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Quattro sono le cose che non tornano: la parola detta, la freccia scoccata, la vita passata e l’occasione non colta».
nulla può cancellare il passato. C’è il pentimento, c’è l’espiazione e c’è il perdono. Questo è tutto, ma trovo che sia abbastanza.
contempla la meraviglia che è l’esistenza e rallegrati di poterlo fare. Mi sento in diritto di dirtelo. Mentre scrivo queste parole, infatti, io sto facendo lo stesso.
Perché possa anche solo avvicinarsi al suo pieno potenziale, una mente ha bisogno di essere educata da altre menti. Ed è questa educazione che Derek cerca di offrire a Marco e a Polo.
Se si vuole creare il buon senso che deriva da vent’anni di vita nel mondo reale, bisogna dedicare vent’anni a questa impresa.
«Voglio essere sicuro di declamare i miei sermoni il meglio possibile. E anche se non mi dimentico quello che voglio dire, potrei dimenticare qual è il modo migliore per dirlo. Se me lo scrivo, non dovrò preoccuparmene. Ma scrivermi le parole fa molto di più che aiutarmi a ricordare. Mi aiuta a pensare.»
Le persone sono fatte di storie. I nostri ricordi non sono un ammasso indistinto di tutti i secondi che abbiamo vissuto, sono la narrazione che abbiamo elaborato selezionando determinati momenti e assemblandoli. Ed è per questo che, pur avendo attraversato momenti vissuti anche da altri, le narrazioni che abbiamo creato sono immancabilmente diverse: i criteri usati per selezionarle differiscono da una persona all’altra e sono un riflesso della nostra personalità.
Ognuno di noi, oggi, rispecchia una cultura orale privata. Riscriviamo il nostro passato in modo che assecondi le nostre esigenze e avvalori la storia che raccontiamo di noi stessi. Con i nostri ricordi siamo tutti colpevoli di un’interpretazione progressista delle nostre storie personali, perché vediamo i noi stessi del passato come i gradini che ci hanno portato a essere gli splendidi noi del presente.
«Ci piace pensare che per ogni evento ci sia sempre un responsabile, perché questo ci aiuta ad attribuire un senso al mondo che ci circonda. A volte ci piace così tanto che siamo disposti perfino a incolpare noi stessi, giusto per avere comunque qualcuno da incolpare. Ma non tutto è sotto il nostro controllo, né sotto il controllo di nessun’altro.»
Se in quei rami in cui ti sei comportata in modo diverso è successo lo stesso, allora la causa non sei tu.