X (Italian Edition)
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Read between August 24 - August 25, 2021
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l’ultimo granello di quella maledetta clessidra che mi permetteva di vivere come uno struzzo, con la testa sotto la sabbia, si fosse finalmente deciso a staccarsi e cadere giù, insieme a tutti gli altri. Lo struzzo ci muore, così, dentro la sabbia della clessidra. Mi sa che mi tocca spaccare il vetro, il tempo. O almeno tentare di ribaltare la clessidra. Di ricominciare. Perlomeno, di darmi la possibilità di farlo.
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X è una croce. Obliqua come obliquo è il modo di vivere la spiritualità per alcuni dei personaggi di questa storia. Una croce a tratti cattolica, a tratti celtica. Talvolta è difficile distinguerle l’una dall’altra, perché storte entrambe. Perché quanto racconterò ha anche a che fare con qualche fascista, ma soprattutto col fascista inconsapevole dentro ognuno di noi. È di tabù che si parla. E della difficoltà di romperli. Della necessità di farlo, e di farlo ora. Prima che siano loro a rompere noi.
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A proposito di cuori. Mi sa che io al posto del cuore c’ho un cubo di Rubik. Appena uscito dalla scatola, tutti i colori erano perfettamente allineati, le sei facce uguali. Perfetto come il suo cuore quasi-gemello, il tuo. Poi la vita, come una bambina fuori di testa, ha pensato bene d’incasinarmi tutti i lati. Una parola detta con troppa rabbia, e tac!, la bambina spostava un lato.
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Un girotondo finito con un ragazzino che mi alzava la gonna, e tac!, un altro lato. Un amico che se ne va per sempre, e tac!, di nuovo. Tac, tac, TAC! Finché a un certo punto anche per me è diventato impossibile dare un senso a quel cuore Arlecchino, con tutti i tasselli colorati fuori posto. È così che è diventato il rompicapo che è.
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È strano il meccanismo della proiezione: odiamo di più gli altri, quando ci mostrano parti di noi che vorremmo dimenticare.
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Tu dicevi sempre che la vita è assurda: o non succede niente – tempo che passa, acqua di mare sulla banchina, sabbia dentro la clessidra che pare intoppata, scende lenta che manco te ne accorgi – oppure succede tutto insieme. Sembra, poi, che le cose brutte abbiano un talento particolare per piombarti addosso a valanga. Da questo punto di vista la vita è un eccheccazzo continuo. A volte in positivo, altre in negativo. Inutile specificare in quale punto nello spettro delle emozioni si collocasse il mio “eccheccazzo”, quell’estate.
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Credo di doverti innanzitutto una manciata di ricordi. Alcuni luminosi, di quelli che quando la notte è scura si lasciano stringere in mano e ti scaldano col loro profumo di felicità, antenata e anima della speranza più sincera. Di questi ricordi ti ringrazio: non potrei né vorrei fare altrimenti.