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Con il passare degli anni, e con la pratica della scrittura, Lem si accorse che la profondità dell’animo umano, come quella del Cosmo, rimangono esplorate a livelli soltanto superficiali.
Jung, che iniziò a dedicarsi a questa questione attorno al 1925, e le dedicò, nel 1952, un lungo testo (La sincronicità come principio dei nessi acasuali, in C. G. Jung, Opere, vol. VIII, Bollati Boringhieri, Torino 1976), spiega che la sincronicità è un principio per cui un certo evento psichico trova un parallelo in qualche evento esterno non psichico, pur non esistendo tra i due fatti alcun nesso causale, ma solo un parallelismo di significato. Queste coincidenze temporali sono più frequenti di quanto immaginiamo, ma sfuggono alla nostra razionalità, che vorrebbe dare ad ogni fatto una
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Pauli riuscì però a traslare questo concetto apparentemente astratto, e dal sapore magico, in qualche cosa di perfettamente dimostrabile, tramite la fisica quantistica e il suo principio di esclusione. Questo principio, formulato nel 1925, sostiene che due elettroni non possono trovarsi in un medesimo stato di moto: cioè non possono condividere la stessa distanza dal nucleo, il momento angolare, l’orientamento spaziale dell’orbita e lo spin. Se al nucleo si aggiungono altri elettroni, secondo il principio di esclusione essi occuperanno stati unici e successivi, riempiendo uno dopo l’altro i
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In quest’orizzonte concettuale, non solo emerge la possibilità di eliminare l’incommensurabilità tra osservatore e osservato, ma è anche possibile percepire gli elementi della realtà e le loro relazioni, insieme, contemporaneamente, in modo continuo, come manifestazioni di un globale presentarsi di coincidenze significative