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Kindle Notes & Highlights
Read between March 27 - March 29, 2023
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Ciò che mi ha detto in seguito non mi interessava più.
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«i figli dell’amore sono sempre i più belli». Era una frase terribile.
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«È orribile: sono incinta».
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Nell’amore e nel piacere non mi sentivo un corpo intrinsecamente diverso da quello degli uomini.
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Ogni volta che ho ripensato a quel periodo mi sono venute in mente espressioni letterarie come «il lungo viaggio», «al di là del bene e del male», o ancora «viaggio al termine della notte».
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Tanto più che il paradosso di una legge giusta è quasi sempre quello di obbligare a tacere le vittime di un tempo, con la scusa che «le cose sono cambiate».
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evento indimenticabile.
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tempo
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«incinta», troppo simile a «incidentata».
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Stabilivo confusamente un legame tra la mia classe sociale d’origine e quello che mi stava succedendo. Prima a fare studi superiori in una famiglia di operai e piccoli commercianti, ero scampata alla fabbrica e al bancone. Ma né il diploma né tutti gli esami dati a lettere erano riusciti a ostacolare la fatale trasmissione di una miseria di cui la ragazza incinta era, alla stregua dell’alcolizzato, l’emblema. Mi ero fatta fregare all’ultimo dagli ardori, e ciò che cresceva in me era, in un certo senso, il fallimento sociale.
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La prospettiva di abortire non mi spaventava.
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si sarebbe persa sino a morirne.
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Aver vissuto una cosa, qualsiasi cosa, conferisce il diritto inalienabile di scriverla. Non ci sono verità inferiori. E se non andassi fino in fondo nel riferire questa esperienza contribuirei a oscurare la realtà delle donne, schierandomi dalla parte della dominazione maschile del mondo.)
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Né lui né io abbiamo pronunciato una sola volta la parola aborto. Era qualcosa che non aveva posto nel linguaggio.
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«Mi lascia a sbrigarmela da sola».)
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«impressione di essere incinta in maniera astratta»
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Né sentimenti né morale.
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Per via del denaro, naturalmente, e forse anche per la sensazione di essere utile alle donne.
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Ho ucciso mia madre in me in quel momento.
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O. va nella sua stanza a prendere un sacchetto di biscotti vuoto, io ce lo infilo.
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sono per me la prova che io ho realmente vissuto così l’evento.)
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Era colpa mia se il dottore era stato violento con me: non poteva sapere con chi aveva a che fare.
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La natura continuava a lavorare meccanicamente nell’assenza.
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avevo partorito allo stesso tempo una vita e una morte.
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Abbiamo solo mangiato i plum-cake che gli aveva preparato la madre.
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Uscendo ho saputo che per me il tempo della religione era finito.
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Oggi so che avevo bisogno di quella prova e di quel sacrificio per desiderare di avere figli. Per accettare la violenza della riproduzione nel mio corpo e diventare a mia volta luogo di passaggio delle generazioni.             Ho finito di mettere in parole quella che mi pare un’esperienza umana totale, della vita e della morte, del tempo, della morale e del divieto, della legge, un’esperienza vissuta dall’inizio alla fine attraverso il corpo.