La Mano Scarlatta (Shadowhunters: The Eldest Curses, #1)
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Cogli l’attimo, non i demoni.»
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Tu e Ragnor mi diceste che avevi avuto l’idea geniale di fondare un culto per scherzo. Io ti dissi di non farlo. Questo è quanto.» Lui, Catarina e Ragnor avevano fatto molti viaggi insieme, nel corso dei secoli. In un’occasione memorabile Magnus era stato bandito dal Perù.
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Il vampiro, un mattoide di nome Elliott che Magnus conosceva di vista, si sbracciò nella sua direzione fino a far schiumare l’acqua. «Non badare a me» gli gridò Magnus. «Continua pure a sguazzare.» Tutto normale.
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«La vita è un palcoscenico, perciò uscite con stile. «Solo i fedeli capaci di preparare un drink veramente fantastico saranno i prediletti. «Non offendete il Grande Veleno con azioni crudeli o scarsa eleganza.
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Non conosceva molta gente. C’erano la sua famiglia, Jace incluso, e la nuova fidanzata di Jace, e poi anche il vampiro che Jace aveva introdotto di straforo come se facesse parte del pacchetto.
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«Portalo alla Fossa, Bernard» disse Shinyun. «Non portarmi alla Fossa, Bernard» suggerì Magnus. «Detesto la parola “fossa”. Suona di cattivo augurio, e lercia. A proposito, salve, membro del culto malvagio Bernard!»
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«Voglio parlare con mio figlio» rispose Asmodeo. «Sono passati quasi due secoli dall’ultima volta che ci siamo parlati, Magnus. Non scrivi, non chiami, non fai sacrifici sul mio altare. Questo ferisce il tuo affezionato genitore.»
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Magnus aveva sempre avuto un cuore vagabondo. Nel corso dei secoli, si era avventurato in talmente tanti posti diversi, sempre in cerca di qualcosa capace di saziare la sua brama irrequieta. Non si era mai reso conto che tutti i pezzi sarebbero potuti andare a posto, che il luogo chiamato casa sarebbe potuto essere da qualche parte con qualcuno. Con Alec era a casa. Il suo cuore vagabondo poteva riposare.