Thomas indietreggiò con uno scatto talmente repentino che spazzò via ogni mio sdegno. Arricciò il naso. «Per la miseria, cos’è questo tanfo?» chiese. «È disgustoso.» Si sventolò una mano davanti al naso. «Nauseante.» «Cosa?» Mi sporsi in avanti, la rabbia ormai svanita. L’ultima volta che avevamo fiutato un fetore ripugnante avevamo scoperto un cadavere in decomposizione nei sotterranei dell’accademia in Romania. Scacciai quel brutto ricordo, per nulla smaniosa di ripensare ai pipistrelli che ci avevano aggrediti in quella camera maledetta. Annusai l’aria, aspettandomi il peggio. «Io non sento
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