappava ad una sola idea, quella della sua felicità, distrutta senza una causa apparente, e, per una fatalità inaudita, si attaccava a quest'idea, la girava, la rigirava sotto tutti i rapporti, divorandola per così dire a denti aguzzi come nell'Inferno di Dante l'implacabile Ugolino divora il cranio dell'arcivescovo Ruggieri.
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Ben presto al rumore del vento fischiante, delle montagne d'acqua che si rovesciano sulla mia testa, il rumore spaventevole delle onde, l'aspetto degli scogli mi annunciavano la morte, e la morte mi spaventava, ed io facevo tutti gli sforzi per sfuggirla, e riunivo tutte le forze dell'uomo e tutta l'intelligenza del marinaio per lottare contro il cielo ed il mare!... Ciò accadeva perché allora ero felice, perché ritornare alla vita, era un ritornare alla felicità, avveniva perché non avevo invocato la morte, non l'avevo scelta, avveniva perché il sonno mi sembrava duro sopra quel letto di ...more
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Il giovane non aveva mai pensato alla fuga. Vi sono alcune cose che sembrano talmente impossibili, che non si ha neppure l'idea di tentarle e si evitano come per istinto.
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«perché non avete una sera accoppato il carceriere con un piede del vostro tavolino, e rivestito dei suoi abiti non avete tentato di fuggire?» «Perché non me n'è venuta l'idea» disse Dantès. «È perché voi sentite per un simile delitto un tale orrore istintivo, che non ci avete nemmeno pensato» rispose il vecchio, «perché nelle cose semplici e permesse i nostri naturali istinti ci avvertono che non usciamo dalla linea del nostro dovere. La tigre che versa il sangue per natura, non ha bisogno che di una cosa ed è che il suo odorato l'avverta chi è preda alla sua portata, si lancia verso questa ...more
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«Pensavo ad una cosa, alla quantità enorme d'intelletto che avete dovuto impiegare per giungere al punto a cui siete arrivato. Che avreste dunque fatto se foste stato libero?» «Forse niente. Il mio cervello è troppo occupato, e forse sarebbe evaporato in cose futili; occorre disgrazia per scavare certe miniere misteriose nascoste nell'umano intelletto; occorre la pressione per far scoppiare la polvere...
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«Due anni!» Disse Dantès. «Credete che io possa imparare tutte queste cose in due anni?» «Nella loro applicazione no; nei loro principi sì. L'imparare non è lo stesso che sapere: vi sono gli eruditi e gli scienziati, la memoria forma i primi, la filosofia i secondi.» «Ma la filosofia non si può imparare?» «La filosofia non s’impara; la filosofia è l’insieme delle conoscenze acquisite e del genio che le applica: la filosofia è la nuvola splendente sulla quale Cristo posò il piede per risalire in cielo»
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Forse anche quei genovesi erano uguali a quelle persone di mondo che non sanno mai altro che quello che devono sapere, e non credono mai altro che quello che hanno interesse di credere.
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Un'ora dopo effettivamente la carrozza aspettava i due giovani; era un modesto calesse, che per la solennità della festa era salito al grado di carrozza di piazza. Ma quantunque di mediocre apparenza, i due giovani sarebbero stati ben contenti di avere un tale veicolo per gli ultimi tre giorni del carnevale. «Eccellenza» gridò il servitore di piazza, vedendo Franz mettere il naso alla finestra, «vuole che faccia avvicinare la carrozza al palazzo?» Per quanto Franz fosse abituato all'enfasi italiana, il suo primo movimento fu di guardarsi intorno, ma a lui stesso venivano rivolte quelle ...more
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Marziale: "Che Menfi cessi di vantare i barbari miracoli delle sue piramidi, che cessino di essere vantate le meraviglie di Babilonia, tutto deve annichilirsi davanti all'opera immensa dell'anfiteatro dei Cesari, e tutte le voci della celebrità devono unirsi per lodare questo monumento."
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«Ah, mio caro Pastrini, guardatevi» disse Albert: «il meglio è nemico del bene.»
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«Se un uomo avesse fatto morire fra torture inaudite, in mezzo a tormenti senza fine vostro padre, vostra madre, la vostra amica, uno di quegli esseri infine che quando vengono sradicati dal nostro cuore vi lasciano un vuoto eterno ed una piaga sempre sanguinosa, credete che fosse sufficiente la riparazione che vi accorda la società, perché il ferro della ghigliottina è passato fra la base dell'occipite e i muscoli delle spalle dell'uccisore, e perché colui che vi ha fatto soffrire lunghi anni di morali sofferenze, ha provato qualche secondo di dolore fisico?»
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quando si viaggia è per istruirsi: quando si cambia luogo, è per vedere.
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ecco un uomo che era rassegnato alla sua sorte, che camminava al patibolo, che andava a morire come un vile, è vero, ma andava a morire senza resistenza e senza recriminazione. Sapete ciò che gli dava qualche forza? Sapete ciò che lo consolava? Sapete ciò che gli faceva prendere il supplizio con pazienza? Era un altro che divideva le angosce, un altro che moriva come lui, un altro che moriva prima di lui. Conducete due montoni alla beccheria o due buoi al macello e fate intendere, se vi riesce, ad uno di questi che il suo compagno non morrà: il montone io penso, belerà di gioia, il bue muggirà ...more
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I moccoli o moccoletti sono ceri che variano dalla grossezza del cero pasquale fino alla coda di un sorcio, e risvegliano negli attori della grande scena, con cui termina il carnevale romano, due opposte preoccupazioni: 1. Conservare acceso il proprio moccoletto; 2. Spegnere il moccoletto degli altri. Il moccoletto è un po’ come la vita: per trasmetterla, l'uomo ha trovato un solo modo, che sta nelle mani di Dio. Però ha scoperto mille modi per toglierla e toglierla subito: è vero che per questa suprema operazione il diavolo non ha mai mancato di venir loro in aiuto. Il moccoletto si accende ...more
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Dopo avermi salvato dal ferro mi salvò dal freddo, dandomi, non già una metà del suo mantello come fece, non mi ricordo chi, ma tutto intero.
Emanuele
San Martino
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Così, preferendo mille volte la morte ad un arresto, conducevo a buon fine operazioni straordinarie, e che, più di una volta, mi convinsero che la troppa cura che ci prendiamo del nostro corpo, è quasi sempre il solo ostacolo alla buona riuscita di quei disegni che hanno bisogno di una risoluzione, e di una esecuzione vigorosa e determinata. Infatti, una volta fatto il sacrificio della propria vita, non si è più simili agli altri uomini, e chiunque ha presa questa risoluzione, ha sentito centuplicarsi le forze ed allargarsi l'orizzonte.»
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«Davvero» disse con un gesto di disgusto e facendo rientrare le lenti dell'occhialino nel loro manico d'avorio, «davvero quest'uomo è una laida creatura. Come mai, dalla prima volta che lo vedono, non riconoscono il serpente dalla fronte schiacciata, l'avvoltoio dal cranio rotondeggiante, lo sparviero dal becco acuto?»
Emanuele
Atavismo
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In generale faceva o rendeva raramente visite, sua moglie le faceva in sua vece, cosa accettata in questa società, ove si teneva conto delle gravi e numerose occupazioni del magistrato. Ma ciò in realtà non era che un calcolo d'orgoglio, una accortezza d'aristocratico, l'applicazione infine di quest'assioma: fai mostra di stimarti e sarai stimato, assioma mille volte più utile nella nostra società di quello dei greci: "conosci te stesso", sostituito ai nostri giorni dall'arte meno difficile e più vantaggiosa del "conoscete gli altri".
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Mitridates rex Ponti» disse lo stordito ragazzo stracciando dei disegni in un magnifico album, «quello che faceva colazione tutte le mattine con una tazza di veleno al fior di latte.»
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La domenica successiva vi andai, invece di avere annaffiato il suo cavolo con la soluzione arsenicale, l'aveva annaffiato con una soluzione a base di stricnina, " strichnon culubrina" come dicono gli scienziati.
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«Eh, signora, questo è un pensiero che deve naturalmente nascere in un'anima onesta come la vostra, ma che i sofismi sradicano ben presto nei perversi. La vita dell'uomo scorre facendo tali cose, e la sua intelligenza si stanca a segnarle. Voi troverete ben poche persone che vadano bestialmente a piantare un coltello nel cuore del loro simile, o a somministrare una dose d'arsenico, come quella di cui vi parlavo or ora. Questa è veramente una eccentricità o una bestialità. Per giungere a ciò bisogna che il sangue si riscaldi e che l'anima esca dai limiti ordinari. Ma se, come si usa in ...more
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Ma non direi una parola di tutte queste avventure. La vostra storia è un romanzo, ed il mondo che adora i romanzi chiusi fra due copertine di carta gialla, diffida stranamente di quelli che vede legati in pergamena vivente, fossero puranche dorati come potete esserlo voi.
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«Sono cattivi vicini, signore, i ghiri per noi che non li mangiamo cotti nel miele, come facevano i romani.» «Ah, i romani li mangiavano?» Disse il giardiniere. «Mangiavano i ghiri?» «Lo lessi in Petronio» disse il conte.
Emanuele
Satyricon
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Avete mai notato come il nostro egoismo riveste dei colori più brillanti tutto ciò che ci appartiene? Il diamante che luccicava nella vetrina di Marlé o di Fossin diventa più bello ancora dopo che è nostro, ma se l'evidenza ci sforza a conoscere che ce n'è un altro di un'acqua più pura, e che voi siete condannato a portare eternamente questo diamante inferiore all'altro, capite quanto dev'essere il soffrire!
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«Ah, eccoti, natura orgogliosa ed egoista! Alla buon'ora, ritrovo l'uomo che vuole lacerare l'amor proprio degli altri a colpi di mannaia, e che grida quando si fora il suo con una spilla.»
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Si rinchiuse in casa sua, provò a leggere, ma lo sguardo strisciò sulle pagine senza nulla capire, e finì con il gettare il libro, per tornare a meditare per la decima volta il suo piano, le scale, il recinto.
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«Generale» disse con nobiltà il capo dell'assemblea, «un uomo solo ha sempre il diritto d'insultarne cinquanta, è il privilegio della debolezza; fa però male a servirsi di questo diritto.
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Non le sfuggiva un sospiro, uno sguardo d'Andrea, ma si sarebbe detto che scivolassero sulla corazza di Minerva; corazza che alcuni filosofi pretendono che qualche volta ricopra il petto di Saffo.
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«E non mi avete avvertito?» Gridò Caderousse cercando di sollevarsi sul gomito. «Sapevate che avrei corso pericolo di essere ucciso uscendo di qui, e non mi avete avvertito!» «No, perché nella mano di Benedetto io vedevo la giustizia di Dio, avrei creduto di commettere un sacrilegio opponendomi alle intenzioni della Provvidenza.» «La giustizia di Dio! Non me ne parlate, signor abate, perché se ci fosse, come voi sapete più di chiunque altro, sarebbero punite persone che non lo sono mai.» «La giustizia di Dio è lenta» disse l'abate con un tono che fece fremere il moribondo, «ma non sbaglia ...more
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«Vendicatevi, Edmond» gridò la povera madre, «ma vendicatevi sui colpevoli, vendicatevi su di me, non su mio figlio!» «È scritto nel Libro sacro » rispose Montecristo, « “Le colpe dei padri ricadranno sui figli fino alla terza e alla quarta generazione”. Poiché Dio ha dettato queste parole al suo profeta, perché sarei migliore di Dio?»
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«Non supporrete, che, oltraggiato pubblicamente, in faccia a tutto un teatro in presenza dei vostri amici e di quelli di vostro figlio, provocato da un giovanetto che si glorierebbe del mio perdono come di una vittoria, voi non supporrete già, dicevo, che io sia disposto a vivere un solo momento. Ciò che ho amato di più, dopo di voi, Mercedes, è me stesso, vale a dire la mia dignità, quella forza che mi rendeva superiore agli altri uomini quella forza ch'era la mia vita. Con una parola, voi la rompete. Io muoio.»
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No, non è dunque la cessazione dell'esistenza che io rimpiango, poiché il mio spirito sopravvivrà: ma la rovina dei progetti così lentamente elaborati, così faticosamente costruiti, ecco ciò che amaramente piango. La Provvidenza, che io avevo creduto favorevole, è dunque contraria? Dio non vuol dunque che i fati si compiano? Il fardello che avevo sollevato, pesante quasi al pari del mondo e che avevo creduto di poter portare fino al termine, era secondo i miei desideri, ma non secondo la mia forza; secondo la mia volontà, ma non secondo il mio potere?
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So che il mondo è una sala, dalla quale bisogna uscire gentilmente e onestamente, vale a dire salutando e pagando i debiti di gioco.»
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E il signor Villefort, consegnando una chiave a d'Avrigny, salutò un'ultima volta il dottore estraneo, rientrò nello studio e si mise a scrivere. Per alcune menti il lavoro è un rimedio a tutti i dolori.
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«Vedete io non ho dormito affatto» disse Villefort, mostrando a d'Avrigny il suo letto intatto. «Il dolore non mi ha atterrato... Sono due notti che non dormo, ma invece, guardate lo scrittoio, ho scritto, mio Dio! In queste due notti... ho sfogliato pratiche giudiziarie, ho annotato quest'atto d'accusa contro Benedetto! Oh, lavoro, lavoro, mia gioia, mia rabbia, appartiene a te combattere tutti i miei dolori!»
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«Amico» disse Montecristo, con malinconia eguale alla sua: «ascoltami. Un giorno, in un momento di disperazione, io volli uccidermi come te. Tuo padre un giorno, ugualmente disperato, ha pure voluto uccidersi. Se qualcuno avesse voluto dire a tuo padre, nel momento che volgeva la canna della pistola verso la fronte, se qualcuno avesse voluto dire a me quando rigettavo dal letto il pane del prigioniero, che non avevo toccato da tre giorni, se qualcuno finalmente in quei supremi momenti ci avesse voluto dire: «Vivete, e verrà giorno che sarete felici e benedirete la vita», da qualsiasi parte ci ...more
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«Maximilien» disse il conte, «gli amici che abbiamo perduto non riposano nella terra, ma sono sepolti nel nostro cuore, e fu Dio che così volle, perché ne fossimo sempre accompagnati. Ho due amici che mi accompagnano sempre in tal modo; uno di essi mi ha dato la vita, l'altro mi ha dato l'intelligenza. Lo spirito d'entrambi è in me: io li consulto nei dubbi, e, se faccio qualche cosa di bene, lo debbo ai loro consigli. Consultate la voce del vostro cuore, Morrel, e domandategli se dovete continuare a farmi cattivo viso.»
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Restando con voi, avrebbe consumato vicino a voi la sua vita divenuta inutile, non avrebbe potuto capire i vostri dolori, sarebbe divenuto odioso a stesso per impotenza; invece diventerà grande e forte lottando contro l'avversità, e la muterà in fortuna.