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Era possibile il pensiero senza la coscienza?
Non abbiamo bisogno di altri mondi, ma di specchi.
non arriviamo dalla Terra come campioni di virtù o come monumenti dell’eroismo umano: ci portiamo dietro esattamente quello che siamo e quando l’altra parte ci svela la nostra verità – il lato che ne teniamo nascosto – non riusciamo ad accettarla!
Quello che volevamo: il contatto con un’altra civiltà. E adesso che ce l’abbiamo, vediamo che si tratta solo della nostra mostruosa bruttezza, della nostra follia e della nostra vergogna ingrandite al microscopio!
Ogni scienza genera di solito la propria pseudoscienza, una sua fantasiosa sottospecie, frutto di menti balzane: l’astronomia aveva la sua caricatura nell’astrologia, la chimica l’aveva avuta a suo tempo nell’alchimia... Era quindi comprensibile che la nascita
proiezione materializzata del contenuto del nostro cervello circa una determinata persona.
L’essere umano riesce ad afferrare solo poche cose alla volta: vede solo quello che gli succede davanti qui e adesso, mentre la rappresentazione di un insieme di processi simultanei, sia pure tra loro collegati e complementari, supera le nostre possibilità.
L’uomo era andato incontro ad altri mondi e ad altre civiltà senza conoscere fino in fondo i propri anfratti, i propri vicoli ciechi, le proprie voragini e le proprie nere porte sbarrate.
·naysayer· liked this
Ci vorrebbe qualcuno che avesse il coraggio di assumersi la responsabilità di decidere, ma è un genere di coraggio che la gente considera una vigliaccheria perché sembra una ritirata, capisci? Una rinuncia, una fuga indegna dell’uomo. Come se invece fosse degno dell’uomo arrancare, impantanarsi e affondare in qualcosa che non capisce e mai capirà.
Un Dio che ha creato un’eternità: ma questa eternità, da misura della sua presunta potenza si è trasformata nella misura della sua sconfinata disfatta.
stai pensando a un Dio in evoluzione, che nel tempo si sviluppi e cresca, continuando ad aumentare la sua potenza fino a rendersi conto della propria impotenza.
questo Dio disperato è l’uomo.
l’unico Dio in cui sarei disposto a credere: un Dio non condannato a redimere niente, che non salva niente, che non serve a niente e che semplicemente è.
rassegnarsi a essere un orologio misurante lo scorrere del tempo, alternativamente rotto e riparato e nel cui meccanismo, appena messo in moto dal costruttore, cominciavano a scorrere disperazione e amore?
Accettare di essere una sorta di carillon meccanico che, a regolari intervalli, scandiva un tormento reso sempre più irrisorio dal suo continuo ripetersi?
la sincronicità è un principio per cui un certo evento psichico trova un parallelo in qualche evento esterno non psichico, pur non esistendo tra i due fatti alcun nesso causale, ma solo un parallelismo di significato.