La società della stanchezza: Nuova edizione ampliata

by Byung-Chul Han

La mania salutista sorge là dove la vita si è resa nuda come una moneta ed è stata svuotata di ogni contenuto narrativo. Di fronte all’atomizzazione della società e all’erosione del sociale resta soltanto il corpo dell’Io, che va mantenuto in salute a ogni costo.

Ovunque si lavora e si produce non siamo insieme alle divinità e non siamo noi stessi divini.

Se si abolisce quella soglia, quel passaggio, quella consacrazione che separa il sacro dal profano, resta soltanto il tempo quotidiano, transitorio, che viene allora sfruttato come tempo di lavoro. Oggi il tempo solenne è sparito completamente in favore del tempo di lavoro, che diviene totale.

È in generale possibile, oggi, una festa? Naturalmente, oggi esistono delle feste, ma non sono feste in senso vero e proprio. Sia la festa che il festival rimandano alla parola latina festus, che indica i giorni dedicati alle attività religiose. Le feste o i festival odierni sono eventi o spettacoli, e la temporalità dell’evento è l’opposto di quella della festa. L’evento rinvia alla parola latina eventus, che significa apparire, verificarsi all’improvviso. La sua temporalità è l’eventualità, e l’eventualità è tutt’altro rispetto alla necessità del tempo solenne. È la temporalità della società odierna stessa che ha perso ogni elemento vincolante, connettivo.

Nell’odierna società del lavoro e della prestazione, che presenta tratti di una società costrittiva, ciascuno si occupa di un campo, un campo di lavoro. La particolarità di questo campo di lavoro consiste nel fatto che si è al tempo stesso detenuti e guardiani, vittime e carnefici, padroni e servi. Sfruttiamo noi stessi. Lo sfruttatore è al tempo stesso lo sfruttato. Carnefice e vittima non sono piú distinguibili. Per poter funzionare meglio, ci ottimizziamo fino alla morte. Un miglior funzionamento viene interpretato, inevitabilmente, come miglioramento del sé.

L’autosfruttamento è piú efficace dello sfruttamento estraneo, perché si accompagn...

Il primo sintomo del burnout è, paradossalmente, l’euforia: ci si precipita euforicamente nel lav...

Nell’epoca della timbratura del cartellino (Stechuhr) era possibile una chiara distinzione tra lavoro e non-lavoro. Oggi casa e bottega si confondono. Cosí, il lavoro diventa possibile ovunque e in ogni momento. Lapto...

alienazione (Entfremdung) significa che il lavoratore non riconosce piú se stesso nel lavoro e, secondo Marx, il lavoro è una continua de-realizzazione di sé. Oggi viviamo in un’epoca post-marxista. Nel regime neoliberale lo sfruttamento non avviene piú come alienazione e de-realizzazione, bensí come libertà e autorealizzazione.

Come sfruttatore, qui, non c’è l’Altro, che mi costringe a lavorare e mi sfrutta, piuttosto mi sfrutto io stesso volontariamente nella convinzione di realizzarmi. Mi realizzo fino alla morte. Mi ottimizzo fino a morire. In questo contesto non è possibile alcuna resistenza, alcuna rivolta, alcuna rivoluzione.

Viviamo in una particolare fase storica, nella quale la stessa libertà suscita costrizioni. La libertà del potere (Könnens) produce addirittura piú costrizioni del dovere (Sollen) disciplinare, che esprime ordini e divieti. Il dovere ha i suoi limiti; il potere, invece, non ne ha, è apert...

La libertà è propriamente l’opposto della costrizione: essere liberi significa essere liberi da costrizioni. Ora, questa libertà – che sarebbe il contrario della costrizione – produce essa stessa costrizioni. Le malattie psichiche come la depressione o il burnout sono espressione di una profonda crisi della libertà, sono un segnale patologico del fatto che oggi la libertà si rovescia generalmente in costrizione. La società precedente era for...