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Piccoli segreti diventano grandi bugie. (Non mi ricordo chi lo ha detto, ma aveva ragione) Non posso dirti come stanno davvero le cose Posso solo dirti come ci si sente È come un coltello giù per la gola Non riesco a respirare ma continuo a lottare E finché anche ciò che è sbagliato continuerà a sembrarmi giusto, terrò la rotta. Eminem feat. Rihanna, Love The Way You Lie A chi sta cercando sé stesso, a chi non si è ancora trovato, a chi si è trovato e non si piace, a chi si piace ma non piace agli altri.
Sai come si dice, no? Se la vita ti dà limoni, tu prendi sale e tequila».
Il guaio di quando c’è sintonia è che sembra di conoscersi al punto da trascurare l’ovvio, cioè che non ci si conosce affatto.
«Mentre aspetti l’altra metà della mela, nulla ti vieta di provare tutto il resto del reparto ortofrutta»,
Non so se mi piace chi sono, non so se mi piace quello che faccio, e nel mio essere quella brava, quella che soddisfa sempre le aspettative altrui, ho raccolto solo delusioni.
«Perché Sebastian è mio fratello».
«Lo sai perché ci si stringe la mano? Era il gesto usato dai romani per dimostrare alla persona che si ha davanti che si è disarmati e non s’intende pugnalare l’altro a tradimento», ribatte ancora con la mano tesa. «Io sono disarmato. Tu?».
«Se ha trovato quello che ci trovo io, sei in cima alla lista delle sue persone preferite».
«Se è vero che le bugie hanno le gambe corte, io dovrei camminare con il culo».
«Il mio problema è che non riesco a fare finta che tu non esista». La sua frase è spiazzante e il suo sguardo è una catena. «Il mio problema è alzarmi la mattina e sperare di incontrarti. Il mio problema è cercare una scusa qualsiasi per parlarti senza sembrare un idiota. Il mio problema è che dalla notte di Capodanno ho come la sensazione che mi manchi qualcosa ma non so cosa. Ho provato ad andare avanti come se niente fosse e, ogni volta che credo di esserci riuscito, ecco che tu ricompari».
«Dimmi che lo senti anche tu», mormora a un soffio dal mio viso. «Cosa?» «Il bisogno di baciarci. Io ho bisogno di sentire che sapore hanno le tue labbra più che di respirare. Ne ho così tanto bisogno che non riesco più neanche a dormire».
sono una brava ragazza e una caratteristica di noi brave ragazze è quella di farci sfuggire ciò che vogliamo proprio da sotto il naso».
«Il dolore che sento ogni volta che vai via, ogni volta che non sono con te, mi fa sentire vivo come non lo sono mai stato».
«Tutto ciò che volevo era averti qui, senza scadenze, senza minuti contati, senza fingere disinteresse. Abbiamo sbagliato i tempi da subito, ma stasera non ci faremo rubare neanche un secondo, te lo giuro davanti a questo orologio».
Tempismo sbagliato. Ma tutto questo è dannatamente giusto. Le sue mani su di me sono giuste. Il suo respiro che si perde nel mio è giusto. Le mie dita tra i suoi capelli sono giuste. La sua lingua che accarezza la mia è giusta.
«Ti voglio», gli dico, travolta dall’adrenalina. «Ho più bisogno di te che dell’ossigeno». «Guardami», mi ordina, il suo viso a un palmo dal mio. «Fammi perdere nei tuoi occhi».
è come se avessi la sensazione che fossimo stati plasmati per combaciare alla perfezione e non riesco a smettere di toccarti, come se avere le mie mani su di te fosse vitale».
«Non raderti», gli dico, togliendogli la spuma dal viso con una carezza dispettosa. «Devo. Non lo faccio da tre giorni». «Io ti piaccio con le smagliature e tu mi piaci così, con l’aria un po’ vissuta». «Ma ormai ho iniziato», risponde lui continuando a baciarmi, con le mani che percorrono la mia schiena fino ai fianchi, e il mio naso si riempie del profumo maschile di mentolo. «E non puoi smettere?», mormoro sulle sue labbra. «Forse». Sebastian mi tortura di baci scendendo dalla bocca al mento fino al collo, entrambi ormai cosparsi di schiuma ovunque.
«Non voglio più contare i minuti quando sto con te. Lo rimetterò solo una volta tornato a Londra ma, fino ad allora, mangeremo quando avremo fame, berremo quando avremo sete e dormiremo quando avremo sonno».
«Sono geloso, va bene?». Sebastian serra la mandibola, sbuffando irritato. Nonostante lo scontro, mi porta le mani sui fianchi, attirandomi a sé. «Divento matto al pensiero delle sue mani su di te», china il suo volto sul mio a sfiorarmi le labbra, «la sua bocca che ti bacia», mi solleva con forza sulla scrivania, appoggiandosi nello spazio che gli lasciano le mie gambe, con tutta la cancelleria che finisce spazzata a terra. «Dimmi che è solo me che vuoi».
«Vederti con un altro mi uccide», sussurra al mio orecchio. «E dover fare finta di niente uccide me». «Royce è un bastardo fortunato. Solo a pensarti con lui mi va il sangue al cervello». «Puoi venire nel mio ufficio a litigare ogni volta che vuoi, ma la prossima volta ricordati di chiudere la porta a chiave». «Io la voglio stasera, la prossima volta». «Vedo Jerry, poi volevo lavorare al progetto di Sharesby Hall». «Troverò il modo di farti passare il tempo con me, dovessi rapirti di nuovo».
«Stai con me, Bea», mormora. «Sono qui». «Stai con me adesso, stanotte, domani, dopodomani, la settimana prossima, il mese prossimo». «Guarda che poi ti stanchi». «Ti ho voluta così tanto che non sono disposto a restare di nuovo senza di te». «Il problema delle voglie è che poi, una volta soddisfatte, passano». «Io ho voglia di noi». Si volta a guardarmi e potrei quasi vedergli attraverso, in quell’azzurro cristallino dei suoi occhi. «Noi?» «Sei diventata il mio personale asse terrestre, è come se il mio baricentro si fosse spostato da me a te».
Un “ti amo” ha la vita di una farfalla. Rimane nell’aria ventiquattr’ore ma, se non ricambiato, muore».
«Non mi vergogno di voi, non mi vergogno di me, non mi vergogno di avere mille sterline sul conto, non mi vergogno di niente. Per una volta, una sola, nella mia vita ho voluto essere qualcun’altra perché essere sempre quella brava è soffocante. Per trent’anni ho fatto sempre tutto quello che mi è stato detto, ho soddisfatto tutte le aspettative che altri avevano su di me, eppure non basta mai. Perché essere quella brava è una sfida continua, un lavoro a tempo pieno, fatto un compitino ce n’è sempre un altro, e di me nessuno è mai contento perché vi ho abituato tutti ad avere sempre il cento
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«La verità è noiosa, ma non si può vivere di bugie».
«La fiducia è un filo teso a mezz’aria a cento metri d’altezza. Se camminiamo entrambi per trovarci nel mezzo con lo stesso passo va bene, ma se tu fai oscillare il filo cadiamo tutti e due».

