Se chi ha più di trent’anni ha vissuto in modo marginale questo processo, la generazione dei nativi digitali non conosce altro, non ha fatto esperienza di un’adolescenza fatta di noia e silenzio, libera dalle timeline. E forse è questa una delle ragioni del disagio di cui si parla così spesso online. Il disagio di non avere uno spazio sacro, libero dall’ansia da prestazione. Ciascuno dovrebbe sapere che la parte più autentica di sé non può essere rivelata, che il proprio profilo pubblico sarà sempre un’imitazione dell’identità personale. Come scrive Peter Handke: «Io vivo di ciò che gli altri
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